Giornata Mondiale della Sindrome di Down. L'attrice sensibile Barbara Voghera incarna il più recente attraversamento dell'Hamlet shakespeariano compiuto dall'ensemble fondato da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. Un'occasione da non perdere.
Parma, 21 marzo 2017
«Ci vuole tutta la sensibilità pragmatica di Lenz per prendere un classico inossidabile come l'Amleto e imprimergli una ulteriore spinta ermeneutica (cioè un'interpretazione inattesa) tanto spiazzante quanto immediata»: il critico teatrale romano Giulio Sonno introduce il proprio incontro con Hamlet Solo di Lenz Fondazione, spettacolo che sarà in scena oggi, martedì 21 marzo alle ore 21 a Lenz Teatro, a Parma, in occasione della Giornata Mondiale delle persone con la Sindrome di Down, ricorrenza ultradecennale tesa a promuovere l'inclusione sociale e l'autonomia delle persone affette da Trisomia 21. Repliche mercoledì 22 marzo alle ore 11.30 e giovedì 23 marzo alle ore 18.30.
Hamlet Solo, che si avvale delle musiche create ad hoc dal compositore elettronico Andrea Azzali, è interpretato dall'attrice sensibile con Sindrome di Down Barbara Voghera, storica interprete delle creazioni di Lenz Fondazione, come ricorda la regista Maria Federica Maestri: «Le nostre vite artistiche si sono incrociate alla fine degli anni novanta e da allora sono diventate inseparabili, stimolate da un processo creativo in continua evoluzione, arricchito dall'esplorazione 'furiosa' delle grandi drammaturgie: Shakespeare, Goethe, Calderón, Manzoni, Ariosto. In particolare Hamlet Solo è la summa di questa nostra lunga e profonda esperienza scenica: una creazione teatrale in cui la monumentalità del capolavoro classico si traspone in una nuova sintesi di potente densità emozionale. Barbara Voghera è protagonista di questo straordinario ritratto tragico sull'esistenza umana: non solo un'interprete, ma corpo di dolorosa poesia e di imperfetta bellezza, capace di incarnare le parole shakespeariane in un'oscillazione esponenziale tra perdita e ritrovamento del senso».
Francesco Pititto, che ha curato traduzione, drammaturgia e imagoturgia di Hamlet Solo suggerisce: «Il nostro linguaggio teatrale si fonda su un'estrema e radicale fedeltà alla parola del testo. Nella ricerca dello stato eroico dell'attore il teatro prende forma nell'oscillazione tra debolezza e forza, vulnerabilità e potenza del corpo parlante. Ponte polifonico tra antico e moderno, tra generale e particolare, tra lingua e dialetto, l'Hamlet di Shakespeare si fa eco potente dell'arte del teatro nella contemporaneità e nel rinnovamento del linguaggio. Nell'Hamlet Solo si esplicita un dispositivo drammatico che rivela la natura orfana di Amleto, la sua inevitabile e assoluta solitudine scenica ed esistenziale; in un attraversamento senza respiro del testo, l'attrice implode dentro gli altri personaggi, unico strumento 'vivo' di una partitura visiva di spettri. I dialoghi con Orazio, la Regina, il Fantasma del Padre, Guild and Rose, gli Attori, I Becchini, Re Claudio vengono inflessi nell'unico duello eroico possibile, quello dell'attore con se stesso».
Conclude il critico teatrale fiorentino Matteo Brighenti: «Barbara Voghera insieme a Lenz si è lasciata indietro l'impossibilità ed è andata incontro all'enigma del rappresentare, rappresentandosi in tutta la sua 'sensibilità'. Scelta e condizione che le hanno permesso di accedere, con una presenza di violenta intensità e grazia scomposta, a una realtà espansa, che si trova oltre ogni cosa da noi conosciuta. Esattamente come Amleto».
A testimonianza del riconoscimento internazionale della ricerca sull'attore sensibile di Lenz, si segnala che le stesure dell'Hamlet sono inserite nel sito del MIT Global Shakespeares: MIT - Massachusetts Institute of Technology.
Per informazioni: Lenz Teatro, Via Pasubio 3/e, Parma, tel. 0521 270141, 335 6096220 - www.lenzfondazione.it.
A Busseto importante omaggio a Giuseppe Verdi nel giorno dell'onomastico con il coro internazionale "Les Choristes". Domenica 19 marzo alle ore 11,00 casa di Via Piroli. Evento gratuito.
Busseto, 16 marzo 2017
Domenica 19 marzo alle ore 11,00 a Busseto si renderà un importante omaggio al grande Giuseppe Verdi, nel giorno del suo onomastico, con le voci di un gruppo di bimbi, il coro di voci bianche "Les Choristes" di Pegognaga, diretto dal M° Matteo Cavicchini. Un omaggio inusuale, sia per i piccoli cantori, che per la prima volta si cimenteranno in brani così importanti, sia per il pubblico, che conoscerà un Verdi diverso, interpretato in modo particolare e suggestivo. Ancora una volta la celebrazione verdiana si terrà nella casa di Via Piroli, nella quale il Cigno di Busseto ebbe a compiere i suoi primi studi musicali suonando la spinetta.
