Di Francesco Graziano Bologna, 7 dicembre 2023 - Il romanzo di Marinella Sorrentino “Clementina. Una donna del novecento a Napoli” – la quale racconta la storia della sua nonna materna – è un libro meraviglioso su una donna forte che ha vissuto in un periodo in cui – oggi- che si parla di patriarcato di ritorno, gli uomini erano veramente delle bestie nonostante come scrive alla fine , in una nota l’autrice, “ molti passi avanti sono stati fatti , anche se rimane molto lavoro da fare ancora oggi”.
La protagonista- lungo tutto l’arco narrativo ( il romanzo comincia in un anno cruciale per l’Europa, il 1934) viene umiliata nella sua dignità di donna bellissima e affamata di libri.
Prima una “ brutta e vecchia megera” come la portinaia dello stabile in cui Clementina abita con il primo marito Don Ciccio – come nella canzone di De Andrè dove le zitelle invidiose di Bocca di rosa si preoccupano di ristabilire “ l’ordine costituito” denunciando la protagonista giunta a San’Ilario- lancia accuse infamanti contro la nonna di questa bravissima scrittrice napoletana, qui alla sua prima prova letteraria, accusandola di avere una tresca con il contadino che giornalmente porta la frutta e che è segretamente innamorato di Lei.
Cominciano a girare le malelingue, i pregiudizi delle persone malvagie costringono la protagonista- che seguiremo fino a quando esalerà il respiro finale- a rinchiudersi in casa; nonostante questo stile di vita irreprensibile non basti a far cessare il pettegolezzo, sorprendentemente, “Don Ciccio le toglie la casa nonostante avesse già sei figli; ed è così che senza pietà Clementina si ritrova in mezzo alla strada, ma essendo una donna forte e passionale ad un certo punto decide di lasciarsi alle spalle la sua vita precedente e di vivere la passione con il secondo ed ultimo marito Antonio da cui nasceranno altri bambini, che per l’ottusità della legge in vigore all’epoca erano considerati come figli illeggittimi, e che a loro volta faranno la loro vita; quando Don Ciccio viene a sapere della “ fuitina”, da uomo ottuso e autoritario denuncerà i due portando all’arresto di Antonio.
Non sveleremo altro del romanzo, diviso in tre parti, salvo che racconta in modo mirabile un’Italia dove si era più solidali a causa dell’orrore della guerra e dove nonostante tutto non mancava mai la fiducia nel futuro – oggi così assente, imprigionati come siamo in un eterno presente- che ci ha fatto dimenticare che se oggi esistiamo è proprio grazie alle donne forti, fiere, coraggiose e, uso una parola che oggi pochi conoscono, dignitose, come lo è stata la nonna dell’autrice. Da non perdere.