Ora, è innegabile che le diverse prospettive personalistiche neghino in tutto o in parte la verità della creaturalità della persona, rendendola un progetto continuamente in fieri.
Non può stupire, allora, se, dopo la conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II nel dicembre del 1965, si sia via via affermato il personalismo pratico-pastorale che, premettendo l'accompagnamento alla vera conoscenza della Verità ad opera della retta ragione, favorisce l'autonomia relativista delle coscienze.
Non stupisce, neppure, la proposta di "umanesimo integrale" avanzata dal filosofo francese Jacques Maritain (1882-1973) dove, in nome della "nuova cristianità" di tipo "aconfessionale e pluralista", si trasforma il mito della "volontà generale" in un assoluto religioso-morale idolatrico che fa totalitariamente e necessariamente scelte morali pubbliche in autonomia e spesso in palese contraddizione con la legge naturale. Da ultimo, non si può dimenticare il personalismo teologico di Karl Rhaner (1904-1984) di stampo hegeliano-heidegerriano in cui, con la sua opera di "depravazione ermeneutica" del tomismo, l'essere è ridotto a "Dasein", a qualcosa di temporalizzato che è alla base dell'etica della situazione. In questo vortice di idee solo il recupero dell'insegnamento di san Tommaso d'Aquino (1225 –1274), ove la persona è tale in quanto sostanza e fa da supposito ad un'essenza e a degli accidenti con una natura determinata da realizzare pienamente, è la strada da percorrere per recuperare la dignità intrinseca del nostro essere uomini e donne.
L'opposto di quelle correnti personalistiche che, insistendo su una natura indeterminata, anfibia e modulare, illudono l'uomo di essere altro da sé.