Nel pomeriggio di ieri, a Carpi, l'ultimo saluto al bambino, deceduto lo scorso 23 aprile in circostanze ancora da chiarire. Ipotesi di reato di omicidio volontario per la mamma 30 enne. I legali: "Atto dovuto".
CARPI (MO) - Si sono svolti ieri a Carpi, alle 15, i funerali del piccolo Nicholas Schon, il bambino di quattro anni deceduto lo scorso 23 aprile nelle campagne tra Limidi e Carpi mentre stava giocando a nascondino con la mamma, la 30 enne carpigiana Anna Beltrami. La cerimonia, molto intima, alla quale hanno partecipato solo i parenti e gli amici più stretti, si è svolta nella cappella del Policlinico. La salma è stata poi trasferita al forno crematorio, mentre le ceneri saranno tumulate nella tomba di famiglia a Carpi.
Il nulla osta per i funerali è arrivato al termine dell'esame autoptico effettuato nei giorni scorsi sul piccolo. Ancora misteriose, infatti, le circostanze che hanno portato al decesso. Secondo il racconto della mamma, i due stavano giocando a nascondino quando ha perso di vista il figlioletto. Lo ha ritrovato poco dopo, già privo di sensi, con in bocca il suo giocattolo preferito, un gatto di plastica dura lungo dieci cm e largo quattro. Lei stessa lo avrebbe tolto dalla bocca del bimbo, per poi portarlo in auto al pronto soccorso dell'ospedale di Carpi. Qui, viste le condizioni disperate del piccolo, è stato disposto il trasferimento al Policlinico, dove poche ore dopo Nicholas ha cessato di vivere.
La mamma è stata iscritta nel registro degli indagati con l'ipotesi di reato di omicidio volontario, un atto dovuto secondo i legali della donna Luca Brezigar e Francesco Varvaro, per permettere alla Procura di fare luce sulla vicenda, dal momento che il giorno della tragedia non erano presenti testimoni e le cause del decesso del piccolo non sono tutt'ora chiare.
Nonostante i sopralluoghi dei Carabinieri di Carpi sia nel campo dove Nicholas è stato trovato privo di sensi dalla mamma sia nelle case della madre e di altre persone vicine alla famiglia, non trapela ancora nulla sulle cause della morte. I periti, due nominati dalla Procura e uno dai legali della difesa, si sono presi trenta giorni di tempo per valutare se il piccolo fosse affetto da patologie congenite o se siano presenti delle lesioni in gola.