Al Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie di Parma la tradizionale benedizione degli animali. La celebrazione in occasione della ricorrenza di Sant’Antonio Abate.
Parma -
Anche quest’anno, come di consueto, al Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie dell’Università di Parma è stata celebrata la benedizione degli animali, un’antica tradizione del mondo contadino legata alla ricorrenza di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali.
La celebrazione, introdotta dai saluti del Direttore del Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie Giacomo Gnudi, è stata presieduta dal Cappellano dell’Università don Umberto Cocconi, alla presenza tra gli altri di Cecilia Quintavalla, Direttrice Sanitaria dell'Ospedale Veterinario Universitario Didattico - OVUD.
Al termine della cerimonia si è svolta la benedizione degli animali ospitati nelle stalle del Dipartimento, ai quali si sono aggiunti quelli di tanti parmigiani intervenuti con i loro animali domestici.
Foto a cura di Francesca Bocchia
Il cucciolone era stato rubato a gennaio di quest'anno dal giardino di una villetta di Medicina, nel bolognese. È stato recuperato mentre vagava sfinito sotto il temporale tra Baricella e Minerbio. Rintracciata la famiglia grazie al microchip.
BOLOGNA –
Una storia a lieto fine che riaccende la speranza in tutti colori che hanno smarrito o si sono visti portare via il proprio amico a quattro zampe quella che arriva da Medicina, in provincia di Bologna.
Protagonista un simpatico cucciolone di labrador dal mantello nero che era stato portato via alla sua famiglia nello scorso mese di gennaio. I malviventi si erano introdotti nel giardino della villetta dei proprietari tagliando la rete e si erano impossessati del cane, con l'idea, probabilmente, di rivenderlo su internet. Qualcosa, però, deve essere andato storto, perché, sette mese dopo i "rapitori" hanno abbandonato il cucciolone tra Baricella e Minerbio, sotto a una pioggia scrosciante.
Per fortuna, i carabinieri del radiomobile di Molinella lo intercettano mentre, debilitato e spaventato, sta vagando sulla carreggiata, rischiando di essere investito, considerate anche le condizioni di scarsa visibilità. Impossibile dire da quanto tempo il cane si stesse aggirando senza meta.
Grazie all'aiuto dei volontari del canile di Calderara, il cane viene prelevato e messo in salvo. Nel frattempo, gli vengono prestate le prime cure e viene rifocillato. Si verifica la presenza del microchip e l'esito è positivo. Viene quindi rintracciata la famiglia. La proprietaria non crede alle sue orecchie e, felicissima, si precipita incredula a riabbracciare il suo cucciolone che, probabilmente, dava perduto per sempre.
Una storia con un lieto fine, per fortuna. Ma chissà se quegli occhi dolci e scuri potessero parlare che cosa potrebbero raccontare di questi sette mesi trascorsi lontano da casa.
Al Dipartimento di Scienze medico-veterinarie dell'Università di Parma, la tradizionale benedizione degli animali in occasione della ricorrenza di Sant'Antonio Abate. Foto di Francesca Bocchia.
Parma, 17 gennaio 2018
Anche quest'anno, come di consueto, al Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie dell'Università di Parma è stata celebrata la benedizione degli animali, un'antica tradizione del mondo contadino legata alla ricorrenza di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali.
La celebrazione, introdotta dai saluti del Vice Direttore del Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie prof. Franco Brindani, è stata tenuta da fra Francesco Ravaioli, collaboratore dell'Ufficio Pastorale Universitaria. Presente all'evento anche la prof.ssa Sara Rainieri, Pro Rettore con delega per la Didattica e servizi agli studenti.
Al termine della cerimonia si è svolta la benedizione degli animali ospitati nelle stalle del Dipartimento (cavalli, vacche e altri animali), ai quali si sono aggiunti quelli di tanti cittadini intervenuti con i loro animali domestici.
