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Il ragazzo si stava allenando nel circuito di Savignano sul Panaro, quando è caduto riportando un serio trauma addominale. È stato portato all’Ospedale di Baggiovara con l’Elisoccorso

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L’equipe dell’Ospedale Civile ha condiviso le proprie competenze e la propria casistica con colleghi da tutta Italia

prEpilessia, l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena segue circa 3.000 pazienti tra adulti e bambini. Sabato 18 febbraio 2023 Un convegno organizzato per la Giornata Internazionale dell’Epilessia

Ricercatori modenesi in uno studio internazionale pubblicato su The Lancet

Sono circa 500 gli anziani modenesi che ogni anno vengono operati per la rottura del femore. Il nuovo protocollo multidisciplinare, attivo da maggio, prevede un percorso dall’intervento precoce alla riabilitazione, per prevenire la perdita dell’autosufficienza e mortalità.

di Manuela Fiorini Modena 13 agosto 2019 - La rottura del femore è molto frequente negli anziani. Sono infatti 500 i pazienti modenesi che vengono operati ogni anno, ma spesso la patologia si associa a complicanze motivate dall’età avanzata e dal quadro clinico della persona, quali la perdita dell’autosufficienza e un rischio più elevato di mortalità.

Per i pazienti anziani che presentano rottura del femore, dallo scorso mese di maggio è attivo un nuovo percorso dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena che vede come punto di riferimento la Geriatria dell’Ospedale di Baggiovara, diretta dal Professor Marco Bertolotti, che è stata potenziata con 10 posti letto dedicati all’Ortogeriatria, cioè la branca della Geriatria che si occupa del paziente anziano con frattura di femore, e 19 per la Riabilitazione Ortogeriatrica.

Secondo il modello precedente, il paziente con frattura del femore veniva prima ricoverato in Ortopedia, dove veniva operato entro 48 ore, e solo in un secondo momento, se ritenuto necessario, veniva trasferito in Ortogeriatria. Grazie al nuovo protocollo, condiviso negli ospedali di Baggiovara e Policlinico, invece, il paziente viene subito ricoverato il Oretogeriatria, dove viene gestito nella fase pre e post operatoria, fino al trasferimento in riabilitazione e alle dimissioni. Il tutto sotto la gestione di un geriatra, che si occupa di tutti gli aspetti della degenza, dalla fase acuta a quella riabilitativa, garantendo una continuità assistenziale a pazienti che spesso necessitano di attenzione particolare per la presenza di altre patologie, evitando così complicanze legate al ricovero.


Oltre alla Geriatria, il progetto coinvolge anche l’Ortopedia dell’Ospedale Civile di Baggiovara, diretta dal dottor Pier Bruno Squarzina, che assicura il trattamento chirurgico precoce, la gestione delle problematiche perioperatorie e il ricovero anche nelle ore notturne e nelle giornate festive. Fondamentale anche il ruolo della Medicina Riabilitativa e il supporto di altre unità operative come l’Anestesia e il Pronto Soccorso.
A esse si associa il coinvolgimento delle strutture del Policlinico, con cui è fondamentale il coordinamento: l’Ortopedia, il Pronto Soccorso, le Anestesie e la Post Acuzie che garantisce il percorso successivo dei pazienti geriatrici. La Medicina a indirizzo Metabolico Nutrizionale dell’Ospedale Civile si alterna poi alla Geriatria nel fornire supporto e consulenza internistica.


“Si tratta di un progetto che coinvolge diverse discipline”, ha dichiarato il prof. Marco Bertolotti, “perché il paziente anziano per la sua complessità necessita di un approccio specialistico e multi-disciplinare per consentirne innanzitutto un trattamento chirurgico precoce, secondo le linee guida regionali e nazionali, e successivamente un percorso riabilitativo tempestivo che conduca a una piena guarigione priva di complicanze legate all’ospedalizzazione e limiti al massimo l’incidenza di disabilità. Non va inoltre trascurata la valenza scientifico-didattica di questo modello, che prevede la frequenza di medici in formazione specialistica in Geriatria e, grazie al contributo della Prof.ssa Chiara Mussi, docente di Geriatria, consente la raccolta di dati sperimentali interessanti che confermano la validità di questo modello, che ha ridotto in modo rilevante la percentuale di complicanze e la mortalità in questi pazienti”.

