Un classico del teatro musicale, che per la terza volta arriva in Italia, con una veste totalmente rinnovata e un impatto sull'audience che lascia il segno. La Compagnia della Rancia è in scena sino al 22 novembre, al Teatro della Luna di Milano, con il celebre musical Cabaret. -
Parma, 17 novembre 2015 - di Pietro Razzini -
La Compagnia della Rancia torna a calcare le scene di Milano su uno dei palchi a loro più cari. Siamo al grande Teatro della Luna dove, dal 12 al 22 novembre, il celebre musical Cabaret è in scena. In sala, forse, non si è totalmente consci dello spettacolo all'interno del quale il pubblico sarà catapultato. L'atmosfera che, col passare dei minuti viene a crearsi, è sempre più coinvolgente, spesso cupa, pregna di simbolismi e significati. È un nuovo Cabaret, con un cast di altissimo livello e una regia che fa scelte coraggiose, andando ad esplorare la profondità dei personaggi.
LO SPETTACOLO - Basato sulla commedia di John Van Druten e sui racconti di Christopher Isherwood, insieme alle musiche di John Kander, Cabaret è un classico del teatro musicale. Arriva al grande pubblico grazie al noto film del 1972 con Liza Minelli e da quel momento fa il giro del mondo. Il regista Saverio Marconi lo porta in tour in Italia per la terza volta, con una veste totalmente rinnovata e un impatto sull'audience che lascia il segno. Complice anche un cast dalla eccezionale intensità interpretativa e doti vocali che fanno la differenza. Un mix di elementi ben studiato fino al finale...che anche nella finzione si desidererebbe cambiare.
LA TRAMA - Berlino, primi anni '30, poco prima dell'ascesa del III Reich. Cliff (Mauro Simone) è un giovane romanziere americano in cerca di ispirazione in Europa. In un luogo singolare e piuttosto trasgressivo, il Kit Kat Klub, incontra Sally Bowles (Giulia Ottonello) con la quale inizierà una relazione appassionata e tempestosa. Piano piano l'ombra del nazzismo diventa una realtà sempre più invadente che cerca di essere dimenticata all'interno del Kit Kat Klub, animato dal Maestro di Cerimone (Giampriero Ingrassia), ma invano. Si intrecciano, nel contempo, le storie di diversi personaggi sullo sfondo di una Germania sempre più hitleriana.
IL CAST - Giampiero Ingrassia, Giulia Ottonello, Mauro Simone, bastano questi tre nomi a destare l'attenzione; ma l'intera Compagnia della Rancia lascia pienamente soddisfatti i partecipanti durante le oltre due ore di show, alcuni dei quali definiscono questo nuovo Cabaret, uno dei loro musical più riusciti. Cinque i ballerini in scena con le seduttive coreografie di Gillian Bruce e le scenografie, essenziali ma ben studiate, sono di Gabriele Moreschi e Saverio Marconi. Musiche rigorosamente dal vivo.
Uno show forse meno pop, ma di certo da 10 e lode per l'esplorazione registica e la riuscita in scena. Tutto questo è Cabaret.
Premio Mercanteinfiera 2015 assegnato dalle Fiere di Parma a 10 Corso Como, il primo concept che ha instaurato un dialogo tra cultura e socialità, sinonimo di stile in tutto il mondo e luogo irrinunciabile per Milano. Uno spazio multifunzionale in cui perdersi tra la galleria, lo store, il bookshop, il caffè, e il 3 Rooms Hotel, vero e proprio microcosmo dove arte, moda, fotografia e design si incontrano e si influenzano. -
Parma, 17 novembre 2015 -
10 Corso Como crocevia di moda, design, fotografia e arte. Luogo nevralgico di contaminazione culturale ed estetica con la libreria, la galleria di fotografia, la moda e il design. Carla Sozzani ispiratrice e anticipatrice di gusti che ha firmato un cambiamento epocale nella storia del nostro costume.
Sono queste le premesse che hanno portato la giuria del Premio Mercanteinfiera assegnato ogni anno dalle Fiere di Parma a scegliere 10 Corso Como, fondato a Milano, nel 1990 da Carla Sozzani, come vincitore del premio 2015.
Il riconoscimento, giunto quest'anno alla sua terza edizione, è stato assegnato il 10 novembre presso l'Assessorato alla Cultura del Comune di Parma. Presenti in sala: Antonio Cellie Amministratore Delegato di Fiere di Parma, Ilaria Dazzi, Brand Manager di Mercanteinfiera, Pierluigi Spagoni Responsabile Marketing di Fiere di Parma, questi ultimi membri della Commissione giudicante - insieme a Fabio Castelli Direttore di Mia Fair, Simona Riva de Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) dell'Università di Parma, Silvia Evangelisti dell'Università di Bologna e Laura Ferraris, Assessore alla Cultura del Comune di Parma.
Una scelta, quella di premiare 10 Corso Como e la Galleria Carla Sozzani legata alla declinazione che questa "icona del fashion world italiano" ha saputo dare della concezione stessa di arte: non solo business ma anche vera e propria filosofia di vita, best practice del panorama internazionale.
