Domani mattina dalle 10 alle 12,00 si svolgerà un Sit-in di protesta davanti al carcere di Parma, organizzato dalle segreterie regionali delle sigle sindacali della Polizia penitenziaria, per sollecitare l'Amministrazione Penitenziaria di farsi carico dei problemi degli Istituti di Pena di Parma e emiliani in genere.
Reggio Emilia 11 febbraio 2020 - Questa mattina, presso l’Istituto reggiano il personale di Polizia Penitenziaria sarebbe stato costretto ad un surplus di lavoro a causa di svariati eventi critici causati da detenuti che definire intemperanti sta diventando un vero e proprio eufemismo.
Sarebbero stati tre gli eventi di maggior rilievo affrontati con la consueta elevatissima professionalità dal personale in divisa, che continua a sacrificare la propria incolumità fisica pur di portare a termine il mandato istituzionale cui è preposto dal giorno in cui ha giurato fedeltà allo Stato.
Ci risulta, difatti, che altri 3 Poliziotti Penitenziari avrebbero dovuto far ricorso alle cure dei sanitari del nosocomio cittadino, dopo aver affrontato e risolto i suddetti eventi critici, consistiti in un tentativo di impiccagione, in un rifiuto di far rientro nel reparto detentivo di appartenenza dopo l’ora d’aria e, per finire, in una gravissima aggressione perpetrata ai danni del personale in divisa, da parte di un detenuto magrebino che, addirittura, si sarebbe procurato dei tagli per poi schizzare sangue contro i Poliziotti intervenuti a mitigare la sua furia animalesca, finendo per centrarne uno in pieno volto.
Gli uomini in divisa avrebbero vissuto attimi di grande spavento, paura che perdura e cresce a causa delle procedure di profilassi cui, almeno uno di loro, si starebbe sottoponendo presso il pronto soccorso dell’ospedale reggiano a seguito del contatto col sangue del detenuto.
Ci siamo persino stancati di invocare il trasferimento di questi soggetti, secondo quanto previsto dalla circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, perché questa è una soluzione tampone che sposta il problema da un carcere all’altro. L’Amministrazione tutta e la classe politica devono farsi carico del problema senza più alcun indugio e fornire strumenti (taser?), formazione (altri corpi, ad esempio, partecipano a continui corsi di aggiornamento sulle regole d’ingaggio), adeguate strutture detentive (noi siamo per la creazione di reparti di osservazione psichiatrica per il contenimento e la cura dei detenuti psichiatrici, appurato il fallimento inappellabile delle Rems).
D’ora in avanti grideremo con forza la nostra rabbia ed il nostro risentimento nei confronti di chi potrebbe e dovrebbe intervenire, ma ha scelto di non farlo, a cominciare dal sit-in del 14/02/2020 organizzato unitamente ad altre OO.SS. dinanzi al Carcere di Parma.
F.to Il Segretario Regionale
Gianluca Giliberti
Parma 5 febbraio 2020 - Il detenuto dei fatti narrati il giorno 3 febbraio continua a creare problemi. Sembrerebbe infatti che il magrebino si sia barricato in altra cella ed appiccato fuoco agli oggetti presenti nella stessa.
Il personale intervenuto sarebbe riuscito a porre temporaneo rimedio alla situazione.
Infatti, spostato in altro reparto, il medesimo detenuto, avrebbe appiccato un incendio anche nella nuova camera di pernottamento, costringendo il personale a fare uso dell'idrante per spegnere l'inizio di incendio.
Quattro poliziotti nel frattempo sono finiti in ospedale per sospetta intossicazione da fumo.
La situazione, lasciano intendere gli operatori, resta problematica senza che, chi di competenza compresi i superiori uffici dell'Amministrazione Penitenziaria se ne facciano carico in maniera adeguata e risolutiva.
Il Comunicato Stampa diramato dal Sindacato Si.N.A.P.Pe Emilia Romagna - Parma 5/2/2020
II.PP. DI PARMA:
Altri Poliziotti Penitenziari in ospedale
Ennesimo bollettino di guerra presso gli II.PP. di Parma con altri tre Poliziotti condotti al Pronto Soccorso del nosocomio cittadino per presunta intossicazione da fumo.
