Per vocazione ma anche per crearsi il lavoro, i giovani reggiani continuano a "mettersi in proprio". E' così che delle 55.638 aziende presenti nel Registro Imprese di Reggio Emilia, 5.028 (di cui 557 nate in un solo semestre) sono gestite da imprenditori con meno di 35 anni e rappresentano il 9% del totale.
Quasi la metà di queste aziende, e precisamente 2.244, sono nate dal 2014 ad oggi, e solo nei primi sei mesi del 2016 – secondo quanto emerge dall'analisi dell'Ufficio Studi camerale - i neo imprenditori "under 35" ne hanno avviate 557, che rappresentano un terzo delle nuove iscrizioni avvenute alla Camera di Commercio da gennaio a giugno.
A fronte di quasi 600 iscrizioni, le chiusure delle imprese gestite da giovani rilevate sono state, nello stesso periodo, 315, con un saldo iscritte-cessate di segno positivo e pari a 242 unità.
In genere si tratta di imprese di piccolissima dimensione, visto che il 61% ha un unico addetto e un altro 19% si colloca nella classe da 2 a 5 addetti. Le dimensioni e la forma giuridica (nel 77,5% dei casi si tratta di ditte individuali), evidenziano ancora la prevalenza di imprese poco strutturate, anche se vi sono alcuni importanti cambiamenti in atto.
Negli ultimi anni, infatti, si assiste ad una aumento del peso delle società di capitale costituite da "under 35" (attualmente 691), che in un anno è cresciuto di un punto percentuale passando dal 12,7% del giugno 2015 al 13,7% di quest'anno.
Sul piano della ripartizione settoriale, i giovani si concentrano, in buona parte, nei settori tradizionali, primi fra tutti le costruzioni (che rappresentano il 35,5% delle imprese di under 35) e il commercio, comprese le attività di alloggio e ristorazione (26,8%). In un anno, però, entrambi questi settori hanno registrato una contrazione: dell'8,8% l'edilizia e del 2,7% i pubblici esercizi.
Sono invece aumentate dell'11,4% (passando da 299 a 333) le imprese giovanili attive nel campo dei servizi alla persona, mentre sono rimaste praticamente stazionarie (solo 7 unità in meno rispetto a giugno 2015) le aziende che si occupano di servizi alle imprese, con particolare riguardo alle attività ausiliarie dei servizi finanziari, professionali, scientifiche e tecniche, di supporto per le funzioni d'ufficio, produzione di software e consulenza informatica, pubblicità e ricerche di mercato, servizi per edifici e paesaggio.
Hanno intanto raggiunto le 210 unità e sono in crescita del 9,9%, pur rimanendo ancora poco numerose (solo il 4,2% dei giovani ha deciso di investire in questo settore), anche le imprese giovanili presenti in agricoltura, mentre si registra un calo del 9,4% per la presenza di imprese giovanili nel manifatturiero, settore nel quale operano 453 "under 35" (il 9% del totale).
"Proprio a favore dei giovani reggiani che cercano di costruire il loro futuro investendo sulle proprie capacità e su nuovi progetti imprenditoriali - sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi - il nostro Ente camerale ha messo in campo e continuerà ad alimentare una pluralità di strumenti e di iniziative, soprattutto per concorrere a far sì che queste imprese si strutturino, resistano nel tempo e possano essere in grado di generare ricchezza e posti di lavoro, divenendo così un valore aggiunto per il territorio".
Tra le iniziative cui fa riferimento Landi spicca, tra gli altri, il progetto "Dall'idea all'impresa", che prevede incontri individuali per consentire all'imprenditoria emergente di avvicinarsi alle competenze fondamentali richieste per avviare un'impresa di successo. A questo scopo, la Camera di Commercio, in collaborazione con Aster (società consortile che promuove l'innovazione e sviluppo del sistema produttivo dell'Emilia Romagna), offre ad aspiranti e neo imprenditori, incontri informativi e di primo orientamento personalizzati per analizzare accuratamente la propria idea imprenditoriale e l'ambiente competitivo. Il prossimo appuntamento è previsto il 6 settembre prossimo.
