Mercoledì, 15 Gennaio 2025 08:54

Norberto Ceresole, Caudillo, esercito, popolo. In evidenza

Scritto da Matteo Pio Impagnatiello

Il Venezuela del Comandante Chávez, a cura di Luca Tadolini, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2025, pp. 184, € 20,00

Di Matteo Pio Impagnatiello Pilastro di Langhirano (PR), 15 gennaio 2025 - “Norberto Rafael Ceresole, autore nel 1999 del saggio Caudillo, Ejército, Pueblo. La Venezuela del Comandante Chávez, fu un intellettuale argentino attivo nel campo politico e geopolitico. Nato a Buenos Aires nel 1943 ed ivi morto nel 2003, dopo aver dato alle stampe una trentina di libri divenne ampiamente noto nell’America Meridionale, quanto poco conosciuto fuori di essa”.

Così esordisce la prefazione scritta da Luca Tadolini, curatore dell’edizione italiana di quest’opera di un politologo latinoamericano che può vantare un curriculum intellettuale e militante di tutto rispetto. Infatti, oltre ad avere ricoperto il ruolo di consigliere del Presidente del Governo rivoluzionario peruviano Juan Velazco Alvarado, Ceresole fu interlocutore del generale Perón allorché questi si trovava in esilio a Madrid; fu referente del presidente cileno Salvador Allende; collaborò con alcuni capi della rivoluzione cubana, fra cui Manuel Piñeiro Losada, il leggendario Barbarroja, diventato Comandante dei Servicios de Inteligencia dell’Avana.

Infine, Ceresole rappresentò un punto di riferimento per i suoi connazionali reduci dalla guerra delle Malvinas, dai quali fu portato in Venezuela ad affiancare come consigliere il Colonnello Hugo Chávez dopo il fallito colpo di Stato del 4 febbraio 1992, ruolo che egli mantenne fino al plebiscito elettorale del 6 dicembre 1998 e alla costituzione dell’ordinamento bolivariano. Infine, Ceresole instaurò relazioni di amicizia con Roger Garaudy, che gli dedicò un suo libro, ed ebbe un fitto scambio di idee con studiosi revisionisti quali Ernst Nolte e Robert Faurisson.

Dopo il collasso dell’URSS, che lo aveva accolto nel dipartimento di studi latinoamericani dell’Accademia Sovietica delle Scienze e in seguito al riordinamento globale che ne seguì, Ceresole ritenne necessario approfondire la lezione dei pensatori geopolitici classici; fu così che nelle sue analisi acquisì un posto di rilievo il concetto del Kontinentalblock teorizzato da Karl Haushofer, cosicché egli vide nell’unità dell’Eurasia il fattore determinante per la nascita di un mondo multipolare.

Per quanto riguarda in particolare il contributo dato da Ceresole all’edificazione dell’ordinamento politico bolivariano in Venezuela, è illuminante il quadro che viene tracciato da Francisco de la Torre, corrispondente latinoamericano della rivista di studi geopolitici “Eurasia”. “Se riepiloghiamo a grandi linee le direttrici della politica estera di Chávez, – ha scritto l’analista ecuadoriano – possiamo affermare che in generale egli ha seguito le indicazioni del suo amico e compagno di lotta Ceresole. La rifondazione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, preconizzata dal presidente venezuelano, è una delle strategie chiave propugnate dal geopolitico argentino; l’obiettivo è quello di dar forma ad una nuova organizzazione del mercato internazionale del petrolio, non solo per estendere la rete degli accordi economici, ma anche per instaurare nuove intese, nuove vie di scambio culturale, attraverso le quali si potrà pervenire ad una modifica radicale del centro di gravità della totalità del sistema internazionale” .

Un’altra strategia di chiara ispirazione ceresoliana, secondo Francisco de la Torre, è consistita nell’instaurazione, da parte di Caracas, di stretti rapporti politici, militari ed energetici con la Russia, con la Cina, con l’Iran in particolare e, in misura minore, coi paesi arabi, e ciò al fine di favorire la nascita di un mondo multipolare. In particolare, la convergenza fra la teoria ceresoliana e la politica estera del Comandante Chávez si è manifestata anche nella posizione antisionista del governo venezuelano e nella sua denuncia dei crimini commessi dall’entità sionista contro il popolo palestinese, motivi che portarono all’espulsione dell’ambasciatore israeliano dal Venezuela.

Quanto all’America latina, la strategia presa in considerazione da Ceresole per una liberazione del continente dai predoni nordamericani è quella ispirata dal pensiero continentalista di Simon Bolívar e del generale Perón. Secondo il politologo argentino è indispensabile che l’unità di tutte le nazioni che formano la Patria Grande sia non solo politica ed economica, ma anche militare; e in questo ambito la cooperazione deve procedere di pari passo con lo sviluppo economico, perché il potenziamento delle forze armate sudamericane è l’unico modo per rendere vitale il Continente nel quadro del futuro mondo multipolare. Un’idea, questa, che Chávez cominciò a formulare nell’anno 2000.

Questo studio di Ceresole si rivela di grande utilità, se si vuole comprendere la capacità dello Stato venezuelano di resistere all’assedio dell’Occidente collettivo. Infatti, come scrive il curatore del libro concludendo la sua prefazione, “il Venezuela di Chávez – e possiamo dire anche di Norberto Ceresole – è ancora un regime civico-militare bolivariano, assediato dalle manovre statunitensi, ma sostenuto dalla Russia e dalla Cina”.

 

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