10 Corso Como è il primo concept che ha instaurato un dialogo tra cultura e socialità, sinonimo di stile in tutto il mondo e luogo irrinunciabile per Milano. La «rivista vivente» di Sozzani in cui si può trascorrere un'intera giornata: non solo spazio multifunzionale in cui perdersi tra la galleria, lo store, il bookshop, il caffè, e il 3 Rooms Hotel ma un vero e proprio microcosmo dove arte, moda, fotografia e design si incontrano e si influenzano.
E se ai nostri giorni questa contaminazione è la norma, questo lo si deve anche al coraggio e alla capacità visionaria di Carla Sozzani la cui Galleria, con oltre duecento mostre dedicate ai maestri storici della fotografia in venticinque anni, ne è la narrazione più autentica. Situata al primo piano all'interno di un cortile di un ex edificio industriale tipico dell'architettura milanese è dedicata alla fotografia, all'arte, al design e all'architettura. Dal 1990 la Galleria ha presentato oltre 200 mostre di fotografi di fama internazionale tra i quali: Helmut Newton, Annie Leibovitz, Bruce Weber, Bert Stern, Sarah Moon, Paolo Roversi, David Bailey, Hiro, David LaChapelle, Erwin Blumenfeld, Jacques Henri Lartigue, Francesca Woodman.
«Abbiamo voluto premiare - afferma Ilaria Dazzi Brand Manager di Mercanteinfiera - 10 Corso Como. Più che uno spazio un "magazine virtuale" che incarna perfettamente la capacità visionaria di Carla Sozzani. Un modello di retail ed estetica che mixando creatività e sperimentazione ha saputo unire linguaggi lontani, arti differenti in un messaggio unico. Una contaminazione tra i generi che vuole essere sempre di più, nel futuro, la cifra distintiva della nostra kermesse. Mercanteinfiera».
Compie vent'anni il Festival diretto da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto di Lenz Fondazione: in arrivo a Parma, dal 19 novembre al 6 dicembre, creazioni contemporanee di teatro, musica, danza, video e performance, anche frutto di prestigiose residenze internazionali a Lenz Teatro. Ospiti italiani ed europei provenienti da ambiti disciplinari differenti per questa ventesima edizione. -
Parma, 17 novembre 2015 -
Venti anni di storia. Dodici soggetti artistici in programma. Cinque luoghi di spettacolo. Quattro prime assolute. Due prime nazionali. Due residenze internazionali. Tre produzioni realizzate ad hoc. Una mostra. Un seminario di studi. Due presentazioni di libri.
Lo storico Festival Internazionale di Performing Arts Natura Dèi Teatri torna a Parma dal 19 novembre al 6 dicembre. Per la prima volta è curato da Lenz Fondazione, il soggetto nato all'inizio del 2015 dall'unione dell'esperienza pluridecennale delle Associazioni Culturali Lenz Rifrazioni e Natura Dèi Teatri: un'occasione per fare il punto e rilanciare le attività artistiche, produttive, formative e di ospitalità internazionale dirette da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto.
Dopo il triennio alimentato dalle suggestioni filosofiche di Gilles Deleuze, Natura Dèi Teatri inaugura un nuovo progetto triennale dedicato all'artista visivo Richard Serra. «Porte, Punto cieco e Scia sono i temi concettuali del triennio 2015-2017, il cui campo di indagine si orienterà sul macrotema della Materia del Tempo nei linguaggi della creazione contemporanea» suggeriscono i direttori artistici. «Oltre all'ensemble artistico di Lenz, la ventesima edizione del Festival avrà ospiti italiani ed europei provenienti da ambiti disciplinari differenti, invitati a presentare e a co-produrre creazioni ispirate al tema del 2015, Porte».
Natura Dèi Teatri si aprirà con la presentazione - nei grandi spazi dei Padiglioni storici degli Ospedali Riuniti di Parma - dei primi quattro episodi del progetto biennale Il Furioso di Lenz Fondazione curato da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto ed interpretato dall'ensemble degli attori sensibili: dopo la realizzazione dei primi due capitoli al Museo Guatelli, evento che ha suscitato l'interesse e l'apprezzamento di importanti critici e televisioni nazionali, è in programma al Festival il debutto assoluto dei nuovi capitoli #3 e #4, rispettivamente intitolati L'Uomo e Il Palazzo - unitamente ad una nuova mise-en-site dei capitoli #1 La Fuga e #2 L'Isola: «In questa seconda fase la meccanica installativa procederà per sottrazione: l'assenza di uno spazio monumentale 'coerente' rispetto all'immaginario dell'opera determinerà un'ulteriore riflessione sull'identità e la funzione scenica del palazzo nella drammaturgia de Il Furioso: se il Palazzo di Atlante è un labirinto dove i cavalieri restano intrappolati, in un vorticoso meccanismo di specchi e di inseguimento di immagini vane e inafferrabili, il luogo dove più di ogni altro l'uomo contemporaneo si sente prigioniero di un incantesimo - la malattia - è l'Ospedale».
Lenz Fondazione proporrà anche, in prima assoluta, Hyperion #2 Solo quando le case e i templi sono morti le bestie selvagge osano nelle porte e per le strade, frutto di una nuova residenza del musicista elettronico polacco Paul Wirkus: ispirato all'Hyperion di Friedrich Hölderlin (poeta, filosofo e drammaturgo romantico al quale l'ensemble ha dedicato agli esordi un lunghissimo percorso di ricerca), lo spettacolo diretto da Maria Federica Maestri segna il ritorno di Adriano Engelbrecht, musicista e performer che in passato ha intensamente collaborato con Lenz.
