Tale monte della pre-Sila lametina non è poi così elevato da poterlo considerare un “titano” cioè così imponente e super-gigante. Infatti è alto appena 1417 metri nella cima che ricade nel territorio del Comune di Platania, mentre la sua “anticima” di 1410 metri insiste nel territorio della vicina municipalità di Conflenti. Due vette gemelle, quindi. Più che all’altitudine, come il greco monte Olimpo (m. 2927), l’appellativo di “titàno” è piuttosto riferito al fatto che il Reventino sia un’entità “sacra”, ricca di storia, miti e leggende e altamente simbolica per la Calabria Centrale e, in particolare, per l’Istmo cosiddetto di Catanzaro o della Prima Italia, tra Jonio e Tirreno, tra Squillace e Lamezia Terme.
Gli Autori cercano di spiegare tutto questo suddividendo la narrazione in tre parti … alla “ricerca dell’identità lametina”. La prima parte (pagine 21-54) è assai avvincente, ma piuttosto tecnica e tratta dei “Graniti alpini di Calabria”. Infatti non tutti sanno che le montagne calabresi non dovrebbero essere considerate “Appennini” bensì “Alpi” per la loro età e consistenza geologica. La seconda parte (pagine 55-146) è dedicata alle “Radici calabresi”. Viene delineata la “carta d’identità” di questo territorio (attraverso la storia ed i personaggi), pure per come descritto da viaggiatori ed autori esteri come la statunitense Gertrude Slaughter, la quale, come resoconto del suo itinerario calabrese, ha pubblicato nel 1939 (presso l’Università americana del Wisconsin) il celebre libro “Calabria the first Italy” (Calabria la prima Italia) un testo celebrativo e fondamentale che, tradotto in italiano da Sara Cervadoro (padre di Maida e madre reggina), sta per essere dato alle stampe. Sarà sicuramente un grande evento. La terza ed ultima parte (pagine 145-211) presenta il “Brigantaggio anti-francese” durante il decennio di occupazione napoleonica (1806-1815), durante cui risulta centrale le figura del re di Napoli, Gioacchino Murat, poi fucilato nel castello di Pizzo il 13 ottobre dell’anno finale dei francesi nel regno del Sud ridato ai Borboni dal celebre Congresso di Vienna chiuso il 9 giugno 1815, giusto 207 anni fa.
”Il Titano Reventino” è un libro indubbiamente necessario e adatto a tutti, ma Raffaele Spada e Giovanni Serianni, (i quali ci hanno lavorato per circa venti anni con profondi studi e originali ricerche), si rivolgono soprattutto alle nuove generazioni, specialmente ai giovanissimi, pure perché è a loro che spetta la trasmissione futura della preziosa identità calabrese, davvero unica e fondamentale nel panorama euro-mediterraneo. Eredità sociale da valorizzare e continuare in piena consapevolezza e con molto orgoglio. Non a caso la Calabria (e in particolare la zona del Reventino) è la storica “prima Italia” dove 3500 anni fa è nato il nome della nostra Nazione, poi diffusasi dalla Sicilia alle Alpi duemila anni fa con l’imperatore romano Augusto, e dove ha mosso i primi passi quella “democrazia etica” che si è diffusa in tutto il Mediterraneo come testimoniano gli antichi autori, principalmente il grande Aristotele. Certamente, cosa di non poco conto di cui bisogna essere coscienti per una migliore e maggiore dignità ed identità regionale. Tanto è che l’Università delle Generazioni ha recentemente proposto di realizzare una statua celebrativa a Italo, il re degli Enotri che ha messo le basi non soltanto dell’Italia ma di buona parte della civiltà occidentale. – stop –