Dopo due anni di contrazione della spesa delle famiglie italiane destinata all'alimentazione, il 2015 si chiuderà finalmente col segno più.
Roma, febbraio 2016 - Le rilevazioni Ismea Nielsen fino a novembre attestano, infatti, una mini ripresa dei consumi alimentari domestici dello 0,4% sul 2014, che potrebbe a consuntivo d'anno attestarsi lievemente più in alto, grazie allo sprint delle vendite del periodo natalizio che, nel 2015, parrebbero essere state più vivaci dell'anno precedente.
L'analisi per comparto evidenzia tendenze diverse e contrapposte tra i prodotti confezionati a peso fisso (provvisti di codice EAN) e quelli a peso variabile. Per i primi, la dinamica è risultata in netta crescita sul 2014 (+2,2%), grazie soprattutto al contribuito di bevande e olii (acqua: +9%; birra: + 6%; oli di oliva: +19%), mentre la spesa complessiva dei prodotti a peso variabile, essenzialmente freschi, ha accusato una flessione del 2,8%, maturata soprattutto nei reparti carne (-5,8%) e lattiero caseari (-3,4%), a fronte di aumenti anche sostenuti per prodotti ittici (4,8%), ortaggi e frutta freschi (2,5% e 4,7%).
Tra i driver che guidano i comportamenti d'acquisto delle famiglie, sottolinea l'Ismea, ha assunto un ruolo chiave la consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere che, amplificato dai recenti messaggi dei media, si è riflesso nell'aumento degli acquisti di frutta, verdura e pesce e una contestuale riduzione della spesa di carni fresche (specie suine) e salumi.
Entrando più nel dettaglio del reparto delle carni, mentre si affievolisce la contrazione delle avicole e bovine, si aggrava il bilancio delle suine (-9% la flessione della spesa), che scontano oltre all'impatto mediatico dell'allarme OMS, anche una situazione di eccesso produttivo a livello comunitario che ha portato a una limatura generalizzata dei prezzi. Tra i salumi, tengono solo i prosciutti (sia crudi che cotti), a fronte di cedimenti importanti degli insaccati (in primis salami -4,5% e wurstel -7,3%) che portano in rosso il bilancio complessivo del segmento (-0,6%).
(grafico in Galleria immagini)
(Ismea 2 febbraio 2016)
Intervista al presidente del Consorzio domenica sul Trattato commerciale TTIP tra Usa e Ue in cui è a rischio il riconoscimento delle indicazioni geografiche. Giuseppe Alai riporterà gli esiti di una recente ricerca promossa dal Consorzio di tutela secondo la quale per il 66% dei consumatori statunitensi il termine "parmesan" non è affatto generico - come sostengono, invece, le industrie casearie americane - ma identifica un formaggio duro con una precisa provenienza geografica, che il 90% degli intervistati indica senza alcun dubbio nell'Italia.
Reggio Emilia, 5 febbraio 2016
"La condizione indispensabile per giungere ad un accordo nel trattato commerciale TTIP con gli Stati Uniti è che tale intesa sgombri il campo da ogni confusione che oggi investe i consumatori americani sul riconoscimento del Parmigiano Reggiano e dei prodotti DOP europei". Così sosterrà Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, nell'ambito della trasmissione Linea Verde, che andrà in onda domenica 7 febbraio alle 12.20 su Rai Uno, in cui sarà intervistato da Patrizio Roversi, conduttore della trasmissione.
Il tema della puntata sarà appunto il TTIP, il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti, intavolato per giungere a un accordo bilaterale tra Usa e Unione Europea per stabilire regole comuni di libero scambio. Un tema particolarmente caldo e di grande attualità, sul quale si stanno confrontando le delegazioni americana ed europea, soprattutto in merito alle regole produttive dei prodotti agroalimentari e al riconoscimento delle denominazioni di origine europee e italiane che hanno un preciso richiamo al territorio di origine. Nomi che spesso vengono contraffatti sul mercato americano con denominazioni simili se non del tutto uguali a quelle originali, portando così a generare confusione presso gli acquirenti e i consumatori d'oltreoceano.