Un'altra prestigiosa residenza internazionale coinvolgerà Tim Spooner: raccogliendo e rilanciando il tema concettuale del Festival 2015 e del progetto Il Furioso, l'affermato artista inglese proporrà in prima assoluta Unfinished Interior, performance creata su commissione del Festival che ibriderà istallazione, pittura, scultura e azione live per realizzare un ambiente ricco di dettagli suggestivi e alieni.
«In luoghi dove la ragione non può penetrare, immagino che tutte le esperienze dimenticate, immemorabili e non interiorizzate possano ancora prendere forma»: Naoko Tanaka introduce Unverinnerlicht, l'imponente opera installativa che, dopo il recente debutto alla Sophiensaele di Berlino, l'artista visiva e performativa porterà in prima nazionale a Parma.
Simon Mayer, performer e coreografo formatosi tra gli altri con Anne Teresa De Keersmaeker, incarnerà un energico e coraggioso viaggio nella propria autobiografia in un mix di ballo folcloristico di tradizione austriaca, jodel e danza contemporanea: lo spettacolo SunBengSitting sarà presentato a Lenz Teatro in prima nazionale, dopo il successo ottenuto a ImPulsTanz, lo storico Festival viennese dedicato alla migliore danza contemporanea internazionale.
«Stride, gracchia, geme, strilla, muggisce, ronza, rimbomba su meravigliose altezze o vagabonda in profondità inesplorate: incredibile»: così è stato descritto il concerto Solo Voice & Electronics della compositrice norvegese Maja Solveig Kjelstrup Ratkje, in calendario a Natura Dèi Teatri 2015: «Esiste una relazione tra ciò che faccio come cantante e artisti come Diamanda Galás e Mike Patton, Jaap Blonk, Yamatsuka Eye o Phil Minton, tutti accomunati dalla capacità di usare la voce in modi alternativi al cantare/eseguire testi per una melodia. Il mio approccio alla vocalizzazione è di astrarre la voce dall'emozionalità».
Grazie alla feconda collaborazione fra Lenz Fondazione e la Fondazione Monte di Parma, Natura Dèi Teatri attraverserà anche il Museo Amedeo Bocchi. In quelle sale preziose nel centro della città di Parma Silvia Costa e Laura Pante presenteranno A sangue freddo, una performance in cui «il pubblico è chiamato a osservare, come in una sala anatomica, il corpo umano nelle sue parti e nella sua morfologia», mentre Alessandro Bedosti e Antonella Oggiano proporranno Das Spiel - un rito di guarigione, spettacolo in merito alla cui creazione l'appartato artista racconta: «Abbiamo trascorso molti giorni nell'attesa di una qualche rivelazione, offrendoci gratuitamente al nulla, con l'unica certezza del nostro stare assieme in uno spazio ristretto, in una vicinanza sottile e curiosa».
Il burattinaio Patrizio Dall'Argine con La Sconosciuta della Senna - Un incontro con il Teatro medico-ipnotico (in prima nazionale) si sposterà alla Rocca di Sala Baganza (PR) per raccontare la storia di una giovane donna trovata morta affogata attorno al 1886 nelle acque del fiume che attraversa Parigi: «La sua immagine è arrivata a noi per il calco in gesso che qualcuno le fece prima di essere infossata. La sua maschera mortuaria è tutto quello che rimane di lei attraverso il tempo. È rimasta la sua persona».
Nello stesso luogo l'attrice sensibile Barbara Voghera interpreterà il monologo Hamlet Solo, summa delle riscritture sceniche dell'opera shakespeariana. «In questo Hamlet Solo si esplicita un dispositivo drammatico che rivela la natura orfana di Amleto, la sua assoluta solitudine scenica ed esistenziale; in un attraversamento senza respiro del testo, l'attrice implode dentro gli altri personaggi, unico strumento 'vivo' di una partitura visiva di spettri».
In collaborazione con l'Ordine degli Architetti di Parma, Natura Dèi Teatri si installa anche negli spazi di Workout Pasubio, adiacenti a Lenz Teatro, dando corpo a un progetto comune di rilancio del quartiere in cui essi hanno sede: Fiorella Iacono vi allestirà Providence, suggestiva video installazione site specific, ispirata a Francesca Woodman, «che ruota attorno all'idea di porta come varco dove il passaggio è determinato da cambiamenti veloci di luce e spazio».
In programma anche la presentazione, a cura di Stefano Ferrari, Maria Inglese, Sergio Manghi e Bianca Tosatti, del numero speciale dei Quaderni di PsicoArt Inquietudine delle intelligenze. Rassegna sulle arti irregolari e di Ubicazione ignota, nuovo libro di poesie di Adriano Engelbrecht e Ilaria Drago.
Rarità internazionali di teatro, musica, danza, video e performance in arrivo a Parma e dintorni: meglio non lasciarsele sfuggire. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0521 270141, 335 6096220, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.lenzfondazione.it.
