Di Redazione e Francesca Bocchia Parma, 23 febbraio 2021 - Abbiamo incontrato Massimo Tannoia sotto al colonnato del Teatro Regio per raccogliere la sua testimonianza in rappresentanza del comparto probabilmente più colpito dalla pandemia: la Cultura e la musica nello specifico.
"Sono stato primo violoncellista del Teatro Regio sino al 2012, anno che ha visto il cambio dell'orchestra, per cui da lì ho iniziato a collaborare, come primo violoncello, con la Fenice di Venezia, il Teatro dell'Opera di Roma, il San Carlo di Napoli e infine con l'Orchestra Filarmonica Italiana. L'ultimo concerto che ho fatto in formazione da camera risale al 26 gennaio 2020 con musiche di Verdi e l'ultima Opera che ho suonato dal vivo in Teatro è stato un Rigoletto nel Teatro di Udine nel novembre 2019. Dopo gli eventi che ormai sono noti a tutti, che ci hanno costretti a lockdown totale prima e organizzato coi colori dopo, il mondo della cultura si è completamente chiuso. In questo anno, in cui ho dovuto chiudere il violoncello nella custodia, e dopo qualche concerto in streaming giusto per tenere acceso il desiderio, abbiamo deciso di abbandonare anche quella modalità di rappresentazione."
In effetti, come ha candidamente confessato, si attendevano, dopo la prima serrata totale, che ci sarebbe stata una nuova riapertura che invece non è giunta.
"Dopo l'estate la curva dei contagi si è rialzata - continua Tannoia - e poi, comunque, sembra che ci sia anche una forte disattenzione verso tutto il dipartimento cultura spettacolo."
Fare musica in streaming e con il pubblico presente in Teatro non è la medesima cosa. L'emozione che il pubblico genera nei musicisti è vita; è un rapporto diretto, tra musicisti e pubblico, che non ha paragoni.
"Anche le manifestazioni di non apprezzamento, il "Buuu" che possiamo ricevere, appartengono a sensazioni uniche per chi lavora sul palcoscenico. C'è una grande differenza tra il preparare un'opera in streaming o per una platea di 3.000 persone. La carica ci viene data dall'attesa del pubblico, dai sospiri del pubblico. Tutto questo nuovo modo di fare spettacolo invece rende asettica qualcosa che invece ha una vitalità impressionante. Quindi io mi sono rifiutato, per principio, di fare qualsiasi concerto in streaming, nella speranza che, quanto prima, si torni alla normalità, allo spettacolo dal vivo. Mi auguro che il nuovo Governo capisca quanto danno stiamo facendo alle giovani generazioni che non possono andare ai concerti, ai musei, al cinema. Stiamo allontanando le generazioni future dalla bellezza, dall'ascolto, da tutto ciò che è cultura."