Caro Direttore,
Le scrivo per raccontarle la mia disavventura di oggi: dopo diversi mesi in cui ho cercato, inutilmente, di risolvere un problema con Publiacqua tramite telefono e mail, come da loro consigliato, questa mattina mi sono recata nei nuovi uffici di Firenze in Via Accolti.
Al mio arrivo c'erano tre persone fuori sul marciapiede che aspettavano, mi sono avvicinata alla porta scorrevole e immediatamente una signorina munita di fp2 mi ha bloccato dicendomi che non potevo entrare fino al mio turno. Ho chiesto perché non potevo entrare ma mi è stato risposto in modo perentorio che le direttive erano queste.
Dentro nella sala d'attesa una signora in gravidanza (almeno lei, il marito era fuori sul marciapiede), almeno otto sedute vuote e un bancone con una persona che svolgeva una prima accoglienza. Nel frattempo si mette a piovere e, addirittura, un'altra signora viene fatta uscire perché, non riuscendo alla reception a risolvere la sua esigenza, doveva aspettare (fuori!) che un operatore si liberasse.
Chiedo nuovamente di poter entrare e, all'ennesimo rifiuto, avverto che ho intenzione di chiamare giornalista e carabinieri cosa che faccio e per la quale la solita signorina dopo pochi minuti e mentre ero ancora al telefono, ci avverte che possiamo entrare.
Entrando veniamo a conoscenza che è stata avvisata la responsabile dell'ufficio mentre la signorina, che non è una diretta dipendente di Publiacqua si assenta per telefonare al suo responsabile per capire come deve comportarsi viste le nuove disposizioni date al momento. Ritorna, mi misura la temperatura e mi dice di disinfettarmi le mani, alla mia domanda se è obbligatorio il gel si inalbera un'altra volta dicendo che non posso fare come mi pare, rispondo nuovamente di sapere se è obbligatorio o meno, non rispondendo in maniera eloquente non mi disinfetto le mani. Mentre sono in sala d'attesa trovo appeso un avviso con le regole di accesso degli utenti (regole decisamente obsolete pur essendo l'ufficio aperto da due mesi) e, affacciandomi alla sala attigua, dove ci sono tutti gli sportelli, mi accorgo che solo uno è aperto.
Faccio due foto e immediatamente vengo redarguita che non si possono fare, addirittura l'unico operatore allo sportello viene a supportare la signorina, chiedo a entrambi cosa è vietato esattamente visto che ho fotografato l'avviso e la sala semi vuota, mi rispondono che, secondo loro mi sto comportando in maniera non corretta ma senza portarmi esempi di regole o leggi effettive.
Finalmente arriva il mio turno per parlare alla signora alla reception, non risolvo niente, saluto ed esco.... Nel frattempo una signora si lamentava che erano due ore che aspettava inutilmente e che il problema non era stare fuori o dentro o farsi o meno provare la temperatura, ma che non ci fosse personale. Le ho fatto notare che magari le cose erano collegate.
A questo punto mi chiedo in quanto tempo siano stati fatti uscire tutti un'altra volta, mi piacerebbe ritornare domani ma purtroppo lavoro.... Possibile che su sei persone sono stata l'unica a oppormi a queste costrizioni a comportamenti che non hanno una motivazione?? a queste regole che portano solo a uniformare l'accettazione dell'ubbidienza??!!
Eppure un signore mi ha detto che la pensava come me e un altro annuiva....
Possibile che le persone non si rendano conto? Rimango basita, ma continuo a lottare
Lei Direttore cosa ne pensa?
Grazie
Lettera Firmata
(Le immagini sono state allegate alla lettera)
__________ La risposta del Direttore ________
Gentile Signora,
la confusione regna sovrana e la paura fa novanta.
Se dal lato datoriale, specie se di diritto pubblico, il timore è di commettere delle inadempienze gravi col rischio di “Stragi”, dal lato degli utenti i comportamenti da mantenere nei vari luoghi sono ben difficili da assumere con sicurezza.
E’ dall’inizio della pandemia, infatti, che i dispositivi che si sono susseguiti hanno troppo spesso generato fraintendimenti e incertezze comportamentali, frequentemente pure sanzionati.
Dopo tanta tensione e cariche di emotività negative, la paura che si è radicalizzata in buona parte della popolazione sarà ben difficile da alienare in breve tempo, soprattutto se continuerà a essere alimentata da informazioni terrorizzanti; da probabili ritorni di covid, dall’ipotesi di una guerra addirittura nucleare, e il vaiolo delle scimmie che potrebbe risultare la minore delle preoccupazioni.
Infine, quello che tutti possono verificare, è l’incremento del tasso di inefficienza dei servizi al cittadino a partire dal settore sanitario.
Un problema notevole alimenta la contrapposizione tra cittadini della pubblica amministrazione e del settore privato. Una frattura che si inserisce in quelle che la pandemia ci ha lasciato in eredità tra coloro che dubitano sulla efficacia dei “vaccini” in contrapposizione ai fiduciosi “Speranza boys”, piuttosto di coloro che sono a favore dell’invio delle armi all’Ucraina e chi invece avrebbe preferito investimenti a favore delle sempre più ampie aree di povertà locali o di una maggiore attenzione ai negoziati di pace invece di alimentare l’odio tra NATO, UE e Russia.
Bisogna portare pazienza e mantenere la lucidità, cercando di divulgare la correttezza dei comportamenti nel rispetto degli altri, di tutti.
Ognuno di noi deve essere un portatore di positività, per quanto si comprende come non sempre, stressati da varie problematiche personali, si sia nelle condizioni migliori per instaurare un dialogo costruttivo e moderato.
Ci auguriamo che a partire da questa sua esperienza, immaginiamo sia una delle tantissime che da nord a sud hanno investito molti cittadini, si inizi a vedere le cose sotto una luce diversa.
Infine, prendiamo questo suo racconto per ricercare le risposte corrette da divulgare attraverso le nostre colonne e qualsiasi altro strumento utile a innescare il germe del lucido e sano coraggio, in attesa che questo esempio virtuoso cresca a partire da Roma.
Lamberto Colla