Sabato 14 Novembre ha inaugurato CUBO, il nuovo spazio lavorativo/creativo nato dalla rivalutazione dell’ex polo industriale Mazzoni Salotti. Un evento che ha registrato il “tutto esaurito” richiamando un grande numero di parmigiani e non solo.
Di Chiara Marando – 16 Novembre 2015 – (Photo by Francesca Bocchia)
Da sempre Parma risponde con grande favore ed interesse alle nuove attività, soprattutto quelle che si pongono come obiettivo il guardare al futuro, il creare qualcosa di nuovo trasformando il lavoro di tutti i giorni in un confronto positivo continuo.
Lo ha fatto anche questa volta!
Parma ha dimostrato un grande entusiasmo ed una partecipazione che si può definire “di massa” all’inaugurazione di CUBO, una struttura, ma prima di tutto un progetto, nato dalla rivalutazione dell’ ex polo industriale Mazzoni Salotti con lo scopo di dare nuova vita ad uno spazio capace di raccogliere realtà professionali indipendenti, ma tutte indirizzate alla creazione di idee ed alla costruzione di qualcosa di innovativo. Comunicare, magari scontrarsi, ma pur sempre in un costante divenire.
Sabato sera CUBO ha aperto i suoi spazi, ha mostrato ad una città attenta la filosofia da cui è partito. Una full immersion tra esposizioni, musica, proiezioni e food&drink che ha catalizzato i giovani parmigiani ma non solo. Un vero successo di pubblico, che si muoveva come un fiume in piena tra i vari piani, chiacchierando, ammirando ed analizzando le diverse proposte delle realtà che abitano la struttura. Un CUBO di luce ed un brulicare ininterrotto che già dalle 18 del pomeriggio, fino a notte inoltrata ha animato questa zona della città.
E questo è solo l’inizio….
"Zombitudine" è lo spettacolo ideato e rappresentato, ieri sera al Teatro del Cerchio di via Pini, da Elvira Frosini e Daniele Timpano. Il romano Daniele Timpano, drammaturgo, regista e attore teatrale, ha fondato con la sua partner di vita e di scena Elvira, nel 2008, la Compagnia Frosini/Timpano.
di Cristina Pedretti, Parma -
"Zombitudine" rientra in un lavoro creativo sulla figura degli zombie che prevede appositi workshop (come quello realizzato in questi giorni a Parma) e il progetto "Walking Zombi", attraversamenti urbani di attori/zombi in mezzo alla gente, già eseguiti in diverse città italiane, da Roma a Genova, fino a Parma. Alla base dell'operazione c'è una visione metaforica dello zombie, creatura in bilico tra due dimensioni e per questo più libera di esprimersi rispetto ai viventi, rinchiusi nella loro routine; uno zombie che smuove e "risveglia" i vivi dalla loro assuefazione alle vita, e che quindi, più che spaventare, fa riflettere e forse "rivivere" chi lo incontra.
Nel video, i partecipanti al workshop per "aspiranti zombie" in azione e un'intervista agli attori ideatori del progetto.
Sabato 21 novembre, alle ore 18,00, presso la Libreria Ubik di Parma, verrà presentato il primo romanzo di Giulio Cavalli, scrittore ed autore teatrale che dal 2007 vive sotto scorta a causa del suo impegno contro le mafie: “Mio padre in una scatola da scarpe”
Parma 14 Novembre 2015 -
“Questa è una terra che va abitata in punta di piedi, Michele, va abitata in silenzio, qui le brave persone per difendersi diventano invisibili, Michele, in-vi-si-bi-li”.
“Mio padre in una scatola da scarpe” – Rizzoli editore – è il primo romanzo di Giulio Cavalli, scrittore e autore teatrale, che dal 2007 vive sotto scorta a causa del suo impegno contro le mafie.
Giulio sarà alla Libreria Ubik di Parma - Via Oberdan, 4 – sabato 21 novembre alle 18,00, per presentarlo insieme al contributo di Raffaele Castagno, giornalista de La Repubblica, per raccontare con la sua scrittura avvolgente la storia di un’Italia dimenticata ed indifesa.
Un’Italia nella quale si muove Michele Landa, il protagonista che incarna i valori della Vita nella sua sorprendente semplicità. Perché non serve fare rumore per diventare eroi delle piccole cose. Tutto parte da un lungo pranzo domenicale con la famiglia Landa che ha fatto respirare a Giulio Cavalli un dolore diventato poi testimonianza antimafia «fieramente fragile e decisamente umana» e l’umiltà di chi ha sempre perseguito l’ideale di una vita semplice e onesta, come Michele.
Da qui nasce l’idea di un libro sulla vita di Michele Landa e della sua famiglia, e da qui anche la missione di dare voce al silenzio per sensibilizzare passanti e lettori sul tema dell'omertà, tema trasversale all'intera opera. La Cooperativa Sociale Pepita Onlus organizzerà per l'occasione un flashmob proprio vicino alla libreria, coinvolgendo alcuni adolescenti delle scuole e degli oratori del parmense in un coro contro ogni genere di prevaricazione.
