Nemmeno i sindacati e tanto meno gli organi d’informazione, troppo presi a mostrarci immagini degli italiani felici, si sono accorti, o forse si, di quanto stava accadendo e così gli studenti e i loro genitori, si troveranno a fare i conti con qualcosa che non ha precedenti.
Manco a dirlo il tutto era cominciato sotto l’egida del governo Draghi che attraverso il tanto “osannato” PNRR, un diabolico piano di indebitamento e impoverimento sociale, obbliga anche a “trasformare” l’insegnamento dettato dall’economie di società di capitali, spesso d’oltre oceano.
E il governo Meloni non ha fatto nessuna resistenza anzi, ha continuato il progetto distruttivo delle veline dettate da Draghi, di cui il PNRR è il collante.
Anche la nostra cultura e la nostra storia subiscono così l’affondo di Bruxelles dove, la propaganda europeista neo-coloniale, ha bisogno di nuove leve, di nuovi “schiavi” ai quali spiegare l’azzeramento delle garanzie costituzionali e ogni possibile forma di dissenso.
Ed ecco che i tecnoburocrati della UE hanno pensato a come “gestire” gli insegnanti che saranno obbligati, per poter lavorare, ad usare la tecnologia, solo esclusivamente ed insindacabilmente sui “valori” preconfezionati dall’Europa.
Senza il sistema europeo di riconoscimento delle competenze digitali “DigCompEdu” (link) che prevede vari livelli di qualifica per i docenti, potranno scordarsi i loro diritti di lavoratori, perché saranno solo di natura tecnica, lasciando così il posto ad una transizione “digitale pilotata” della cultura e dell’insegnamento.
Gli insegnanti dovrebbero iniziare a preoccuparsi perché c’è da pensare che, con l’introduzione del “merito”, il loro stipendio sarà collegato alla dipendenza dell’ubbidienza tecnologica, per renderli più “affini” all’istruzione voluta dal potere.
Ed inutile sarà il ricorso alla magistratura perché è sostituita nella sua funzione, dalle scelte del governo che, con i decreti-legge, potrà togliere ogni garanzia costituzionale ai docenti, nel pieno silenzio dei vari sindacati di categoria.
Una riforma pericolosissima anche perché compiuta nel silenzio del relax agostano e soprattutto perché, incardinata su vincoli giuridici che hanno esautorato nelle scelte, il popolo sovrano.
La macchina dell’esproprio anche della sovranità culturale è iniziata dove, la nuova “alfabetizzazione” è riconvertita nell’unico credo digitale, legittimata dalla politica, e scelta da burocrati che hanno già preparato il perimetro nel quale deve vertere “l’insegnamento digitale”.
Pericolosissimo confine di cui non consociamo le regole, ma annusiamo che questo sistema può “scegliere” una personalizzazione dell’individuo con un apprendimento “omologato” tanto da istruirlo con l’idea che una società gerarchica è più utile di una società libera.
E quel che è peggio è che il voto del 25 settembre dell’anno scorso, è servito solo per cambiare il governo, ma rimanendo in continuità con gli ordini precedenti perché nulla cambi.
Viviamo il tempo di una cultura impoverita dal linguaggio “omologato” dei media che trasformano la consapevolezza culturale a favore del profitto della narrazione propagandistica, anziché difendere la cultura, la storia italiana e i valori in esse contenuti.
Link utili:
https://scuolafutura.pubblica.istruzione.it/didattica-digitale/strumenti-e-materiali/digcompedu