Al proposito il presidente Giuseppe Alai riporterà gli esiti di una recente ricerca promossa dal Consorzio di tutela secondo la quale per il 66% dei consumatori statunitensi il termine "parmesan" non è affatto generico - come sostengono, invece, le industrie casearie americane - ma identifica un formaggio duro con una precisa provenienza geografica, che il 90% degli intervistati indica senza alcun dubbio nell'Italia.
Non solo. "La ricerca - conclude Alai - dimostra che la situazione è apparsa ancora più grave di fronte alla confezione caratterizzata da elementi di "italian sounding", ad esempio la bandiera tricolore o monumenti e opere d'arte italiane. In tal caso, infatti, gli acquirenti americani sono convinti di trovarsi di fronte ad autentico prodotto italiano".
La prossima puntata di Linea Verde vedrà dunque come protagonisti allevatori di bovini e casari, fino ad coinvolgere il presidente della Commissione Sviluppo Rurale del Parlamento Ue, Paolo De Castro, per capire meglio il futuro alimentare del vecchio continente. E proprio le riprese che riguardano le produzioni lattiero casearie coinvolgeranno il caseificio Sant'Angelo della famiglia Caretti, in San Giovanni in Persiceto, vicino a Bologna.
(Fonte: ufficio stampa Consorzio del Parmigiano Reggiano)
L'allarme siccità lanciato anche dall'ANBI Emilia Romagna per le falde acquifere quasi all'asciutto. Il Mais sta entrando in tensione. In attesa delle notizie sui dazi Russi sul frumento.
di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 2 febbraio 2016 -
Per dar prova della volatilità dei mercati è sufficiente confrontare le ultime due chiusure di fine settimana scorsa:
Venerdì 29 / 1 / 2016
Semi: marzo 882,20 (+14,4) maggio 884,40 (+14) giovedi aveva fatto -15,20 Farina : marzo 272,40 (+5,5) maggio 274,40 (+5,4) -5,60 Olio : marzo 30,88 (+0,19) maggio 31,09 (+0,19) -0,18 Corn : marzo 372,00 (+6,4) maggio 376,60 (+6,2) -3,60 Grano marzo 479,20 (+7) maggio 485,00 (+7) -4,20 luglio 494,40 (+6,4) dicembre 512,60 (+6)
Giovedì 28 / 1 / 2016
Semi : marzo 867,60 (-15,2) maggio 870,40 (-14,6) Farina : marzo 266,90 (-5,6) maggio 269,00 (-5,5) Olio : marzo 30,69 (- 0,18) maggio 30,90 (-0,17) Corn : marzo 365,40 (-3,6) maggio 370,40 (-4) Grano marzo 472,20 (-4,2) maggio 478,00 (-4,2) luglio 484,00 (-4,0) dicembre 506,60 (-3,6)
Giovedì il principale elemento scatenante fu uno storno da parte della Cina di 395.000 tonnellate di semi mentre venerdì la fare impennare i valori è stata la notizia di danni derivanti dal rischio siccità in Argentina. Più probabile invece potrebbe essere stato determinato dai soliti movimenti dei fondi e i ridotti margini di operatività verso il basso avendo i principali mercati, come si suol dire, toccato il fondo.
Nelle prossime ore dovrebbero circolare le notizie inerenti i dazi sul frumento dalla Russia e questo potrebbe risultare il nuovo fattore stimolante del mercato cerealicolo.
Il mercato domestico non sta manifestando particolari segnali in una o in opposta direzione mentre continua a rafforzarsi il timore di una pesante siccità con conseguente tensione sul mais. Preoccupazione che viene confermata dall'allarme lanciato dall'associazione delle bonifiche (ANBI) che rileva come le falde acquifere siano praticamente asciutte.