"Quando Angela mi ha raccontato la storia di suo padre, che è poi anche la sua - spiega l’autore - io che la storia l'avevo già ascoltata da un giornalista e un amico, Sergio Nazzaro, mentre l’ascoltavo in diretta, così, al tavolo come quando ci si siede al tavolo con gli assicuratori, ho avuto la sensazione che colasse. Non c'era niente di più da estrarre o da spulciare, sarebbe bastato un contenitore. Ecco, forse questo libro è la pinta di quella storia. Che vi giuro aveva già tutti i sapori".
Michele Landa non è un eroe, e neppure un criminale. Tutto ciò che desidera è coltivare il suo orto e godersi i suoi affetti, vuole guardarsi allo specchio e vedere il riflesso di una persona pulita. Ma a Mondragone serve coraggio anche per vivere tranquilli: chi non cerca guai è costretto a confrontarsi ogni giorno con gli spari e le minacce dei torre e con l'omertà dei compaesani. Michele conosce la posta in gioco, ha perso il lavoro e molti amici, ma è convinto, nonostante tutto, che in quel deserto si possa costruire qualcosa di bello e provare a essere felici. Al suo fianco c'è Rosalba, "la silenziosa": dopo quarant'anni si amano come il primo giorno, sono diventati genitori e nonni, sognano una casa grande e un albero di mele.
Ma si può immaginare una vita diversa, in una terra paralizzata dalla paura?
GIULIO CAVALLI (Milano, 1977) scrittore e autore teatrale, dal 2007 vive sotto scorta a causa del suo impegno contro le mafie. Collabora con varie testate giornalistiche e ha pubblicato diversi libri d’inchiesta, tra i quali ricordiamo Nomi, cognomi e infami (2010) e L'innocenza di Giulio (2012). È stato membro dell’Osservatorio sulla legalità e consigliere regionale in Lombardia.
Parmafotografica si rivolge a tutti i fotografi, professionisti e amatoriali, per aiutare due importanti associazioni del nostro territorio. Le foto donate saranno esposte sabato 28 Novembre sotto i Portici di Via Mazzini e il 12 Dicembre visibili e a disposizione di eventuali acquirenti negli stessi locali dove ha sede l'associazione. Le restanti foto saranno esposte negli spazi del Centro Commerciale Barilla Center. -
Parma, 14 novembre 2015 -
L'Associazione Parmafotografica, per il terzo anno consecutivo, realizza una raccolta fondi per aiutare due importanti associazioni di volontariato della nostra città, attraverso la vendita di opere fotografiche offerte gratuitamente da fotoamatori e professionisti. Anche quest'anno sono tanti gli amici fotografi che hanno deciso di aiutare donando le loro opere per una giusta causa.
Circa 100 foto saranno esposte per tutta la giornata di sabato 28 Novembre sotto i Portici di Via Mazzini a Parma, secondo appuntamento il 12 Dicembre, in occasione dell'accensione dell'Albero di Natale da parte dell'Avis San Leonardo, le foto esposte saranno a disposizione di eventuali acquirenti negli stessi locali dove ha sede anche Parmafotografica, in Via Milano 34/a.
La ricca giornata inizierò alle ore 15 e durante la mostra, ci sarà spazio anche per il divertimento dei più piccoli. I bimbi verranno, infatti, accolti dal mago Kevin e sarà presente una postazione truccabimbi. Seguirà poi dalle 16 Rockin' Swing acustic rock duo. L'accensione del'Albero natalizio e brindisi finale concluderanno la giornata.
Come ultimo appuntamento le foto rimaste saranno esposte a disposizione del pubblico negli spazi del Centro Commerciale Barilla Center di Parma, il 17 dicembre.
Le organizzazioni che riceveranno il ricavato della raccolta fondi sono Animal House che si occupa di animali abbandonati, prendendosene cura anche per sistemarli presso famiglie adottive, e Avis San Leonardo per l'acquisto di materiale propagandistico per le donazioni di sangue. L'Associazione Parmafotografica inviata, chiunque fosse interessato, a donare una o più fotografie di qualsiasi formato, a colori o b/n non importa, con o senza cornice, con qualsiasi modalità. Si può anche inviare un file a bassa risoluzione delle foto da donare, in quanto saranno propagandate su Facebook e su tutti social network in anteprima.
Il 5 di dicembre si terrà, inoltre, un evento collaterale presso il Caffè del Prato, con la mostra di Gianluca Ponzi. Tutte le immagini saranno in vendita e il ricavato verrà devoluta alla causa Accendi l'Albero del Dono.
Per tutte le info www.parmafotografica.it
In mostra alcuni dei preziosi reperti della splendida ed inedita Collezione Luciano Narducci, un'articolata raccolta di oltre 1600 pezzi che comprende macchine che spaziano dal pre cinema all'avvento vero e proprio del cinema, attrezzature di notevole valore e rarità, restaurate e conservate in oltre cinquant'anni di ricerche. Ingresso gratuito, dal 20 al 22 novembre nelle sale del Palazzo Pallavicino, in occasione di November Porc. L'iniziativa illustrata in Provincia da Censi, Narducci, Mazzari, Latronico. -
Parma, 14 novembre 2015 –
Si intitola "Il Cinematografo - Le macchine del pre cinema e del cinema - Esposizione temporanea di un cantiere culturale" la mostra che si terrà dal 20 al 22 novembre 2015 presso le sale del Cinquecentesco Palazzo Pallavicino di Zibello, Ex Convento dei Padri Domenicani, voluta dal Comune di Zibello e patrocinata dalla Provincia di Parma, in concomitanza con November Porc.
