Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 37 13 settembre 2015
Cereali, una sorprendente stabilità. Crisi del latte prevedibile. Qualcuno già rimpiange le Quote Latte? Grandinate e danni nel modenese. Vino, l'Italia torna leader?
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SOMMARIO Anno 14 - n° 37 13 settembre 2015
1.1 editoriale La ripresa per i fondelli
3.1 cereali Commodities: sorprendente stabilità
4.1 Lattiero caseario Tutto fermo, tranne il latte
5.1 vendemmia Vino: Italia verso riconquista leadership mondiale
6.1 latte Crisi del latte: noi l'avevamo detto.
6.2 Olio extravergine Gli extravergine si sfideranno a Cape Town
6.3 maltempo Grandinata Modenese: i sindacati sollecitano aiuti per gli stagionali
7.1 protesta Agrinsieme: difendiamo la nostra zootecnia
7.2 grassi combustibili Uso dei grassi animali come combustibile: la Provincia di Parma chiarisce
8.1 zootecnia Trattori contro blindati. Gli effetti del libero mercato
9.1 promozioni "vino" e partners
Il mercato sta conservando una fase di stabilità alla quale da tempo gli operatori non erano abituati. Le variazioni e le attenzioni si concentrano prevalentemente sugli scostamenti valutari.
di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 11 settembre 2015 -
Le notizie diffuse dai vari istituti di analisi statistica confermano la consistenza di merce seppure ci si attendano valori di stock leggermente diversi da quelli dell'ultimo bollettino Usda di Agosto. Corn 40,90 milioni contro 43,51 e per quanto riguarda i semi di Soya 11,53 milioni contro i 12,79. Numeri che dovrebbero generare un effetto rialzista. Diverso il caso del Grano che invece dovrebbe rimanere nella zona neutrale se non addirittura con una leggera flessione negativa (23,62 contro 23,13).
In Europa, France Agrimer, nella giornata di giovedi scorso ha confermato i dati di produzione del Ministero dell'Agricoltura sui raccolti Francesi: produzione di grano a 40,7 contro 37,5 dello scorso anno, produzione di orzo a 12,4 contro 11,7 e la produzione di corn è stimata a 13,26 contro 17,95.
Confermate le perplessità relativamente al mercato del mais condizionato come è dalle potenziali turbative connesse alla qualità e alla quantità. Tale incertezza ha generato una forbice di prezzi molto elevata con un delta che nei casi estremi ha raggiunto i 30-35€ di differenziale tra prezzo minimo e prezzo massimo. Sulle piazze estere si assiste a prezzi significativamente superiori per il mais e per l'orzo. Nella giornata di giovedi scorso è stato trattato del mais a 188€ arrivo Lombardia (Ottobre - Marzo).
Segnali rialzisti per l'orzo, mentre il grano in questo momento pare essere il cereale a livello mondiale più frenato.
Calma piatta anche per le proteine con la farina di soya che ha replicato sostanzialmente i medesimi valori. 357 € partenza Ravenna sino al 31/12/15 mentre cala il primo semestre a 352 € sempre partenza Ravenna. L'unico prodotto proteico in tensione riguarda la farina di girasole proteico che quota 275€ base Ravenna.
Il mercato delle bioenergie si sta muovendo su Cruscami e su Mais dove però i venditori stanno assumendo un atteggiamento molto più rialzista.
Indicatori internazionali 11 settembre 2015
l'Indice dei noli è intanto sceso a 855 punti, il petrolio quota circa 44 dollari al barile e il cambio ruota attorno a 1,1196.
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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.
Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore.
Officina Commerciale Commodities srl - Milano
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Vendemmia di qualità: 47 milioni di ettolitri, +12% sul 2014 a livello nazionale. Domenico Zonin: l'annata metereologica ci consegna un'uva sana e abbondante, almeno rispetto alla media degli ultimi anni, e di qualità tra il buono e l'eccellente.
Erbusco (Franciacorta, BS), 11 settembre 2015
Una produzione di vino a livello nazionale stimata attorno a 47 milioni di ettolitri, il 12% in più rispetto ai 42 milioni diffusi dall'Istat per il 2014 (lo scorso anno si è avuta una produzione particolarmente scarsa). La cautela è sempre d'obbligo quando si parla di previsioni, tanto più se si considera che il clima del mese di settembre sarà decisivo nel determinare una buona o un'ottima vendemmia soprattutto per la qualità dei grandi rossi. Se tali dati fossero confermati, l'Italia riguadagnerebbe la leadership mondiale tra i paesi produttori, visto che la Francia prevede 46,5 milioni di ettolitri (-1% su base annua) e la Spagna circa 43 milioni (-3%)".
Questi i risultati principali della ricognizione operata tra la fine di agosto e la prima decade di settembre sul territorio nazionale da Ismea e Unione Italiana Vini con la collaborazione del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, presentati oggi in una conferenza stampa organizzata in Franciacorta presso l'Azienda Agricola Cà del Bosco.
"Anche quest'anno - spiega Ezio Castiglione, Presidente ISMEA - Unione Italiana Vini e Ismea consolidano il proprio impegno al servizio del mondo vitivinicolo proponendo queste elaborazioni come momento di sintesi e confronto istituzionale in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, con l'obiettivo di aiutare gli imprenditori nelle scelte aziendali cui sono chiamati con dati puntuali e interpretazioni oggettive".
"In sintesi possiamo dire che l'annata metereologica ci consegna un'uva sana e abbondante, almeno rispetto alla media degli ultimi anni, e di qualità tra il buono e l'eccellente - prosegue Domenico Zonin. Pur con tutte le cautele del caso perché siamo al 30% circa della raccolta e al termine della vendemmia manca ancora un mese, e consapevoli della variabilità tra zona e zona, la previsione di crescita del 12% rispetto al 2014 ed una ottima qualità media, motivano un nostro moderato ottimismo".
A livello territoriale si è assistito ad incrementi generalizzati in quasi tutte le regioni. Fanno eccezione Lombardia (-3%) e Toscana (0%), regioni che anche lo scorso anno sono risultate in controtendenza rispetto al resto d'Italia. Fuori dal coro anche la Calabria (-10%). Elemento che emerge con chiarezza è il ritorno a gradazioni considerate nella norma, dopo il calo dello scorso anno, ed un livello delle qualità che va dal buono all'ottimo, con punte di eccellenza in tutta la Penisola.
"Le stime formulate da ISMEA e UIV - ha spiegato Ezio Castiglione, Presidente ISMEA - sono frutto di un'accurata attività di ricognizione svolta nella prima decade di settembre attraverso una rete di rilevazione distribuita su tutto il territorio nazionale. Con gran parte delle uve precoci e delle basi spumante già in cantina e le indicazioni continuative su rese e raccolti, riteniamo di poter fornire un affidabile quadro predittivo sugli sviluppi quantitativi e qualitativi della campagna in corso. Se da un punto di vista strettamente produttivo le premesse per un'annata positiva ci sono tutte - ha aggiunto Castiglione - l'osservazione delle dinamiche del mercato invita alla prudenza. Il risultato vendemmiale di quest'anno si inserisce in una situazione piuttosto complessa, specie nel circuito dei vini comuni, soggetto alle forti pressioni della concorrenza spagnola. Lo scenario che si delinea è di un mercato a due velocità, con il segmento dei vini a denominazione capace di mantenere una buona remunerazione e di crescere sui mercati esteri e la fascia dei vini comuni in una condizione più critica, già penalizzata da importanti flessioni dei prezzi".
"La buona annata - conclude il Presidente Zonin - potrà avere ripercussioni positive anche sul mercato interno che soffre, ormai, da diversi anni. Siamo convinti che una rinnovata qualità dei vini sostenuta da politiche di prezzo adeguate, in un contesto economico che sta offrendo segnali ripetuti di lieve ripresa, contribuirà a riavvicinare il consumatore italiano ad un consumo più costante del nostro prodotto. Per raggiungere questi risultati è però necessario che la filiera condivida strategie sui prezzi capaci di garantire stabilità e prospettiva di medio-lungo periodo a chi opera sul mercato. Sono fiducioso sulla maturità raggiunta dalle filiere di territorio e sulla consapevolezza conquistata da un settore produttivo che sta mietendo da anni successi sui mercati internazionali".
(Fonte Ismea 11 novembre 2015)
Vincitori della medaglia d'oro nelle tre categorie previste, i Paesi del Sudamerica hanno dovuto tributare gli onori al Sudafrica: la nazione ospite di quest'anno della più importante competizione dedicata agli oli extravergine di oliva ha messo nel suo medagliere 5 delle 9 medaglie in palio e 9 Gran Menzioni su 12
Cape Town - Sudafrica, 11 settembre 2015. A vincere le medaglie d'oro messe in palio da Sol d'Oro Emisfero Sud svoltosi quest'anno in Sudafrica sono stati il Cile nella categoria fruttato leggero, l'Argentina per il fruttato medio e l'Uruguray per l'olio extravergine di oliva fruttato intenso.
