Pare che il motto “andrà tutto bene” cominci a vacillare e perda sostenitori, ogni giorno trascorso. Le misure economiche varate dal Governo sono poca cosa relativamente a quanto stanziato da altri Paesi europei.
Si auspicava e si auspica una riduzione sensibile della pressione fiscale, ad esempio. Si auspicavano e si auspicano finanziamenti a fondo perduto per il sostegno alle imprese. Almeno a stretto giro, non accadrà nulla di tutto ciò. A tenere banco è il bonus di 600 euro che certamente apporterà scarso sollievo ai lavoratori autonomi ed ai liberi professionisti. Mentre, per i lavoratori dipendenti, di cui tanti messi in cassa integrazione, si prospetta un difficile se non impossibile rientro al lavoro. Né vi è predisposto un piano per rioccupare le persone che perderanno il lavoro a causa dell’emergenza coronavirus.
Insomma, dopo più di un mese di chiusura, si leva uno scenario socio-economico davvero cupo. Ed un altro virus sembra svilupparsi: la fame. I divieti imposti per fermare i contagi hanno quasi atterrato economicamente tutte quelle persone che, fino a ieri, sbarcavano il lunario come meglio potevano. Ciò che inizia a mancare è il cibo. Non certo dai ripiani dei supermercati, ma dalle dispense di molti italiani e che colpisce le fasce più deboli della popolazione. In molti hanno terminato il denaro e vogliono solo mangiare. Ed accade che le forze di polizia vengano chiamate non per il contrasto al crimine, ma per soccorrere chi si rivolge loro per non avere nessun alimento e deve sfamare i propri figli.
Nel turbinio di decreti, circolari, ordinanze si fanno strada la sfiducia, la solitudine, l’apatia che, tutte assieme, provocano l’angoscia del vivere. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2018 si contavano oltre 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta (con un’incidenza pari al 7,0%), per un totale di 5 milioni di individui (incidenza pari all’8,4%).
Come dicevamo, le previsioni non sono propriamente rosee. Secondo Confindustria, a proposito della produzione industriale “in Italia, la caduta dell'attività stimata per marzo (-16,6%), se confermata dall'Istat, rappresenterebbe il più ampio calo mensile da quando sono disponibili le serie storiche di produzione industriale (1960) e porterebbe i livelli su quelli di marzo 1978". Molto probabilmente, con l’apertura progressiva delle aziende, la domanda interna sarà ancora molto debole e sul versante estero, si teme un peggioramento, dato l'allargamento del contagio nel resto del mondo. E’ necessario evitare ritardi nella realizzazione di misure di sostegno efficaci alle imprese ed ai lavoratori, perché non si aggravino le già pesanti prospettive.
In una Italia dove non mancano donazioni, offerte, idee di persone ed aziende che combattono la crisi sanitaria, non sta andando tutto bene: il Governo, principale attore istituzionale, arranca e continua a non avere una gestione strategica per affrontare adeguatamente il dramma sanitario ed economico. Bisogna fare di più, molto di più e subito, anche per recuperare il tempo perduto.
Parma, 17.04.2020
Matteo Impagnatiello
responsabile regionale
associazione “Pensiero e Tradizione”