L'ingresso è gratuito, orari di apertura: venerdì 17,30-21; sabato 10 - 13 e 16:30-21; domenica 10 -13 e 16,30 - 21.
L'iniziativa è stata illustrata ieri in Provincia, da Andrea Censi Sindaco di Zibello e Consigliere Delegato della Provincia di Parma, Luciano Narducci proprietario della collezione in mostra, Anna Mazzari curatrice del progetto, Enzo Latronico giornalista e critico cinematografico.
"E' l'inizio di un percorso che ci porterà a costruire a Zibello il Museo Amedeo Narducci – ha affermato Censi – La collezione è il risultato della passione di una vita che ha portato a questa raccolta strepitosa e completa di pezzi straordinari. Una qualità che ci avvicina a quella del Museo del Cinema di Torno, con oggetti tutti funzionanti, che ripropongono la dinamicità intrinseca del cinema. Si tratta di uno sforzo importante per la nostra piccola comunità, ma comprendiamo bene l'importanza della cultura, perché Zibello è November Porc, ma non solo. "
LA MOSTRA
L'esposizione nasce con l'intento di presentare in una breve finestra temporale parte di una splendida ed articolata collezione, che si auspica sarà il motore di un progetto ben più complesso e strutturato di realizzazione di un ufficiale e riconosciuto museo del cinema.
Verranno messi in mostra alcuni dei preziosi reperti della splendida ed inedita Collezione Luciano Narducci, un'articolata raccolta di oltre 1600 pezzi che comprende macchine che spaziano dal pre cinema all'avvento vero e proprio del cinema, attrezzature di notevole valore e rarità, restaurate e conservate in oltre cinquant'anni di ricerche.
Si tratta di 500 tra grammofoni, giradischi, proiettori, cineprese, obiettivi, moviola, giuntatrici.
E poi ci sono i cosiddetti pre-cinema: oggetti che vanno dal 1870 al 1900 e sono più che altro strumenti nati per sorprendere e giocare con i primi studi di movimento, stereoscopi, taumatropi, fenachistoscopi, lanterne magiche coi relativi vetrini e 900 dischi in cartone.
Ci sono poi le Proiezioni mute, che vanno dalla prima proiezione in pubblico, quella del 1895, fino al 1928 e conta proiettori francesi con meccanica Lumière e Pathè e proiettori tedeschi con meccanica Ernemann, cineprese a manovella e meccaniche con motorino d'avanzamento ricavato da quello di una sveglia; in esposizione anche i relativi filmini.
Vengono quindi le Proiezioni sonore, che vanno dal 1928 fino ai giorni nostri, con l'esposizione di alcune macchine datate 1930, e molte altre, che permettono di seguire l'evoluzione di questa tecnologia fino al 1970. A proposito di sonoro e musica, si segnala una preziosa collezione di grammofoni tutti rigorosamente funzionanti, databili tra il 1910 e 1930, strumenti che spesso vengono affiancati come colonna sonora alle proiezioni mute.
Sono tutti rigorosamente originali anche i 50 tra manifesti e locandine, le 200 bobine e film in pellicola e i numerosi documenti inediti.
Una chicca sono i reperti della cosiddetta "serata nera", com'era allora chiamato uno spettacolo riservato ai soli uomini adulti allestita in uno spazio apposito: filmati, naturalmente muti e della durata di pochi minuti; dalla riproduzione di un raro esemplare di volantino pubblicitario, conservato nelle raccolte teatrali della Biblioteca Panizzi, si viene a sapere che le brevi proiezioni, o "quadri viventi" come allora venivano chiamati, avrebbero mostrato degli audaci scorci.
STORIA DELLA COLLEZIONE
Fin dall'età di 16 anni, i fratelli Narducci, Amedeo e Luciano, appassionati di cinematografo, girano per le strade sterrate delle campagne del piacentino in bicicletta, con un proiettore, un telo bianco e qualche bobina cinematografica da mostrare alle famiglie abitanti delle cascine visitate. I due giovani, regalano un sogno, una magia, minuti preziosi nella vita di coloro che trascorrono le giornate in faticosi lavori agricoli e di cascinale in cambio di qualche prodotto della loro terra, ortaggi, frutta, uova... importanti ricompense in cambio di un sogno, dell'immagine di una vita così lontana dalla loro.
La passione dei due giovani cresce con loro, iniziano a ricercare e collezionare importanti attrezzature cinematografiche, bobine, vetrini, immagini fotografiche e di cartellonistica, sistemi di registrazione e riproduzione di suoni ed immagini.
Luciano diviene anche scenografo e tecnico audio e video per emittenti locali, tra cui Teleducato, affinando le doti innate e perfezionando le sue capacità di restauro anche meccanico dei pezzi collezionati, che vengono mantenuti funzionanti.
Purtroppo Amedeo viene a mancare, ma Luciano continua nella sua passione in memoria del fratello, garantendogli la cura e la valorizzazione di una collezione unica nel suo genere.
L'intera collezione è già oggetto di tesi e ricerca presso l'Università di Parma, Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, al fine di garantirne la storia e la provenienza.