I fatti: in mattinata il detenuto magrebino, che due giorni fa aveva ferito ben 8 Poliziotti Penitenziari, con prognosi ricomprese tra i 3 e i 7 giorni s.c., sarebbe andato nuovamente in escandescenza, rompendo mobili e suppellettili presenti in cella, per poi provare nuovamente ad ostruirne l’accesso al personale in servizio, oltre a provare a dare fuoco agli oggetti presenti nella stessa. Il personale, intervenuto con grande tempestività, sarebbe riuscito a porre temporaneo rimedio alla situazione ed a trasferire il detenuto in altro reparto.
Purtroppo la furia del detenuto non si placava, tanto che lo stesso avrebbe preso a spaccare ogni cosa anche nella nuova camera di pernottamento ed a dare fuoco ad alcuni oggetti, stavolta nel bagno presente in cella, così da rendere ancora più difficoltoso l’intervento del personale in divisa e ancora più importanti le conseguenze delle sue crescenti intemperanze, tanto che i Poliziotti intervenuti avrebbero dovuto ricorrere all’uso dell’idrante presente in sezione per spegnere l'inizio di incendio, che però aveva già generato un’intensa coltre di fumo, tale da costringere tre agenti a farsi visitare presso il P.S. dell’Ospedale di Parma dove sarebbero tutt’ora in attesa di essere sottoposti alle cure del caso.
La situazione resta problematica, senza che chi di competenza, compresi i superiori uffici dell'Amministrazione Penitenziaria se ne faccia carico in maniera adeguata e risolutiva.
Il SiNAPPe non può che continuare, nell’immediato, a chiedere l’URGENTISSIMO trasferimento del detenuto responsabile dell'evento critico, ai sensi della circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e, nel medio termine, una soluzione definitiva del problema, che non può che passare attraverso la riapertura di Istituti per la cura di detenuti psichiatrici che, superando le criticità che hanno portato a chiudere gli OPG, favoriscano il ripristino di condizioni lavorative dignitose e sicure per il personale in divisa.
Si sollecitano, altresì, le richieste di rivedere la dotazione di strumenti atti a rispondere alle offese dei detenuti per evitare il continuo ripetersi di aggressioni ed eventi critici di ogni genere e di tornare ad investire nella formazione del personale.
F.to Il Segretario Regionale
Gianluca Giliberti
3/2/2020 il comunicato stampa pervenuto dal Sindacato lo scorso lunedi riferito al medesimo soggetto detenuto a Parma:
II.PP. DI PARMA:
ben 8 Poliziotti Penitenziari finiti in ospedale
Abbiamo appreso che, nel primissimo pomeriggio di oggi, 03/02/2020, un detenuto magrebino, si sarebbe barricato in cella, impedendone l’accesso al personale di Polizia Penitenziaria e tentando di dare fuoco ad alcuni oggetti presenti nella stessa.
A questo punto, il personale sarebbe stato invitato ad intervenire per ristabilire l’ordine e la sicurezza all’interno del reparto ove era ubicato il detenuto.
Durante le operazioni di “sbarricamento”, il personale intervenuto si sarebbe trovato ad affrontare la furia incontrollabile del suddetto detenuto, che ci viene riferito avere un fisico possente ed atletico, il quale si sarebbe scagliato violentemente contro chiunque provasse ad avvicinarsi alla sua camera di pernottamento, nel tentativo di liberarne l’accesso.
Successivamente, il detenuto sarebbe stato condotto presso il reparto isolamento, continuando ad offendere verbalmente e fisicamente gli operatori che lo scortavano verso il predetto reparto.
Il bilancio di questo ennesimo “pomeriggio di fuoco” sarebbe estremamente grave con ben 8 colleghi finiti in ospedale, di cui uno, immobilizzato dalla testa ai piedi, trasportato in ambulanza presso il Pronto Soccorso del nosocomio cittadino: si parla di sospetto trauma cranico e lesioni agli arti inferiori. Ovviamente l’auspicio è che le voci trapelate finora non siano confermate e che il collega possa riprendersi velocemente.