Bioenergetico. Mais per biodigestori sempre molto ricercato. in ogni angolo del globo. Alcuni stanno tornando a cercare manioca e tapioca di cui non ci si ricordava quasi più dell'esistenza. I cruscami sono sui minimi ciononostante non sono sufficientemente appetiti.
Indicatori internazionali
l'Indice dei noli è sceso a 317 punti, il petrolio è risalito oltre la soglia dei 30€ fissandosi a 32,85 dollari al barile e il cambio staziona a 1,08460
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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.
Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore.
Officina Commerciale Commodities srl - Milano
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Strategia del terrore, allarme Zika? L'eredità di Expo, l'Emilia Romagna programma il sistema del futuro prossimo. Mais e soia, le previsioni 2016. La forestale entra nella Benemerita. Nuovo calo dei mercati agricoli secondo i dati Ismea. "Falde acquifere completamente all'asciutto. Situazione grave.
SOMMARIO Anno 15 - n° 04 31 gennaio 2016
1.1 editoriale Strategia del terrore. Allarme Zika?
3.1 cereali Cereali, piccole oscillazioni ma nessuna variazione di rilievo
4.1 Lattiero Caseario Cresce ancora il "Parmigiano"
5.1 L'eredità di Expo L'eredità di Expo. Tracciato il futuro dell'agroalimentare emiliano romagnolo
6.1 export agroalimentare Germania: Il Parmigiano Reggiano punta sulla ristorazione di qualità con gli Chef di JRE
6.2 UE e Lambrusco Vino. A Scandiano si parla di Lambrusco
8.1 imprese Mulino Alimentare di Parma testimone di eccellenza internazionale
9.1 mais e soia Previsioni in riduzione in Sud Africa e USA.
10.1 ambiente e sicurezza Nasce il comando per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare.
10.2 ecoreati La "Forestale" entra nella Benemerita.
11.1 siccita' ANBI Emilia Romagna: "Falde acquifere completamente all'asciutto. Situazione grave
12.1 agromercati Ismea, nuovo calo dei prezzi agricoli a dicembre.
13.1 promozioni "vino" e partners
Prosegue senza sosta, in ogni angolo del globo, la ricerca di mais per biodigestori. Alla costanza di stabilità dei cereali autunno vernini si contrappone la lieve tendenza positiva per il mais. Nella precedente settimana registrati incrementi di 1-2 euro a tonnellata.
di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 29 gennaio 2016 -
I mercati internazionali continuano ad essere stabili anche se, a metà settimana, hanno dato segnali positivi sui proteici ma negativi sui cereali.
Il calo di prezzo internazionale non poteva rimanere senza conseguenze per il frumento tenero nazionale che nella scorsa settimana il "panificabile" ha infatti perso 3 euro/t sia a Milano (prezzo medio 186 euro/t) sia a Bologna (180 euro/t). I frumenti di qualità superiore hanno invece perso 2 euro/t, i frumenti esteri tra 2 e 4 euro/t.
I mercati a termine esteri hanno ancora dimostrato di mantenersi stabili con il future di marzo (Matif) che lo scorso 22 gennaio ha chiuso a 164,25 euro/t.
Il mais, nella scorsa settimana, ha registrato anche 1-2 euro a tonnellata di incremento (174,5/ton a Milano e 173/ton a Bologna). A Parigi il mais per marzo ha chiuso venerdì scorso (22/1) a 156 euro/t, con un recupero di 3,50 euro/t rispetto al minimo stagionale di lunedì precedente.
Bioenergetico. Mais per biodigestori sempre molto ricercato. in ogni angolo del globo. Alcuni stanno tornando a cercare manioca e tapioca di cui non ci si ricordava quasi più dell'esistenza. I cruscami sono sui minimi e alcuni contratti sono stati sottoscritti sul febbraio-giugno a 130-132 euro arrivo seppure pochi siano i venditori.
