che in italiano si traduce all’incirca “dobbiamo pregare per avere una mente sana in un corpo sano”, non aveva in origine il valore che la nostra contemporaneità comunemente gli attribuisce. Il poeta satirico, che proprio in quell’occasione criticava le false aspirazioni degli uomini alla felicità attraverso il denaro o la fama, ricordava al suo pubblico il valore autentico di questi due beni, la salute del corpo e la sanità mentale, assicurati non già dalla pratica sportiva o dall’allenamento mentale sui cruciverba, ma dal buon volere degli dei. Ringrazi, dunque, chi dalla sorte ha ottenuto siffatti doni, e non sia scontento del resto, né si affanni a recuperare quello che non è in nostro potere riottenere.
Oltre il caso singolo, ancorché significativo, di Giovenale, colgo l’occasione per inoltrarmi in una riflessione di maggior respiro.
Sarebbe bene disintossicarci dal desiderio di cercare negli antichi, e in particolare nei latini, i simpatici precorritori del moderno. Guarda te che vezzo degno di riso – lo dico perché siamo in tema di Satire – confidare nella compiacenza di quegli autori classici che nelle loro pagine condannavano molti aspetti della nostra modernità, e non quelli marginali. Loro, quindi, dovrebbero essere i precursori di un’epoca che non si sarebbero mai sognati di progettare così come la vediamo oggi? Ascolti i classici e il loro autentico messaggio senza manie di aggiornamento colui che ambisce a formare per sé, sopra i testi antichi, un piccolo tesoro.
_________
Autore (*)
Andrea Meneghel è un giovane studioso ventenne, Laureato in Filosofia nel 2020 con 110 e lode, e lavora attualmente come docente a contratto presso un libero istituto di formazione svizzera. Lettore eterodosso dei classici italiani e latini, si interessa di filosofia medievale, umanesimo e musica lirica.
Per contatti, scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.