Lunedì, 03 Marzo 2014 09:09

Parma - Il calvario di Gennaro Costanzo, richiuso in carcere anche se ha gravi problemi di salute

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Nonostante rischi la cecità, oltre ad aver subito vari interventi chirurgici dovuti a diverse gravi patologie, si trova di fronte ad autorità che ritengono che non possa avere diritto alla detenzione domiciliare -

Parma, 3 marzo 2014 -


Il calvario di Gennaro Costanzo, un ingegnere richiuso nel carcere di Parma anche se ha gravi problemi di salute: il professionista nonostante rischi la cecità, oltre ad aver subito vari interventi chirurgici dovuti a diverse gravi patologie, si trova di fronte ad autorità che ritengono che non possa avere diritto alla detenzione domiciliare, ma oltre a questo sconta la lentezza della Giustizia, in questo caso europea. Costanzo si dichiara innocente e da oltre due anni aspetta il giudizio della Corte di Giustizia Europea.

Lamenta di essere un imprenditore estorto dal Clan dei Casalesi e costretto a chiudere la società che aveva da 15 anni. In carcere è per un'accusa di segno opposto gli inquirenti lo ritengono coinvolto negli intrecci tra criminalità ed amministrazione pubblica. Comunque sia, la condizione di detenuto, seppur per gravi reati, mal si coniuga con l'inalienabile diritto alla salute: è emblematico il caso di Gennaro Costanzo, che in passato è stato anche ingegnere del Comune di Lusciano (Aversa), il quale dal luglio del 2011 è rinchiuso nel carcere di Parma, dopo il suo coinvolgimento in una delle tante indagini che riguardano gli intrecci tra amminsitrazione pubblica e criminalità organizzata nel nostro territorio. Costanzo che è 70enne ha subito l'asportazione di un rene, è stato operato alla tiroide ed alla prostata, inoltre è affetto da una forma di maculopatia (malattia che colpisce la retina) che, stando a quanto dicono i medici va curata con cicli ripetuti di iniezioni intravitreali per la durata di almeno un anno. Sta perdendo la vista. Nonostante numerosi specialisti abbiano richiesto con urgenza, da oltre due anni, queste terapie: il suo legale e figlio Luciano Costanzo, insieme al collega Francesco Savastano sostiene che l'amministrazione carceraria non provvede. Da quanto ci è stato spiegato, pare che lo scorso 9 febbraio lo stesso oculista incaricato dalla struttura carceraria abbia chiesto esami (OCT e fluorongiografia) per poi procedere con le iniezioni, ma i parenti lamentano che nulla sarebbe stato fatto sino ad oggi ed a nulla sono valse le numerose diffide inoltrate (al Direttore del Carcere, al Ministro della Giustizia, al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ed al Magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia). I familiari hanno anche richiesto al Magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia e poi al Tribunale di Bologna la detenzione domiciliare. All'esito del processo conclusosi con un diniego, il carcere ha affermato di aver sottoposto Costanzo a tutte le cure di cui necessita. Difesa e familiari affermano l'opposto. Il magistrato nella sua decisione sostiene che:
"a) trattasi di patologia ingravescente e cronica; b) a fronte di un occhio effettivamente danneggiato l'altro presenta 7/10 con conseguente mantenimento della capacità visiva; c) la somministrazione di avastin non è considerata dalla letteratura scientifica come dirimente".
Un fatto considerato sconcertante dalla difesa. In questo periodo vari specialisti, su incarico della famiglia, hanno visitato il detenuto.