Alle loro spalle, però, tra secondi e terzi posti i produttori oleicoli sudafricani hanno conquistato ben 5 medaglie su 9: una medaglia di bronzo nella categoria fruttato leggero, una medaglia d'argento e una di bronzo per il fruttato medio e un argento e un bronzo per l'olio fruttato intenso. A completare il risultato del Sudafrica, le Gran Menzioni di tre oli fruttati leggeri e di sei oli fruttati medi.
Segue nel medagliere il Cile, con anche una medaglia d'argento e due Gran Menzioni nella categoria fruttato leggero e una Gran Menzione per il fruttato medio.
Buona, secondo i giudici internazionali, la qualità espressa da tutti i produttori in concorso, che hanno saputo fronteggiare un'annata non facile a causa della prolungata siccità.
Si conclude con questi risultati la seconda edizione di Sol d'Oro Emisfero Sud, il concorso nato nel 2014 dallo sdoppiamento di Sol d'Oro per dare agli oli extravergine di oliva prodotti al di sotto dell'equatore e in contro stagione rispetto a quelli dei tradizionali Paesi produttori dell'emisfero nord la possibilità di essere valutati nel loro momento ottimale di freschezza.
Competizione itinerante nei Paesi produttori, Sol d'Oro Emisfero Sud organizzato da Veronafiere ha potuto contare in Sudafrica sulla collaborazione del Ministero dello Sviluppo Economico del turismo e agricoltura del Sudafrica, della Provincia di Western Cape e di Wesgro, l'ente ufficiale di promozione di turismo commercio e investimenti di Cape Town e Western Cape.
Alla cena di gala per la proclamazione dei vincitori, svoltasi ieri sera (10/9/2015 ndr) presso Casa Labia a Cape Town alla presenza del primo ministro della Provincia di Western Cape, Helen Zille, del ministro dello Sviluppo economico, turismo e agricoltura di Western Cape, Alan Winde, dell'amministratore delegato di Wesgro, Tim Harris, e del console italiano a Cape Town, Alfonso Tagliaferri, il vicepresidente vicario di Veronafiere Damiano Berzacola ha ricordato che «Veronafiere ha ideato Sol d'Oro come momento di confronto e miglioramento delle produzioni oleicole di tutto il mondo, che guardano da sempre all'Italia come esempio di qualità tecnologica e produttiva».
«Sono certo – ha concluso Berzacola - che questa edizione di Sol d'Oro Emisfero Sud abbia anche rappresentato un momento molto importante di conoscenza ed incontro, utile a rinsaldare e rinnovare i buoni rapporti di partnership esistenti tra Repubblica Sudafricana e Italia, tra i produttori di olio e vino locali e Veronafiere, Sol&Agrifood, Vinitaly ed Enolitech».
«Veronafiere – ha sottolineato Helen Zille, primo ministro di Western Cape – ha dimostrato di avere fiducia nello sviluppo dei nostri produttori di olio e di vino, dando loro aiuto e assistenza, permettendo loro di migliorare al punto da superare anche le produzioni dei Paesi dell'emisfero nord. Quello di Veronafiere – ha concluso – è un modo incoraggiante di promuovere la produzione agroalimentare, che si adatta perfettamente alla politica e ai progetti di Western Cape».
Elenco dei vincitori e delle Gran Menzioni per categoria
Categoria fruttato leggero
1 Terramater S.A., Petralia, Cile
2 Agricola Pobena S.A., Alonso olive oil ultra premium Frantoio, Cile
3 Rio Largo Olive Estate, Rio Largo, Sudafrica
Gran Menzioni
Agr. Y For. Don Rafael Lida, 8 Olivos Blend, Cile
Oakhurst Olives, Oakhurst Delicate, Sudafrica
Empresas Carozzi S.A., Carozzi Intense, Cile
Willow Creek Olive Estate, Willow Creek Director's Reserve, Sudafrica
Babylonstoren, Babylonstoren, Sudafrica
Categoria fruttato medio
1 Miditerra S.A., Miditerra Grand, Argentina
2 Baleia Wines, Baleia Olives & Oil, Sudafrica
3 Adamskloof, Adamskloof, Sudafrica
Gran Menzioni
Morgenster, Morgenster Extra Virgin Olive Oil, Sudafrica
Porterville Olives (Pty) Ltd, Andante Intenso, Sudafrica
Tokara, Tokara Premium, Sudafrica
Chaloner SACC, Chaloner Mountain Extra Virgin Olive Oil, Sudafrica
Olivares de Quepu SA, 1492 Picual, Cile
Homegrown Farms Cc, Prince Albert EVOO - Karoo Blend, Sudafrica
P.C. Coetsee t/a Marbrin Farms, Marbrin Olive Growers Directors Reserve, Sudafrica
Categoria fruttato intenso
1 Agroland SA, Colina de Garzón Trivarietal, Uruguay
2 Wildekrans, Wildekrans Keerweer Extra Virgin Olive Oil, Sudafrica
3 Gabriëlskloof, Gabriëlskloof, Sudafrica
Legenda: Azienda, nome dell'etichetta del prodotto, Paese di provenienza.