Gli uomini dell'Arma hanno fermato una Ford Mondeo con targa ceca e nel bagagliaio hanno trovato i cagnolini, tutti di poche settimane e tenuti in condizioni pietose. Nei guai l'autista 52 enne. I cuccioli sono stati affidati ad alcune strutture sanitarie.
Reggio Emilia, 14 novembre 2017
Un controllo di routine, avvenuto lunedì sera attorno alle 19.30 in via Martiri di Piazza Tien An Men, a Reggio Emilia, ha consentito ai Carabinieri di mettere in salvo ventiquattro cuccioli di cane, probabilmente destinati al mercato nero dei cani di razza.
Dopo aver intimato l'alt a una Ford Mondeo con targa ceca, gli uomini dell'Arma hanno sentito un odore molto forte e hanno intimato al conducente, un 52 enne pure di nazionalità ceca, di aprire il bagagliaio. Lì, la scoperta. In condizioni pietose, nascosti dentro a scatoloni fatiscenti e sporchi dei loro stessi escrementi, c'erano ben ventiquattro cuccioli tra maltesi, volpini di Pomerania, carlini e buldog francesi. Tutti cani delle razze più richieste, nati da pochissime settimane e ovviamente sprovvisti di microchip e documentazione sanitaria.
I piccoli sono stati posti sotto sequestro e affidati a strutture veterinarie per accertarsi delle loro condizioni di salute. I carabinieri hanno invece denunciato l'automobilista, che dovrà rispondere di maltrattamento di animali, introduzione illecita in Itaia di animali da compagnia, con l'aggravante, per alcuni cuccioli, dell'età, inferiore alle dodici settimane di vita previste dalla legge.
Ricordiamo che, sebbene il cucciolo di razza "scontato" rispetto ai prezzi richiesti da allevamenti legali e certificati, sembri un affare, acquistandone uno di dubbia provenienza si alimentano traffici illeciti dietro ai quali c'è la sofferenza di migliaia di animali, cuccioli spesso strappati troppo presto alle madri e malati, perché non allattati adeguatamente o vaccinati, sottoposti a viaggi lunghi ed estenuanti.
Ricordiamo anche che il regalo più bello che si possa fare a un cane, e a voi stessi, è adottarlo da un canile, dove sono migliaia i quattro zampe che aspettano una famiglia. E se proprio si desidera una determinata razza, rivolgetevi ad allevatori seri e competenti. Il cucciolo deve avere almeno tre mesi di età, essere provvisto di pedigree e del libretto sanitario che certifichi la data di nascita e le eventuali profilassi. I genitori devono essere visibili, così come la struttura esistente. Diffidate dagli annunci di vendita di cani di razza su internet offerti a prezzi stracciati.
Dal 2 settembre, il documento di accompagnamento va compilato online. Lo prevede il decreto del ministero della Salute del 28 giugno 2016
Nuove regole in arrivo per chi trasporta animali da allevamento. Dal 2 settembre, il documento che accompagna gli animali nei loro spostamenti dovrà essere compilato solo in formato elettronico. Come previsto dal decreto del ministero della Salute del 28 giugno 2016, dunque, il "modello IV", per gli addetti ai lavori meglio noto come "modello rosa" diventa informatizzato.
COME FUNZIONA IL NUOVO SISTEMA Innanzitutto, è necessario che i capi di bestiame siano registrati nella Banca dati nazionale, perché è da lì che si recuperano gli elementi per compilare il modello. Se lo spostamento dei capi allevati è verso i macelli, la compilazione deve essere fatta dal solo allevatore, in quanto non occorre l'autorizzazione del Servizio veterinario AUSL. Se invece gli animali vengono spostati verso un'altra stalla, o verso pascoli e stalle di sosta - le cosiddette movimentazioni "da vita" - occorre l'autorizzazione dell'AUSL, chiamata a validare il modello online già compilato dall'allevatore.