L'evento, del tutto gratuito, sarà possibile grazie ad Anna Sichel, proprietaria della storica dimora verdiana ed editrice di un testo sugli anni giovani di Verdi, trascorsi proprio in quel luogo che da alcuni anni viene messo a disposizione per attività culturali. Il Maestro Cavicchini, noto per concerti in città italiane ed estere, si è detto entusiasta di portare il suo magnifico coro in terre verdiane. Il programma da lui preparato per l'occasione prevede esclusivamente brani verdiani da lui trascritti e per la prima volta eseguiti da voci bianche, tratti dalle opere Nabucco, Traviata e Forza del Destino. Introdurrà Meri Rizzi studiosa ed autrice di alcuni libri relativi a Verdi tra i quali "il Giovane Giuseppe Verdi". Il professor Corrado Mingardi accompagnerà il concerto con notizie introduttive ai brani e con aneddoti relativi al grande compositore.
La suggestione della parola, della musica e del canto: primo appuntamento con la rassegna Auris che apre ufficialmente la più ampia rassegna "Il tempo delle donne". Sabato, 18 marzo, alle ore 21 presso la sede della Fraternità Francescana di Betania a Cella di Noceto.
Noceto, 16 marzo 2017
E' previsto per questo sabato, 18 marzo, alle ore 21 presso la sede della Fraternità Francescana di Betania a Cella di Noceto il primo dei tre appuntamenti all'interno della rassegna Auris, finalizzata a proporre tre momenti di spettacolo raccontati sulla suggestione della parola, della musica e del canto. L'iniziativa, che sorge sotto l'egida dell'Amministrazione Comunale - con riferimento al Vicesindaco Daisy Bizzi ed alla consigliera alle pari Opportunità Barbara Faroldi - apre ufficialmente l'edizione 2017 della più ampia rassegna "Il tempo delle donne", nata nel 2015 ed alla quale è stata data continuità anche lo scorso anno.
L'evento di sabato "La drammaturgia della parola - Liturgia per Hildegarda" nasce dalla collaborazione fra l'Associazione Ascolto ed eUropa Teatri e proporrà un monologo per attrice e musicista. Il progetto è di Ilaria Gerbella e Patrizia Mattioli, la voce ed azione scenica di Loredana Scianna, le musiche originali eseguite dal vivo della Mattioli, mentre la Gerbella è autrice dei testi e regista.
"Sarà l'affascinate figura di Hildegarda von Bingen, la religiosa benedettina vissuta nel 1100, scienziata , scrittrice, poetessa, musicista e filosofa, la protagonista dello spettacolo" spiegano Ilaria Gerbella e Patrizia Mattioli - "una figura veramente carismatica, precorritrice dei tempi, dalle intuizioni geniali e dall'indubbia modernità di azione e pensiero, elementi che la caratterizzano e la rendono di grande attualità".
"La collaborazione fra noi e l'Associazione Ascolto è iniziata lo scorso anno" commenta il Vicesindaco "sempre nell'ambito della rassegna "Il tempo delle donne", l'iniziativa a cui abbiamo dato avvio nel 2015 e finalizzata ad esplorare l'universo femminile da più prospettive e sfaccettature, a cui anche quest'anno abbiamo inteso dare continuità. Auris apre ufficialmente la serie degli eventi programmati per il 2017, che scorreranno non su unico filo tematico, come è avvenuto lo scorso anno quando è stato affrontato il drammatico tema della violenza sulle donne, ma su più argomenti di svariato interesse, di cui stiamo affinando la programmazione".
"Veramente affascinante e suggestiva la figura di Hildegarda" - si unisce alle parole del Vicesindaco la consigliera alle Pari Opportunità Barbara Faroldi "sia nella grandezza della dimensione religiosa che laica. Credo che AURIS concretizzi una proposta di qualità capace di attirare interesse e partecipazione di pubblico, confermando il positivo bilancio degli eventi organizzati lo scorso anno. Segnalo anche i prossimi due appuntamenti, quello dell' 8 aprile al Museo della Tipografia dove verrà proposto un concerto della cantante di fama internazionale Krisztina Nemeth e del 20 maggio, ospitato dal Castello della Musica, un concerto poetico con l'attrice Sandra Soncini e la cantante Alessia Galeotti, sul filo della poesia di Alda Merini che incontra Desdemona di Shakespeare".
Maggiori info sull'evento alla pagina Facebook
(Fonte: Comune di Noceto)
Si tratta della cantante Sabrina Gasparini, Presidente del Salotto Aggazzotti, e Gentjan Llukaci, di origine albanese, ma modenese di adozione, violinista di fama internazionale. Voleranno in Kazakistan dal 22 al 26 marzo per "giudicare" gli artisti e per promuovere il Concorso Internazionale di Fisarmonica "Bruno Serri" che si terrà a luglio a Serramazzoni
Di Manuela Fiorini
Modena, 18 marzo 2017
Sono in partenza per il Kazakistan Sabrina Gasparini, nota cantante e interprete modenese, Presidente del Salotto Aggazzotti, e Gentjan Llukaci, violinista di fama internazionale, nato a Tirana, ma modenese di adozione, e Direttore Musicale del Salotto Aggazzotti. Sono infatti stati scelti come membri della giuria, rispettivamente per la sezione "canto" e "musicisti", nell'ambito del prestigioso Festival Concorso Tanysu di Almaty, che si terrà nella città kazaka dal 22 al 26 marzo prossimi. Ad affiancarli, anche il Maestro Stefano Maccaferri per la sezione musicisti, il tenore Gian Luca Pasolini per la sezione canto, il regista Alfonso De Filippis e i ballerini dell'Arena di Verona Luca Condello ed Elisa Cipriani per la sezione danza e arti teatrali.