Il SiNAPPe, oltre a sollecitare l’immediato trasferimento del detenuto responsabile dell'evento critico, ai sensi della circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, continua a chiedere ai Superiori Uffici di farsi carico della problematica relativa alla gestione dei detenuti facinorosi e/o psichiatrici, ribadendo l’urgenza di predisporre sezioni chiuse presso ogni Istituto della Regione, ove custodire i detenuti più intemperanti, di creare dei circuiti detentivi differenziati per la gestione e la cura dei detenuti psichiatrici che non sia possibile trasferire alle Rems (che costituiscono, a nostro avviso, una delle soluzioni più fallimentari messe in atto dalla nostra Amministrazione), di dotare il personale di Polizia Penitenziaria di strumenti più efficaci per domare l’aggressività di tali detenuti, di avviare specifici percorsi di aggiornamento professionale in merito alle ultime modifiche alle modalità custodiali e quanto altro possa essere messo in atto per sostenere le donne e gli uomini del Corpo in un contesto storico così problematico e rischioso per il personale in divisa.
F.to Il Segretario Regionale
Gianluca Giliberti
Parma 3 febbraio 2020 - Un gravissimo episodio è avvenuto quest'oggi all'interno del carcere di Parma. Un detenuto si è barricato in cella ed ha aggredito i poliziotti intervenuti a ripristinare l'ordine all'interno del reparto.
Al momento sono 8 i poliziotti che hanno avuto necessità delle cure dell'ospedale.
Le condizioni di uno dei poliziotti però destano particolare preoccupazione, in quanto si è reso necessario l'immobilizzazione per condurlo d'urgenza in ospedale con l'ambulanza.
Aggiornamento: A seguire il comunicato stampa pervenuto dal Sindacato:
II.PP. DI PARMA:
ben 8 Poliziotti Penitenziari finiti in ospedale
Abbiamo appreso che, nel primissimo pomeriggio di oggi, 03/02/2020, un detenuto magrebino, si sarebbe barricato in cella, impedendone l’accesso al personale di Polizia Penitenziaria e tentando di dare fuoco ad alcuni oggetti presenti nella stessa.
A questo punto, il personale sarebbe stato invitato ad intervenire per ristabilire l’ordine e la sicurezza all’interno del reparto ove era ubicato il detenuto.
Durante le operazioni di “sbarricamento”, il personale intervenuto si sarebbe trovato ad affrontare la furia incontrollabile del suddetto detenuto, che ci viene riferito avere un fisico possente ed atletico, il quale si sarebbe scagliato violentemente contro chiunque provasse ad avvicinarsi alla sua camera di pernottamento, nel tentativo di liberarne l’accesso.
Successivamente, il detenuto sarebbe stato condotto presso il reparto isolamento, continuando ad offendere verbalmente e fisicamente gli operatori che lo scortavano verso il predetto reparto.
Il bilancio di questo ennesimo “pomeriggio di fuoco” sarebbe estremamente grave con ben 8 colleghi finiti in ospedale, di cui uno, immobilizzato dalla testa ai piedi, trasportato in ambulanza presso il Pronto Soccorso del nosocomio cittadino: si parla di sospetto trauma cranico e lesioni agli arti inferiori. Ovviamente l’auspicio è che le voci trapelate finora non siano confermate e che il collega possa riprendersi velocemente.
Il SiNAPPe, oltre a sollecitare l’immediato trasferimento del detenuto responsabile dell'evento critico, ai sensi della circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, continua a chiedere ai Superiori Uffici di farsi carico della problematica relativa alla gestione dei detenuti facinorosi e/o psichiatrici, ribadendo l’urgenza di predisporre sezioni chiuse presso ogni Istituto della Regione, ove custodire i detenuti più intemperanti, di creare dei circuiti detentivi differenziati per la gestione e la cura dei detenuti psichiatrici che non sia possibile trasferire alle Rems (che costituiscono, a nostro avviso, una delle soluzioni più fallimentari messe in atto dalla nostra Amministrazione), di dotare il personale di Polizia Penitenziaria di strumenti più efficaci per domare l’aggressività di tali detenuti, di avviare specifici percorsi di aggiornamento professionale in merito alle ultime modifiche alle modalità custodiali e quanto altro possa essere messo in atto per sostenere le donne e gli uomini del Corpo in un contesto storico così problematico e rischioso per il personale in divisa.