LA COMPILAZIONE ONLINE L'allevatore che intende compilare il "modello IV" in autonomia deve avere la smart card ed essere registrato alla Banca dati nazionale (per info su come ottenerla è attivo un help desk telefonico al numero verde 800 08 22 80 che risponderà dal lunedì a venerdì dalle 8 alle 20). Per la compilazione, l'allevatore può anche rivolgersi – previo pagamento del corrispettivo - in primo luogo a organizzazioni professionali e a veterinari aziendali riconosciuti, oppure anche ai servizi veterinari dell'AUSL. Informazioni su sedi e orari di apertura dei servizi dell'AUSL di Parma sono disponibili nel sito www.ausl.pr.it
I DOCUMENTI Nel momento in cui i capi devono essere caricati sui mezzi di trasporto, al posto delle quattro copie cartacee in cui veniva prodotto il "modello IV", dal 2 settembre ne viene stampata e sottoscritta una sola copia, composta di sei fogli, che accompagna gli animali durante il trasporto e che viene consegnata al destinatario (macello o stalla), che provvede ad archiviarla.
E IN CASO DI VARIAZIONI? Se si rende necessario apportare delle modifiche rispetto a quanto inserito online, nell'immediato, sul documento cartaceo, è possibile inserire le variazioni, che andranno però registrate online entro 7 giorni.
COS'È IL MODELLO IV E' il documento che certifica i movimenti dei capi allevati e contiene le informazioni di identificazione (parte A), le dichiarazioni per il macello riguardo ai trattamenti farmacologici o con sostanze vietate (parte B), la destinazione (parte C), i dati del trasportatore (parte D) e l'attestazione sanitaria del veterinario ufficiale relativa allo stato sanitario dell'allevamento e dei capi (parte E). Fino a ora doveva essere sempre compilato in almeno 4 copie (stalla di partenza, Asl di partenza, ditta di arrivo, Asl di arrivo). Dal 2 settembre, con la compilazione online verrà stampato in una sola copia, composta di sei fogli.
Si scarica gratuitamente dai principali store, funziona sia con il sistema iOS che con Android e consente sia di essere informati sulla presenza di bocconi avvelenati, ma anche di persone sospette, animali vaganti, risse, rifiuti abbandonati, sia di inviare la propria segnalazione anonima e allertare gli altri utenti.
Di Manuela Fiorini
"Carne trita con veleno rosso x topi + chiodi" è l'ultima segnalazione, di sabato 25 marzo, fatta da un utente di Parma che allerta su bocconi avvelenati trovati in piazzale Lubiana. Una delle tante, visibile sulla pagina Facebook della Comunità per Animali di Shally App.
Oltre 23.500 segnalazioni di cani avvelenati nel 2016, con un incremento di 5700 rispetto all'anno precedente. Randagi che "davano fastidio", ma anche cani di proprietà che durante una passeggiata hanno trovato un boccone avvelenato e ne sono rimasti vittime, con grande dolore di chi li considera veri e propri membri della famiglia. Di come intervenire e come denunciare ne abbiamo parlato in un recente articolo.
Un ulteriore aiuto arriva dalla tecnologia. Disponibile sui principali store per iOS e Android c'è Shelly, un'APP che consente di segnalare e di ricevere la segnalazione di bocconi avvelenati e di segnalarne a propria volta, in maniera rigorosamente anonima, la presenza.
All'APP si accede registrandosi e creando un proprio profilo. Attraverso la geolocalizzazione, viene visualizzata la zona in cui ci si trova con le eventuali segnalazioni. Si può zoomnare e spostarsi a piacimento sulla mappa per monitorare le segnalazioni attive in zone diverse dalla propria.
Ogni utente può inserire, poi, una o più sentinelle, cioè dei punti di interesse monitorabili (casa, ufficio, scuola, parco ecc) semplicemente inserendo l'indirizzo. Il primo è gratuito, gli altri hanno un costo di € 0,99, ma il punto gratuito può essere modificato senza costi aggiuntivi.
Attraverso l'icona con il logo di Shelly, che si trova in basso a destra, si apre il menù delle segnalazioni, che sono rigorosamente anonime. Si possono scegliere 12 diverse tipologie, tutte facilmente identificabili attraverso le icone. Oltre alla presenza di bocconi avvelenati, infatti, si può anche segnalare un animale vagante, ma anche atti vandalici, truffe, incendi, scippi, furti e rapine, bullismo, mezzi e persone sospette, risse, persone moleste e rifiuti abbandonati.