La manifestazione, giunta quest'anno alla sua IV edizione, si propone con un format non competitivo, durante il quale artisti di qualsiasi genere, formazione ed età hanno la possibilità di esibirsi in audizioni presiedute da una commissione di giurati di livello internazionale e si conclude con un grande spettacolo finale, durante il quale maestri e allievi hanno l'occasione di esibirsi insieme sui palcoscenici dei teatri più prestigiosi del paese.
Il Consolato del Kazakistan ha affidato la direzione artistica del Festival Tanysu all'associazione culturale Festiva&Contest, che promuove progetti per favorire la conoscenza reciproca delle culture italiana, europea e mediterranea e di quella russa, kazaka e asiatica post sovietica. Il festival gode dei prestigiosi patrocini dei rispettivi Ministeri della Cultura, dell'Ambasciata del Kazakhstan per l'Italia, San Marino e Malta, della Segreteria del Turismo della Repubblica di San Marino e si svolge in piena reciprocità tra San Marino, il 16 dicembre di ogni anno con la Festa Nazionale del Kazakhstan, e Almaty, in occasione del Nauryz, importante festa della cultura Kazakha.
Sabrina Gasparini nota cantante e interprete modenese, Presidente del Salotto Aggazzotti
Sabrina Gasparini e Gentjan Llukaci avranno anche il compito, durante la loro partecipazione al festival, di promuovere due importanti festival internazionali: il Concorso Lirico "Spiros Argiris", di cui la 18° edizione si terrà a Sarzana (SP) dal 27 al 30 giugno, e il Concorso Internazionale di Fisarmonica "Bruno Serri", la cui 2° edizione si terrà a Serramazzoni (MO), dal 13 al 16 luglio.
"Quest'anno il festival vanta la prestigiosa collaborazione con i premi "Bruno Serri" e "Spiros Argiris" e selezionerà in Kazakhstan, proprio durante la manifestazione, talenti nell'ambito musicale onde poi invitarli a Sarzana a giugno di quest'anno e a Serramazzoni in luglio. È un onore collaborare con realtà così importanti", ha affermato con soddisfazione la regista Zhanna Baybakova, Direttrice Artistica del Festival Tanysu.
L'esperienza in Kazakistan non è la prima per Gasparini e Llukaci, che a dicembre dello scorso anno, hanno fatto parte della commissione di giudici che durante il Festival di Tula (Russia) ha valutato 720 giovani talenti, tra musicisti, cantanti e ballerini.
Il nuovo romanzo della scrittrice modenese, nella collana Comma 21 di Damster Edizioni, è un noir che mette a nudo le relazioni tra uomini e donne, genitori e figli, adolescenti e amanti. E, a fare da cornice, il circo mediatico che si scatena attorno all'assassinio di una bambina di otto anni.
Di Manuela Fiorini
Modena, 18 marzo 2017
Un ritratto nudo e crudo della società moderna, un romanzo "corale" dove i personaggi, più di una ventina le voci narranti, si rivelano essere uno specchio della contemporaneità, tra tradimenti, pregiudizi, apparenze da salvare, malesseri taciuti a lungo che poi "deflagrano" con devastanti effetti collaterali. E, a fare da cornice, anch'essa impietosa, il circo mediatico che si scatena attorno al feroce assassinio di una bambina di otto anni, il cui corpo viene ritrovato da un altro bambino in un fosso. A vegliarla solo un'inquietante bambola appesa ad un ramo, pezzo della collezione di una contadina eccentrica e forse pazza, in realtà ritiratasi da una società falsa, ipocrita e senza speranza di uscire dal loop emotivo e tossico con cui si pasce ogni giorno. Difficile non riconoscerci e non riconoscere situazioni vissute nel "Il Colore della nebbia", l'ultimo romanzo di Eliselle uscito nella collana Comma 21 per Damster Edizioni. Un noir che colpisce come un pugno nello stomaco, grazie allo stile asciutto e scorrevole, e a un'autrice che non giudica, ma lascia al lettore il giudizio sui personaggi e sulle situazioni, un giudizio che, però, stenta ad arrivare e viene lasciato volutamente in sospeso, poiché "Il colore della nebbia", dopotutto, è quello che "avvolge" e coinvolge tutti noi.
Ne abbiamo parlato con Eliselle.
Partiamo dal titolo: qual è (e che cos'è) il "Colore della Nebbia"?
"Il colore della nebbia è quello denso e lattiginoso che siamo abituati a vedere noi che viviamo in Emilia. Ma nel caso del mio romanzo è anche il colore che confonde e impedisce ai protagonisti di distinguere il bene dal male, la vita reale da quella recitata, la scelta giusta da quella sbagliata, trascinandoli nel vortice dell'ipocrisia che tutti, ma proprio tutti, sono costretti a guardare in faccia".