Indicatori internazionali
l'Indice dei noli è sceso a 337 punti, il petrolio è risalito oltre la soglia dei 30€ fissandosi a 31,90 dollari al barile e il cambio staziona a 1,09102 $/barile
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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.
Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore.
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Anche una società di Parma invitata dalla Regione a raccontare la sua esperienza di internazionalizzazione.
Di redazione Parma 26 gennaio 2016 - Un riconoscimento di pregio quello riservato a Mulino Alimentare di Parma, società dedita al confezionamento e commercializzazione di Parmigiano Reggiano, invitata dalla Regione a relazionare sulla sua esperienza di internazionalizzazione. Un percorso avviato da diversi anni che, sotto la guida attenta del CEO Claudio Guidetti, l'ha portata a consolidare oltre confine ben il 70% del fatturato.
L'occasione è stata il maxi convegno, organizzato dalla Regione Emilia Romagna lo scorso lunedi, incentrato sul tema "L'eredita di Expo per l'agricoltura dell'Emilia Romagna" e come poter capitalizzare gli investimenti e le esperienze della sei mesi milanese.
Un evento dove sono stati chiamati a raccolta alcune imprese e associazioni no-profit che si sono distinte nel processo di esportazione di prodotti e competenze.
Nel mondo il made in Emilia-Romagna è sinonimo di qualità dei prodotti, attenzione all'ambiente, sicurezza alimentare, distintività. Con una filiera agroalimentare che da sola vale circa il 20% del totale nazionale, l'Emilia-Romagna è prima in Europa per prodotti Dop e Igp (42 ).
Un ruolo importante per fare conoscere il re dei formaggi in Canada e nord-america l'ha avuto, senza ombra di dubbio, anche il Mulino Alimentare grazie a un programma di marketing promozionale che ha raggiunto l'apice con la conquista, nel 2014, del Guinness World Record di taglio contemporaneo di ben 1.300 forme di Parmigiano grazie alla collaborazione instaurata con l'assoluto leader della distribuzione canadese.
"Per esportare non è sufficiente conoscere la lingua, ha sottolineato Claudio Guidetti, ma occorre conoscere pienamente la mentalità del luogo ed è perciò che il lavoro ha preso corpo incontrando preliminarmente una grande catena distributiva confrontandoci con loro cercando quelle occasioni di incontro che consentissero un reciproco beneficio." Mulino Alimentare era approdato in Canada dopo una consolidata esperienza nel vecchio continente riversando perciò oltre oceano già un buon fardello di competenze internazionali.
"Il nostro obiettivo, ha proseguito Guidetti, è di accorciare la filiera eliminando tutte quelle fasi di intermediazione che non hanno più ragion d'essere ma al contempo intensificando dei processi di parternariato esclusivo con i caseifici del territorio con i quali condividere i vantaggi economici acquisiti. Forse però non tutti sanno che, per relazionarsi con le GDO, occorre possedere particolari certificazioni difficilmente riscontrabili nei caseifici e che queste devono essere mantenute e rinnovate attraverso un approccio sistematico alla qualità. E' un attimo essere esclusi dal circuito a causa di una semplice ma indispensabile formalità".
Al Presidente della Regione Stefano Bonaccini il compito di fare gli onori di casa e introdurre gli elementi che tracceranno le prossime politiche agroalimentari mentre l'Assessore all'Agricoltura Simona Caselli e la collega alle Attività Produttive Palma Costi l'onere di entrare nel dettaglio delle politiche di sviluppo dell'agroalimentare per rafforzare il "Modello" operativo così ben collaudato e con riconosciuto successo durante l'Expo2015.