Partirà inoltre in autunno (settembre-ottobre 2016) il primo ciclo di formazione del progetto "Crescere Imprenditori", l'iniziativa organizzata dalla Camera di Commercio e promossa dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell'ambito del Programma Garanzia Giovani. Il Progetto formativo è rivolto a giovani disoccupati tra i 18 e i 29 anni e iscritti al Programma "Garanzia Giovani".
Maggiori dettagli sulle iniziative in programma sono disponibili sul sito della Camera di Commercio www.re.camcom.gov.it .
E' di 50.000 euro la dotazione finanziaria messa in campo dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia per supportare le piccole e medie imprese reggiane che intendano dotarsi di sistemi di sicurezza per affrontare il problema della microcriminalità.
Dal 12 settembre sarà quindi possibile presentare la domanda di contributo - pari al 40% della spesa ammissibile fino ad un massimo di 2.000 euro - sul Bando per la sicurezza a beneficio delle imprese esposte a fatti criminosi.
Gli interventi che saranno ammessi a contributo devono riguardare sistemi di video allarme antirapina – predisposti e configurati secondo i requisiti tecnici previsti dalle Forze dell'Ordine – che interagiscano direttamente con gli apparati in essere presso le Sale e le Centrali Operative della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri, in conformità ai principi predisposti dal Garante per la protezione dei dati personali in materia di videosorveglianza.
L'ottenimento del collegamento con le Forze dell'Ordine è condizione necessaria per l'erogazione del contributo stesso.
Le domande dovranno essere trasmesse esclusivamente in modalità telematica, con firma digitale, a partire dal 12 settembre prossimo e fino al 7 ottobre.
L'esame e la soddisfazione delle domande (fermi restando gli altri requisiti richiesti) avverrà seguendo l'ordine cronologico di spedizione delle domande a partire dal giorno di apertura del bando.
Maggiori dettagli – tipologia di interventi, spese ammissibili, ecc. – sono disponibili sul sito della Camera di Commercio ( www.re.camcom.gov.it ) alla sezione Promozione e Sviluppo Imprese.
La tutela del patrimonio aziendale? Oggi è possibile grazie all'installazione di telecamere di videosorveglianza. L'aggiornamento dell'art. 4 dello Statuto dei Lavoratori introduce importanti novità sui controlli a distanza del lavoratore. E' così che d'ora in avanti sarà possibile installare, ad esempio, una videocamera in magazzino al fine di prevenire i furti, che tuttavia necessariamente riprenda l'ingresso e l'uscita dei dipendenti che vi accedono per l'ordinario svolgimento delle loro mansioni.
La novità introdotta autorizza i cosiddetti controlli difensivi, ovvero quelli destinati alla difesa dell'impresa e del suo patrimonio da condotte illecite di terzi o dei lavoratori stessi. Il datore di lavoro potrà utilizzare le informazioni raccolte tramite la videosorveglianza per tutti i fini connessi al rapporto di lavoro (es. provvedimenti disciplinari), a condizione che sia stata data adeguata informativa al lavoratore delle modalità d'uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli, nel rispetto della vigente normativa privacy. In breve, il datore di lavoro deve segnalare l'obiettivo che intende perseguire con la raccolta dei dati tramite il sistema di videosorveglianza.
Non è consentita l'installazione di impianti di videosorveglianza in luoghi riservati esclusivamente ai lavoratori o non destinati all'attività lavorativa quali bagni o spogliatoi. Quale la procedura per la richiesta d'installazione? L'impresa che decide di installare impianti di controllo deve ottenere preventivo accordo con le organizzazioni sindacali e impegnarsi a rispettare le linee guida obbligatorie presenti nel "Modulo Unificato Istanza di Autorizzazione".
Il datore di lavoro deve compilare l'apposito modulo sul sito www.lavoro.gov.it accedendo al link Uffici Territoriali. Lo stesso deve essere spedito all'indirizzo di posta elettronica o PEC dell'ufficio competente. L'ufficio effettua il controllo sulla documentazione ricevuta e rilascia all'impresa il provvedimento di autorizzazione. Il provvedimento ha lo scopo di tutelare il datore di lavoro e il lavoratore stesso da eventuali comportamenti illeciti.