Tra le pagine del romanzo di alternano le voci di più di una ventina di personaggi. Nessuno di loro, tuttavia, ha il suo "happy ending", una scelta controcorrente?
"Credo che sia una scelta obbligata, nel senso che la storia e i suoi protagonisti mi hanno portato proprio lì e non ho potuto fare altro che seguirli nelle loro evoluzioni lasciandoli andare dove volevano e dove il loro vissuto li portava. C'è un filo di speranza per alcuni, ma non a caso sono coloro che hanno avuto la forza di affrontare i propri demoni. E in qualche modo, hanno cercato di superare le proprie paure".
Quanto c'è dell'autrice nei personaggi de "Il colore della nebbia"?
"L'autrice scompare, è obbligata a farlo, nel momento stesso in cui sospende il giudizio raccontando la storia. Ovvio che rimane col suo carico emotivo che trasmette al vissuto dei personaggi, con le esperienze di vita, con le letture che ha fatto, con il confronto con gli altri. Per i personaggi più "sgradevoli" e lontani non c'è altro modo se non staccarsi completamente da sé e lasciarsi trascinare dalla loro personalità, anche se totalmente differente. In alcuni invece ci sono fragilità in cui anche l'autrice si rispecchia e si riconosce, ma è il suo modo per lasciarle andare".
Il libro è anche un feroce ritratto del "circo mediatico" che nasce attorno a un episodio delittuoso, in questo caso l'assassinio di una bambina di otto anni, dove tutti vogliono dire la loro, tutti aspirano al proprio "momento di gloria" e la vittima stessa rischia di passare in secondo piano rispetto a chi sgomita per andare in TV o sui giornali. Quale messaggio hai voluto lanciare al lettore?
"È stato naturale raccontare di questa situazione perché ce la troviamo ogni giorno davanti e la viviamo spesso da vittime inconsapevoli. Ho cercato di indagare quale potesse essere la differenza tra il compartecipare a un dolore e il servirsene per trarne un guadagno, sociale o economico, tra l'empatia reale e la speculazione morbosa che vediamo spesso utilizzata dai media per cavalcare una notizia drammatica e trasformarla in spettacolo. Il messaggio è una sorta di invito al risveglio, per fare in modo che questa morbosità passi di moda e venga archiviata una volta per tutte".
Due personaggi agli antipodi: Valentina, la preadolescente fredda e calcolatrice, un "mostro" per la sua età. E Giulia, che si limita a "fare da spettatrice", incapace però di agire, dice sempre di sì, come se tutto quello che accade intorno a lei non la riguardi o quasi. Chi sono oggi le "Valentine" e le "Giulie"?
"Per rispondere prendo a prestito le parole di Vittorino Andreoli, che a mio avviso insieme a Umberto Galimberti ha tracciato diverse vie per spiegare quello che siamo diventati oggi: "Noi italiani siamo masochisti contenti, animati da una pulsione distruttiva per cui proviamo gratificazione solo nella catastrofe. Siamo individualisti spietati, rifiutiamo l'Altro e l'importanza dell'insieme, trascurando che la vera realizzazione si ha nella gioia della condivisione e del noi. Siamo attori, amiamo recitare, siamo abili a raccontare ciò che non siamo e ci rifugiamo nel racconto distorto di noi. Abbiamo una fede incredibile che ci impedisce di cercare soluzioni e organizzare azioni efficaci, ma ci fa sperare continuamente in un intervento salvifico nel domani." E ancora, in un'altra intervista: "Morire non ha poi tanto senso, uccidere è banale, si invita la morte a ballare. [...] C'è l'individualismo spietato: c'è l'io in famiglia, c'è l'io dappertutto. Siamo dei narcisi spaventosi, tutto io, faccio io. Se il narcisismo è maschile, la seduzione è femminile. E tutte si mostrano, mostrano tutto. Pur di essere "io" faccio qualsiasi cosa, è un narcisismo fondato sull'io e sul mio. Quello che è del "noi" non importa, lo roviniamo." Le Valentine e le Giulie credo che incarnino queste tendenze tutte contemporanee della società, e sono tendenze sempre più diffuse, a macchia d'olio, in qualunque strato, in qualunque ambiente, e sotto qualunque forma".
I personaggi maschili non fanno una gran bella figura. Sono traditori, narcisisti, cinici, tengono comodamente il piede in due scarpe. Nessun riscatto per loro. Non ci sono più "principi azzurri"?
"Non ci sono mai stati, le donne si sono illuse che esistessero perpetuando una visione completamente sballata della realtà e tenendo se stesse ingabbiate in ruoli e in situazioni dolorose. Le favole sono altra cosa, la mia è una fiaba nera, nerissima, che cerca di togliere il velo sulle doppie vite non solo degli uomini, ma in generale nelle relazioni. Laddove c'è onestà e consapevolezza non c'è errore: il problema e la chiave stanno proprio lì, per essere onesti con se stessi serve coraggio, per essere consapevoli bisogna sconfiggere schemi e paure, ma la pigrizia e il desiderio di lasciare "le cose come stanno" molto spesso è più forte di ogni desiderio di miglioramento".
