Mario Lucenti di Confimi: "Pressione fiscale alle stelle, i nostri quartieri artigianali rischiano di diventare delle città fantasma".
La solita legge da Azzecca-Garbugli, in pieno stile italiano. Mentre saltimbanchi e circensi discutono di sacchetti biodegradabili e di alleanze sconce la vera Italia (quella composta da chi lavora) naviga senza nessuno al timone, verso una deriva senza precedenti.
Questa volta, a preoccupare il mondo delle piccole e medie imprese modenesi è una legge che (probabilmente) è stata scritta bene ma applicata male, come spesso avviene in questo meraviglioso paese, dove chi lavora si trasforma nel bancomat abituale di chi invece ha deciso di vivere di espedienti e di campagne elettorali.
Questa volta, lo strumento utile al solito salasso di cui è vittima il manifatturiero, è una norma che regola il pagamento della tassa sui rifiuti, dazio di cui beneficiano direttamente i Comuni, in questo caso di Modena, attraverso la collaborazione di Hera: "Prima il D.P.R. 915/82 poi il D.L. 6 dicembre 2011 n. 201 (art. 14) ed infine la L. 27 dicembre 2013 n. 147 (art. 1 Comma da 639 a 668) dicono chiaramente che nella determinazione della superficie assoggettabile alla TARI (prima Tares e Tarsu), non si tiene conto di quella parte di essa ove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a proprie spese i relativi produttori" Così Giovanni Gorzanelli, presidente di Confimi Emilia.
In poche parole la norma precisa che se l'azienda ha una sala di lavorazione, la superficie di questa deve essere scomputata dal calcolo della superficie di produzione dei rifiuti in quanto sarà l'azienda stessa a pagare l'impresa o l'ente addetto che si occupa di smaltire i rifiuti, talvolta materiali ferrosi, tossici o comunque carichi che necessitano di una ditta specializzata allo smaltimento.
Le piccole e medie imprese modenesi si sono rivolte a Confimi per tentare di fare chiarezza sulla beffa, a preoccupare è l'interpretazione della legge, interpretazione che mette in seria difficoltà le aziende del nostro territorio: "Hera (e per lei il Comune di Modena quale ente di riscossione) interpreta male la legge in quanto sostiene che in realtà la sola superficie che non dovrebbe essere presa in considerazione è quella su cui poggia il macchinario, non tutta la sala di lavorazione, capannone appositamente creato per ospitare i macchinari di produzione, aumentando di conseguenza tutta l'area di calcolo soggetta a tassazione: in poche parole anche le aree di lavorazione esenti da questa tassa vengono calcolate, aumentando la pressione fiscale su ogni singola azienda. Mi spiego: se costruisci un capannone di 400 metri per ospitare una macchina a taglio laser sarà esente dalla tassa sui rifiuti solamente la superficie effettiva su cui poggia il macchinario in questione. "L'anomalia è stata presa più volte in analisi anche dallo Stato, ma Hera e il Comune continuano ad applicare questo metro: "L'anomalia in realtà è anche già stata risolta più volte dalla Cassazione e da una circolare del Ministero delle finanze, la n. 47505 del 9/12/2014. Questa afferma chiaramente che non può ritenersi corretta l'applicazione del prelievo alle superfici destinate alle attività produttive con la sola esclusione della parte di esse occupata dai macchinari affermando pertanto che l'intera sala di lavorazione deve essere scomputata dal calcolo. Hera confida nel fatto che nessuno faccia opposizione, e soprattutto che le piccole e medie imprese rinuncino ad eventuali controversie legali" così Gorzanelli, che ha continuato dicendo: "Imprenditori e artigiani sono assediati da tasse, scartoffie, avvocati, commercialisti, spese legali e controversie evitabili. Nella maggior parte dei casi, quando l'azienda è di piccole dimensioni, il lavoratore in questione preferisce pagare e andare avanti, pur consapevole di quello che accade intorno a lui. Non tutti hanno il legale interno e questi tipi di ricorsi costano non poco".
Dello stesso avviso Mario Lucenti, direttore generale di Confimi Emilia: "Siamo colpevoli di fare impresa, di creare posti di lavoro. Una multinazionale non ha questi problemi, perché hanno a disposizione legioni di avvocati, pronti a rimediare a questa sorta di anomalia, il piccolo imprenditore invece, nella maggior parte dei casi, deve seguire tutti i processi di produzione, deve occuparsi del commerciale e di tutto il resto e non ha la forza e le energie per difendersi da questo tipo di operazione. Vogliono vederci fallire? Se continuano ad esercitare questa pressione fiscale i nostri quartieri artigianali diventeranno delle città fantasma".
Confimi emilia romagna - Modena 25 gennaio 2018
Nella foto, a sinistra Giovanni Gorzanelli, a destra Mario Lucenti, al centro l'imprenditore Romolo D'Eboli
Domani termina il "lavoro fiscale" delle pmi modenesi. Occupazione su del 3% nelle primi sei mesi del 2017. il 5 agosto scocca il tax free day.
Modena, 4 agosto 2017. Dopo 218 giorni utilizzati per pagare le tasse, finalmente le imprese modenesi possono iniziare a produrre per loro stesse. Domani, sabato 5 agosto (la stesso giorno del 2016), infatti, è la data del tax free day per le piccole imprese modenesi, che nel 2017 hanno devoluto in tasse e imposte varie il 59,8% del reddito prodotto.
La notizia non è nuova, nel senso che lo studio di CNA Nazionale dal quale trae origine è datato aprile, ma suscita comunque sempre un certo scalpore notare come solo a poca distanza dalle ferie le Pmi possano cominciare a guardare al "loro" 2017.
Il calcolo lo ha fatto l'Osservatorio permanente della Cna Nazionale sulla tassazione delle Pmi, curato dal Centro Studi Cna e dal Dipartimento politiche fiscali, che ha realizzato una simulazione riferita a una impresa manifatturiera rappresentativa del tessuto economico italiano (nel caso specifico, un'azienda individuale con quattro operai e un impiegato, con ricavi per 431.000 euro e un reddito d'impresa di 50.000 euro).
Un'azienda di questo tipo, a Modena, nel 2017 avrà pagato a fine anno 29.904 euro di tasse, il 59,8% del proprio reddito (lo 0,2% in più – 125 euro - rispetto al 2016), imposte che per il 78,2% sono "nazionali" (Irpef, contributi, eccetera), per il 19,5% comunali e il 2,3% regionali. All'imprenditore, quindi, partendo da un reddito d'impresa di 50.000 euro, rimarrebbero 20.096 euro, vale a dire circa 1.675 euro al mese, senza tredicesime di sorta.
Tradotti in termini "cronologici", significa che l'impresa in oggetto quest'anno avrà lavorato per il fisco appunto sino al 5 agosto – il tax free day degli imprenditori modenesi – con 218 giorni all'anno impegnati a pagare i tributi e 147 giorni per i consumi personali.
I numeri sono in linea con quelli del 2016 – fortunatamente ben lontani dai quasi 32.000 euro di imposte (il 63,9% del reddito) pagate nel 2012, l'anno peggiore da un punto di vista fiscale. Ma si tratta di un valore comunque più elevato di quello del 2011, quando le imposte complessive si fermarono al 58,3%.
Il dato colloca Modena più o meno a metà della graduatoria nazionale (56esimo posto), e tra le più virtuose a livello regionale, dietro a Reggio (che ha festeggiato il suo tax free day il 29 luglio) e, di un solo decimale, a Ferrara.
"Ma proprio il caso reggiano - commenta il presidente di CNA Modena Claudio Medici –dimostra che ridurre le tasse, almeno a livello locale, anche di poco (nella città del tricolore, la tassazione è inferiore a quella modenese di 2,1 punti percentuali) è possibile. Anche se la parte del leone la deve fare lo Stato centrale, che sta scaricando sugli enti locali, come dimostrano le vicende riguardanti il bilancio della provincia denunciate da Muzzarelli – i tagli di bilancio. Enti locali che sono, invece, l'interfaccia con i cittadini e le imprese e che per questo dovrebbero essere maggiormente tutelati"
"Al di là di queste valutazioni – continua Medici – rimane il fatto di un'emergenza fisco certificata dai numeri. Pensare che le piccole imprese, che a differenza delle grandi non hanno nemmeno la possibilità, a dire il vero ben poco etica, di sfuggire altrove da un punto di vista fiscale, possano investire nello sviluppo, ad esempio in termini di incrementi occupazionali, appare davvero difficile".
Occupazione che, peraltro, nelle piccole imprese monitorate da CNA Nazionale (20.500, tra le quali un migliaio quelle modenesi), è aumentata del 3% nei primi sei mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Da un lato una agevolazione straordinaria per un manipolo (1.000) di straricchi residenti all'estero e dall'altra l'ipotesi di aumento di 3 punti della aliquota agevolata del 10% (rientrano anche i servizi prestati alle scuole e agli asili).
di Lamberto Colla Parma 12 marzo 2017
L'hanno chiamata la tassa dei "Peperoni". L'hanno presentata come la tassa che attrarrà calciatori e cantanti da tutto il mondo. L'hanno enunciata come una tassa che, oltre alla imposta diretta di 100.000€/anno per ricco residente all'estero da almeno 10 anni (+25.000€ per ogni familiare al seguito), porterà altro gettito dall'indotto degli acquisti che questi mille privilegiati faranno nel Bel Paese.
La Flat Tax è finalmente approdata in Italia. Sono quasi tre anni che dalle colonne di questo giornale sostengo che un pezzo importante del progetto di rilancio dei consumi e conseguentemente dell'economica debba passare da un Flat Tax: un'aliquota fissa, chiara, certa e molto contenuta.
Ecco quindi il mio stupore all'annuncio della tassa che, quando venne introdotta nella Russia di Putin (13%), generò un incremento delle entrate tributarie del 46%. Una conferma indiretta della correttezza della della curva di Laffer.
Arthur Laffer infatti ipotizzò che esiste un livello del prelievo fiscale oltre il quale l'attività economica non è più conveniente e il gettito si azzera e quindi che le due grandezze siano legate da una curva continua a forma di campana.
La "felicità" però svanì immediatamente quando dall'annunciazione trionfalistica sono seguiti i contenuti della manovra.
Innanzitutto è indirizzata a residenti all'estero da almeno 10 anni (9 esercizi amministrativi non consumati in Italia) il che vuol dire che potrebbero essere anche italiani ricchi espatriati che avrebbero perciò l'opportunità di rientrare con un bel vantaggio fiscale.
Saranno 1.000, dichiarano le fonti governative, i soggetti che presumibilmente godranno del beneficio. Quasi che il Governo conosca già i nomi e cognomi di coloro che saranno attratti dalla nuova imposta a forfait.
Comunque ben vengano costoro e i loro familiari, che con i loro quattrini porteranno nuova liquidità nelle casse dei negozi di Milano, Roma, Cortina e Porto Cervo e forse, all'autogrill di Eboli durante una sosta caffè.
Ma quel che mi rattrista è che nelle medesime ore, quatto quatto, il Governo stava per varare l'aumento dell'aliquota Iva del 10% per passarla al 13% (rientrano in questa categoria anche i servizi prestati alle scuole e agli asili).
Un aumento che ha perso di peso nel giro di poche ore ma che la dice lunga sull'attenzione della nostra politica verso le fasce deboli e come invece sia particolarmente attratta dai "belli e ricchi" e magari anche amici "esiliati" con nostalgia della terra genitrice.
Fumus! Solo fumo e nient'altro. Per attrarre capitali e investitori, italiani o stranieri, occorrono poche e chiare regole. Con i 171 adempimenti amministrativi ai quali occorre sottostare attualmente e il gazzabuglio di norme tributarie e civilistiche che formano il nostro ordinamento l'Italia resterà attrattiva solo in cartolina.
Ormai ci siamo. l'IVA, le accise sui carburanti e/o il prezzo dei tabacchi presto verranno ritoccati per dare soddisfazione agli "Uemanoidi".
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Dall'eliminazione del Bollo Auto una nuova trappola. Da tassa in qualche modo legata al reddito, alla più "democratica" tassa variabile sul consumo: una nuova accise! La fregatura è sempre dietro l'angolo.
di Lamberto Colla Parma, 8 maggio 2016. Ci risiamo. La tassa di proprietà dell'automobile, più volgarmente nota come bollo auto, è tornata di moda. E' di pochi giorni fa l'annuncio della sua, "probabile" cancellazione.
Ed il pensiero corre a dove potrebbero essere recuperate le risorse di copertura del gettito fiscale che verrebbe meno (6,5 miliardi circa).
Presto detto. La proposta di legge, a firma del deputato Roberto Caon, prevederebbe un aumento dell'accisa sui carburanti pari a 15 centesimi di euro al litro circa.
Ottima mossa, una tassa fissa verrebbe trasformata in una tassa variabile e quella che era un'imposta, per certi versi legata al reddito (la tassa di proprietà è calcolata sui cavalli fiscali dell'autovettura), sarebbe spalmata sull'utilizzo del mezzo andando a gravare pesantemente sul costo di mantenimento dell'auto. La prima conseguenza negativa ricadrebbe su quei tanti lavoratori costretti a fare uso del mezzo privato per raggiungere il posto di lavoro con conseguente pesante incidenza sul reddito netto.
15 centesimi ai quali si dovrà sommare il 22% di iva su tutta la quota di accise di cui benzina e gasolio sono gravati.
Una tassazione di una imposta che, per quanto giudicata incostituzionale, continua a esistere contribuendo a posizionarci ai vertici europei per costo dei carburanti.
Per il Governo invece un effetto positivo si avrebbe potendo irrigidire ancor più il prezzo della benzina. Una quota così elevata di tassazione fissa sul prezzo dei carburanti attenuerebbe le flessioni negative del gettito fiscale in caso di riduzione del prezzo del petrolio e conseguentemente del prezzo alla pompa.
Un aiutino infine lo darebbero i petrolieri, sempre così in ritardo a adeguare i prezzi in discesa ma così rapidi a incamerarne invece l'aumento, completando la strategia della multinazionale "Inc.cool.8" che ha definitivamente sopraffatto Robin Hood, cambiato il target ma ne ha mantenuto il linguaggio.
L'automobilista si dimostra ancora una volta una risorsa inesauribile (72 miliardi circa di introiti dal settore auto); verrebbe da pensare che sia il bancomat del governo.
A proposito, mi sembrava di ricordare che Renzi, nel 2014, avesse promesso l'eliminazione delle accise (Video).
Forse mi sbaglio, invecchiando la memoria viene meno.
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Il Codacons ha stilato il bilancino delle tasse e la somma algebrica è a sfavore dei cittadini con ampio margine. Il 2016 si apre perciò con una maggiore dose di ottimismo e di fiducia ma una dote di imposte che anziché alleggerirsi graveranno ancor più sui consumatori.
di Lgc Parma 06 gennaio 2016 -
Le varie indagini statistiche e di rilevamento della fiducia dei consumatori e delle imprese segnano positivo nonostante i vari indicatori sociali e economici non rispecchino questo clima di fiducia.
Fiducia peraltro indispensabile a fare innescare un processo di sviluppo economico diffuso e persistente.
Ma le nuove intraprese imprenditoriali e il consolidamento e crescita delle micro, piccole e medie imprese rimane invischiato tra le procedure burocratiche, le imposte e la stretta creditizia. Un processo di lento soffocamento aggravato dall'andamento stagnante dei consumi interni.
Eppure ci sarebbe margine per una ripresa industriale con il petrolio e i tassi di interesse ai minimi storici. Invece il prezzo del carburante rimane ancora molto elevato (37 dollari al barile il petrolio e 1,20€/litro il gasolio) superiore di 23-24 centesimi litro rispetto alla Germania ad esempio (0,98€/litro contro 1,20€/litro per il gasolio); una differenza determinata prevalentemente dalle imposte e accise sui carburanti.
Dopo tante promesse di riduzione delle tasse ecco che a conti fatti, almeno stando al movimento dei consumatori Codacons il 2016 sarà gravato di ulteriori 551€ a famiglia di imposte.
Se è pur vero, che dal 2016, non si pagheranno più Imu e Tasi sulla prima casa, arriveranno vari bonus (per diciottenni, forze dell'ordine, ecc.) e il canone Rai sarà ridotto solo per il 2016 molte altre voci aumenteranno, come i pedaggi autostradali, le tasse aeoroportuali e così via.
In realtà – spiega il Codacons – a fronte di significativi aumenti per alcuni settori, si registreranno nel corso del 2016 anche delle diminuzioni di spesa. Nello specifico, la ripresa dell'inflazione - che secondo gli analisti dovrebbe attestarsi attorno all'1% nel prossimo anno – porterà le famiglie a spendere 298 euro in più per effetto della crescita dei prezzi al dettaglio, e 189 euro in più per la sola spesa alimentare. Aumenti che si ripercuoteranno anche nel settore della ristorazione (+26 euro). Cresceranno le tariffe per la raccolta rifiuti e i servizi idrici, per un totale di +137 euro a famiglia su base annua. Per i trasporti (aerei, treni, taxi, mezzi pubblici, traghetti, ecc.) un nucleo familiare tipo dovrà affrontare una maggiore spesa pari a 44 euro, mentre viaggiare sullo autostrade comporterà un aggravio di 27 euro. Per i servizi bancari complessivamente spenderemo 18 euro in più rispetto allo scorso anno, +9 euro per quelli postali. Discorso a parte meritano le bollette: se da un lato le quotazioni internazionali del petrolio – che secondo gli analisti saranno stabili o addirittura in discesa per il tutto il 2016 – dovrebbero portare benefici sulle fatture, dall'altro il nuovo sistema tariffario sulle bollette elettriche varato dall'Autorità per l'energia, determinerà rincari per una buona fetta di popolazione. L'eliminazione della Tasi sulla prima casa determinerà invece un risparmio medio di 194 euro a famiglia; costerà meno il canone Rai, che scende da 113,5 euro a 100 euro, e l'assicurazione rc auto sarà più leggera mediamente di 12 euro. Fare il pieno alla macchina comporterà una minore spesa di 68 euro rispetto allo scorso anno, ma questo solo se le quotazioni del petrolio rispetteranno le previsioni degli analisti, e se il Governo non introdurrà nuove tasse sui carburanti.
Voci che aumentano
PREZZI AL DETTAGLIO +298 euro ALIMENTARI +189 euro ACQUA E RIFIUTI +137 euro ISTRUZIONE +79 euro TRASPORTI +44 euro TARIFFE AUTOSTRADALI +27 euro RISTORAZIONE +26 euro BANCHE +18 euro LUCE E GAS +12 euro TARIFFE POSTALI +9 euro
Voci che diminuiscono
TASI (prima casa) -194 euro CARBURANTI -68 euro CANONE RAI -13,5 euro RC AUTO – 12 euro
Totale +551,5 euro a famiglia
Fisco, rilevazione di Confartigianato: tasse locali costano 70,5 miliardi, +29,5% in 3 anni. Ogni piccola impresa paga 11.164 euro/anno. -
Parma, 28 settembre 2015 -
Tasse locali sempre più pesanti: tra Imu, Tasi, Irap, addizionali regionale e comunale Irpef nel 2014 gli italiani hanno sborsato 70,5 miliardi, il 29,5% in più rispetto ai 54,5 miliardi versati nel 2011. I più tartassati sono i piccoli imprenditori, soprattutto a causa dell'aumento della pressione fiscale sugli immobili produttivi. Nel 2014, per i 5 tributi una piccola impresa ha versato nelle casse delle amministrazioni locali in media 10.248 euro. Una somma che però lievita fino a 11.164 euro per effetto dell'indeducibilità dell'Imu dalla base imponibile Irap.
In ogni caso, regione che vai, fisco che trovi: le elaborazioni dell'Ufficio studi di Confartigianato su dati di ITWorking mostrano le differenze del prelievo nelle diverse aree del Paese. A livello regionale, i piccoli imprenditori più penalizzati sono quelli della Campania dove nel 2014 i 5 tributi locali sono costati 12.547 euro ad azienda. Seguono le piccole imprese della Calabria con 12.466 euro, quelle del Lazio con 12.305 euro e del Molise con 12.100 euro. L'Emilia Romagna con un prelievo di 11.023 si colloca al 10° posto.
La forbice dei tributi locali si apre anche tra le province: i piccoli imprenditori più tartassati sono quelli del sud a partire da Napoli che per Imu, Tasi, Irap, addizionali Irpef regionale e comunale nel 2014 hanno pagato 12.613 euro (su 104 province, non sono state prese in considerazione le province autonome di Trento e Bolzano). Al capo opposto della classifica, il fisco è più clemente con gli imprenditori di Aosta con 8.216 euro.
Parma con 11.399 euro, oltre a essere sopra la media regionale, si piazza al 36° posto: è la città della regione in cui la pressione fiscale è decisamente più elevata per i piccoli imprenditori, persino del capoluogo Bologna che con 11.250 euro è al 42° posto. Rimanendo sempre in Emilia-Romagna seguono Ravenna (11.036 euro - 51° posto), Piacenza (10.978 euro - 57° posto), Forlì-Cesena (10.971 -59° posto), Ferrara (10.957 euro - 60° posto), Reggio Emilia (10.978 euro - 68° posto), Modena (10.727 euro – 72° posto), chiude Rimini (10.694 – 81° posto).
«Dall'analisi di Confartigianato emerge a chiare lettere che la situazione a Parma è molto dura per i piccoli imprenditori. Ridurre la pressione fiscale – sottolinea Leonardo Cassinelli, presidente di Confartigianato Imprese Apla Parma – ci sembra la priorità. Tra tasse locali e prelievo dello Stato paghiamo troppo e in modo troppo complicato e questo non aiuta certo la ripresa. Anche a livello nazionale stiamo continuando a chiedere una riforma che riduca la pressione fiscale che grava sulle piccole imprese, quelle che meno beneficiano della riduzione dell'Irap. Va assolutamente ridotta la tassazione sugli immobili produttivi (capannoni, laboratori, macchinari, attrezzature) che non possono essere considerati alla stregua delle seconde case».
(Fonte: Ufficio stampa Confartigianato Imprese Apla Parma)
Importante chiarimento ottenuto da CNA a favore delle attività nell'area colpita dal terremoto 2012. -
Modena, 28 settembre 2015 -
La vicenda è nota: il contributo concesso a favore di chi aveva delocalizzato temporaneamente la propria attività a causa del sisma 2012 (bando POR-FESR ASSE IV) sino a ieri era soggetto a tassazione, come se si trattasse di un "normale" reddito d'impresa. Un'interpretazione penalizzante per le imprese, che CNA aveva, con rammarico, subito ravvisato, in contrasto con altre interpretazioni. Una valutazione, quella dell'Associazione, confermata poi dalla Regione Emilia Romagna.
CNA, però, non si è accontentata di avere ragione in questo senso, ma si è subito attivata per cambiare questa interpretazione, muovendosi – prima come Rete Imprese Italia, poi autonomamente - a livello regionale e nazionale, con l'Agenzia delle Entrate, per cercare di ottenere il riconoscimento di quelle ragioni oggettive che avrebbero dovuto giustificare la detassabilità dei contributi.
E' di questi giorni il pronunciamento dell'Agenzia che recepisce le motivazioni addotte da CNA e stabilisce la detassabilità del contributo per la delocalizzazione, con l'unica condizione che il danno conseguente al sisma sia comprovato da un perizia giurata, peraltro spesso già in possesso delle imprese.
Di seguito il testo del pronunciamento dell'Agenzia:
Alla luce delle predette valutazioni, si ritiene che il "contributo POR-FESR", erogato dalla Regione Emilia Romagna per le finalità innanzi rappresentate, possa essere "detassato" a norma dell'articolo 6-novies del decreto legge n. 43 del 2013, esclusivamente al ricorrere, in capo a ciascun soggetto beneficiario dell'intervento di delocalizzazione, dei requisiti e delle condizioni, più sopra descritti, posti dalla norma agevolativa (i.e., il beneficiario deve aver subito un danno per effetto degli eventi sismici; il danno deve essere comprovato da perizia giurata; non deve esserci una sovra compensazione dei danni subiti per effetto degli eventi sismici). A tale ultimo riguardo, corre l'obbligo di evidenziare che il vantaggio fiscale conseguente alla non concorrenza del contributo in parola "alla formazione del reddito imponibile ai fini delle imposte sul reddito e dell'imposta regionale sulle attività produttive", in quanto finalizzato anch'esso a compensare i danni connessi agli eventi sismici, concorre – al pari di ogni altro "aiuto" – al plafond massimo di aiuti che può essere concesso alla singola impresa (pari al 100% dei danni accertati, per evitare una sovra compensazione degli stessi).
Si tratta di un notevole beneficio economico per le imprese, in molti casi pari a qualche migliaia di euro. Un risultato concreto ottenuto da CNA, che ha voluto andare fino in fondo ad una vicenda che rischiava di penalizzare ingiustamente tante attività economiche alle prese con la ricostruzione.
(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
Per il consigliere provinciale delegato all'Agricoltura il miliardo che le imprese del settore risparmieranno potrà essere destinato a rilanciare la competitività del Made in Italy. -
Reggio Emilia, 18 settembre 2015 -
Anche una nutrita delegazione di sindaci reggiani - tra i quali il primo cittadino di Scandiano Alessio Mammi, che è anche consigliere delegato all'Agricoltura della Provincia di Reggio Emilia – ha partecipato giovedì all'assemblea della Coldiretti tenutasi all'Expo di Milano, nel corso della quale il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato l'abolizione di Irap e Imu agricola a partire dal prossimo anno.