Il mercato detta legge. Agricoltori e allevatori europei manifestano, anche con violenza, a Bruxelles. Gli effetti negativi della fine del regime delle quote latte si sono manifestati molto prima dell'immaginabile. Ma era un destino segnato e qualcuno dovrà pagarne le conseguenze. Gli allevatori hanno già dato.
di Lamberto Colla 13 settembre 2015 -
Non poteva che finire così: trattori che sfidano i blindati davanti alla Commissione dell'UE a Bruxelles.
A pochi mesi dalla tanto auspicata liberazione dal regime delle quote latte ecco che ci si rende conto della voracità del mercato libero e competitivo. Ed allora gli animi si infiammano e la protesta si trasforma in scontro come documenta il servizio della Tv Belga RTBF.
A nemmeno 4 mesi di distanza dalla liberalizzazione del mercato del latte il prezzo alla stalla crolla per effetto, prevalentemente, dell'eccesso di offerta rispetto alla domanda e, per di più, si allarga ancor più la forbice tra prezzo alla stalla (0,35€/litro) e prezzo al consumo (1,45€/litro) a confermare, se mai ce ne fosse stato ancora bisogna, della stragrande forza dell'industria di trasformazione e della distribuzione rispetto al settore primario.
La cosa era ben più che prevedibile, era una certezza ma nessuno di coloro che avrebbero avuto il compito di governare e di quelli invece che avrebbero avuto il compito di negoziare le politiche agricole (Organizzazioni professionali Agricole) hanno fatto qualcosa nella speranza, forse, di liberarsi una volta per tutte del peso delle quote latte.
Le regole del mercato sono ferree, se i consumi stagnano e l'offerta cresce è inevitabile che il prezzo scenda.
Ma si sa i furbetti ci sono da tutte le parti e in tutti i paesi dell'UE.
Così, se l'Italia è riuscita a ingarbugliarsi sin dalle origini con la gestione delle quote latte (dal bacino unico alla prima supermulta dell'equivalente di 2 miliardi di euro (1994) pagata dai contribuenti e non dai singoli splafonatori, come avrebbe dovuto essere, alla rivolta dei Cobas latte che inneggiavano alla libertà sacrosanta di produrre, in barba a ogni regola scorrazzando liberamente, a suon di ricorsi ai TAR, nelle praterie del latte infischiandosene delle maggiori produzioni e del prelievo supplementare orientandosi invece a investire, in tecnologie e nuove mandrie, quelle risorse che invece gli altri (95% degli allevatori) dovevano investire nell'acquisto o affitto delle "quote" (di fatto una licenza a produrre latte) o per pagare le multe annualmente conteggiate (più male che bene) dall'Aima e dall'Agea relativamente ai quantitativi prodotti oltre il limite assegnato annualmente a ciascuna stalla.
Per l'Italia, a dire il vero, il problema nacque molti anni prima delle quote latte, sin dagli anni settanta quando la CEE sanzionò il Bel Paese applicando i "Montanti Compensativi", obbligandoci perciò a importare latte dalla Germania (sempre loro) compensando gli effetti dovuti all'alto differenziale di svalutazione tra le due monete sovrane. Una concessione che ha condotto a ridurre la produzione nazionale, a favore di quella tedesca, ben al di sotto della soglia di autoapprovvigionamento lattiero italiano (attualmente intorno al 70%). Così, nel 1983, anno nel quale si congelarono le produzioni per dare vita al regime delle quote latte l'Italia si è trovata a poter produrre molto meno di quanto fosse la domanda interna.
E poi si arrivò all'allargamento dei confini Ue con l'ingresso dei forti produttori di latte dell'Est che non vedevano l'ora di esportare in Europa, per di più in mercato protetto.
