Sabato, 14 Ottobre 2023 07:07

MarcoMaria Freddi: "non ho mai conosciuto di persona Mario Tommasini..."

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Parma 13 ottobre 2023 - Non ho mai conosciuto di persona Mario Tommasini, ma da giovane studente medio, all'età di sedici anni (Sigh!) nel 1978 a Milano, raccoglievo firme per il referendum sulla chiusura dei manicomi. 

Il racconto dell'occupazione, dieci anni prima, del manicomio di Colorno da parte di studenti guidati da un certo Mario Tommasini di Parma, era tra le gesta leggendarie e nonviolente che noi giovani Radicali pannelliani banchettari ammiravamo.

Nel mio immaginario, ho sempre vissuto la storia di Mario Tommasini come quella di un uomo che credeva nell'umanità e che per questo ha lottato contro l'esclusione e l'emarginazione degli ultimi, di chi non aveva diritti, spesso senza essere compreso dai suoi stessi compagni di partito.

C'è un passo della lettera che scrisse a Romano Prodi negli anni della nascita del PD che mi ha particolarmente colpito. Questa lettera riassume l'essenza dei valori che io chiamo della Società Aperta: "Perdona la franchezza (Romano), ma ancora manchiamo di progettualità grandi, vere e profonde che ci caratterizzino e che ci rendano uomini e donne. Non siamo più quelli che facevano sognare e che riuscivano a trasformare quei sogni in realtà. La gente ci amava per questo, perché sentiva che mettevamo proprio loro al centro della nostra azione politica. Si sentivano considerati. Abbiamo perso ciò che la gente più amava di noi: le nostre grandi progettualità che prendevano per mano ogni uomo, donna e bambino e li conducevano oltre ogni ingiustizia sociale, oltre la povertà e la sofferenza. Li portavano dentro al sogno."

Credo questo passaggio dica chiaramente di quanto il sogno, la visione, la proiezione ma anche l’utopia debba essere responsabilità di chi crede nell’umanità, di chi ha la responsabilità della complessità a cui non può sottrarsi con scorciatoie che abbiamo conosciuto, aimè a sinistra in ultimi questi anni.

Scusate per la lunga premessa, ma leggendo il post della Fondazione Tommasini, mi sono chiesto cosa avrebbe pensato Mario Tommasini, per quanto possa conoscere di lui, se la Fondazione a lui dedicata avesse ignorato il Mimmo Lucano di Parma, Simone Strozzi.

Mimmo Lucano, Simone Strozzi e don Massimo Biancalani sono simboli di politiche di accoglienza indiscriminata, oltre la povertà e la sofferenza, dentro al sogno. 

Mimmo Lucano, Simone Strozzi e don Massimo Biancalani, sono simboli che non si sono allineati con le istituzioni, la Chiesa e il terzo settore, sfidando decenni di politiche securitarie e dimostrando che è possibile fare del bene rendendo le nostre città più sicure, accogliendo tutti, formandoli e offrendo loro un lavoro dignitoso e un alloggio dignitoso.

Queste politiche sono considerate eretiche, proprio come lo era Mario Tommasini. Sono persone, Mimmo Lucano, Simone Strozzi e don Massimo Biancalani, che come lui hanno unito cuore e cervello per intraprendere un percorso "borderline", che hanno comportato errori amministrativi, ma la bontà e l'onestà del sistema di Mimmo Lucano, Simone Strozzi e don Massimo Biancalani non sono in discussione. 

Hanno tolto dalla strada persone emarginate e escluse spesso senza aspettare finanziamenti statali, andando oltre la povertà e la sofferenza, li hanno accompagnati dentro ad un sogno.

Sono felice del premio dedicato a Mimmo Lucano ma se avesse operato a Parma, avrebbe ricevuto lo stesso trattamento di Simone Strozzi, una città e una Fondazione che avrebbero premiato il don Massimo Biancalani di turno, pur di non premiare un non allineato, un eretico.

Caro Mario, caro compagno, che la terra ti sia ancora lieve.

MarcoMaria Freddi

Radicale a Parma ed ovunque mi trovi

 

(Immagine da sito Fondazione Mario Tommasini)