Non è facile sfidare la cultura machista presente negli sport, ma di certo molti passi avanti si stanno facendo e il rapporto tra il mondo dell’agonismo e le tematiche omobitransessuali stanno migliorando.
Ci sono molte squadre che si ritrovano nel gruppo dell’Arcigay “Pesce” che sono costituite interamente da sportivi dichiaratamente omosessuali, così come notizia di un anno fa, della formazione di una squadra amatoriale gay friendly chiamata “Lupi Roma Out” fondata da Rosario Coco, calciatore che già nel 2014 squarciò il velo su tale difficile rapporto.
Cosi proprio in omaggio al coraggio e alla coerenza di questo calciatore che a 29 anni decise di fare il suo primo coming out con i compagni di squadra della Roma-Ostia Antica e nell’attesa e nella speranza di sentire il presidente del Parma Calcio Krause, abbiamo incontrato Michele Dalai presidente delle Zebre Rugby Club, uno degli sport più seguiti nella nostra città. Grazie alla sua disponibilità e al forte sostegno del main sponsor Laumas, da sempre sensibile alla promozione dello sport e presente al primo Pride Cittadino, abbiamo rivolto alcune domande al “Re del Lanfranchi”.
- Presidente, da sempre sesso e sport sono stati un tabù ed in particolar modo omosessualità ed attività sportive, tra cui il rugby perché, per molti, i rugbisti devono essere maschi ed il rugby non è uno sport per “signorine”. Qual è il suo pensiero circa tale constatazione?
RISPOSTA
I tempi per fortuna sono cambiati e stanno cambiando. Il rugby essendo uno sport di lotta è stato sempre erroneamente associato al machismo, il rugby in campo non è mai discriminatorio. Il tema è sempre ciò che gira intorno allo sport e alle sue manifestazioni, il problema sono le persone e da chi sono guidate e dagli esempi che vedono. Ultimamente in una delle squadre più forti del mondo c’è stato il coming out di Nick McCarthy mediano di mischia della squadra del Leicester e la squadra ha risposto benissimo abbattendo vecchi stereotipi. Questo mostra che il rugby sta cambiando, anzi deve cambiare, perché se vogliamo che sia uno dei maggiori vettori di valori del mondo dobbiamo aiutarlo ad esprimersi al meglio perché il rugby è fatto di persone e non è un’entità astratta pertanto possiamo migliorare e stiamo migliorando... è un lungo cammino.
- Cosa fa la sua società e cosa potrebbero fare tutte le società sportive affinché tifoserie, stampa di settore ed altri facessero dei passi avanti in favore dell’inclusività?
RISPOSTA
Le Zebre hanno realizzato qualche anno fa un bellissimo e colorato calendario che ha aiutato tutti a riflettere, inoltre sono sempre solidali con certe campagne tese ad abbattere pregiudizi ed evitare stupide discriminazioni.
- Il rugby come tutti gli sport ha un forte ruolo di socializzazione e pertanto amplifica involontariamente alcuni stereotipi di carattere sessuale. Cosa ne pensa Lei a riguardo?
RISPOSTA
Sono pienamente d’accordo con il ruolo decisivo e delicato che lo sport ha nella società pertanto mai mi sognerei di consigliare ad un mio giocatore di non dichiarare la propria diversa sessualità, anzi la nostra società avrebbe piacere ad incontrare associazioni LGBTIQ+ che nel territorio parmense lavorano e si impegnano circa tali tematiche.
Queste sono alcune delle risposte dateci dal presidente Dalai e che riproporremo a breve, in versione integrale affinché si sgretolino alcuni luoghi comuni come quello che vuole il rugby femminile in mano ad una lobby di giocatrici lesbiche, o altre provocazioni e tabù del genere. Ci auguriamo che non sia più necessario il gesto di qualche anno fa del rugbista Simon Dunn che dette un bacio al suo compagno in risposta ad un commento poco rispettoso di un rugbista israeliano che aveva detto: “gli sportivi omosessuali andranno tutti all’inferno”.
(Immagini selezionate e ritagliate dal sito delle zebre.it)