Infine, ma non da ultimo, con l'approssimarsi della fine del regime ecco che quasi tutti, tranne l'Italia che invece doveva fare i conti con le multe e di tutta quella quota di latte destinata ai formaggi DOP già contingentata per la difficoltà di trovare nuovi canali distributivi, hanno cominciato a aumentare le produzioni nella speranza di avvantaggiarsene una volta liberi dal vincolo delle quote. Un'euforia che si è scatenata poi dal primo maggio 2015 quando "finalmente" sono state abbattute le barriere.
Poco più di 90 giorni e la rabbia è già salita dalle stalle alle stelle almeno osservando la protesta di lunedi 7 settembre. Trattori contro blindati. Avrebbero dovuto fare a testate contro i blindati e allora sì che l'avrebbero avuta vinta.
O si torna a un regime protetto o la china sarà dura da risalire come avevamo anticipato i giorni scorsi.
A dire il vero avevamo anche anticipato le furberie dei francesi , tedeschi e irlandesi, eccetera, e che sarebbero stati sufficienti pochi mesi perché il bubbone esplodesse. Ma mai avremmo pensato, così pochi mesi.
Il 5 aprile scorso scrivevamo che "Ancora pochi mesi e la fragilità del nostro sistema lattiero caseario si manifesterà con violenza a meno di un miracolo o che si faccia finalmente squadra coinvolgendo tutti, nessuno escluso, industriali compresi ovviamente.
Sarà invece più facile trovare da leggere nostalgiche poesie sui bei tempi delle vituperate quote latte."
Una questione che era nota da tempo tant'è che venne aperto un dossier sul latte, chiuso solo il 14 luglio 2014 nel quale si respingevano specifiche richieste dei paesi germanocentrici (oltre a Germania quindi Olanda, Polonia, Austria, Danimarca e Belgio) i quali chiedevano di modificare il tenore in grasso per eludere il pagamento delle multe latte avendo essi stessi "notevolmente aumentato le proprie produzioni di latte proprio allo scopo di godere di un "vantaggio competitivo" in occasione delle nuove misure di intervento sul latte che verranno adottate a partire dalla campagna lattiera 2015-2016".
Ogni Paese perciò ha messo del proprio per arrivare a questa ulteriore crisi del latte.
Ma quello che più sconcerta è l'atteggiamento delle Organizzazioni Sindacali Agricole che, sulla questione "latte", hanno sempre assunto una posizione ambigua forse per timore di qualche ritorsione da parte governativa o industriale.
Che non ci sia qualche scheletro nell'armadio!
Il Festival del Pomodoro, dal 2 al 4 ottobre, riempirà le vie e le piazze di Piacenza. Tre giorni di eventi, degustazioni, convegni e spettacoli dedicati al pomodoro del Nord, un distretto da oltre 2,3 milioni di tonnellate l'anno di materia prima. -
Piacenza, 9 settembre 2015 -
È il pomodoro il grande protagonista di OroRosso, che dal 2 al 4 ottobre 2015, riempirà le vie e le piazze di Piacenza di spettacoli, incontri, ospiti speciali e iniziative golose per celebrare l'eccellenza dell'ingrediente principe della dieta mediterranea. L'Italia del resto è la regina del pomodoro in Europa, dove oltre la metà del prodotto è made in Italy, e uno dei più grandi produttori mondiali con oltre 2,3 milioni di tonnellate l'anno di materia prima.
Il Pomodoro del Nord Italia
In passerella non un pomodoro qualunque, ma quello del Nord Italia, che raccoglie nel distretto tra Piacenza, Parma, Cremona, Mantova, Ferrara, Lodi, Alessandria e Pavia il centro nevralgico della produzione di pomodoro per polpe, passate e altri prodotti per l'industria e per il grande mercato italiano e mondiale. Un sistema d'eccellenza che produce e lavora in questo territorio oltre il 50% del pomodoro italiano e che si sviluppa in una rete di circa 50 tra imprese di trasformazione e organizzazioni di produttori, connessi tra loro, dalla raccolta della materia prima nei campi al prodotto finito negli impianti.
Un weekend di divertimento non-stop
Per festeggiare questo primato, OroRosso, promosso dal Comune e la Camera di Commercio di Piacenza e dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, colora il centro storico di Piacenza con tutte le sfumature del colore della passione. Un viaggio nelle meraviglie del pomodoro attraverso decine di appuntamenti aperti al pubblico in un weekend di divertimento non-stop.