Anche la voce dei bambini, spesso, è disincantata, realista, priva di ogni innocenza. Sono capricciosi, tiranni, spietati osservatori e giudici degli adulti. Sono davvero così i bambini di oggi?
"I bambini di oggi sono senza filtri, svegli, attenti e giudicanti. Davanti a loro hanno spesso esempi deboli, e sono spugne, quindi imparano ciò che vedono. Io dico sempre che servirebbe una patente per diventare genitori, perché richiede competenze che molto spesso non c'entrano col desiderio di amare e crescere una nuova creatura, e sono competenze che richiedono una lucidità e una consapevolezza immense: i figli non sono capricci o giocattoli, né strumenti di affermazione personale e sociale, sono persone che devono essere cresciute con indicazioni, educazione e serenità".
Una curiosità: per descrivere i personaggi del tuo romanzo ti sei ispirata a situazioni e persone reali?
"C'è sempre un po' di realtà in quello che scrivo. In questo caso ce n'è parecchia, perché per forza di cose ho fatto ricerca, ho spulciato fatti di cronaca, ho osservato e studiato fenomeni come bullismo, narcisismo, comportamenti adolescenziali, razzismo, e ho raccontato il tutto ambientandolo in una città di provincia, Modena, creando riferimenti a luoghi che a un occhio attento non possono sfuggire. Per i personaggi, sono stata aiutata da alcune esperienze negative vissute in prima persona e da altre raccontate da persone vicine, le ho elaborate, frullate e rese su carta: dopotutto, si dice che ogni riferimento a fatti e persone sia puramente casuale, no?".
Eliselle
Il colore della nebbia
Collana Comma 21 – Damster Edizioni
410 pagine – 15 euro
www.damster.it
www.eliselle.com
Conclusi i tre giorni milanesi del suggestivo spettacolo Shen Yun, unica tappa della tournée mondiale. La compagnia fondata da un gruppo di talentuosi artisti di origine cinese fa rivivere l'autentica cultura tradizionale della loro terra.
Di Pietro Razzini
14 marzo 2017
Un lungo racconto di storie vissute in 5000 anni di civiltà cinese. Questo e molto di più è Shen Yun, spettacolo multicolore che è stato protagonista al Teatro Arcimboldi di Milano fino a lunedì 13 marzo. Storie raccontate attraverso la danza in maniera chiara, toccante e, spesso, divertente. Lo sfarzo dei movimenti armonici e della musica sono lo specchio stupefacente della civiltà cinese, con i ballerini che ruotano e saltano in aria indossando brillanti costumi fatti a mano.
LA STORIA - Shen Yun è stata fondata da un gruppo di talentuosi artisti di origine cinese con uno scopo: far rivivere al mondo intero l'autentica cultura tradizionale della loro terra. Un tour iniziato nel 2006 sui palchi di più di 100 città, esibendosi davanti a milioni di persone tra Nord e Sud America, Europa, Asia e Australia. Guardare Shen Yun dà la sensazione di essere partecipi della rinascita di una realtà perduta. È la rinascita dell'antica Cina, in cui gli esseri divini e gli esseri umani interagiscono, un magico sogno di miti e leggende.
L'EVENTO - Lo spettacolo include due presentatori bilingue che forniscono delle brevi introduzioni a ogni storia: la danza classica cinese e la musica parlano direttamente al cuore. Grazia e atletismo, assoli di cantanti e musicisti, storie coinvolgenti e innovazioni tecnologiche dominano il palco per due ore. Ogni numero di danza ha il proprio tema, la propria storia, il proprio sfondo etnico, regionale o dinastico. La danza è il cuore di ogni esibizione: con gli splendidi costumi, le proiezioni mozzafiato e un'orchestra ricca di strumenti orientali e occidentali, Shen Yun (letteralmente "La bellezza della danza degli esseri divini") offre agli spettatori uno show che regala emozioni agli occhi e felicità al cuore.
LA CURIOSITA' - Shen Yun è del tutto indipendente dal Partito Comunista Cinese di Pechino. Infatti, anche se la compagnia si esibisce in teatri completamente pieni a New York e in giro per il mondo, al momento non gli è permesso esibirsi in Cina. La testimonianza di Yungchia Chen, primo ballerino e coreografo, è emblematica: "Oggi in Cina non è più possibile vedere spettacoli di cultura tradizionale cinese. I coreografi non hanno il permesso di lavorare su questi temi. Shen Yun sta facendo molti sforzi per far rivivere la parte più autentica e più bella della cultura cinese attraverso la danza".
Mostre "Patti Smith – Higher Learning" e "The NY Scene": da oggi i biglietti on line. Al via le vendite sul web per le due mostre di Parma, presso il Palazzo del Governatore, aperte dall'8 aprile al 16 luglio.
Parma, 14 marzo 2017
Prendono il via oggi, martedì 14 marzo, le vendite on line dei biglietti per le mostre di opere fotografiche "Patti Smith – Higher Learning e The NY Scene", aperte a Parma, al Palazzo del Governatore, dall'8 aprile al 16 luglio 2017.
