Abitazioni che solo idealmente l’uomo pensava di aver costruito su terreni solidi, e resistenti, a qualsiasi tipo di intemperia, per il solo fatto che avevano resistito a lungo nel tempo, ed erano uscite indenni da altre forti perturbazioni.
Tutto questo senza fare i conti con l’evento casuale, o aleatorio, il cui esito finale dipende dal caso, oppure dalla probabilità, che un episodio possa manifestarsi come rapporto tra il numero dei casi favorevoli e il numero dei casi possibili. La natura ha dimostrato la sua forza, la sua “sostanza prima” da cui tutto discende.
Molte palafitte sono crollate e il sistema è andato in crisi facendo scivolare a valle ogni cosa che trovava innanzi, senza scegliere chi portare con sé, o lasciare libero, sulla riva del fiume. La crisi globale è l’espressione autentica del terreno fangoso sul quale una parte della storia aveva costruito nel tempo la sua roccaforte e la presenza del coronavirus ha messo l’uomo con le spalle al muro, invitandolo alla riflessione, per ristabilire il giusto equilibrio con la natura, ma soprattutto, porlo nelle giuste condizioni di meditare sul passato per gestire con lungimiranza il futuro.
Servirà? Questo periodo ha portato alla luce la solidarietà, che spesso riesce invisibile agli occhi quando il quotidiano assorbe tutta la luce del giorno e non c’è spazio per le distrazioni, se questo può considerarsi tale.
D’altro canto il futuro, è per tutti, in mano a due parole che sembrano essere diventate il simbolo del nostro domani: criticità e incertezza: i più esperti promuovono questo slogan: “occorre ridurre le criticità e governare l’incertezza”.
Da queste basi occorre ripartire, e solo da queste? Come? Innanzitutto lo spirito che deve animare la ripresa è la ritrovata adesione con la propria identità personale, indispensabile per fare nascere una realtà sociale declinata nella condivisione del lavoro e della conoscenza, che metta la persona al centro di qualsiasi sistema organizzativo.
Da questi imprescindibili capisaldi sarà possibile iniziare a edificare l’architettura concettuale entro la quale erigere le sorti di un nuovo “boom economico” duraturo nel tempo, perché costruito su solide basi che provengono dall’Essere e dal suo desiderio di manifestarsi nella sua pienezza. La radice economica è in grado di attecchire agendo sulla creazione di una filiera produttiva a “braccio corto” formata da fornitori che riforniscono in breve tempo ogni fase del ciclo di processo e che hanno impiantato i loro insediamenti nei territori locali, nazionali fino a raggiungere la dimensione europea.
Una regione “Europea” ad ampio raggio di curvatura in grado di gestire l’autonomia produttiva e generare il valore aggiunto per competere nei mercati interni e rivolti all’export internazionale, superando la possibilità che fenomeni imprevedibili possano esercitare un’azione devastante come quella messa in atto dal coronavirus, di incidere nella salute delle persone e bloccando ogni tipo di attività a livello globale. Un boom economico che deve nascere dall’ingegno umano e dalla sua creatività, per garantire a tutti una continuità diversa rispetto ad un presente che speriamo si trasformi rapidamente in un trapassato remoto, per diventare storia agli occhi del mondo. In questa fase transitoria, di cui sentiremo gli effetti per molto tempo ancora, occorre ripensare ad una nuova gestione imprenditoriale che trascenda il passato recente per collocarsi in modo diverso rispetto alla tradizione consolidata, all’interno della quale le persone camminavano senza preludere a nulla di quello che li avrebbe travolti a breve distanza di tempo. Una battaglia che occorre vincere come quella, ad esempio, vissuta nel periodo post bellico della seconda guerra mondiale. Un periodo fortemente contrassegnato dal “boom economico” determinato dalla ricostruzione di tutto quello che il conflitto aveva distrutto. Il bisogno delle persone di riscatto proveniente da un periodo vissuto in profonda carestia e il desiderio di donare al futuro il volto della speranza, trasudato di una identità mai doma.
Gli anni ‘60 essere la rappresentazione autentica della nascita di un secondo “boom economico” che ha inciso nei modelli familiari e favorito la corsa agli acquisti di beni accessori, grazie alla nascita di nuovi stili di vita promossi dalla ricchezza sociale che in quegli anni stava ponendo le basi di una seconda ripresa. Due periodi storici, che analizzati a distanza, offrono lo spunto per dire che il mercato era nelle condizioni di accogliere ogni tipo di produzione per soddisfare le richieste dei clienti.
Le condizioni attuali sono decisamente differenti. I mercati sono saturi e il debito degli stati membri dell’Unione europea, e a livello globale, mostrano bilanci con forti esposizioni debitorie e dati di produzione in forte controtendenza. Molte imprese sono fortemente esposte in posizioni debitorie messe in atto per creare valore aggiunto competitivo alla propria azienda. L’acceso a nuove forme di allargamento del debito, alimentano la preoccupazione di molti imprenditori che trovano ragione nella incertezza e nella evidenza concreta di non riuscire a ripianare nei tempi utili l’impegno assunto. Come uscire da questa grave situazione nella quale è precipitata l’economia globale e inciso sulla vita e sulla sopravvivenza di molte persone?
Una possibile via d’uscita potrebbe essere rivolta ad osservare con particolare attenzione il proprio “core business” e comprendere se questo è sostenuto dalla creatività e dalla presenza di una forte componente d’ingegno umano e “soprattutto manuale”, oppure se i prodotti realizzati sono il frutto di una elevata tecnologia, ma definiti “poveri di valore aggiunto” perché realizzati su larga scala. I primi sono l’espressione autentica di quel settore imprenditoriale che si colloca tendenzialmente nella seconda deviazione standard (Sd) occupando il posto privilegiato del “mercato di nicchia” e con pochi concorrenti con i quali misurarsi, dove il fattore prezzo è un elemento di differenziazione che accresce il valore del prodotto realizzato. Il boom economico credo che possa partire proprio da queste aziende il cui livello di specializzazione è particolarmente elevato ed è affiancato da operatori in possesso di una “solida” competenza manuale, in grado di modellare la produzione in base alle richieste dinamiche dei mercati e soggette ai mutevoli umori delle persone indotto dal clima di criticità e di incertezza nelle quali vivono.
Le aziende che immettono sul mercato prodotti orizzontali a basso coefficiente di valore, associati a prezzi soggetti ad elevata concorrenza, troveranno estrema difficoltà, in questa fase iniziale, per la naturale collocazione centrale all’interno della curva di gaussiana. Se non adotteranno strategie flessibili, saranno sempre più esposte alle intemperie dalle quali dovranno difendersi, promuovendo continuamente nuovi cambiamenti organizzativi, per mantenere viva la propria presenza nelle economie di settore. Il boom economico del dopo covid-19 sarà nelle mani delle competenze, delle conoscenze e dei saperi multidisciplinari e interdisciplinari, per l’energia che sono in grado di infondere ogni qualvolta è richiesto un cambio di passo “rapido e immediato” al quale occorre corrispondere con tempestività una risposta adeguata nei modi e nelle forme.
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CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)