Le difficoltà procedurali on-line e le proposte dei consulenti del lavoro per abbattere il fenomeno di "scorciatoie" che possono portare alle irregolarità le conseguenti sanzioni.
Reggio Emilia, 23 agosto 2016 -
Per ridurre il fenomeno delle dimissioni in bianco (dimissioni firmate dal lavoratore già al momento dell'assunzione), dal 12 marzo è entrata in vigore la nuova procedura esclusivamente telematica di dimissioni. A distanza di 5 mesi però la procedura ha riscontrato non poche difficoltà di attuazione, tanto che il Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro ha proposto alcune modifiche. Andiamo per ordine. Quali le difficoltà incontrate dalla procedura telematica? Poca dimestichezza con il pc.
Tempi lunghi per ottenere il Pin dall'Inps. Dubbi sulla data da indicare nel modulo. Ma anche difficoltà a trovare assistenza, o errori nell'inserire l'e-mail o la Pec del datore di lavoro, fino a riscontrare problemi con la pagina del portale. Stessa sorte è capitata ai lavoratori che hanno deciso di affidarsi ai cosiddetti enti certificati.
E così alcuni lavoratori scelgono semplicemente di non presentarsi più al lavoro.
Quali le conseguenze per il datore di lavoro se il dipendente si dimette senza la procedura online e abbandona il posto di lavoro? Il datore dovrà contestare l'assenza ingiustificata e procedere al licenziamento. Sarà quindi costretto a pagare il cosiddetto ticket di licenziamento introdotto dalla riforma Fornero: l'aggravio economico è pari a circa 490 euro (rivalutato annualmente) per ogni anno di lavoro effettuato, fino ad un massimo di 3 anni. E per il lavoratore?
Il lavoratore invece usufruirà di una NASPI a cui non avrebbe diritto per via della scelta volontaria di dimettersi. In questo modo tutta la procedura rischia di creare una distorsione della volontà del lavoratore e del datore di lavoro.
Cosa propongono i Consulenti del Lavoro? Di reintrodurre la possibilità di procedere, in alternativa alle dimissioni e risoluzione consensuale del contratto di lavoro con modalità telematica, alla convalida presso la DTL competente, come già previsto dalla Legge Fornero, al fine di ridurre gli oneri a carico dell'azienda derivanti da tale allontanamento. La proposta dei Consulenti del Lavoro risponde a una chiara necessità di modifica di una procedura che ha riscontrato troppe difficoltà di recepimento.
(a seguire le domande più frequenti)
Le domande più frequenti sulla procedura telematica di dimissioni
1) Devo presentare le dimissioni o la risoluzione consensuale, come accedo alla procedura telematica in qualità di cittadino? È necessario essere in possesso del PIN INPS dispositivo e dei requisiti di accesso al portale cliclavoro.gov.it ove occorre compilare il modulo telematico che contiene dati del lavoratore, del datore di lavoro e del rapporto di lavoro.
2) Non conosco l'indirizzo PEC del datore di lavoro, cosa devo inserire? E' possibile inserire come recapito e-mail anche una casella di posta non certificata.
3) I lavoratori con contratto a tempo determinato che intendano dimettersi dovranno usare la nuova procedura? Sì, come indicato al punto 1.1 della circolare n. 12/2016 le dimissioni da rapporto di lavoro a tempo determinato rientrano nel campo di applicazione della nuova procedura.
4) L'interruzione anticipata del tirocinio prevede l'applicazione della procedura per le dimissioni volontarie? No, perché il tirocinio non si configura come un rapporto di lavoro subordinato
5) Per i rapporti di lavoro in somministrazione si applica la nuova procedura? Il rapporto di lavoro in questa ipotesi intercorre tra l'agenzia di somministrazione ed il lavoratore. La procedura telematica deve essere quindi seguita dal lavoratore in somministrazione, in quanto tale rapporto non rientra tra le fattispecie escluse, di cui all'art. 26, comma 7, D.lgs. 151/2015 e riprese dalla circolare n. 12 del 4 marzo 2016.