"Higher Learning" propone circa 120 opere scattate in bianco e nero durante i viaggi di Patti Smith per il mondo. Il titolo è lo stesso di una canzone presente nell'album "Land", uscito nel 2002. La mostra, organizzata da Università di Parma e Comune di Parma e prodotta da International Music And Arts, è stata pensata appositamente in occasione del conferimento della laurea ad honorem che l'Ateneo assegnerà a Patti Smith. "Higher Learning" è un'evoluzione di "Eighteen Stations", presentata a New York ed esposta recentemente a Stoccolma. Il progetto originale è stato realizzato in collaborazione con la Robert Miller Gallery di New York e il Kulturhuset Stadsteatern di Stoccolma. La mostra "Higher Learning" è resa possibile grazie al supporto di BDC, Bertinelli Cibus&Fun, Conad Centro Nord, Fondazione Cariparma, Fondazione Monte Parma, Banca Mediolanum. L'iniziativa si inserisce infatti all'interno del grande tributo che l'Università di Parma e la città dedicheranno, la prossima primavera, all'artista americana.
"The NY Scene – arte, cultura e nuove avanguardie anni '70-'80", prodotta da Photology in collaborazione con il Comune di Parma, propone immagini legate al clima intellettuale che la stessa Patti Smith ha vissuto nella New York degli anni Settanta e Ottanta. Durante tutti gli anni Settanta New York diventa la capitale mondiale dell'arte contemporanea e la grande affermazione commerciale della Pop Art fa sì che la cultura delle avanguardie cresca nei salotti borghesi della città. La mostra vuole ricordare quei momenti che New York ha vissuto tra sesso, arte, droga, cultura pop e avanguardie letterarie, con immagini di artisti come Galella, Ginsberg, Goldin, Gorgoni, Makos, Mapplethorpe e Warhol.
A partire dall'8 aprile alla vendita on line dei biglietti si affiancherà poi anche quella diretta, alla biglietteria del Palazzo del Governatore, nei giorni e negli orari di apertura delle mostre.
A Maggio si prospetta dunque una "tre giorni" dedicata alla poetessa del rock densa di avvenimenti coordinata da Università e Comune di Parma con la collaborazione del Teatro Regio.
Palazzo del Governatore
Parma, Piazza Giuseppe Garibaldi 19
Orari 10 – 18 martedì, mercoledì, giovedì e domenica
10 – 21 venerdì, sabato e festività
tel + 39 0521 218929
Biglietti
Biglietto unico per le due mostre
Biglietti interi 8€, ridotti 6€, gruppi 4€
Booking www.midaticket.it - www.unipr.it/pattismith
Il musical "Un Americano a Parigi" è liberamente ispirato all'omonimo film di Vincent Minnelli. In scena fino a domenica 19 marzo al Teatro Nuovo di Milano.
Di Piero Razzini
13 marzo 2017
Al Teatro Nuovo di Milano fino a domenica 19 marzo, "Un americano a Parigi" si dimostra un musical accattivante, coinvolgente, interessante per giovani e meno giovani. Le musiche di Gershwin portano gli spettatori in un limbo senza tempo, la bravura degli attori offre l'occasione di estraniarsi dalla realtà. E poi c'è Parigi con la sua atmosfera, il suo carisma, la sua impareggiabile sensualità. Il palco si trasforma in Montmartre, nel Lido, nel lungo Senna, riproponendo un mondo magico: quello unico della Ville Lumiere.
NOVITA' - E' "Un americano a Parigi" differente rispetto a quello portata in scena da Christian De Sica nel 2001: è più legato al film e meno a quella comicità e a quella battuta frizzante che un maestro della commedia italiana come De Sica sa proporre. La pellicola di Vincente Minnelli viene usata come pretesto per omaggiare il mondo di Gershwin. Gli arrangiamenti, le caratteristiche singole degli attori unite nel creare una efficace proposta corale e il ritmo dello spettacolo sono solo alcune delle caratteristiche che esaltano lo show e rendono il pubblico parte integrante di esso.
TRAMA - La storia narra le vicende di Gimmy (Michele Carfora), pittore americano ed ex soldato, che alla fine della guerra decide di vivere nella Parigi degli anni '50 in cerca di fortuna. Nella metropoli francese vivrà un'intensa storia d'amore con Fanny (Arianna Bergamaschi), una commessa di una profumeria, a sua volta corteggiata da Jean Marie (Danilo Brugia), famoso chansonnier del Lido. Personaggio di rottura nell'idillio tra Gimmy e Fanny è Patricia (Barbara Terrinoni), miliardaria innamorata di Gimmy.
IL CAST - Presentato al Teatro Nuovo con un cast di quindici elementi, "Un americano a Parigi" è un musical liberamente ispirato all'omonimo film di Vincent Minnelli. Campione d'incassi nella stagione teatrale 2000/2001, prende origine da un'opera sinfonica del compositore americano George Gershwin e si ispira al soggiorno che egli stesso fece a Parigi alla fine della prima guerra mondiale. Il cast è formato da Michele Carfora, Arianna Bergamaschi, Danilo Brugia, Barbara Terrinoni, Jean Michel Danquin. Carfora, in particolare, regala emozioni con la sua presenza in scena. Notevole, ma non è una novità, la performance di Arianna Bergamaschi: una voce splendida per un musical che esalta una città senza tempo.