All’ospedale di Baggiovara uno dei primi interventi al mondo su due pazienti di 56 e 59 anni affetti dalla doppia patologia. Grazie alla tecnologia robotica i medici sono riusciti ad asportare le neoplasie risparmiando gli organi.


di M.F. Modena 9 agosto 2019 -  – Si chiama Da Vinci come il celebre genio rinascimentale, ma non si tratta di una persona in carne e ossa, bensì di un robot che nello scorso mese di luglio è stato protagonista di una delle prime esperienze al mondo di asportazione di un doppio tumore, al rene e al colon retto su due pazienti, avvenuta all’ospedale di Baggiovara.


Grazie proprio alla tecnologia robotica, l’equipe chirurgica diretta dalla dottoressa Micaela Piccoli e quella urologica del professor Bernardo Rocco, con la collaborazione della squadra anestesiologica della dottoressa Elisabetta Bertellini, sono riuscite a trattare in maniera mini invasiva e in contemporanea una rara forma di tumore che colpisce il rene e il colon retto.
Il primo intervento è stato effettuato su un uomo di 56 anni che in passato aveva già subito l’asportazione di un rene per una precedente patologia e che presentava un tumore maligno localizzato al colon destro e una seconda neoplasia al rene destro. Il secondo ha riguardato invece una paziente di 59 anni affetta da tumore al retto, che durante un trattamento per una neoplasia mammaria ha scoperto di averne anche una al rene sinistro. Entrambi sono stati in grado di alzarsi a una giornata dall’intervento, sono stati dimessi e ora potranno proseguire le terapie previste dai protocolli.


Fondamentale nel post operatorio senza dolore e nella ripresa l’intervento della tecnologia robotica.
“Per quanto riguarda il rene”. ha dichiarato il professor Bernardo Rocco. “la chirurgia robotica è indispensabile per ottenere un’efficacia oncologica, preservare l’organo e al tempo stesso non sottoporre i pazienti a incisioni addominali estese e invalidanti. Mentre la chirurgia laparoscopia tradizionale è l’approccio corretto quando la lesione è così estesa da dover togliere tutto il rene, il robot diventa fondamentale per poter eseguire interventi finalizzati a togliere il tumore ma a risparmiare il rene. In questi casi il robot in mani esperte consente procedure molto più rapide, efficaci e sicure”

“La chirurgia robotica”, ha aggiunto la dottoressa Micaela Piccoli, “consente ai medici di eseguire vari tipi di procedure complesse con maggiore precisione, flessibilità e controllo. In modo mini-invasivo, attraverso piccole incisioni si realizzano procedure lunghe, delicate e complesse che, invece, potrebbero essere difficili o addirittura impossibili con altri metodi. Il robot dà al chirurgo una visione tridimensionale e gli offre la possibilità di fare movimenti altrimenti impossibili per un essere umano, come ruotare una mano o un braccio, a 360 gradi, o di arrivare in un punto preciso senza fare contorsioni faticose. Questi due casi ne sono una chiara esemplificazione”.


Ricordiamo che il tumore del colon retto è tra i cinque più diagnosticati in Italia con un’incidenza del 15% con 51 mila casi ogni anno e un trend in aumento. I tumori al rene e alle vie urinarie, invece, sono al nono posto tra le neoplasie più diagnosticate con circa 13.400 nuovi casi all’anno.

L’associazione simultanea dei due tumori è rara, (tra lo 0,03% e 0,5% dei casi). Tra le cause ci sono condizioni genetiche particolari o l’associazione di fattori di rischio comuni come il fumo di sigaretta. La sopravvivenza a cinque anni, in Italia, è del 71% per il rene e del 65% per il colon retto, la più alta rispetto alla media europea grazie anche ai programmi di screening sul colon retto da tempo attivi in Emilia Romagna e allo sviluppo di PDTA, Percorsi Diagnostici Terapeutico Assistenziali che assicurano una diagnosi accurata e una presa in carico della persona a 360°.

Una donna residente a Casinalbo, madre di due figli, si era sottoposta a un'operazione di neurochirurgia per rimuovere un tumore benigno, ma durante l'intervento, eseguito all'Ospedale di Baggiovara, qualcosa è andato storto. La 50 enne si è spenta dopo quattro giorni di agonia.

di Manuela Fiorini, Modena 18 luglio 2019  - Un intervento delicato, ma considerato di routine, quello a cui si è sottoposta la scorsa settimana una cinquantenne residente a Casinalbo, mamma di due figli. Alla donna era stata riscontrata la presenza di un tumore benigno collocato dietro a un bulbo oculare, e per rimuoverlo aveva programmato l'operazione neurochirurgica presso l'Ospedale di Baggiovara.
In sala operatoria, tuttavia, qualcosa è andato storto.

