Il concetto di "capitalismo della sorveglianza" si riferisce alla pratica di raccogliere e sfruttare grandi quantità di dati personali per scopi economici, quasi sempre attraverso l'uso di tecnologie digitali. Questo solleva preoccupazioni legate alla privacy e alla sicurezza delle informazioni personali.
Nel contesto delle Smart Cities, la raccolta di dati è basilare per alimentare sistemi di intelligenza artificiale che vanno a “migliorare”, detto da chi li controlla, l'efficienza dei servizi urbani, come il traffico, l'illuminazione pubblica e la gestione dei rifiuti.
Ma in realtà questo “Grande Reset del territorio” istituzionalizza la "società del controllo" attraverso una crescente permanente ed invasiva regolamentazione degli individui nella società.
In pratica con l’utilizzo massiccio di videosorveglianza e intercettazioni audio delle conversazioni delle persone nelle vie cittadine, l’Intelligenza Artificiale (IA) interferirà con un massiccio monitoraggio delle attività dei cittadini ledendo i diritti individuali e la loro privacy.
È preoccupante lo stravolgimento che le Smart Cities possono esercitare nei confronti della democrazia e nel modo di fare politica, perché provocheranno un profondo turbamento nella vita urbana e nell’identità dei cittadini.
Ci sono dei punti chiave di come queste nuove frontiere tecnologiche innalzeranno delle barriere, utilizzano tecnologie avanzate per regolare l'accesso e i permessi al flusso di persone in determinate aree della città, trasformando il concetto di libertà di movimento, in cui il cittadino verrà riconosciuto, bloccato e confinato in un “suo recinto”, se inadempiente con la tecno-burocrazia.
Il tutto verrà regolato dall’identità digitale dove il cittadino viene inserito in una comunità virtuale, con un dominio tecno-burocratico che si baserà solo su algoritmi preimpostati, e questo influenzerà il modo in cui le decisioni verranno prese ed implementate.
Il passo significativo di questa “società del controllo” è la creazione di nuove barriere, che nell’Agenda 2030 verranno invece regolate da veri e propri recinti volti a ridurre il contatto fisico tradizionale tra cittadini, aprendo così la strada all’isolamento degli stessi.
Quello che sta passando come messaggio “naturale” è che l'accesso alla vita quotidiana dei cittadini, debba diventare una forma selettiva di controllo autorizzata da chi governa la tecnologia delle Smart Cities, permettendo ai cittadini di entrare e partecipare, solo a determinati aspetti e condizioni preimpostate della vita tecnologica urbana, decisa dal “capitalismo di sorveglianza”.
Molti sindaci di città italiane, basti vedere Milano, Roma, Venezia e Cagliari con migliaia di telecamere di nuova generazione, stanno prepotentemente imponendo la vita di quartiere delle Smart Cities, un’avanzata sempre più aggressiva della società del controllo per un sistema di sorveglianza totale e ubiquo, mettendo a rischio i diritti costituzionali e le libertà fondamentali dei cittadini.
In tutta questa frenesia si nasconde il vero obiettivo della tecno-politica, che è quello di monitorare il comportamento di un individuo sulla base di vari fattori, assegnandogli punteggi, che possono influenzare/limitare l'accesso a servizi e opportunità sociali o anche alla stessa vita quotidiana.
Un’avanzata sempre più aggressiva della società del controllo per un sistema di sorveglianza totale e ubiquo, mettendo a rischio i diritti costituzionali e le libertà fondamentali dei cittadini.
È importante che i cittadini esaminino attentamente le implicazioni etiche e giuridiche di un sistema di sorveglianza così esteso.
La creazione di regolamentazioni robuste, il coinvolgimento del pubblico nella formulazione delle politiche e una vigilanza indipendente, devono essere passi fondamentali per garantire che la tecnologia di sorveglianza sia utilizzata in modo responsabile e in linea con i valori democratici e il rispetto dei diritti umani.
Facciamo attenzione perché la nostra indifferenza a questi temi, sta “normalizzando” il pensiero di poter vivere all’interno di un mega centro commerciale dove abbiamo tutto, perché non ci serve niente, in un perpetuo lockdown fatto di limitazioni artificiali della nostra privacy, una vera e propria prigione a cielo aperto.