Una mostra e tante iniziative per celebrare l'artista emiliano del Seicento. La cerimonia inaugurale a Palazzo Farnese, il sostegno e il patrocinio della Regione. Dal 12 marzo ogni domenica visite guidate.
Piacenza, 7 marzo 2017
Sino al 4 giugno la mostra "Guercino a Piacenza - tra sacro e profano" celebra una delle massime personalità artistiche del '600, il centese Giovanni Francesco Barbieri, meglio noto come il Guercino. L'inaugurazione si è tenuta sabato scorso nell'importante cornice storica e artistica di Palazzo Farnese. Presente il presidente della Regione Stefano Bonaccini.
Fulcro di tutta la manifestazione è la Cattedrale di Piacenza, la cui cupola ospita lo straordinario ciclo di affreschi realizzato da Guercino tra il 1626 e il 1627 e che si presenterà in tutta la sua bellezza con una nuova illuminazione realizzata da Davide Groppi.
Eccezionalmente, per tutta la durata dell'evento, i visitatori avranno la possibilità, quasi unica e irripetibile, di ascendere all'interno della cupola del Duomo, per ammirare da vicino i sei scomparti affrescati con le immagini dei profeti Aggeo, Osea, Zaccaria, Ezechiele, Michea, Geremia, le lunette in cui si alternano episodi dell'infanzia di Gesù - Annuncio ai Pastori, Adorazione dei pastori, Presentazione al Tempio e Fuga in Egitto - a otto affascinanti Sibille e il fregio del tamburo.
La visita è introdotta da una sala multimediale che permette di leggere in modo innovativo il capolavoro del Guercino e di provare un'inedita esperienza immersiva attraverso particolari visori 3D.
Contemporaneamente, la Cappella ducale di Palazzo Farnese accoglie la mostra, curata da Daniele Benati e Antonella Gigli, insieme con un comitato scientifico composto da Antonio Paolucci, Fausto Gozzi e David Stone, che presenterà una selezione di 20 capolavori del Guercino, in grado di restituire la lunga parabola che lo ha portato a essere uno degli artisti del Seicento italiano più amati a livello internazionale.
A corollario dell'intera manifestazione, nel marzo del prossimo anno, nei Musei civici di Palazzo Farnese, si terrà un convegno con i maggiori esperti di Guercino che comunicheranno i più recenti studi sull'opera del maestro di Cento.
Visite guidate
Partiranno il 12 marzo, proposte dal coordinamento guide turistiche Scopripiacenza, che oltre alla capofila Atlante riunisce Altana, Educarte, Eventi e Turismo di Claudia Marchionni, in collaborazione con professionisti del settore.
Un percorso di un'ora, ogni domenica alle 15.30, alla scoperta dell'allestimento di venti capolavori dell'artista di Cento nella cornice della Cappella Ducale. Il costo di partecipazione è di cinque euro a persona, non comprensivi del biglietto di ingresso, che i partecipanti dovranno acquistare autonomamente. E' necessaria la prenotazione, rivolgendosi direttamente all'ufficio Iat di piazza Cavalli 10, scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonando allo 0523-492001.
All'iniziativa, promossa a seguito del rinnovo del Protocollo d'intesa tra Scopripiacenza e l'Amministrazione comunale, si aggiungeranno tra settembre e dicembre nove visite guidate a tema, in un ciclo intitolato "Piacenza oltre Guercino". Invariati il costo e le modalità di partecipazione, gli itinerari saranno dedicati di volta in volta a suggestioni diverse, valorizzando – tra gli altri beni del patrimonio storico e culturale – i mosaici zodiacali di San Savino, le storie di "santi, imperatori e cavalieri" in San Lorenzo, o le "chiese per Madonna povertà": San Francesco e San Giovanni in Canale.
Sito ufficiale dell'evento: www.guercinopiacenza.com
Esce per Artestampa un libro che raccoglie 36 liriche della poetessa e scrittrice modenese. L'anteprima al Salotto Aggazzotti, giovedì 9 marzo. Abbiamo incontrato l'autrice.
Di Manuela Fiorini
Modena, 4 marzo 2017
Un viaggio dell'anima in sette stazioni, Amore, Magia, Donna, Ricordi, Figlia, Ironia, Incanto. Sono i gruppi tematici che raccolgono le trentasei liriche de "Il giorno che non c'è", la raccolta della poetessa e scrittrice modenese Daniela Ori, uscito in questi giorni per Edizioni Artestampa.
Il libro, che sarà presentato in anteprima, giovedì 9 marzo, alle 19, presso il Salotto Culturale Aggazzotti di via Martiri della Libertà 38, nell'ambito delle iniziative per la Festa della Donna, anche gli splendidi dipinti della pittrice sassolese Beatrice Riva.
È invece dello scrittore Fabio Clerici la voce maschile che introduce ogni gruppo poetico e accompagna il lettore nell'universo intimistico dell'autrice, fatto di emozioni, sogni, impressioni, riflessioni e dialoghi evocativi, ora con una bambina, reale o immaginaria, ora con una persona cara scomparsa, o, ancora, con una nobildonna del passato.
Abbiamo incontrato l'autrice.
"Il giorno che non c'e" nasce più di dieci anni dopo "L'ala nord del castello". Nel frattempo, ti sei messa alla prova come narratrice. Da dove nasce questa esigenza di tornare alla poesia?