Pare infatti che sia sopraggiunta un'emorragia cerebrale. La donna non si è più risvegliata e dopo quattro giorni di coma è deceduta lo scorso martedì.
I famigliari si sono quindi rivolti ai Carabinieri per far luce sulla morte della loro congiunta.

La Procura ha aperto così un'inchiesta con l'ipotesi di reato di omicidio colposo. Ieri è stata effettuata l'autopsia e i consulenti hanno sessanta giorni per redigere il rapporto e tentare di fare chiarezza su quanto accaduto in sala operatoria.

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Guasto a un ascensore dell'Ospedale Civile, bloccati paziente e operatori sanitari. L'uomo sta bene ed è ricoverato in reparto

Nelle prime ore di questa mattina, all'Ospedale Civile di Baggiovara, un guasto a un ascensore ha comportato il ritardo di un paziente nell'accesso – per una procedura urgente - alla Cardiologia, in quanto è rimasto bloccato nella cabina insieme al personale sanitario che lo accompagnava. Sul posto sono intervenuti le squadre di tecnici della manutenzione, subito allertati.

L'uomo, proveniente dal Pronto Soccorso, era accompagnato dal personale del 118 e non è mai rimasto solo durante l'attesa.

Dopo circa trenta minuti, una volta sbloccato l'ascensore, il paziente ha potuto svolgere senza intoppi le procedure mediche richieste. Rimane ricoverato in reparto e le sue condizioni sono buone.

La Direzione ha avviato gli approfondimenti necessari per verificare la causa del guasto e il rispetto di tutte le procedure previste in questi casi, con l'obiettivo di evitare, se possibile, altri episodi del genere.

La Direzione dell'AOU desidera, infine, scusarsi col paziente e con gli operatori sanitari per l'inconveniente tecnico e il disagio provocato.

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Arresti domiciliari per una Operatrice Socio Sanitaria: la Polizia di Stato incastra l'autrice di numerosi furti ai danni di anziani ricoverati in ospedale.

Personale del Posto di Polizia presso l'Ospedale di Baggiovara e della Squadra Mobile ha condotto una articolata indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Modena nella persona del dott. Marco Imperato, che ha permesso di raccogliere prove sufficienti affinché il G.I.P. del Tribunale di Modena, dott. Andrea Salvatore Romito, disponesse la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di una donna boliviana di 38 anni, di professione Operatrice Socio Sanitaria, indagata per una serie di furti e tentati furti commessi durante lo svolgimento delle proprie mansioni.

Le indagini hanno preso spunto da una serie di denunce sporte da anziani pazienti ricoverati presso una Casa di cura modenese, dove la boliviana prestava servizio da alcune settimane, i quali durante la loro degenza avevano subito il furto di alcuni monili in oro.

I sospetti si sono aggravati nel momento in cui si sono verificati altri furti, questa volta ai danni di anziani degenti ricoverati presso l'Ospedale di Baggiovara, coincidenti con l'assunzione della boliviana e riconducibili con molta probabilità alla OSS; in particolare, un 80enne aveva denunciato di essere stato derubato della propria catenina durante le fasi preparatorie alla toletta, mentre una signora novantenne durante il sonno aveva percepito che qualcuno usando del sapone, le stava sfilando l'anello, individuando nella OSS la possibile autrice.

Accertamenti presso i "Compro Oro" di Modena, hanno permesso agli agenti di appurare che l'indagata aveva effettuato nel corso dell'ultimo anno quattro vendite di monili d'oro (anelli, fedi nuziali, orecchini e catenine).
Di quasi tutti i gioielli era rimasta solo traccia nei registri in quanto già "lavorati", ma la tempestività delle indagini ha permesso di recuperare alcuni monili, tra cui una fede nuziale riportante il nome "Clara" e la data del matrimonio, che sarebbero andati in lavorazione il giorno successivo al sequestro e che erano stati venduti dalla boliviana proprio nella giornata in cui erano stati commessi due furti all'interno dell'Ospedale di Baggiovara.

Grazie ad approfonditi accertamenti e verifiche incrociate si è potuti risalire all'identità di alcuni proprietari; tra questi anche l'uomo che all'anagrafe risultava essere spostato con "Clara" nel giorno indicato dalla fede nuziale, il quale durante un ricovero avvenuto poco tempo prima presso l'Ospedale di Baggiovara aveva effettivamente subito il furto dell'anello, senza averne sporto denuncia.