6) Le aziende come possono visualizzare le comunicazioni relative alle dimissioni volontarie o alle risoluzioni consensuali dei propri dipendenti? Accedendo alla propria Area riservata del portale Cliclavoro, le aziende possono ricercare le comunicazioni nella sezione "Dimissioni volontarie".
7) Dovranno utilizzare la procedura anche i lavoratori che presentano le proprie dimissioni per il raggiungimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia o anticipata? Sì.
8) Qual è la data di decorrenza da indicare nella compilazione del modello telematico? La data di decorrenza delle dimissioni è quella a partire dalla quale, decorso il periodo di preavviso, il rapporto di lavoro cessa. Pertanto la data da indicare sarà quella del giorno successivo all'ultimo giorno di lavoro.
9) Il modulo telematico ha la funzione di convalidare delle dimissioni già presentate con altra forma o quella di comunicare la volontà di dimettersi? Il modello telematico non ha la funzione di convalidare dimissioni rese in altra forma bensì introduce la "forma tipica" delle stesse che per essere efficaci devono essere presentate secondo le modalità introdotte dall'articolo 26 del Decreto Legislativo n.151/2016.
10) Se il lavoratore rassegna le proprie dimissioni e, nonostante i solleciti, non compila la prevista procedura online, il datore di lavoro come si deve comportare? Le dimissioni vanno rassegnate esclusivamente con il modello introdotto dal DM 15 dicembre 2015. Diversamente il datore di lavoro dovrà rescindere il rapporto di lavoro.
11) Posso rivolgermi solo ad un soggetto abilitato presente nel mio luogo di residenza?No, l'assistenza di un soggetto abilitato potrà essere richiesta sull'intero territorio nazionale, indipendentemente dalla propria residenza o sede lavorativa.
12) Nell'ipotesi in cui lavoratore e datore di lavoro si accordino per modificare il periodo di preavviso, spostando quindi la data di decorrenza indicata nel modello telematico, come si può comunicare la nuova data se sono trascorsi i 7 giorni utili per revocare le dimissioni e variare la data di cessazione? Come indicato nella circolare n.12/2016, la procedura online non incide sulle disposizioni relative al preavviso lasciando quindi alle parti la libertà di raggiungere degli accordi modificativi che spostino la data di decorrenza delle dimissioni o della risoluzione consensuale. Sarà cura del datore di lavoro indicare l'effettiva data di cessazione nel momento di invio della comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro, senza che il lavoratore revochi le dimissioni trasmesse.
Selezione di Archimede delle principali FAQ (domande ricorrenti) pubblicate sul sito del Ministero del Lavoro
Il presidente Bonaccini: "Già 250 nuovi posti di lavoro, nella nostra Motor Valley uno dei marchi più straordinari al mondo". La visita insieme al CEO Stefano Domenicali: "Lo ringrazio per avermi fatto toccare con mano l'avanzamento dei lavoro degli stabilimenti in cui verrò prodotto il nuovo Suv, per il quale sottoscrissi l'accordo con il premier Renzi e Wolkswagen".
Bologna, 28 luglio 2016
"Ringrazio di cuore il CEO Stefano Domenicali e i suoi collaboratori per avermi fatto toccare con mano l'avanzamento dello stato dei lavori dei nuovi stabilimenti in cui verrà prodotto il nuovo Suv della Lamborghini, per il quale sottoscrissi l'accordo con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e Audi, che ha già permesso di creare 250 nuovi posti di lavoro e altrettanti ne creerà a regime". Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha visitato questa mattina la sede della Lamborghini a Sant'Agata Bolognese, in provincia di Bologna, dove è stato accolto dal Chief Executive Officer, Stefano Domenicali. Con lui il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Andrea Rossi.
Automobili Lamborghini è uno dei gruppi che più ha deciso di investire in Emilia-Romagna, con la produzione di un nuovo modello di lusso a Sant'Agata Bolognese, il SUV Urus. Il progetto comporta l'incremento della superficie produttiva coperta da 80mila a 150mila metri quadrati, con la realizzazione di nuove linee e un nuovo centro logistico e il potenziamento della attività di ricerca e sviluppo, oltre a un forte impatto occupazionale e sull'indotto. Progetto, come è stato ribadito oggi, reso possibile grazie a tutte le parti in causa: il Gruppo Volkswagen con Audi AG, azionista di Lamborghini, il Ministero dello Sviluppo economico, Invitalia (Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa), le organizzazioni sindacali, il team Lamborghini e la Regione Emilia-Romagna.
Lamborghini rientra poi fra le 17 aziende e grandi gruppi industriali che, attraverso il primo bando regionale sull'attrattività di impresa, sono pronte a investire in Emilia-Romagna 611 milioni di euro per 1.600 nuovi posti di lavoro, progetti ai quali sono destinati dalla Regione quasi 67 milioni di euro.
"La visita di oggi- sottolinea ancora il presidente Bonaccini- mi ha permesso anche di visitare la fabbrica e il bellissimo Museo che sono oggi parte integrante della Motor Valley, uno dei fiori all'occhiello della nostra regione che con Lamborghini può fregiarsi di uno dei marchi più straordinari al mondo".
(Fonte: ufficio stampa ER)
Welfare Aziendale: tutte le imprese possono ottenere un ritorno in termini di produttività, di capacità di attrarre e mantenere talenti, di aumento della fidelizzazione del personale dipendente e di benefici fiscali.
Reggio Emilia, 20 luglio 2016
Il Welfare Aziendale consiste nell'introduzione di un sistema di prestazioni non monetarie al fine di incrementare, migliorare e sostenere la vita economica e sociale dei dipendenti e del loro nucleo familiare. Prestazioni che si estendono a diversi aspetti della vita aziendale e personale: da quelli più tradizionali, quali la salute e sicurezza dei dipendenti, per arrivare alla valorizzazione delle persone, la promozione e la ricerca di un equilibrio fra tempi di vita lavorativa e familiare.
L'osservatorio di Easy Welfare, realtà specializzata nella progettazione, gestione ed erogazione di servizi per sistemi di welfare, ha evidenziato che il mercato dei servizi ai dipendenti risulta diffuso in maniera trasversale su aziende piccole, medie e grandi. "Hanno implementato politiche di welfare il 30% delle aziende con meno di 200 dipendenti, il 25% delle aziende tra 1000 e 5000 dipendenti, il 14% di quelle con più di 10.000 dipendenti, il 12% tra 200 e 500, l'11% tra 500 e 1000 dipendenti e l'8% delle aziende tra 5000 e 10000 dipendenti" racconta Andrea Verani Masin, Sales Director di Easy Welfare durante l'incontro organizzato da Archimede sul tema lo scorso 29 giugno a Reggio. Questo vuol dire che il Welfare aziendale è alla portata di tutti. La dimensione aziendale non rappresenta un vincolo.
Tutte le imprese possono ottenere un ritorno in termini di produttività, di capacità di attrarre e mantenere talenti, di aumento della fidelizzazione del personale dipendente e di benefici fiscali. Lavorare sullo sviluppo di queste politiche significa soprattutto ragionare in un'ottica di lungo termine. La forza di un sistema di welfare si percepisce nel lungo periodo, grazie ad un aumento e miglioramento della brand reputation e dalla generazione di un clima e di benessere aziendale che stimola la produttività. Oggi è importante fare cultura nelle aziende, spiegare perché si può fare welfare e quanto sia semplice farlo. Il welfare aziendale, infatti, non va inteso come un semplice benefit da erogare, ma come una vera e propria leva motivazionale utile ad accrescere la competitività e di conseguenza ad incrementare i risultati economici e finanziari dell'azienda.
L'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia rivela che nei primi sei mesi del 2016 le istanze di fallimento aperte dal Tribunale di Reggio Emilia sono state 73, il 22% in più rispetto allo stesso periodo del 2015 a causa della crisi. Dopo il capoluogo, il comune con il maggior numero di fallimenti è Scandiano.
Reggio Emilia, 18 luglio 2016
In provincia di Reggio Emilia la crisi economica non è ancora da archiviare. Dopo la flessione del numero di imprese registrato all'inizio del 2016, andamento influenzato da una crescita delle cessazioni, anche i fallimenti riprendono a salire.