"Ho sempre scritto poesie. Non ho mai smesso di scriverne. Ma dopo anni di racconti e collaborazioni in testi di narrativa, mi è venuta voglia di raccogliere in un libro nuovo le liriche degli ultimi dieci anni e oltre della mia vita. Anche se alcune mie poesie sono inserite in libri recenti di narrativa a cui ho partecipato: "L'Enigma del Toro", un romanzo collettivo scritto con I Semi Neri, associazione di scrittori di cui faccio parte, ha una mia poesia nella copertina e nel testo; un'altra mia poesia apre il racconto "Uniti per sempre" all'interno di "Soglie", un' antologia scritta con altri "Semi Neri".
Le liriche sono divise in sette gruppi, come le note di un pentagramma, ognuno caratterizzato da un tema. Perchè questa suddivisione?
"La poesia per me è come una musica. Per questo ho immaginato il libro come una partitura e ho pensato di proporre le poesie in piccoli gruppi. Sette gruppi di emozioni, come sette note: Amore, Magia, Donna, Ricordi, Figlia, Incanto, Ironia. All'interno di ogni gruppo, ho inserito una serie di poesie che descrivono frammenti di sensazioni, ricordi, aspettative, dolori, gioie e speranze, in una sintesi: la vita. Cinque poesie per ogni gruppo. Trentacinque poesie. L'ultima, quella che dà il titolo al libro, come Epilogo".
Ricordi, frammenti di vita, episodi di cronaca, sentimenti, emozioni e impressioni ispirano le tue liriche. Come nasce una tua poesia?
"Da un ricordo, da un incontro, da una forte emozione, da un dolore, da un evento che mi ha colpita, da una storia che mi ha emozionata. Ogni poesia è la sintesi di un racconto di vita vera o sognata, vissuta o immaginata, perché non riesco a comporre versi se non ho interiorizzato l'emozione. Prima la vivo, poi la scrivo. Una cosa è costante: non decido mai di scrivere una poesia, mi sorge così nell'anima, io non faccio altro che assecondare l'ispirazione. Poi c'è molta cura, perché la poesia va scritta poi meditata, riletta, sistemata, limata. Insomma si fa editing anche sul testo poetico. Solo dopo molto lavoro, l'emozione descritta diventa coerente, pura e vera. La poesia è sintesi assoluta di un'emozione".
La magia e la storia ritornano spesso nelle tue poesie. Come mai sei affezionata a questo temi?
"È vero, con le mie liriche ho narrato, in versi, tante storie spaziando tra il presente e il passato e dialogando idealmente con creature di epoche antiche o immaginate. La storia è da sempre la mia fonte privilegiata di ispirazione e sono affascinata dalle donne della storia, dai loro sentimenti e dalle loro emozioni che scopro simili a quelli di noi donne di oggi, quel che cambia è solo il contesto in cui nasciamo, il periodo, i valori, ma le gioie, i dolori, le emozioni, i sentimenti sono sempre gli stessi. La magia è parte dell'essere femmina, è per me quel senso arcaico e sconosciuto di mistero che accompagna la donna e la rende impenetrabile ed eterea. E scrivere poesie per me è un dono divino. E anche questo è qualcosa di magico".
Ogni gruppo di liriche é introdotta dalla voce dello scrittore Fabio Clerici e da un dipinto di Beatrice Riva. Come mai hai scelto di farti accompagnare da una voce maschile e dall'arte?
"Ho molta stima per Fabio Clerici, uomo di coraggio e sensibilità. Così a presentare ogni gruppo di liriche, come per la prefazione, ho voluto il cuore e l'anima di Fabio, che è poeta oltre che scrittore. La sua voce maschile fa da contrapposizione all'anima femminile delle mie liriche, come in una sorta di gioco delle parti. Poi le poesie possono essere evocate con immagini, perché l'arte riesce a materializzare sensazioni e pensieri. Così ho scelto assieme a Beatrice Riva, pittrice di grande talento, dipinti da lei stessa realizzati, che sintetizzano ogni gruppo di poesie di questa raccolta. E la scelta più emozionante è stata quella dell'Angelo Convalescente per la copertina, che esprime con forme e colori i contenuti e la poetica del mio libro".
"Il giorno che non c'è" é sia il titolo del libro che quello della lirica che chiude la raccolta. Ma che cos'é il giorno che non c'è e come possiamo ideare il nostro?
"È' un dono che faccio a me stessa e a chi vorrà leggere il libro. Il giorno che non c'è è un sogno in questo tempo frenetico pieno di impegni, è un momento ideale da scoprire, inventando un luogo irreale, dove gustare le poesie immedesimandosi nelle emozioni, uno spazio dove ritrovare il proprio tempo, come se si realizzasse un giorno insolito: il giorno che non c'è appunto. Ciascuno può inventarsi il proprio giorno che non c'è leggendo una poesia. Perché la poesia è un viaggio che accoglie chi vuole ritrovarsi nelle parole di un altro, per comprendere che in fondo siamo tutti parte della stessa grande anima divina".
SCHEDA del Libro
Daniela Ori
Il giorno che non c'è
Edizioni Artestampa 2017
92 pag – 13 euro
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