Protagonisti del festival saranno chef stellati con showcooking che attraversano le mille declinazioni del pomodoro in cucina (dalla bruschetta al bloody mary passando, naturalmente, per la pizza e la pasta, in un "matrimonio" celebrato ad hoc); i ristoranti, che per l'occasione proporranno solo menu in rosso per l'intera durata della festa; gli operatori del settore, che sveleranno i segreti della coltivazione e il fascino dei vari processi di trasformazione, dal campo alla tavola; i bambini con laboratori didattici per imparare le proprietà dell'ortaggio in modo divertente, ad esempio dipingendo con il succo di pomodoro o imparando attraverso il gioco tutti i suoi benefici.
Ma al centro di tutto saranno soprattutto i visitatori comuni che potranno partecipare gratuitamente a decine di eventi in città e assistere agli spettacoli con parate in costume, show di cucina, degustazioni, mostre, artisti di strada, attori e personalità dello spettacolo.
È il caso, ad esempio, del "Pomodoro alla sbarra", un divertente talk show sotto forma di processo in cui un avvocato difensore tesse le lodi del pomodoro - in particolare quello del Nord - mentre un pubblico ministero conduce l'"accusa", tirando in ballo le proprietà nutritive, il ruolo nella dieta, il suo impiego in alcune delle ricette più amate della tradizione italiana. Oppure la "Disfida della pizza", un match a colpi di mattarello tra la pizza napoletana, le sue varianti italiane e quella americana.
L'intera città si trasformerà per tre giorni in una vera e propria capitale del pomodoro. Perfino le sue piazze "cambieranno nome" in omaggio all'ortaggio più amato del mondo: Piazza Duomo diventa la Piazza della Pizza, dove per tre giorni verranno sfornate in continuazione pizze di ogni genere e stile, spaziando con le combinazioni di ingredienti tra le classiche e le più originali; Piazza Plebiscito diventa la Piazza della Bruschetta - Tomato Street Food, dove la classica bruschetta mediterranea con il pomodoro a pezzisarà solo una delle golosità disponibili, con un occhio al cibo da strada e alle varie sfiziosità da passeggio rigorosamente a base di pomodoro.
Per le vie del centro ci si potrà imbattere in una grande infiorata di 80 mq che riproduce con i fiori rossi un enorme pomodoro, ma anche in una coreografica riproduzione in oltre 50 mq dell'Italia in miniatura, dove grandi pomodori segnalano le più importanti aree geografiche del Paese dedicate alla produzione, la raccolta e la trasformazione del prodotto.
Ma accanto agli spettacoli votati all'animazione e al divertimento, si susseguiranno anche laboratori di cucina, lectio magistalis tenute da massimi esperti dell'argomento in ambito nazionale e anche un convegno scientifico sui benefici del pomodoro con il parere di nutrizionisti, oncologi e pediatri sugli effetti positivi del pomodoro nella dieta quotidiana.
Costante sarà inoltre il riferimento all'andamento economico del mercato del pomodoro in Italia. Solo nel 2014, infatti, il distretto del pomodoro del Nord ha coperto quasi 36mila ettari di terreno coltivato, generando un valore di circa 200 milioni di euro.
Tutte le informazioni sull'evento, organizzato da Sgp, sono su www.ororosso.net.
Dopo i recenti incontri con gli operatori commerciali di Canada e Stati Uniti, l'agroalimentare reggiano guarda verso l'Asia per incrementare il flusso di esportazioni. -
Reggio Emilia, 8 settembre 2015 -
Il 9 e il 10 settembre per iniziativa della Camera di Commercio di Reggio Emilia saranno nella nostra città due delegazioni di operatori economici provenienti da Cina e Giappone, Paesi che, insieme, valgono quasi 325 milioni di esportazioni per il tessuto imprenditoriale della nostra provincia.
Al centro dei confronti (che coinvolgono 13 aziende reggiane) saranno, anche in questo caso, i prodotti agroalimentari, che puntano a cogliere la nuova attenzione che Cina e Giappone stanno riservando alle eccellenze italiane e locali (Parmigiano Reggiano, Lambrusco e Aceto Balsamico in testa).
"Stiamo parlando di due Paesi - sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi - ai quali le nostre imprese e il nostro territorio sono legati da consolidati rapporti commerciali, ma anche da quella vita quotidiana che nella nostra città e nella nostra provincia vede camminare fianco a fianco i reggiani e migliaia persone provenienti da queste nazioni, e in special modo dalla Cina".
"Basti pensare, a questo proposito - spiega Landi - che le imprese che operano nel nostro territorio e che sono state create da cittadini provenienti dalla Cina sono ben 1.440, e se a questo dato aggiungiamo il fatto che nella nostra provincia sono presenti imprenditori di ben 128 etnie diverse, diventa molto evidente quanto il nostro territorio sia non solo ospitale, ma aperto a quegli scambi internazionali che sostengono fortemente la sua economia".