Secondo l'analisi dell'Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia, nei primi sei mesi del 2016 le istanze di fallimento aperte dal Tribunale di Reggio Emilia sono state 73, il 22% in più rispetto allo stesso periodo del 2015, quando i fallimenti coinvolsero 60 imprese. Sempre nel periodo gennaio-giugno le altre procedure concorsuali (concordarti, accordi di ristrutturazione debiti, liquidazioni coatte amministrative) sono invece diminuite, passando dalle 10 del 2015 alle 8 del 2016.
Osservando il settore di appartenenza delle imprese entrate in fallimento si trovano conferme circa le difficoltà registrate in modo particolare da alcuni comparti, primi fra tutti quello delle costruzioni (26 fallimenti) e il manifatturiero (25). Nell'industria è stato particolarmente colpito il settore metalmeccanico per il quale, nel primo quadrimestre del 2016, sono state aperte 11 istanze di fallimento, quasi la metà dei fallimenti del comparto.
Relativamente al settore terziario, in provincia di Reggio Emilia sono state aperte 10 procedure fallimentari nel commercio, 3 nelle attività immobiliari, 4 nelle attività di alloggio e ristorazione e 5 in altre attività dei servizi, fra i quali lavanderie e centri per il benessere fisico.
Scendendo nel dettaglio della tipologia d'impresa, tre imprese su quattro sono società di capitale (59 fallimenti sui 73 totali), quasi tutte società a responsabilità limitata (56); le restanti 14 procedure riguardano sia società di persone (9 fallimenti fra sas e snc) che ditte individuali (4 fallimenti) oltre ad una cooperativa.
Un ultimo dato riguarda l'ubicazione delle aziende oggetto di procedura: un fallimento su 3 riguarda imprese insediate nel comune di Reggio Emilia mentre il restante 66% si distribuisce su tutto il territorio provinciale. Dopo il capoluogo, il comune con il maggior numero di fallimenti è Scandiano con 6 imprese entrate in fallimento, mentre la zona della montagna, con solo due procedure attivate, è quella con il minor numero di fallimenti aperti nel primo semestre del 2016.
(Fonte: Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)
Un nuovo strumento per agevolare la nascita, lo sviluppo e la competitività delle imprese del territorio parmense e favorire l'occupazione: protocollo d'intesa firmato da UniCredit e Università di Parma.
Parma, 5 luglio 2016
Un nuovo strumento per agevolare la nascita, lo sviluppo e la competitività delle imprese del territorio parmense e favorire l'occupazione, valorizzando in particolare le potenzialità di giovani che vogliono affrontare un percorso imprenditoriale. Nasce con questo obiettivo il protocollo d'intesa firmato da UniCredit e Università di Parma per avviare una nuova collaborazione finalizzata a selezionare idee innovative di giovani con capacità imprenditoriali e trasformarle in Start Up, ovvero nuove realtà d'impresa da supportare nel loro percorso di avviamento, di crescita e di sviluppo.
In particolare, UniCredit e Università collaboreranno per la realizzazione di un'azione congiunta finalizzata allo scouting di aziende di nuova costituzione e valuteranno insieme i percorsi di crescita, con l'obiettivo di stimolare nuove modalità di sinergie tra le imprese e di intensificare la collaborazione in rete degli imprenditori, anche attraverso l'individuazione, a cura della banca, di nuove filiere produttive.
"Tra le caratteristiche principali del nostro modo di 'fare università' - evidenzia il Rettore dell'Ateneo di Parma, Loris Borghi - c'è sicuramente quella di 'prendersi cura' di ogni studente agevolando l'incontro tra domanda e offerta di lavoro e cosi l'accesso dei suoi migliori laureati al mondo delle professioni e delle imprese".
Il protocollo d'intesa con l'Ateneo si inserisce anche nel piano nazionale di UniCredit, denominato UniCredit Start Lab, piattaforma con cui la banca seleziona le Start Up attraverso un rigoroso processo di valutazione, supportato da commissioni composte da imprenditori, investitori professionali, manager e tecnici.
"Ci proponiamo di sostenere le idee più innovative - dice Alessandro Raffo, Area Manager UniCredit di Parma -, dalla fase di lancio a quella di espansione, e di supportare i giovani che hanno capacità imprenditoriali".
