È quello che, in sintesi, è accaduto alcuni mesi fa ad una donna residente a Parma.
Ha ricevuto un messaggio sull'app “Telegram” da parte di una sedicente Kelly che le proponeva una sorta di "lavoro" da effettuare comodamente da casa e con il telefonino, ovvero mettere dei "mi piace" su alcuni video pubblicati su “TikTok” che la ragazza le avrebbe girato. Per fare ciò, avrebbe dovuto inviargli il suo nickname dell'applicativo Telegram, la mail e i dati personali.
Da lì ha iniziato a distribuire dei mi “mi piace” secondo le indicazioni che man mano riceveva, percependo piccolissime somme di denaro.
Carpita la fiducia della donna, le è stato chiesto di effettuare alcuni bonifici, anche in questo caso di poche decine di euro, che le venivano rimborsati, con una piccola maggiorazione.
La cosa è andata avanti così per un po', fino a quando la vittima ha effettuato alcuni bonifici importanti per un totale di circa 10.000 euro senza ricevere più alcuna notizia in merito né tantomeno alcun rimborso maggiorato. Dopo essere riuscita a contattare Kelly e averle chiesto che fine avessero fatto i suoi soldi ed i rimborsi promessi, la vittima si è sentita rispondere che a causa di un errore da lei commesso nella digitazione di un codice, sarebbe stato necessario effettuare un ulteriore bonifico in modo da poter ripartire con l’operazione e ottenere gli utili prospettati.
La vittima, ritenendo ormai pretestuosa e infondata quest’ultima richiesta di denaro, si è resa conto di essere stata truffata ed ha sporto denuncia ai Carabinieri della Stazione di San pancrazio P.se.
Le successive indagini e gli accertamenti bancari eseguiti dai militari, hanno permesso di identificare il titolare di una carta “postepay” sulla quale la denunciante ha trasferito il denaro.
Raccolti significativi elementi probatori, documentato il passaggio di denaro sulla carta a lui in uso, un 25enne straniero residente fuori regione, fatto salvo il principio di di innocenza fino a sentenza definitiva, è stato denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Parma perché ritenuto allo stato il presunto responsabile del reato di truffa aggravata.