Al convegno hanno dato il loro contributo anche il presidente Unioncamere dell'Emilia Romagna Maurizio Torregiani, l'europarlamentare Paolo De Castro anticipando la tavola rotonda, moderata dal direttore di Ervet Roberto Righetti, che ha visto alternarsi sul palco alcune rappresentanze delle eccellenze emiliano romagnole:
- Giovanni Beccari, Cefa
- Gianpiero Calzolari, Granarolo
- Lucio Cavazzoni, Alce Nero
- Maurizio Gardini, Conserve Italia
- Claudio Guidetti, Mulino Alimentare
- Stanislao G. Fabbrino, Romagna Coop Food
- Sara Roversi, Future Food Intitute
- Luigi Scordamiglia, Inalca
Al segretario generale del Padiglione Italia, Fabrizio Grillo, il compito di trarre le conclusioni del convegno.
(Galleria immagini in fondo pagine)
La forestale cambia casacca. Le perplessità di questa operazione e le preoccupazioni per il futuro contrasto agli ecoreati. Il decreto governativo sancisce il passaggio ma la strada non è libera da ostacoli.
di Virgilio, 27 gennaio 2016 - La "Forestale" non ci sarà più. Lo storico Corpo di Tutela Ambientale entrerà a fare parte dell'Arma dei Carabinieri e in parte sotto il comando della Guardia di Finanza.
Due Forze di polizia dello Stato di altissima specializzazione che, con competenze diverse, in qualche misura sconfinavano negli ambiti di sorveglianza del Corpo Forestale.
Dispiace sempre quando un pezzo di Storia del nostro Paese viene immolato sull'altare della efficienza e dell'organizzazione, a patto che questa sia la reale giustificazione.
Auguriamoci che queste donne e uomini della "forestale", portatori sani di altissime specialità, oltre a quelle più strettamente legate al nome del corpo, possano proseguire con la medesima efficacia al contrasto delle eco-mafie e a tutti i crimini ambientali, piuttosto che ai crimini verso la salute e il benessere animale e la tutela, nel senso più ampio del termine, dell'ambiente.
La preoccupazione diffusa, almeno stando ai vari commenti qua e là pubblicati, sta proprio nella diffidenza circa la destinazione degli interventi, il timore che possa alleggerirsi l'azione determinata di contrasto ai crimini ambientali.
Una preoccupazione condivisa alla quale aggiungo la mia personale perplessità legata a quando e in che termini questo passaggio verrà attuato compiutamente affinché, nel periodo di transizione, non si determini uno scollamento di coordinamento tra le diverse armi e un pesante alleggerimento delle azioni fin qui condotte dal Corpo Forestale dello Stato.
La perplessità per il passaggio, soprattutto del maggiore contingente, al comando dell'Arma sta nella militarizzazione del corpo, è soprattutto connessa agli impiegati civili di cui il CFS è dotato a differenza dei Carabinieri.
Un passaggio che potrebbe trovare alcuni ostacoli nell'obiezione di coscienza ad esempio oltre ai più tradizionali problemi connessi a aspetti sindacali.
Un negoziato che non fa sperare in una soluzione a breve.
Il timore, secondo quanto scrive Roberta De Carolis su GreenMe.it nasce da "I retroscena dietro la decisione si basano su questioni meramente economiche. L'accorpamento potrebbe causare la perdita di posti di lavoro e la ricollocazione di alcune risorse fondamentali. Il Corpo Forestale dello Stato ha avuto sempre un ruolo centrale nella lotta agli ecoreati e alla salvaguardia delle Riserve, problematiche che ora appaiono quindi minacciate".
Ma nello stesso articolo si cita anche la posizione di Legambiente che appare più ottimistica. "Ci auguriamo – ha commentato infatti il direttore dell'associazione Stefano Ciafani – che questo cambiamento sia sfruttato nel modo più utile per realizzare finalmente un Corpo di Polizia specializzato nel contrasto delle illegalità ambientali".