Le Start Up selezionate anche da questa nuova collaborazione avranno accesso a percorsi di formazione, attività di mentorship, servizi di incubazione e possibilità di effettuare incontri con imprenditori a fini commerciali o di investimento. UniCredit Start Lab prevede anche la possibilità di investimento da parte di UniCredit fino a 250.000 euro per Start Up.
(Fonte: ufficio stampa Unicredit)
Le regole operative per i premi di produttività 2016. La nuova disciplina prevede una tassazione agevolata sui premi di produttività, con aliquota al 10% per una somma fino a 2000 euro lordi annui.
Parma, 6 luglio 2016
La nuova disciplina prevede una tassazione agevolata sui premi di produttività, con aliquota al 10% per una somma fino a 2000 euro lordi annui. L'importo è incrementato di euro 2.500 qualora le aziende coinvolgano i lavoratori nell'organizzazione del lavoro tramite la costituzione di gruppi di lavoro in cui dipendenti e responsabili aziendali operino insieme per migliorare o innovare le aree produttive, anche tramite il monitoraggio degli obiettivi e delle risorse necessarie prefissate. Le regole operative per i premi di produttività 2016 sono contenute nel decreto ministeriale del 25 marzo pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 maggio. Con il decreto vengono disciplinati anche i criteri di misurazione degli incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione ai quali è legata, tramite i contratti aziendali o territoriali, la corresponsione dei premi di risultato.
Le nuove misure fiscali sono rivolte ai lavoratori dipendenti del settore privato, con contratto di lavoro subordinato, determinato o indeterminato, che abbiano percepito nell'anno precedente a quello di riferimento, redditi di lavoro dipendente non superiore a euro 50.000 lordi. I lavoratori destinatari del premio possono anche decidere di sostituire le somme corrispondenti con servizi di welfare previsti dal comma 2 dell'articolo 51 del Testo Unico delle imposte sui redditi. Come accedere al beneficio? Il datore di lavoro deve depositare, in modalità telematica, gli accordi sul premio di risultato presso gli uffici ministeriali competenti, accompagnati da una dichiarazione con cui si assicura la corrispondenza dell'accordo ai criteri fissati dalla nuova normativa. Il deposito deve avvenire entro 30 giorni dalla sottoscrizione dei contratti collettivi aziendali o territoriali, congiuntamente alla dichiarazione di conformità del contratto al decreto. Invece, per i premi di risultato relativi al 2015, il deposito del contratto e della relativa dichiarazione di conformità è da effettuarsi entro il prossimo 15 luglio.
Dopo benessere, motori e cibo si punta su un comparto di 30mila imprese. Verso una nuova rete tra i marchi e le imprese, da Piacenza a Rimini. Un confronto tra imprese, associazioni di categoria, Regione e Governo dove sono state approfondite le nuove leve di sviluppo del settore in particolare dell'innovazione, dell'internazionalizzazione e dell'organizzazione della produzione. Il fashion made in Emilia-Romagna raggiunge quasi 30 mila imprese e 142mila addetti.
Bologna, 5 luglio 2016
E l'Emilia-Romagna lancia la Fashion Valley, il quarto pilastro del sistema economico emiliano-romagnolo insieme il food, il motor e wellness. Una strutturazione del comparto della moda in grado di connettere le eccellenze, una rete tra i marchi e le imprese che si distribuiscono in tutto il territorio regionale, da Piacenza a Rimini. Un comparto che in regione oggi conta più di 7.200 imprese per la parte manifatturiera (5,5% delle imprese regionali), circa 52 mila addetti (il 5,1% degli addetti regionali), un export di 4,6 miliardi di euro (12,7% delle esportazioni nazionali). E se alla parte industriale si aggiunge la componente terziaria legata alla filiera della moda – con quasi 23 mila imprese che impiegano circa 90 mila addetti - il fashion made in Emilia-Romagna raggiunge quasi 30 mila imprese e 142mila addetti.