Tutte le vittime sono persone di età compresa i 78 e i 90 anni ricoverate presso le due strutture ospedaliere, nei confronti delle quali la 38enne boliviana ha agito con abilità, astuzia e spregiudicatezza, approfittando della loro particolare vulnerabilità.

Le indagini si sono potute svolgere grazie anche alla fattiva collaborazione della Direzione Sanitaria dell'Ospedale di Baggiovara.

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Negli ultimi mesi la sicurezza negli ospedali modenesi Policlinico e Civile di Baggiovara si è ulteriormente rafforzata grazie ad una vera e propria task force che ha dato i suoi frutti. Il Piano Sicurezza avviato nel 2015 al Policlinico è stato esteso all'Ospedale Civile dalla fine del 2017 e permette di migliorare la sicurezza nei nosocomi cittadini grazie al lavoro svolto in collaborazione tra la Vigilanza Interna e le Forze dell'Ordine.

Il Piano Sicurezza mira a far collimare la vocazione di accoglienza dell'ospedale con la necessità di tutelare non solo i pazienti e dipendenti ma anche le attrezzature che, essendo di proprietà di un ente pubblico, sono della collettività.

Al Policlinico di Modena, nel 2015 sono state ripristinate tutte le 130 telecamere presenti, sostituendo quelle obsolete e/o non più funzionanti riposizionando quelle che, per effetto di modifiche avvenute agli spazi, non assicuravano più la giusta visuale. Nel 2016 il progetto ha visto l'installazione delle telecamere presso gli ingressi principali, le aree esterne non ancora videosorvegliate e misure ad hoc per alcuni reparti. Ad oggi le telecamere installate al Policlinico sono 183 di cui la maggior parte vigila sugli ingressi e sulle aree comuni che accolgono ogni giorno migliaia di visitatori.

All'Ospedale Civile di Baggiovara le telecamere installate sono 85. Tra queste, 68 sono interne e vigilano sugli ingressi, sui corridoi di transito e gli spazi comuni. 8 monitorano il parcheggio coperto, 9 gli accessi alla viabilità interna. Anche per questo Presidio Ospedaliero è previsto un progetto di implementazione delle telecamere per coprire aree ora scoperte e quindi rafforzare il controllo

Il posizionamento delle telecamere deve consentire il controllo, senza impattare sulla privacy dei degenti. A questi aspetti tecnologici si aggiunge la decisiva collaborazione tra il servizio di Vigilanza Interna (Coop Service) e i poliziotti dei due posti di polizia interni agli ospedali e le forze dell'ordine, che vengono attivate in caso di necessità a rafforzare l'apparato preposto alla sicurezza.

Il Piano ha consentito una sostanziale diminuzione dei furti sia al Policlinico sia a Baggiovara. Dal giugno 2017 al maggio 2018, al Policlinico si sono registrate 99 denunce, una media 8,25 al mese. Il dato è in linea con quello registrato nei 12 mesi precedenti (maggio 2016-aprile 2017) e certifica un consolidamento degli ottimi risultati ottenuti con il varo del piano nel 2015. Nello stesso periodo, all'Ospedale Civile di Baggiovara si sono registrate 25 denunce, una media di 2 al mese. Se si considera che, mediamente, nei due ospedali accedono oltre 6/7.000 mila cittadini al giorno, ci si rende conto del fatto che siamo in presenza di una situazione sotto controllo.

"Rispetto ai primi mesi successivi al varo del Piano Sicurezza – spiega il Security Manager aziendale – quando al Policlinico registrammo un calo di oltre il 60% dei furti, adesso siamo in una fase di consolidamento su livelli che riteniamo, tutto sommato, fisiologici. L'attenzione sul tema sicurezza deve sempre essere mantenuta alta, fermo restando che vista l'affluenza delle persone negli ospedali non esiste il "rischio zero". I risultati ottenuti confermano che siamo nella giusta direzione per contenere al massimo questo fenomeno, come dimostra il drastico calo dei furti di biciclette e l'identificazione in questi mesi di diversi autori di furti che sono stati denunciati all'autorità giudiziaria. È importante per migliorare ulteriormente la collaborazione di tutti, dipendenti e cittadini, che devono tenere la attenzione sempre alta e segnalare subito situazioni anomale o problematiche".

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