Pochi giorni dopo, per la precisione il 2 settembre 1980, i due spariranno senza lasciare traccia. Due vite spezzate, due famiglie divise tra speranza e disperazione in quegli anni '80 ricchi di spensieratezza ma anche di eventi tragici come la strage di Ustica e la bomba alla stazione di Bologna.
Una storia drammatica narrata da false notizie e da vari depistaggi quella di Graziella e Italo. Un mistero nel mistero, destinato forse a rimanere tale e probabilmente collegato ad altri casi clamorosi. Un muro del silenzio che dura da più di 40 anni. Un doppio caso di scomparsa posto sotto il segreto di stato.
Tante domande, pochissime risposte. Due giornalisti probabilmente giustiziati perché considerati spie a causa di informazioni errate.
Ma andiamo con ordine.
Graziella, poco tempo dopo aver pubblicato su "Paese Sera" un'inchiesta sul traffico d'armi fra Italia e Medio Oriente e sui servizi segreti deviati, parte con il suo collega Italo Toni per Beirut, in Libano, facendo prima tappa in Siria. I due, il giorno 2 settembre 1980 a Beirut, escono dall'Hotel Triumph, salgono su un'automobile ferma fuori dal locale ad aspettarli e spariscono nel nulla.
Prima di tutto ciò, i due giornalisti avvertono l'ambasciata italiana in Libano pronunciando queste parole: "Se non torniamo entro tre giorni, venite a cercarci".
Da quel momento in poi non ci sarà più nessuna traccia dei due giornalisti. Un mistero irrisolto che dura da 42 anni, protagonista di numerose inchieste sia giornalistiche che giudiziarie, e nessuna verità svelata. Le famiglie dei due giornalisti, nel 2019, hanno per l'ennesima volta chiesto di riaprire le indagini sulla scomparsa dei loro cari, chiedendo di poter visionare gli incartamenti senza gli omissis, ma come appreso pochi giorni fa, è stato decretato il prolungamento del segreto di stato fino all'anno 2030.
Graziella, collaboratrice della rivista "L'Astrolabio" e del quotidiano "Paese Sera", e Italo, collaboratore di diverse testate giornalistiche sia nazionali che internazionali ed esperto di Medio Oriente, dopo 10 giorni dal loro arrivo, scompaiono misteriosamente in un Libano devastato dalla guerra civile, con il principale obiettivo di indagare sui gravi traffici d'armi e su vari intrighi internazionali che vedono coinvolti anche i servizi segreti italiani. I due giornalisti ospiti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, gruppo di stampo marxista guidato dal leader George Habbash, si recano in Libano con la promessa di essere condotti in direzione sud, sulle colline presso il castello di Beaufort, esattamente sulla linea dello scontro con l'esercito di Israele. Qui Graziella e Italo scoprono traffici internazionali d'armi che violano gli embarghi sanciti dall'Onu: un vero scoop per due giornalisti come loro. Un'occasione irripetibile, che purtroppo non li farà più ritornare a casa.
Ecco alcuni approfondimenti sul caso:
Anno 1980. L’ambasciata italiana, su richiesta della famiglia De Palo si attiva il giorno 15 settembre, e agli inizi di ottobre il Ministero degli Esteri apre un fascicolo sul caso. L’inchiesta viene poi affidata all'allora capo del Sismi a Beirut, il colonnello Stefano Giovannone, anziché all’ambasciatore italiano a Beirut, Stefano d’Andrea. Fu proprio il colonnello uno degli interlocutori principali dei familiari, che a detta di molti, ebbe un comportamento sfuggente e contraddittorio e al processo fu persino il primo a invocare il segreto di Stato sui rapporti con l’OLP. Giovannone inoltre diffuse notizie di ogni genere quasi per creare dei veri e propri depistaggi: comunicò che la ragazza era viva ed era tenuta sotto stretta sorveglianza da alcune donne arabe, per poi smentire tutto successivamente. In uno dei suoi servizi Graziella De Palo, senza citarne il nome, ne tracciò l’identikit descrivendo come referente nei paesi arabi delle industrie italiane degli armamenti.
Anno 1981. Il giorno 18 aprile la famiglia De Palo viene ricevuta a Damasco dal capo dell'OLP Yasser Arafat, che promette loro la liberazione di Graziella. Il giorno 12 giugno dello stesso, la milizia cristiano maronita nega il proprio coinvolgimento nel rapimento dei due giornalisti avvenuto a Beirut ovest, e quindi in una zona del territorio sotto lo stretto controllo dell’OLP.
