Prima di provare a rispondere a queste domande, partiamo da qualche dato. Secondo l’ultimo censimento Istat del 2017, il no profit in Italia conta 340.000 realtà, con oltre 5 milioni di volontari e 788mila dipendenti. Un mondo variegato - formato da associazioni per l’85,5%, cooperative per il 4,8% e da Fondazioni per l’1,9% – e in continua espansione con una crescita, dal 2011 al 2015, dell’11,6%. I dati in continuo mutamento presentano una crescita costante.
Ma cosa ha permesso questa crescita? Perché l’uomo in certa misura ha bisogno del volontariato? In merito ci sono stati vari studi (Amerio 1996; Marchi 1993, Fassio e Galati 2002) incentrati sull’identificazione delle varie aree motivazionali che spingono l’individuo ad impegnarsi per fare del bene al prossimo.
Ciò che emerge è un sentimento altruistico basato sulla volontà di prestare il proprio tempo e competenze a chi “ha più bisogno”. L’aiuto che si intende offrire verrà poi ripagato da un sorriso, un grazie, dalla consapevolezza di aver compiuto una buona azione. Sentirsi utili per gli altri ha un riscontro anche nella percezione che si ha di se stessi: all’interno della società verrà promossa un’immagine di sé positiva, affidabile e desiderabile; la crescita personale, l’esperienza data dal confronto con gli altri sarà una grande occasione di arricchimento e il raggiungimento di obiettivi prefissati contribuirà ad innescare sentimenti di condivisione, confronto e organizzazione che sfoceranno in un grande senso di soddisfazione personale. L’approccio al volontariato cambia poi in base al sesso biologico e soprattutto all’età: motivazioni eterocentrate, per esempio, sono riscontrabili più frequentemente fra le donne e i volontari più anziani (Fassio, Galati 2002). Il Terzo Settore che, come abbiamo visto, ha conosciuto un forte incremento negli ultimi anni, ha dato occasione ai più giovani di fare esperienza in un mondo che risulta sempre più precario e di difficile realizzazione lavorativa. Fare volontariato permette dunque di mettere a disposizione i propri talenti e imparare nuove competenze spendibili in ogni ambito della propria vita, sia lavorativo che personale. Impegnarsi per il raggiungimento di un obiettivo permette anche di combattere quel senso di solitudine che una società tanto frenetica crea; la condivisione accentuerà l’idea di gruppo, di appartenenza a una realtà con un beneficio visibile della socialità.
Fondamentale in questo campo è l’empatia, ossia la capacità di immedesimarsi con gli stati d’animo e con i pensieri delle altre persone, senza giudizi e preconcetti. Mettersi nei panni dell’altro è una delle più grandi dimostrazioni di altruismo, nonché una fondamentale competenza emotiva grazie alla quale è possibile entrare più facilmente in sintonia con la persona con cui si intende interagire.
Esperienza, amicizia, confronto, impegno e valori condivisi sono le fondamenta di questa variegata realtà. E poi , la verità è che aiutare gli altri aiuta sempre un po’ noi stessi.
Eleonora Puggioni