F.to Il Segretario Regionale
Gianluca Giliberti
Istituti di Pena di Reggio Emilia: Detenuto incendia la cella, Agente intossicato
Reggio Emilia 30 gennaio 2020 - La scorsa notte un detenuto italiano avrebbe dato fuoco al materasso presente nella sua camera di pernottamento, costringendo il personale di Polizia Penitenziaria presente ad evacuare due reparti reparti detentivi, in quanto la coltre di fumo proveniente dalla suddetta cella rischiava di provocare grave nocumento alla salute dei restanti detenuti.
Purtroppo un Poliziotto Penitenziario, dopo aver salvato la vita del detenuto autore del folle gesto che, restando in cella, avrebbe rischiato seriamente di riportare gravissime conseguenze per l’esposizione diretta al fumo procurato dal materasso che stava bruciando, sarebbe stato successivamente accompagnato presso il pronto soccorso del nosocomio cittadino, da cui, dopo essere stato sottoposto agli accertamenti diagnostici ed alle cure del caso, sarebbe stato dimesso con una prognosi di 5 giorni s.c. ed una diagnosi di intossicazione da fumo.
E pensare che proprio in data di ieri questa Segreteria Regionale aveva inviato una nota al Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per denunciare opinabili scelte organizzative da parte di alcune Direzioni, tra cui quella del carcere reggiano, che potrebbero, a nostro avviso, concorrere ad aumentare il rischio che simili eventi abbiano conseguenze gravi e difficilmente gestibili.
Auspichiamo che il superiore Prap voglia disporre, in via d’urgenza, il trasferimento del detenuto responsabile di quanto innanzi descritto, ai sensi della circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, anche al fine di evitare che lo stesso reiteri simili condotte.
F.to Il Segretario Regionale
Gianluca Giliberti
La cultura arriva fino ai luoghi più lontani dal centro con “Sulla Linea della Cultura: Fermate per tutti”. Sabato e domenica Verdi Off ed il Teatro Regio portano la musica, energia e creatività sulle linee degli autobus cittadini, all’Ospedale dei Bambini, negli Istituti Penitenziari di Parma, nelle Case per Anziani e nei dormitori della città.
foto di Francesca Bocchia
A Parma un'aggressione a un agente e ad un ispettore.
“Bisogna smetterla con le continue aggressioni alla Polizia Penitenziaria, il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede intervenga prima che sia troppo tardi” è quanto invoca Giuseppe Moretti, Presidente dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (U.S.P.P.) in riferimento all’ennesimo episodio di deliberata violenza stavolta accaduto nel carcere di Parma messo in atto da un detenuto nei confronti di un ispettore e di un agente per futili motivi.
“Un atto che destabilizza l’intero personale del Corpo e non solo dell’istituto emiliano” tuona il sindacalista che ammette che “prendere a schiaffi e aggredire se non beffeggiare il personale di Polizia Penitenziaria sembra sia diventato ormai lo sport preferito dalla popolazione detenuta e il nostro personale è stanco di subire passivamente situazioni del genere”.
“L’USPP da lungo tempo ormai sta denunciando la deriva delle aggressioni” prosegue Moretti, che invoca al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria soluzioni non più rinviabili, misure tangibili che devono essere adottate prima che accada l’irreparabile o che qualche collega venga accusato ingiustamente di reazioni necessarie a sedare comportamenti altrimenti non gestibili”.
In conclusione per il rappresentante dell’USPP “occorre definire protocollo operativi omogenei di intervento, trovare una collocazione idonea per i detenuti con problemi psichiatrici, dotare la Polizia Penitenziaria di strumenti adeguati a contrastare comportamenti illegali che spesso restano impuniti se non sotto l’aspetto disciplinare con esiti in questo caso del tutto ininfluenti rispetto al livello delinquenziale espresso da chi li commette”.