Domenica 15 novembre, presso la libreria Emily Bookshop (in via Fonte d'Abisso 11), a Modena, il giornalista, scrittore e insegnante presenta il suo romanzo storico, ambientato durante l'assedio della città dei Pico del 1552 e vincitore del Premio Nabokov 2015 nella sezione Narrativa. -
- Di Manuela Fiorini -
Modena, 13 novembre 2015 -
Ci sono le battaglie, gli amori, gli intrighi dei potenti, le peripezie degli umili, la fame, la filosofia, l'ortodossia religiosa, i primi echi della Riforma protestante e persino un poema in ottave ariostesche ideato dall'autore nel complesso e avvincente libro di Antonio Saltini, L'Assedio della Mirandola (Edizioni Diabasis) che sarà presentato a Modena, presso la libreria Emily Bookshop di via Fonte d'Abisso, domenica 15 novembre, alle ore 16.30, in collaborazione con l'Associazione di Scrittori I Semi Neri.
Il libro di Antonio Saltini, primo classificato al Premio Nabokov 2015, sezione Narrativa, è ambientato durante il secondo assedio della città di Mirandola, dal luglio 1551 all'aprile del 1552. In quel tempo, Mirandola è coinvolta nelle diatribe che vedono opposti il papato, sul cui soglio siede Giulio III, alleato con l'imperatore Carlo V d'Asburgo, sovrano della cattolicissima Spagna e la Francia di Enrico II. La città è invece governata dalla signoria dei Pico, è alleata con la Francia e con i Farnese di Parma, su cui il Papa ha delle mire. Giulio III affida le sue truppe ai generali Camillo Orsini e Alessandro Vitelli, ma affianca a questi il nipote Giovanni Battista del Monte, incapace al punto di vista militare, ma la cui presenza crea rivalità tra i comandanti. Soprattutto perché Del Monte insiste con l'illustre zio per portare avanti la guerra, aspirando a ricevere il feudo della Mirandola.
Abbiamo fatto due chiacchiere con l'autore.
Come è nata l'idea del romanzo e quella delle storie che ha raccontato tra le sue pagine?
"Ho sempre amato alla follia il grande romanzo ottocentesco, specialmente russo, con il tema, sempre inequivocabile, ma misterioso, della presenza di Dio nella storia. Il sogno del primo romanzo, una storia dell'affascinante quarto secolo, prese forma in 169 giorni. Si chiamava Periploos. Decisi che nel tempo che avevo previsto per un romanzo avrei scritto una trilogia, tre romanzi sul grande tema che mi incantava, ma tutti di 60 capitoli, su tre secoli radicalmente diversi e con tre disegni narrativi che dimostrassero che si può cambiare il meccanismo della narrazione per ogni cosa che si scriva. L'Assedio sarebbe stato il secondo. Avevo iniziato Periploos il 3 gennaio 1993, alla fine dell'anno avevo scritto i primi 20 capitoli dell'Assedio. La chiave del racconto era: basta con il Rinascimento stucchevole di Elisabetta d'Este e del Castiglione. Il Cinquecento è una successione di guerre combattute da brutali soldati di ventura, per ordine di principi e cardinali, tutto a spese del miserabile contadiname. La Mirandola era osservatorio ideale: dietro gli apparenti splendori dei Pico c'era una fortezza popolata da contadini, che pagano ogni giorno il prezzo di una guerra combattuta come confronto di potenza tra Sua maestà cristianissima e Sua altezza cattolicissima, con il papa come mezzano".
I personaggi di fantasia agiscono insieme a quelli storici. Con i primi, l'autore ha "carta bianca", mentre con i secondi c'è la difficoltà di coniugare la storia con il romanzo. Come si è destreggiato tra gli uni e gli altri? Quali sono state le difficoltà?
"Ho consultato l'imponente e dettagliatissima cronaca modenese di Tommasino Lancellotto, che descrive quotidianamente tutto il periodo della guerra. Poi, mi ha aiutato la cronaca mirandolese di Papazzoni. Per il quadro generale mi ha soccorso il Guicciardini, con la sua Storia. Sui personaggi storici credo di avere fatto veramente lo storico, per quelli minori, creature mie, ho cercato di fare il mio mestiere di storico dell'agricoltura: la loro giornata doveva trascorrere secondo gli schemi (stagionali) della vita contadina del tempo".
Uno dei personaggi, Annibale Signoruccini, scrive il poema di Taar, che propone "a puntate", lungo tutto il corso del romanzo. Le rime sono in ottave ariostesche. Chi è l'autore?
"Ho sempre amato la sonorità di Ariosto, che credo si divertisse moltissimo a scrivere in ottave. Mi sono divertito anch'io. Non è stato facilissimo immaginare una storia che contrapponesse la vita costretta nel borgo assediato e le favolose prospettive, ancora quasi leggenda, dei primi viaggi intercontinentali. Non posso giudicare io l'esito, ma credo che solo affrontare l'impresa sia stato appassionante.
C'è un personaggio a cui si è particolarmente affezionato, o di cui le è piaciuto di più scrivere?
