Non è tutto. Gli affidamenti, dilatandosi temporalmente, si trasformavano in vere e proprie adozioni, anche grazie alle relazioni dei servizi sociali: a volte, anche a favore di coppie LGTB.
Senza dimenticare il denaro pubblico, quello degli enti locali, utilizzato per pagare società private, cooperative o famiglie affidatarie vicine a chi poteva decidere l’affido. L’inchiesta va avanti, con la recente ammissione di due associazioni, costituitesi parti civili.
Pian piano, i riflettori dei media paiono aver affievolito la loro luce sul caso. Ma la problematica, quella, per intenderci, dell’instabilità familiare in cui vengono a trovarsi i bambini, è presente in tutti i comuni italiani.
Ciò è accaduto, perché la normativa vigente in materia di affidamento della prole lo consente. Lo consente l’articolo 403 del codice civile.
Tale articolo, contenente la rappresentazione di una situazione di sofferenza e pregiudizio del minore, permette l’allontanamento del ragazzo, senza che i genitori possano opporsi fintanto che non vi sia un provvedimento del Tribunale dei Minori. E, dall’allontanamento del minore al provvedimento, possono trascorrere anche molti mesi, se non anni.
Non basta, quindi, il procedimento giudiziario per uscire da questo cul de sac. Si deve dare attuazione alla proposta del Movimento Sociale Fiamma Tricolore che continua a chiedere, già all’indomani dello scandalo, l’introduzione di un nuovo articolo, il 403 bis, che istituisce uno Sportello Famiglia nell’ambito del Tribunale dei Minorenni, competente a trattare ed esaminare entro le ventiquattro ore dalla segnalazione la situazione pregiudizievole per il minore.
L’esame, in contraddittorio con i genitori e gli assistenti sociali, deve stabilire e indicare i provvedimenti urgenti e provvisori; prevedendo, all’esito dell’udienza, la possibilità dell’allontanamento dalla famiglia per i soli casi di abusi e maltrattamenti.
Ma, in situazioni di indigenza o ignoranza o altri motivi di incapacità di provvedere da parte della famiglia, è necessario prevedere l’adozione sociale di tutta la famiglia, con un piano di sostegno economico, sociale, psicologico ed educativo dell’intero nucleo.
Ne beneficerebbe non solo il minore, ma la famiglia complessiva e privilegiando il supporto di quest’ultima, piuttosto che gli esborsi onerosi per il sostegno delle case-famiglia, il cui costo si aggira intorno ai tre-quattrocento euro al giorno per ciascun minore.
Solo con la presa in carico della famiglia, vero pilastro della società, e con politiche di difesa e tutela dell’infanzia e della giovinezza, si può sperare di poter smantellare il welfare parallelo che tanti danni ha creato finora.
01.02.2021
Avv. Annamaria Sgromo
Dott. Matteo Impagnatiello
Movimento Sociale Fiamma Tricolore