Più preoccupato il WWF invece che si è mostrato perplesso e "auspica che i pareri obbligatori previsti da parte delle Camere e del Consiglio di Stato possano portare ad una serie di correttivi importanti. La repressione dei reati ambientali è certamente garantita all'interno dell'Arma dei Carabinieri, scrive l'organizzazione, ma con personale che potrebbe non essere più sufficiente. Inoltre la gestione delle Riserve Naturali dello Stato potrebbe soccombere in virtù di altre urgenze."
Dobbiamo quindi ancora una volta confidare sulla saggezza dei nostri parlamentari e sul senso di responsabilità dei tutori ambientali, le donne e gli uomini del CFS ai quali comunque va un ringraziamento per il lavoro svolto a favore della comunità.
L'ultimo mese dell'anno conferma l'intonazione negativa dei mercati agricoli palesatasi a partire dall'autunno. Lo segnala l'Ismea sulla base dell'Indice dei prezzi agricoli all'origine, che si è portato nel mese di osservazione a 111,7 (2010=100) facendo registrare una flessione del 2% su novembre e del 2,5% su dicembre di un anno fa.
Roma - A dicembre, i prezzi al consumo dei beni alimentari e delle bevande, alcolici inclusi, risultano - sulla scorta dei dati divulgati dall'Istat - in flessione dello 0,4% su base mensile e in aumento dell'1,1% su base annua, ossia rispetto al livello di dicembre dell'anno scorso, in lieve decelerazione rispetto al più 1,6% di novembre.
L'Indice "core" dell'Ismea - calcolato per evidenziare la tendenza di fondo dei prezzi agricoli, scorporando dall'indicatore i prodotti ortofrutticoli, più volatili e maggiormente influenzati da fattori stagionali - a dicembre si colloca a 111,0 (2010=100) a conferma di una dinamica mensile negativa (-1,8%), sebbene lievemente più attenuata rispetto a quanto evidenziato dall'indice complessivo. Il confronto su base annua segnala invece una tendenza deflativa più marcata di quella indicata dall'indice complessivo (-5,6% sul livello di dicembre 2014).
Nel comparto vegetale che fa segnare nel suo complesso un meno 2,6% sul mese precedente, pesano le significative flessioni degli ortaggi (-7,8%) condizionati dall'eccesso di offerta che le temperature insolitamente miti hanno riversato sui mercati. Continuano ad arretrare anche i prezzi degli olii di oliva (-5,5%) in un contesto non favorevole neanche per i semi di soia (-0,9%) e per i cereali (-2,1%), che scontano i ribassi registrati sui mercati internazionali. Per i vini, le rilevazioni Ismea indicano una brusca battuta di arresto (-1,8%) dell'abbrivio positivo della nuova campagna. Frutta e colture industriali, con un incremento rispettivamente del 3,2% e del 3%, sono invece le uniche due voci in controtendenza rispetto all'andamento complessivamente negativo del comparto.
L'insieme della zootecnia chiude dicembre senza particolari novità rispetto all'andamento dell'intero 2015. La flessione dell'1,7% su base mensile riflette un'ulteriore discesa dei listini del bestiame vivo (-3,9%), solo in parte controbilanciata da una timida progressione dei lattiero caseari (0,5%). Tra gli animali vivi si segnalano ancora una volta riduzioni significative a carico dei suini (-6,9%), avicoli (-5,2%) e conigli (-11,4%) a fronte della lieve ripresa che ha interessato i bovini (0,3%) e degli incrementi più significativi per gli ovi-caprini (+4,5%). Flettono lievemente su base mensile anche le uova (-0,2%).
Su base annua, l'indice elaborato dall'Ismea arretra del 2,5%, con flessioni più marcate per l'aggregato zootecnico (-3,5%) e più attenuate per il comparto delle coltivazioni vegetali (-1,7%). In quest'ultimo ambito produttivo, flettono, rispetto a dicembre 2014, i prezzi degli olii di oliva (-22,6%), dei cereali (-9,3%) e, in misura inferiore, della frutta (-3,5%) e dei vini (-1,6%). Solo per gli ortaggi, le coltivazione industriali e i semi di soia il confronto annuale risulta positivo, con un più rispettivamente del 14,8%, del 5,9%, e dello 0,3%.