È con la piena solidarietà ai colleghi colpiti cui l’USPP augura una pronta guarigione che si conclude il comunicato stampa dell'organizzazione sindacale.
L'ennesimo e obiettivamente troppo frequente, episodio di aggressione è stato denunciato ieri dal sindacato nazionale degli agenti di polizia penitenziaria (Si,N.A.P.Pe.):
"Nella mattinata di oggi, 11/11/19, un detenuto italiano, del circuito Alta Sicurezza, mentre si recava al passeggio avrebbe sferrato un violento schiaffo all'agente di Reparto, che a seguito dell'aggressione veniva condotto al pronto soccorso del nosocomio cittadino per le cure del caso.
Il detenuto sarebbe stato successivamente accompagnato nella sua camera di pernottamento dove, in preda alla rabbia, avrebbe distrutto i sanitari presenti nel bagno.
Successivamente sarebbe stato condotto ad udienza dal responsabile dell'Unità Operativa Alta Sicurezza, ove avrebbe dato ulteriori segni di squilibrio, rompendo con un pugno il PC in dotazione all'ufficio. Per fermare la furia del detenuto sarebbe intervenuto personale ivi presente, tra cui un ispettore che subiva un trauma alla schiena, giudicato guaribile in 5 giorni s.c. dal personale medico del pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore.
Solo una settimana fa avevamo denunciato una nuova aggressione al personale da parte dei detenuti del carcere ducale; crediamo che la situazione debba essere affrontata senza più indugi per evitare che possa degenerare ed avere conseguenze irrimediabili.
Il SiNAPPe, chiede inoltre l’immediato trasferimento del detenuto responsabile dell'evento critico, ai sensi della circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del DAP.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.
Il Segreterio Nazionale Si.N.A.P.Pe
Antonio FELLONE"
Condannato a morte per vendetta, non certo per ragioni di sicurezza, Egidio Tiraborrelli 82 anni è morto lo scorso 6 settembre nel carcere di Parma.
É stato trasportato in terapia intensiva quando ormai era allo stremo, rinchiuso in carcere nonostante l’età ed il tumore ai polmoni, lo scorso 18 dicembre.
Il carcere è una tortura violenta e disumana, uno strumento di intimidazione che uccide fisicamente e socialmente.
Un istituto fallito, quello del carcere, nei numeri e nei principi ispiratori la nostra costituzione e la presenza nelle carceri italiane di quasi 800 anziani ci dice quanto questo istituto sia una tremenda, cinica macchina di vendetta e non certo un mezzo perché le pene si possano considerare percorsi umani che tendono alla rieducazione del condannato.
Negli ultimi 10 anni il numero dei detenuti over 70 in Italia è raddoppiato, ciò che chiedo alla politica, al legislatore ed alla magistratura, è avere più coraggio nella concessione di misure alternative al carcere – soprattutto ma non solo - per le persone anziane.
Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia, davanti alle immagini di Bernardo Provenzano vecchio e malato, quasi incapace di parlare, citò proprio alcune parole del fratello: “Ho rispettato anche chi aveva ordinato un’infinità di delitti, perché non bisogna mai dimenticare che in ognuno c’è sempre un barlume di dignità”.
Un Paese che ha deciso di ripudiare la pena di morte, sottoscrivendola anche nella propria Costituzione, deve anche rifiutare la detenzione in carcere fino alla morte, alla morte per pena, poiché questo viola i principi umanitari che sono alla base di una società che possa definirsi realmente civile.
Ci si dovrebbe domandare quali alternative alla cella possibili, come l'istituzione di reti di accoglienza, anche alloggiative, per anziani altrimenti costretti a morire nelle carceri.
Le soluzioni possono essere molte, certamente, tutte da scrivere.
Al netto dell’inutilità del carcere e dei continui inasprimenti di pene che prevedono solo e solamente il carcere come pena in un paese che da 25 anni vede il continuo calare dei reati, la morte in carcere, la morte per pena, è una vera e propria pagina triste e buia per la giustizia italiana.