"Ho molto amato Erminia per la sua immensa tenacia disarmata, e ho scritto con passione del fratello prete, ho amato Anselmo Losco, che ho collocato nella medesima parrocchia, San Giacomo Roncole, e che ho rivestito delle medesime doti di mio zio don Zeno quando a San Giacomo era cappellano, promanando una dedizione cristiana da autentico santo. In vecchiaia l'ho conosciuto molto meglio, ma non era più il travolgente giovane prete di San Giacomo, ma un uomo che aveva creduto in un sogno che si era già dissolto, e che contemplava, incredulo, l'insuccesso".
L'autore: Antonio Saltini è nato a Brioni (Pola) nel 1943. E' giornalista, scrittore e docente di Storia dell'Agricoltura alla Facoltà di Agraria dell'Università di Milano. Laureato in Legge e in Agraria, ha iniziato la sua attività di giornalista collaborando a diversi periodici e ha diretto il mensile di agricoltura Genio Rurale. E' stato vicedirettore di Terra e vita, sotto la direzione di Luigi Perdisa. Come scrittore ha prodotto diverse pubblicazioni, tra cui Storia delle scienze agrarie, sull' agronomia degli ultimi due millenni, che, a parere di Ludovico Geymonat, che ne ha curato la prefazione, ha segnato "l'ingresso dell'agnonomia sul terreno della storia delle scienze". Ha scritto anche diversi romanzi di genere fantastico e storico, tra cui "L'assedio della Mirandola". Nipote di Don Zeno Saltini, nel 1966, alla fine del liceo è stato per quattro anni a fianco dello zio, al quale ha dedicato il libro "Don Zeno: il sovversivo di Dio", edizioni Il Fiorino (Modena, 2003). Nel 2010, è uscito Il figlio del capitano. Guerra al Turco e congiura dei magnati dell'Ungheria del tempo di Montecuccoli (Nuova Terra Antica Editore).
Non sono solo gli chef gli unici professionisti nel mondo del food, a contendersi lo scettro arrivano i food designer: veri esperti nella progettazione del mondo alimentare. Il Food Design passa attraverso ricette, attrezzature, preparazione e presentazione, ma anche ideazione dell’alimento dalla creazione fino alla sua vendita.
Di Chiara Marando – 14 Novembre 2015 -
Ormai non basta più dire solo food, è necessario essere ben più precisi perché il mondo che ruota attorno al cibo, oltre ad essere estremamente piacevole e divertente, ha anche molteplici sfaccettature, tutte con loro caratteristiche specifiche, ma tutte legate alla sfera creativa.
Creatività tra i fornelli, creatività di presentazione, creatività di abbinamenti sfiziosi e creatività nella scelta dei dettagli e degli ingredienti. E poi ammettiamolo, ormai l’argomento è più che mai gettonato.
Le vere star non sono più solo i calciatori, oggi gli chef hanno conquistato i media ed il pubblico che li cerca e conosce. Ma non sono solo loro gli unici professionisti del cibo, a contendersi lo scettro sono arrivati anche i food designer.
Cosa sono?
Tecnicamente, e in modo tutt’altro che fantasioso, si possono definire dei “progettisti del mondo alimentare, ma sul piano più pratico si occupano di studiare sempre nuovi modi per rendere le preparazioni appetibili per occhi, palato e non solo. Infatti, l’analisi della presentazione del cibo non è così semplice come si potrebbe pensare, anzi, molto spesso viene confusa esclusivamente con l’importanza dell’impiattamento di una portata.
In realtà, il Food Design è una materia vasta che passa attraverso ricette, attrezzature, oggetti per la preparazione e presentazione, ideazione dell’alimento dalla sua forma originaria fino alla sua trasformazione ed alla creazione di un packaging accattivante , per arrivare anche verso la comunicazione e la pubblicità che lo faranno conoscere. Il tutto senza dimenticare l’esame del pubblico di riferimento e delle sue preferenze, nonché l’impatto su consumi ed abitudini di vita delle persone.
Nell’ambito del Food Design, progettare vuol dire trovare e proporre soluzioni efficaci tenendo presente il contesto nel quale il prodotto viene inserito, renderlo funzionale al tipo di ambiente, consumo ed esigenza di chi lo sceglierà. Si tratta di un’attività complementare a quella dell’alimentazione vera e propria, si fonde con essa accrescendone il potenziale e la forza attrattiva.
Non a caso esistono delle scuole che propongono corsi per diventare provetti food designer. Realtà come l’Italian Genius Academy di Roma, struttura interamente dedicata alle eccellenze gastronomiche e creative del Made in Italy: dalla cucina alla pasticceria, fino al design legato a gioielli, scarpe e sartorialità artigianale.
Lezioni durante le quali approfondire tutti i diversi aspetti correlati al food design, quindi l’attenzione all’estetica del piatto attraverso la sperimentazione e la combinazione di forme, colori e sapori, ma anche lo studio di packaging ed utensili per la preparazione ed il consumo, e la progettazione dei giusti spazi per meglio garantire una corretta produzione, vendita e consumo del cibo.
Dalla teoria alla pratica in una full immersion per poter diventare degli esperti professionisti capaci di offrire un servizio a 360 gradi nel mondo del food, ovvero non solo preparare al meglio e presentare piatti e pietanze per ogni situazione, ma anche organizzare eventi enogastronomici o ideare incontri ad hoc
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