Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani considera tale ricorrenza uno spartiacque tra un’epoca quasi estranea rispetto ai diritti civili e una nuova era improntata alla pace e alla solidarietà. A prescindere dalle polemiche e dagli scandali che hanno riguardato l’istituzione in questione, resta il fatto che dobbiamo tutti essere grati a chi decise di creare un organismo internazionale finalizzato alla mediazione nei conflitti e all’aiuto materiale delle popolazioni in difficoltà a causa di governi dispotici, della povertà e disastri ambientali naturali o indotti dall’uomo.
Secondo The Economist Intelligence Unit solo 22 Paesi su 167 nel 2019 sono stati classificati come “democrazie complete” e appena il 5,7% della popolazione mondiale gode di una piena democrazia.
Tali dati sono sconvolgenti; non riflettiamo abbastanza sulla fortuna di vivere in determinate condizioni e soprattutto non riflettiamo abbastanza sulla precarietà della nostra condizione, quando non è estesa a tutto il pianeta.
La povertà nel mondo avanza l’Oxfam nel rapporto Dignità, non miseria, pubblicato nel 2020, fornisce un quadro molto preoccupante a causa anche della pandemia in corso in quanto si registrano 3.400 miliardi di dollari in meno di reddito da lavoro nel 2020. Mezzo miliardo di persone rischiano di precipitare sotto la soglia della povertà estrema.
Desiderare qualità di vita più equa ed umana per tutti in realtà significa anche consolidare le nostre prerogative; gli esiti di un conflitto, ovunque divampi, sono imprevedibili. Ecco perché l’ONU costituisce un avamposto di “umanità” e custodisce principi universali e nobili.
Il CNDDU aderisce all’iniziativa Turn Europe UN Blue lanciata dall’ONU per celebrare il 75° compleanno dell’Organizzazione, e propone a tutti i docenti di ogni ordine e grado di “vestire in blu” la propria aula virtuale (classroom) l’iniziativa. L’hasthag è #diritticivilinblu.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU