Il nuovo piano nasce dall'esigenza di adeguare le linee di indirizzo alle nuove normative promulgate a livello nazionale che hanno sancito la necessità dell'adeguamento del sistema trasfusionale a standard europei, della riorganizzazione delle strutture trasfusionali secondo modelli di efficienza, della promozione di tutti gli aspetti legati alla sicurezza della donazione e della trasfusione del sangue. Il piano, in particolare, sviluppa le capacità professionali in entrambi i tradizionali settori di competenza della medicina trasfusionale: quello produttivo (i modelli organizzativi della rete della raccolta, della validazione biologica, della lavorazione e del trattamento degli emocomponenti) e quello clinico-assistenziale, con particolare riferimento alla verifica di appropriatezza dell'utilizzo del sangue, dei suoi componenti e derivati e dello sviluppo dei settori più coinvolti nelle nuove terapie (aferesi, raccolta e trattamento delle cellule staminali di adulto e di cordone, impiego di emocomponenti ad uso non trasfusionale). Viene inoltre avviato il percorso dell'accreditamento delle strutture trasfusionali secondo requisiti specifici definiti a livello nazionale con il termine temporale perentorio del 31 dicembre 2014 per il suo completamento. La delibera, infine, da mandato all'Azienda Usl di Bologna, ove ha sede il Centro regionale sangue, di adottare ogni azione necessaria per garantire lo svolgimento delle attività affidate al Centro e al direttore generale alla Sanità e politiche sociali di istituire, con apposito atto regionale, la Consulta tecnica permanente per il sistema trasfusionale regionale e il Comitato esecutivo regionale per il piano sangue e plasma.
All'interno del documento sono evidenziate le linee di indirizzo del processo di pianificazione e gli obiettivi e le finalità del piano.
Per quanto riguarda le linee di indirizzo è previsto: l'adeguamento istituzionale alle Aree vaste; la ridefinizione dei compiti e delle strutture di indirizzo e coordinamento e della rete delle strutture trasfusionali; il riordino della rete della raccolta; lo sviluppo delle professionalità in medicina trasfusionale; la promozione e il sostegno alle associazioni e federazioni di volontariato; il sistema informativo regionale delle attività trasfusionali.
Gli obiettivi e le finalità del piano vogliono, in particolare garantire, mediante un'attività di programmazione, coordinamento e indirizzo del sistema sangue regionale, i livelli di autosufficienza regionale e concorrere al raggiungimento dell'autosufficienza nazionale; garantire un elevato livello di sicurezza del sistema trasfusionale nel rispetto delle indicazioni regionali, nazionali ed europee di riferimento e, in tutti gli ambiti interessati, l'applicazione dei requisiti minimi previsti dall'accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010; realizzare la standardizzazione delle procedure trasfusionali che garantiscano l'applicazione delle innovazioni scientifiche e tecnologiche in materia di medicina trasfusionale e la centralizzazione delle attività produttive, garantendo un'equilibrata distribuzione delle sedi di raccolta, valorizzando le competenze specifiche di medicina trasfusionale, in capo ai Servizi trasfusionali aziendali finalizzate alla tutela della salute del paziente trasfuso.
Franco Grillini (Misto) ha sottolineato l'eccellenza del servizio, richiamando l'attenzione sulla sicurezza delle donazioni. Qualche perplessità è stata sollevata da Roberto Corradi (Lega nord) in merito al passaggio delle competenze da Provincia ad Area vasta. Luciana Serri (Pd), che ha presentato un emendamento (approvato dalla commissione) insieme alla collega Paola Marani (Pd), ha sottolineato l'importante ruolo svolto dalle associazioni; concorde il collega Giuseppe Paruolo.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)