"Di fronte a questi dati e a queste relazioni - conclude il Presidente della Camera di Commercio - siamo a maggior ragione soddisfatti di avere con noi gli operatori economici provenienti da Cina e Giappone, il cui interesse si concentra su prodotti che ci stanno particolarmente a cuore, perché esplicitamente parlano delle tante eccellenze che questo territorio sa generare".
(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)
Da mercoledì 9 a lunedì 14 settembre 2015, dieci imprese reggiane saranno protagoniste delle animazioni nello spazio "Piazzetta" in dotazione alla Regione Emilia-Romagna. -
Reggio Emilia, 7 settembre 2015 -
Sono dieci le imprese reggiane che, nell'ambito del progetto "Saperi e Sapori della Via AEmilia" promosso da Unioncamere Emilia Romagna e con il sostegno della Camera di Commercio di Reggio Emilia, da mercoledì 9 a lunedì 14 settembre 2015, saranno protagoniste delle animazioni nello spazio "Piazzetta" in dotazione alla Regione Emilia-Romagna, collocato a circa 50 metri di distanza dal Padiglione Italia.
Le imprese reggiane saranno inserite in un palinsesto di eventi promozionali ed attrattivi che consentiranno di sottolineare in modo particolare il legame tra prodotti, territorio emiliano romagnolo e turismo, valorizzando il marketing territoriale quale brand attrattivo per identificare le produzioni di qualità: sarà infatti la Via AEmilia l'ideale filo conduttore nella promozione dei prodotti e degli elementi culturali e sociali.
Le imprese, protagoniste assolute e parte integrante del proprio territorio, avranno modo di presentare i propri prodotti e raccontarsi al pubblico attraverso un approccio narrativo e con l'ausilio di un esperto animatore "cantore".
La presenza del sistema camerale nella Piazzetta viene condivisa con il Consorzio del Parmigiano-Reggiano.
Sul palcoscenico della Piazzetta ad Expo si alterneranno, nel corso dei 6 giorni, aziende agro-alimentari di qualità, Consorzi di tutela e Valorizzazione, APT Servizi e altri soggetti in grado di stimolare curiosità ed interesse verso il territorio emiliano-romagnolo, che grazie alle sue imprese propone anche 83 pacchetti turistici sull'enogastronomia di qualità, frutto del progetto cui nel 2014 hanno aderito anche tante imprese reggiane.
Il nutrito programma di eventi dal 9 al 14 settembre, comprende momenti informativi dedicati alle imprese emiliano-romagnole partecipanti e momenti di spettacolarizzazioni-animazioni.
E' in quest'ambito che il Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano, con il quale il Progetto è condiviso, presenterà "Qui la meraviglia prende forma. Viaggio nel mondo del Parmigiano Reggiano", unitamente alla nuova audioguida (un'App facilmente scaricabile) "Pianeta Parmigiano Reggiano – il racconto della distintività", con la quale si raccontano i piaceri del Parmigiano Reggiano, immagini, profumi e sapori che rivelano la ricchezza e le caratteristiche di questo formaggio.
In programma, sempre a cura del Consorzio del Parmigiano Reggiano, anche il gioco "Spakka il kilo", che consiste nell'indovinare il peso dello spicchio di parmigiano reggiano messo in palio.
Le imprese reggiane che parteciperanno agli eventi sono: Armonie Alimentari Srl, Azienda Agricola Pignagnoli Paola, B&P Group Srl, Cooperativa Sociale San Gaetano, Fattoria Fiori di Fiori Pier Paolo, Il Borgo del Balsamico Sas, Industria Molitoria Denti Srl, La Dispensa di Matilde (Rete di Imprese), Reggiana Gourmet Srl, Solimè srl.
UNO SPAZIO SPECIFICO PER IL "MATILDE DI CANOSSA – TERRE DI LAMBRUSCO"
E nella passerella mondiale rappresentata da Expo non mancherà, tra i prodotti di eccellenza del territorio emiliano, il Lambrusco: anche il Concorso Enologico "Matilde di Canossa – Terre di Lambrusco", promosso dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia, sarà infatti presente nello spazio "Piazzetta" con momenti promozionali dedicati ai vini selezionati dalla sesta edizione della manifestazione e con la divulgazione della Guida Terre di Lambrusco 2015.