Nell'aggregato zootecnico, la dinamica tendenziale fa registrare una riduzione del 3,2% per il bestiame vivo, del 2,3% per i lattiero caseari, e del 15,9% per le uova.
In media d'anno, in linea con le variazioni acquisite divulgate con i dati di novembre, i prezzi agricoli del 2015 relativi alla prima fase di scambio risultano complessivamente in aumento dell'1,5% rispetto al livello del 2014, mentre sulla scorta dell'Indice core la tendenza si conferma deflativa (-3,7%).
(Ismea 22 gennaio 2016)
Le verifiche effettuate dai Consorzi di Bonifica in Emilia Romagna dicono chiaramente che la terra ha raggiunto il limite e l'acqua presente nel suolo è addirittura al di sotto dei livelli dell' agosto 2015. I Consorzi di bonifica che trasportano la risorsa a tutta l'agricoltura lanciano l'allarme richiamando tutti i portatori d'interesse a "fare sistema".
Bologna, 29 gennaio 2016
L'Italia ha sete, l'Emilia Romagna non è da meno e se il clima di questi mesi non lascerà spazio immediato a nuove precipitazioni quella che oggi è già più di una preoccupazione -supportata da dati eclatanti - potrebbe trasformarsi, tra poche settimane, in una vera e propria emergenza epocale scatenando conflitti per l'acqua tra i territori.
Dopo la denuncia arrivata da ANBI a livello paese, l'ANBI Emilia Romagna, forte degli ultimi rilievi fatti direttamente nelle locali falde acquifere superficiali dai suoi esperti (operanti nei nove Consorzi di Bonifica regionali associati), aggiunge così un elemento di valutazione fondamentale all'allarme scattato nei giorni scorsi dopo le misurazioni delle portate del Po, dei livelli drasticamente in calo dei maggiori laghi del Nord e della scarsa incidenza degli accumuli nevosi sull'Appennino. Le ultimissime analisi effettuate infatti dicono chiaramente che a livello regionale le falde sono completamente scariche e che i livelli raggiunti sono addirittura al di sotto di quasi un metro rispetto a quelli fatti registrati durante l'estate 2015, una delle più roventi e siccitose a memoria d'uomo.
Ora le criticità sono palesi: quantità di acqua inconsistente, riserve contenute in invasi quasi azzerate e a differenza delle annate maggiormente siccitose 2011-2012 si aggiunge anche la mancanza di neve in grado di alleviare parzialmente queste pesanti criticità. I Consorzi di bonifica che trasportano la risorsa a tutta l'agricoltura lanciano l'allarme richiamando tutti i portatori d'interesse a "fare sistema" mettendo al centro delle loro scelte questa priorità, in caso contrario i prodotti tipici alla base del Made in Italy agroalimentare potrebbero venire colpiti duramente già in primavera con conseguenti perdite sostanziali di rese. Sotto il profilo della gestione delle emergenza idrica i Consorzi di bonifica emiliano romagnoli, che approvvigionano di acqua un territorio a sud del Po e quindi chiaramente penalizzato se comparato alle pianure delle regioni al di sopra del fiume, hanno maturato in questi anni una lunga esperienza elaborando non solo sistemi di monitoraggio costante, ma anche competenze sull'utilizzo virtuoso della risorsa e risparmio idrico (IRRINET-IRRIFRAME). Certo è che una situazione grave come quella che si sta via via delineando non offre spunti di particolare ottimismo e a questo si aggiunge la paura che le piogge arrivino bruscamente per distruggere e non a dare sollievo alle colture. Il presidente dell'ANBI ER Massimiliano Pederzoli non ha dubbi "Le falde scariche come mai prima dimostrano che la situazione è di emergenza reale e rischia anche di generare conflitti tra i territori se non si decideranno da subito precise norme di comportamento in situazioni di grave carenza idrica". Anche i grandi invasi della regione, le dighe piacentine di Molato e Mignano e quella di Ridracoli, sono ai minimi storici di capacità e in questo momento solo il Canale Emiliano Romagnolo (CER) conserva disponibilità di acqua ed è in grado di essere anticiclico. In questo frangente il CER ed i Consorzi di bonifica collegati stanno fornendo acqua ai tre potabilizzatori di Ravenna-Bassette, Ravenna-Standiana e Forlimpopoli-Selbagnone. In cifre una fornitura che supera i 1300 litri al secondo (110.000 metri cubi di acqua al giorno) capace di soddisfare le esigenze di consumo di oltre 500mila abitanti equivalenti.