Anno 1982. Il giorno 14 gennaio il governo italiano apre un’istruttoria, e la affida ad un sostituto procuratore della Procura di Roma.
Anno 1983. Il giorno 24 gennaio la famiglia di Graziella si reca ancora una volta in Libano, accompagnati da una delegazione di giornalisti italiani. Abu Ayad, il leader dei servizi segreti dell’OLP, che ha invitato i familiari della ragazza, dichiara che la giornalista Graziella è ancora in vita ma nelle mani dei falangisti cristiano maroniti.
Anno 1984. L'allora presidente del consiglio Bettino Craxi appone il segreto di Stato sul caso. I nomi di Graziella de Palo e di Italo Toni vengono totalmente rimossi dagli elenchi degli appositi annali ufficiali internazionali, che raggruppano i nomi dei giornalisti caduti in servizio.
Anno 1985. Il giudice titolare dell'inchiesta sul suolo italiano, chiede un mandato di cattura internazionale ai danni di George Habbash, punto di riferimento per tutti i gruppi di opposizione radicali dell’OLP e membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, quale principale indiziato come mandante del sequestro e dell’uccisione di Graziella e Italo. Inoltre il giudice chiede, il rinvio a giudizio nei confronti del colonnello Giovannone e del generale Santovito, direttore del Sismi, per l'accusa di favoreggiamento.
Questo contesto investigativo viene identificato con il cosiddetto “Lodo Moro”, un accordo preso tra l’allora capo dell’Olp, Yasser Arafat e il nostro governo, per evitare possibili attacchi da parte di gruppi palestinesi, comunque liberi di utilizzare il BelPaese come base e luogo di transito di armi, esplosivi e uomini.
Anno 1986. L’inchiesta sulla sparizione dei due giornalisti termina senza colpevoli. Il grande accusato, George Habbash viene prosciolto per insufficienza di prove e, a causa dei loro decessi vengono prosciolti da tutte le accuse di ostacolo alle indagini anche gli uomini del Sismi.
Anno 2006. Nel mese di gennaio il caso di Graziella e Italo ritorna nettamente all’attenzione dell’opinione pubblica nel venticinquesimo anniversario della scomparsa, grazie soprattutto alla creazione del sito web toni-depalo.it e ad una puntata del noto programma televisivo della Rai Chi l’ha visto.
Anno 2009. Il senatore Francesco Rutelli convoca in audizione al Copasir il fratello di Graziella, il signor Giancarlo De Palo. La famiglia della ragazza, nei mesi precedenti, aveva presentato un’istanza formale all’allora premier e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, con il solo scopo di ottenere l’abolizione del segreto di Stato datato 1984. Il senatore Rutelli, con una lettera sottoscritta all’unanimità da tutti i membri del Comitato, chiede e riesce ad ottenere da Silvio Berlusconi la desecretazione di circa un migliaio di documenti in possesso del Sismi, poi divenuto AISE, in merito alla scomparsa dei due giornalisti in Libano.
Anno 2014. Il giorno 28 agosto viene rimosso il segreto di Stato ma solamente in merito a fatti non riguardanti il Lodo Moro, ovvero i rapporti tra Italia e organizzazioni palestinesi.
Anno 2017. A maggio, durante il convegno pubblico promosso da Ossigeno, la madre e il cugino di Graziella hanno dichiarato: “Noi non chiediamo di sapere chi sono i colpevoli, perché sappiamo come sono andate le cose. Noi vorremmo almeno avere i resti di Graziella e Italo”.
Anno 2019. A dicembre la Procura di Roma, dopo aver accolto la richiesta dei familiari e dei colleghi, riapre le indagini, grazie anche alle dichiarazioni di un testimone anonimo, che ha affermato che Graziella De Palo stava indagando anche sulla strage alla stazione di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980, esattamente un mese prima della sua scomparsa in Libano. Secondo Giancarlo, il fratello di Graziella, la ragazza stava seguendo la cosiddetta pista libanese.
Nella richiesta poi depositata in Procura, si notano le connessioni tra alcuni atti desecretati nell’agosto dell'anno 2014 e l’arresto nel novembre dell'anno 1979 di Abu Azeh Saleh, personaggio di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, fermato a Bologna per essere il garante del trasporto di due missili destinati ai palestinesi. Alcuni hanno sostenuto l'ipotesi che con il rapimento dei due giornalisti l'anno successivo ci fosse stato un tentativo di scambio di prigionieri poi finito male.
Anno 2022. Ancora nessuna verità sul caso. Cosa avranno mai visto di così importante Graziella e Italo da non poterlo raccontare a nessuno?