Una volta confermata la segnalazione, l'APP invierà una notifica agli utenti registrati nell'area di 1,5 km e a coloro che hanno posizionato nella zona una Sentinella. Le segnalazioni rimangono visibili alla Community sulla mappa per un tempo limitato in base alla tipologia. L'APP include anche una piccola guida sull'utilizzo e una breve descrizione delle segnalazioni.
INFO
Shelly si può scaricare gratuitamente dai principali Store. Disponibile per iOS e Android
www.shellyapp.co/animals
www.facebook.com/bocconiavvelenati
La signora ha lasciato un quinto del suo patrimonio al canile gattile intercomunale di Modena per la cura e il mantenimento della struttura e degli animali. Sì unanime del Consiglio alla delibera di accettazione presentata dall'assessore Giacobazzi.
Modena, 17 febbraio 2017
Un grande gesto di generosità e amore verso gli animali, quello di Floriana Barbieri, venuta a mancare a 71 anni, nel novembre del 2015. La signora ha lasciato un quinto del suo patrimonio, il cui valore complessivo è stimato in circa 500 mila euro, al canile gattile intercomunale di Modena per la cura e il mantenimento della struttura e degli animali in essa ricoverati.
Ieri, è arrivato l'ok della Giunta e il Consiglio comunale ha confermato con voto unanime, l'accettazione con beneficio d'inventario dell'eredità della signora. La delibera è stata illustrata dall'assessore al Patrimonio Gabriele Giacobazzi che ha presentato il contenuto del testamento olografo. La signora Barbieri ha scelto di sostenere con la propria eredità oltre ai gatti del Canile gattile intercomunale di Modena, anche la Lav Antivivisezione (dipartimento di Modena), l'onlus Wwf e l'Airc per la ricerca contro il cancro.
Un quinto del patrimonio è infine destinata a un suo affittuario nominato anche esecutore testamentario. Il patrimonio della defunta consiste in beni mobili e immobili. La destinazione della quota spettante al Comune, al gattile o al canile e per quale impiego, è ancora in via di definizione e dipenderà dall'entità effettiva del lascito.
Tutti gli animali in cerca di adozione sulla pagina Facebook del Canile di Modena.
Il prossimo 2 febbraio il Ministero dell'Ambiente e i rappresentanti regionali voteranno in maniera definitiva il piano già approvato dalla Conferenza Stato-Regioni che prevede anche un abbattimento controllato dei lupi. Ma le associazioni di tutela degli animali non ci stanno e si appellano al presidente del Consiglio Gentiloni. L'etologo Roberto Marchesini: "Il Piano Lupo si presenta insensato dal punto di vista etnografico perché è impossibile attuare una caccia selettiva nei confronti del lupo analoga a quella di animali erbivori".
Di Manuela Fiorini
30 gennaio 2017
Non c'è pace per il lupo. Mentre si moltiplicano in Italia i casi di uccisioni indiscriminate e bracconaggio, appena un paio di giorni fa la Conferenza Stato Regioni ha dato il primo via libera a un piano che prevede, tra le misure di contrasto, anche un abbattimento selettivo pari al 5% degli esemplari presenti sul territorio nazionale. Insomma, da specie tutelata per ben 46 anni, i lupi potrebbero non passarsela più molto bene se il provvedimento verrà approvato anche dal Ministero dell'Ambiente e dai rappresentanti delle giunte regionali, il prossimo 2 febbraio. A fare approntare il provvedimento, che prevede, tra le altre cose anche recinti elettrificati, procedure più rapide per i rimborsi agli allevatori e la lotta agli incroci tra cani e lupi, sarebbero state le proteste degli allevatori, che hanno visto greggi e mandrie attaccate da questi canidi.