Molte, troppe persone – perché di persone parliamo - sono già morte per suicidio o di morte naturale, e l’ergastolo, purtroppo, è ancora nel nostro ordinamento.
La condanna a morte per pena in questo strano paese, un paese crudele che tiene e fa morire, persone anziane e malate chiuse a chiave in una cella, trasforma la giustizia in vendetta e violenza, un luogo dove s’invecchia e si muore e mentre un anziano muore, muore la nostra umanità.
MarcoMaria Freddi
Radicale, Consigliere Comunale di Effetto Parma – Federico Pizzarotti Sindaco
Ieri mattina, durante un’operazione di servizio, presso gli Istituti Penali di Parma, un detenuto albanese è andato in escandescenza perché “almeno di domenica” voleva“essere lasciato in pace”.
Successivamente, ancora in evidente stato di agitazione, ha aggredito un Poliziotto Penitenziario con un violento schiaffo al volto.
A renderlo noto è Antonio Fellone, Segretario Nazionale del Si.N.A.P.Pe che, con un comunicato stampa dai toni allarmati, racconta l’accaduto, sottolineando come gli eventi critici negli Istituti di Pena italiani stiano aumentando in maniera esponenziale.
“Il Poliziotto aggredito, comprensibilmente scosso per l’accaduto, è stato successivamente accompagnatopresso il P.S. del nosocomio cittadino, ove è stato giudicato guaribile in 3 giorni, s.c.” – commenta Fellone.
“Siamo in attesa di conoscere l’esatta dinamica dei fatti –continua Fellone – nonché le reali ragioni che avrebbero portato il detenuto ad aggredire il collega, ma la cosa che va da subito evidenziata è come tali episodi stiano diventando sempre più frequenti anche negli Istituti regionali”.
“Oltre a chiedere l’immediato trasferimento del detenuto coinvolto nell’evento critico, ai sensi della circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, – chiosa Fellone – riteniamo sia necessario adottare i dovuti provvedimenti a salvaguardia del personale di Polizia Penitenziaria impiegato presso un istituto tanto complesso quanto peculiare, a cominciare da un immediato adeguamento dell’organico, carente in ogni ruolo”.
Casa Circondariale di Bologna: Tre Poliziotti Penitenziari intossicati finiscono al Pronto Soccorso.
Bologna 6 agosto 2019 - Il Sinappe informa che un detenuto africano, già responsabile pochi giorni fa di un’aggressione ad un Poliziotto Penitenziario, dopo aver distrutto la sua camera di pernottamento in mattinata, ha incendiato della carta ed il materasso presente in cella, tanto da rendere necessario l’intervento della Polizia Penitenziaria che, con la consueta professionalità ma con non poche difficoltà, è riuscita a mettere in salvo il detenuto stesso ed a spegnere l’incendio appiccato dal predetto recluso.
Purtroppo, tre Poliziotti hanno poi dovuto fare ricorso alle cure del caso presso il Pronto Soccorso del nosocomio cittadino, per intossicazione da fumo.
"Ci è stato, inoltre, riferito - prosegue il comunicato del Sindacato - che il detenuto in argomento, oltre agli episodi descritti, continuerebbe a mettere in essere svariate condotte infrattive, sia a danno della sua persona (continui episodi autolesivi) che contro gli altri reclusi, creando nocumento all’ordine ed alla sicurezza dell’Istituto, in maniera pressoché costante. In virtù di quanto sopra enarrato, non si capisce perché non si dia seguito alla circolare GDAP 10/10/2018.0316870.U del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, trasferendo il detenuto presso altro istituto. Non possiamo tollerare l’atteggiamento evasivo dell’Amministrazione penitenziaria che continua a scaricare le sue colpe e la sua inconcludenza sul personale in divisa, unica vittima sacrificale del fallimento delle politiche carcerarie del dopo sentenza “Torregiani”, perdurando il quale saremo costretti a far seguire ulteriori iniziative, con relativa ed ampia partecipazione della stampa e dei mezzi d’informazione Radio-Televisivi, per la tutela della salute e dei diritti contrattualmente riconosciuti al personale di Polizia Penitenziaria." - Il Segretario Regionale Gianluca Giliberti
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