(Fonte: Ufficio Stampa ANBI)
"Lambrusco nel mondo. Una distintività da difendere, un distretto da valorizzare": Sabato 30 gennaio alla cantina Emilia Wine di Arceto di Scandiano. La liberalizzazione del nome del vitigno sarebbe un grave errore, ne parliamo con il Ministro Martina, l'assessore Caselli, l'eurodeputato De Castro e la senatrice Pignedoli.
Reggio Emilia, 28 gennaio 2016
- in allegato in fondo al testo l'invito scaricabile -
Sabato 30 gennaio alle ore 9.30 si terrà alla cantina Emilia Wine di Arceto di Scandiano (RE) l'iniziativa "Lambrusco nel mondo. Una distintività da difendere, un distretto da valorizzare". L'iniziativa, promossa dalla vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato Leana Pignedoli, in collaborazione con il Consorzio di tutela dei vini dell'Emilia e dal Comune di Scandiano vedrà la presenza del Ministro Maurizio Martina, dell'assessore regionale Simona Caselli e dell'eurodeputato Paolo De Castro. Interverranno inoltre al dibattito il Presidente del Consorzio tutela vini Emilia Davide Frascari, il sindaco di Bomporto (Mo) Alberto Borghi, il sindaco di Scandiano Alessio Mammi e la senatrice Leana Pignedoli, vicepresidente della commissione Agricoltura del Senato.
L'incontro è stato promosso alla luce della richiesta di alcuni paesi comunitari di liberalizzare il nome del vitigno. Come afferma il sindaco Alessio Mammi "il Lambrusco è un prodotto da secoli legato indissolubilmente al nostro territorio e il vino italiano più esportato nel mondo, con 400 milioni di bottiglie all'anno e un ricavo di 500 milioni di euro. Mi auguro che l'Ue faccia un passo indietro. Parlarne direttamente con tutti i livelli istituzionali che si occupano della questione è un'occasione per noi irripetibile".
"Questi Vini - continua Leana Pignedoli -sono strettamente legati alla terra Emilia, non è una mera difesa, è una battaglia perché l'Europa scelga le distintività come fattore competitivo dell'agroalimentare valorizzando le peculiarità. Pensare di lanciare sfide sulla genericità e l'omologazione sarebbe miope e perdente. Lunedì il Ministro Martina ha incontrato il commissario europeo all'Agricoltura Phil Hogan proprio su questi temi, e quella di sabato ad Arceto sarà un'ottima occasione per avere un resoconto in diretta dell'incontro e delle azioni che seguiranno".
"A favore della tutela del nostro prodotto - conclude Davide Frascari - si sono schierate con noi Francia e Germania che sono paesi che dal punto di vista enologico hanno un peso che ci fa ben sperare. Voglio ricordare che il distretto del Lambrusco ha un impatto socio economico dirompente: solo nelle province di Reggio Emilia e Modena coinvolge oltre 8000 famiglie di produttori. Avere accanto tutti i livelli istituzionali impegnati sul tema è per noi importantissimo e confrontarci con il ministro Martina, De Castro, Caselli e Pignedoli lo sarà ancor più".
(Fonte: ufficio stampa Comune di Scandiano)
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