È in scena a Teatro Due "Ditegli sempre di sì" di Eduardo De Filippo, sabato 27 novembre alle ore 20.30 e domenica 28 novembre alle ore 16.00.
Il testo di Eduardo è messo in scena da Roberto Andò che dirige La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo; in scena Carolina Rosi, Gianfelice Imparato, Edoardo Sorgente, Massimo De Matteo, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Nicola Di Pinto, Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D'Amato, Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola.
Commedia in bilico tra la pochade e un vago pirandellismo, Ditegli sempre di sì è un congegno bizzarro in cui Eduardo si applica a variare il tema della normalità e della follia, consegnando al personaggio di Michele Murri, il protagonista, i tratti araldici della sua magistrale leggerezza.
L’intreccio è di una semplicità disarmante e si direbbe che l’autore si sia programmaticamente nascosto dietro la sua evanescenza per dissimulare l’inquietudine, e la profondità, che vi stava insinuando. Come se ne avesse pudore, o paura.
Ecco la storia: un pazzo, erroneamente congedato come guarito dal manicomio che lo ha ospitato, torna a casa dalla sorella Teresa e inizia, lucidamente, furiosamente, a sperimentare, e stravolgere, gli effetti della cosiddetta normalità.
Sarebbe facile dire che Michele Murri ci è vicino, e affermare che il suo continuo attentare alla logica, il suo modo di vigilare sullo sguardo degli altri, il suo deviare continuo dal senso delle parole e delle intenzioni, assumendone la letteralità, è un filtro che, prima o poi, ognuno di noi ha temuto o desiderato. Come sarebbe anche facile dire che Michele, come ogni pazzo che si rispetti, è un forsennato contestatore della vita e del suo senso.
“Il tema della pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito è giocato a rovescio, con un sano che si finge pazzo – scrive il regista Roberto Andò. Invece, in Ditegli sempre di sì il protagonista è realmente pazzo, da cui il dolore, e il senso di minaccia che pervadono l’opera. Tra porte che si aprono e si chiudono, equivoci, fraintendimenti, menzogne, illusioni, bovarismi, lo spettatore si ritrova in un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile e un Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche. Via via che si avvicina al finale, il fantasma delle apparenze assume in Ditegli sempre di sì un andamento beffardo, sino a sfiorare, nel brio del suo ambiguo e iperbolico disincanto, una forma spiazzante, la stessa che, anni dopo, il genio di Thomas Bernhard riassumerà in una scarna, e micidiale, domanda: “E’ una commedia? E’ una tragedia?””
Informazioni e biglietteria: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – www.teatrode.org