Per un cristiano e' uno dei comandamenti, a mio avviso, tra i più ardui perché come si può' amare qualcuno che ci fa dei torti o addirittura del male o non la pensa come noi? Nella logica della natura umana e' quasi impossibile salvo qualche rara eccezione perché ci viene naturale amare ciò' che ci fa star bene ed in cui ci si riconosce.
Tenterò' di dare una mia risposta con, un'omelia che ascoltai tanti anni fa, in cui il frate diede questa spiegazione, per l'appunto a questo faticoso comandamento, e disse queste parole: "Non bisogna amare il prossimo perché si ama Dio ma perché il prossimo è amato da Dio".
La frase costringe ad un simultaneo esame di coscienza ovvero: quante volte siamo stati noi, addirittura senza merito, beneficati dell'amore di Dio Padre? Quante volte siamo stati amati gratuitamente dai nostri prossimi nel corso della nostra esistenza?
E se noi abbiamo potuto godere di questa Grazia di amore elargito, qual'e' la disparità tra noi ed il prossimo?