(Fonte: dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 36 06 settembre 2015 - Cereali potenzialmente verso la stabilità. Previsioni non confortanti per il settore lattiero caseario. Rischio maltempo per le ultime vendemmie e per il mais. Nasce il colosso del pomodoro.
(in allegato il formato pdf scaricabile)
1.1 editoriale Apocalisse
3.1 cereali Commodities: verso la stabilità ma alcune nubi potrebbero oscurare nuovamente il cielo
4.1 cereali Materie prime. La tempesta sta passando
5.1 Lattiero caseario Latte spot in altalena. Cede un euro.
6.1 eventi Prosciutto in vigna 2015
7.1 frodi latte NAS Cremona, bloccato un vasto traffico di farmaci utili a aumentare la produzione lattiera.
7.2 mercato del latte Latte, prezzi in depressione. Le previsioni non sono confortanti per i prossimi mesi
7.3 meteo e raccolti Rischio maltempo
8.1 lavoro Caporalato, misure severe per gli sfruttatori e premi per le imprese virtuose
8.2 raccolti Caldo, le due facce della medaglia
9.1 pomodoro e concentrazione Il colosso del pomodoro nasce dalla fusione Casalasco - ARP
10.1 maltempo Danni da maltempo a Reggio Emilia
11.1 promozioni "vino" e partners
Mercuri (Fedagri): «Una fusione tra le più importanti mai realizzate nel settore del pomodoro, che non tarderà a dimostrare tutta la sua efficacia sia sulla competitività della filiera che in termini di ricadute positive per la redditività delle centinaia di aziende agricole associate».
di Virgilio 6 settembre 2015 -
La competizione sempre più marcata e la necessità di migliorare le redditività agricole impongono un preciso programma di miglioramento dell'efficienza produttiva, di trasformazione e distributiva in ogni comparto agricolo.
Il settore del pomodoro si è da sempre distinto per un'attenzione particolare ai processi di accorciamento della filiera sia attraverso la realizzazione di impianti di trasformazione direttamente controllati dal settore primario sia attraverso accordi di parternariato con gli altri attori di filiera.
Un processo di concentrazione dell'offerta che, nella maggior parte dei casi, ha avuto successo sia per quanto concerne il contenimento dei costi di produzione sia per quanto riguarda una più equa distribuzione del reddito lungo tutta la filiera.
L'ultima operazione di concentrazione condotta a termine è fusione A.R.P. Agricoltori Riuniti Piacenza e il Consorzio Casalasco di Cremona che ha dato vita a un vero e proprio colosso.
La fusione, infatti, darà vita ad una realtà con oltre 370 aziende agricole che lavorano 7mila ettari di terreno tra le province di Cremona, Mantova, Parma e Piacenza, con una capacità di produzione di 550mila tonnellate di pomodoro l'anno e un volume d'affari di circa 270 milioni di euro.
"Questa operazione, che vede come protagonista la filiera agricola, – commenta Costantino Vaia, Direttore Generale del Consorzio Casalasco del Pomodoro– rientra in un progetto strategico di espansione e consolidamento sui mercati internazionali. Il completamento del portafoglio prodotti e l'opportunità di nuovi canali di vendita ci permetteranno una fase di ulteriore crescita e sviluppo soprattutto sulle produzioni a nostro marchio, rendendo in questo modo Pomì un brand ancora più forte. Inoltre le sinergie gestionali e l'ottimizzazione dei processi produttivi contribuiranno a migliorare i livelli di redditività."
Un'operazione che ha trovato l'approvazione delle organizzazioni di produttori e la soddisfazione del presidente di Apo Conerpo e del settore ortofrutticolo di Fedagri Davide Vernocchi, il quale ha espresso "le proprie congratulazioni a tutti i dirigenti che con lungimiranza e determinazione hanno portato a termine l'operazione».
Dal un punto di vista commerciale, l'ampliamento del portafoglio prodotti e la definizione di nuovi canali di vendita garantirà una presenza più forte sui mercati internazionali, potenziando la distribuzione di prodotti sia a proprio marchio (Pomi) che private label. In termini di distribuzione l'obiettivo è infatti quello di abbinare alla gamma retail del Consorzio Casalasco anche la potenzialità dei formati food service di ARP con una linea completa di prodotti destinata alla ristorazione collettiva.
"Oltre ai numeri e ai valori economici espressi - commenta Paolo Voltini presidente del Casalasco - questa aggregazione rappresenta un'importante dimostrazione di maturità e consapevolezza del mondo agricolo che accetta le sfide del mercato, agendo da protagonista con visione strategica."
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