“Questa sponsorizzazione – hanno detto Luca Groppi e Attilia Jesini – rientra nella nostra tradizionale attività di sostegno del patrimonio artistico e culturale che si è manifestata in diverse forme nei decenni di vita dell’Associazione. Con l’intervento per la valorizzazione della statua di Kleomenes torniamo di nuovo con molto piacere a Palazzo Farnese dove siamo intervenuti con la realizzazione della teca del Tondo di Botticelli o del plastico in legno di Palazzo Farnese. Nel 2021 abbiamo risposto all’appello del Comune e ci faremo carico del restauro della statua di Giandomenico Romagnosi; il nostro intento è di intervenire attraverso interventi di carattere artistico a favore della comunità e del territorio, in questo senso la collaborazione con l’Amministrazione è assai proficua”.
Ha aggiunto Papamarenghi: “Grazie alla sensibilità di Confindustria è stato possibile dare alla preziosa statua la giusta valorizzazione attraverso la sistemazione nella sua collocazione definitiva. Nel 2019 decise di sponsorizzare un intervento di restauro nonché l’allestimento appositamente improntato, un’illuminazione adeguata, un sistema di proiezione che simula la figura integrale dell’opera in marmo e un’interessante documentazione sul rinvenimento della statua che sarà ora valorizzata al meglio”.
La scultura, di proprietà dello Stato, è custodita a Palazzo Farnese grazie alla convenzione stipulata con il Ministero dei Beni Culturali nel 1985. Venne esposta su un basamento al centro del pianerottolo fino al 1998, quando fu concessa in prestito alla città di Cremona in occasione di una mostra sulla via Postumia e alla città di Brescia per l’esposizione “Roma e le genti del Po”. Da allora non era stata più visibile, bensì tenuta, per ragioni conservative, nei depositi civici. Fu ricollocata nel 2016 nella nicchia sul pianerottolo al primo piano dello scalone del palazzo dopo essere stata collocata nei depositi.
La statua di Kleomenes risale alla metà del primo secolo avanti Cristo anche se la datazione non è chiara del tutto, ma la critica considera attendibile questa ipotesi. L'opera sepolta per duemila anni nel cuore del centro storico, è stata scoperta nel 1938 in occasione degli scavi per le fondazioni di Palazzo Inps. Resta incerta l’identificazione del soggetto, è vero, ma la versione più accreditata è quella di un Apollo, rafforzata dal vicino ritrovamento dell’elemento inferiore della base di un tripode, tipico attributo apollineo, che non faceva parte del gruppo statuario, ma era probabilmente collocato nello stesso contesto.
Conclude Papamarenghi: “Il rapporto pubblico privato – in questo caso con Confindustria – anche nella tutela dei beni culturali è molto importante per rivitalizzare opere e percorsi che senza aiuti le pubbliche amministrazioni difficilmente riuscirebbero a portare a termine. Serve, nell’interesse del nostro territorio, un intenso lavoro di squadra che Confindustria, ancora una volta, ha saputo promuovere e proseguire. Un ricordo particolare va anche a Cesare Betti, che nel 2019, assieme a chi ha poi proseguito il percorso, ha subito colto l’importanza della collaborazione con la sensibilità e lo spirito che lo ha sempre contraddistinto”.