Il Ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha difeso la misura. "Il problema del lupo è ormai evidente. In certe zone la sua presenza è diventata un rischio per le attività agricole, ci sono attività che chiudono per la presenza di questi animali. Per questo ho messo intorno ad un tavolo settanta esperti, per affrontare la questione in modo scientifico". Per Galletti, l'abbattimento di un massimo del 5% degli esemplari "non mette a rischio la presenza del lupo in Italia. Se non facciamo questo, il bracconaggio diventerà lo strumento di tutela degli agricoltori. E allora davvero la sopravvivenza del lupo sarà a rischio".
Di diverso parere l'etologo e direttore di Siua – Istituto di Formazione Zooantropologica, Roberto Marchesini. "Le recenti dichiarazioni del Ministro dell'Ambiente", ha detto, "devono condurci a elaborare una riflessione sul ruolo centrale del lupo nella salvaguardia dell'ecosistema. Tantissimi studi dimostrano che la presenza del lupo è un fattore che determina l'equilibrio e il riequilibrio del territorio. Il Piano Lupo si presenta insensato dal punto di vista etnografico perché è impossibile attuare una caccia selettiva nei confronti del lupo analoga a quella di animali erbivori. Inoltre, compromette i miglioramenti che ci sono stati negli ultimi 46 anni rispetto alla tutela del lupo e quindi alla tutela dell'ambiente. Il lupo è, infatti, una specie di importanza fondamentale per tre ragioni: la prima riguarda la solidità ambientale dell'Appennino, un ambiente che richiede una forte stabilità. Se quest'ultima viene meno, il territorio diviene molto più vulnerabile rispetto a frane, slavine e dissesti idrogeologici. Optare per una logica di equilibrio ecologico di ambienti particolari, come può essere l'ambiente appenninico già martoriato da disboscamenti, sommovimenti tellurici e quant'altro, sarebbe centrale. In secondo luogo, il lupo contiene determinate specie: il suo abbattimento comporterà l'aumento di queste e si reputeranno necessarie altre misure di abbattimento. In questo modo, assecondiamo i dettati, gli interessi, di quella che è la lobby della caccia. L'affermazione, da parte di un Ministro dell'Ambiente, "se non facciamo questo (l'abbattimento), il bracconaggio diventerà lo strumento di tutela degli agricoltori", è inaccettabile". E prosegue: "Dovremmo, inoltre, riflettere sui provvedimenti del Ministero dell'Ambiente. Pensiamo al modo disastroso in cui sono state gestite la questione degli orsi in Trentino, la difesa del territorio e la difesa del patrimonio eco-sistemico d'Italia. Un tempo, gli allevatori e i contadini, si difendevano dal lupo in maniera molto semplice, attraverso cani come quelli della razza maremmana abruzzese, che hanno la capacità di mantenere il lupo nell'ambito silvestre. Del resto, il lupo è un animale particolarmente schivo che non entra mai in rotta di collisione con gli ambienti popolati dall'essere umano, se non in maniera saltuaria, e se accadesse, basterebbe lavorare con il maremmano abruzzese. In conclusione, ritengo l'accaduto una dimostrazione di scarsa cultura ecologica, di scarso rispetto per l'ambiente e di zero rispetto per gli animali".
Insorgono anche le associazioni che si occupano di tutela animale, tra cui Enpa, Lac, Lav, Lipu e Lndc, che si appellano al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. "Non sono possibili abbattimenti selettivi", sostengono le associazioni. "I comportamenti predatori potrebbero aggravarsi" come anche "le tensioni sociali, con la richiesta di nuovi e continui abbattimenti e una maggiore tolleranza verso atti di bracconaggio e di "giustizia" privata'".
Anche per il WWF il Piano Lupo è "un'arma di distrazione di massa, che risponde alle istanze delle parti più retrograde degli operatori del settore, indica una soluzione che non è solo estremamente pericolosa per una specie, che viene già colpita duramente ogni anno da bracconaggio e uccisioni accidentali, ma è del tutto inefficace e improduttiva per allevatori e pastori".
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