Della nascitura Fashion Valley dell'Emilia-Romagna e delle strategie di valorizzazione del sistema moda regionale se ne è parlato ieri pomeriggio a Bologna, dove sono state approfondite le nuove leve di sviluppo del settore in particolare dell'innovazione, dell'internazionalizzazione e dell'organizzazione della produzione. Un dialogo aperto tra imprese, associazioni di categoria, Regione e Governo con l'assessore alle Attività produttive della Regione Emilia-Romagna Palma Costi e il sottosegretario del ministero dell'Economia e delle finanze Paola De Micheli.
«Abbiamo iniziato un percorso valorizzazione di un comparto produttivo fondamentale per l'economia regionale, riconosciuto a livello internazionale grazie sia alla presenza di marchi forti sia all'inestimabile qualità dei suoi prodotti garantita da una filiera estremamente competente. Lavoreremo sulle filiere, sull'internazionalizzazione di tutte le imprese a prescindere dalle dimensioni continuando il dialogo con il Governo per lo studio di strumenti adeguati alle specificità di questo comparto. A questo si aggiunge il progetto "Fashion valley"– ha sottolineato l'assessore Costi-, che vuole valorizzare il "Made in Italy" non solo attraverso il prodotto ma insieme alla conoscenza di tutto quello che sta dietro la sua produzione: la storia, l'esperienza, il know how, le competenze di tutta una filiera. In questo processo, un ruolo fondamentale è svolto dalle fondazioni che stanno nascendo sul nostro territorio come la "Fashion Research Italy" o dai prestigiosi archivi aziendali, con la loro preziosa attività di ricerca e archivio della storia del fashion in Emilia-Romagna. Come, ad esempio il Citer, la Modateca Deanna o Angelo Vintage Archive, conosciuti e riconosciuti in tutto il mondo».
In autunno è già previsto, in Regione, un altro confronto con il Governo sul tema dell'internazionalizazione.
Il sottosegretario del ministero dell'Economia e delle finanze Paola De Micheli ha evidenziato che «il Governo sta mettendo in campo azioni di politica economica ed industriale di grande sostegno alle imprese. Il riconoscimento della specificità della filiera del tessile ci spinge ad individuare, in un rapporto dialettico con gli imprenditori, specifiche misure di sostegno ad un comparto che, con i fatti, è punta di diamante della manifattura italiana».
I numeri della fashion Valley
Le imprese esportatrici nella filiera della moda - considerando sia la produzione sia la commercializzazione (tessile, abbigliamento, pelli, macchine per la lavorazione, agenti commerciali, ingrosso, dettaglio e ambulanti) - sono complessivamente 2.047 (8,8% del totale): il 77% delle produttive esporta e di queste il 53% è esportatore abituale mentre il 53% del commercio esporta e di queste il 28% è esportatore abituale. Ben 1.045 (51%) delle esportatrici ha meno di 5 addetti, 15,7% delle esportatrici è impresa artigiana e l'8,2% delle artigiane della filiera moda esporta: il 28,2% la quota media per impresa esportatrice del fatturato realizzato all'estero sul totale fatturato.
Il settore del fashion ha registrato una fase di rallentamento dovuta in parte alla crisi, alla forte contrazione della domanda interna nonché ad un necessario riposizionamento eristrutturazione generale delle imprese. Infatti dal 2003 al 2015 la produzione complessiva è calata del 41,9%, mentre con l'avvio della crisi, dal 2008 al 2015, il fashion ha perso complessivamente il 7,8% delle imprese e 10,4% degli addetti (sul versante produzione -14,8% le imprese e -18% gli addetti mentre per quanto riguarda la parte commerciale -4,4% le imprese e -0,2% gli addetti).
(Fonte: ufficio stampa ER)
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26-10-2024 Comunicati Culturali Parma
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23-10-2024 Comunicati Ambiente Emilia
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22-10-2024 Comunicati Scuola Educazione Emilia
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21-10-2024 Comunicati Ambiente Emilia
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18-10-2024 Comunicati Economia Parma
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16-10-2024 Comunicati Ambiente Emilia
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26-10-2024 Salute e Benessere
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24-06-2024 Salute e Benessere
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Di Mita Valerio Roma, 15 marzo... Leggi tutto
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19-07-2016 Vendita immobili
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