"Si tratta di una iniziativa importante per diminuire i costi e il peso della burocrazia nel settore agricolo, un segnale importante da parte del Governo verso un comparto fondamentale per il nostro Paese e per la nostra provincia in particolare", commenta il consigliere delegato Alessio Mammi. La stessa partecipazione dei sindaci all'assemblea della Coldiretti ha voluto ribadire il sostegno delle istituzioni reggiane al mondo agricolo, "che non consideriamo un residuo del passato, ma un settore strategico per lo sviluppo del nostro territorio, con grandi potenzialità di crescere e generare occupazione e ricchezza".
"Attraverso il taglio di Irap e Imu agricola sarà possibile indirizzare risorse verso l'innovazione e assicurare maggiore competitività al Made in Italy agroalimentare, favorendo nuovi posti di lavoro e la possibilità che i giovani si avvicinino all'agricoltura", aggiunge Mammi giudicando positivamente anche "l'attenzione dimostrata dal premier Renzi e dal ministro Martina alla difesa dei prodotti nazionali contro le sofisticazioni, che purtroppo danneggiano anche il Parmigiano-Reggiano".
Secondo la Coldiretti, tra Irap e Imu agricola il risparmio per le imprese del settore ammonterà a 1 miliardo di euro.
(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)
Un'ombra costa 8.40 euro al metro quadro. Bologna colpita da questa strana tassa...-
Parma, 13 settembre 2015 -
La tassa sull'ombra introdotta a Bologna ha dell'incredibile, eppure esiste.
Così come sono previste leggi che sembrano assurde e che spesso colpiscono chi davvero dovrebbe essere graziato. Piove sul bagnato, insomma.
E questa strana imposta certo non passa inosservata...
Bologna è l'ultima città vittima di quello che sembra uno scherzo ma che invece è un problema oneroso per molti cittadini.
Perché la tassa sull'ombra è un'imposta prevista da una legge nazionale: la Tosap, tassa sull'occupazione di suolo e aree pubbliche, introdotta con decreto legislativo nel 1993.
La legge però afferma anche che è a discrezione delle amministrazioni locali assoggettare i cittadini alla tassa oppure no.
In cosa consiste esattamente questo esborso?
Presto detto: se un negozio o un bar ha una tenda parasole esterna che proietta l'ombra sul suolo pubblico, deve pagare una tassa che rientra nella Tosap. Seppure l'occupazione sia ovviamente solo virtuale!
L'imposta ha una tariffa di 8,40 euro al metro quadrato e la tassa viene calcolata sulla base della superficie della tenda.
Essendo un tributo che si aggiunge a tante altre che sembrano una beffa, aveva già sollevato qualche polemica. E a intervenire sulla questione era stato Marco Venturi, della Confesercenti che aveva elaborato un dossier: "Si aggiunge il record dei prelievi e dei costi da sopportare, che fanno penare imprese e famiglie".
Il dossier passa in rassegna cento casi di balzelli: dalle paleo-tasse alle imposte esoteriche, dalle tasse in maschera a quelle contenute nelle bollette ad altri prelievi "surreali" come la tassa sull'esposizione della bandiera tricolore o le tasse macabre che riguardano defunti e cimiteri, compreso il balzello sui lumini. Confesercenti denuncia poi le imposte "spietate", cioè le tasse che "magari all'insaputa del legislatore, colpiscono chi è già in difficoltà", come disoccupati, invalidi, studenti fuorisede, famiglie numerose e sfrattati. Ci sono poi le imposte "burocratiche", cioè prelievi che riguardano funzioni pubbliche, già finanziate per altra via con la fiscalità generale, che vengono imposte a chiunque voglia adire a tali servizi, dalla giustizia al catasto. Per arrivare, infine, al fisco "lunare": ogni anno in Italia si deve fare i conti con 62.500 norme tributarie.
Sui Tributi il Comune conferma l'Irpef progressiva, rivede verso il basso la Tasi, continua a non applicare la Cosap sulle distese estive
SCANDIANO – L'ultima seduta del Consiglio comunale di Scandiano, oltre ad alcune novità riguardanti la TARI (con un impegno diretto del Comune per contenere al minimo l'aumento previsto da Atersir, e agevolazioni per le imprese), ha visto l'approvazione del nuovo regolamento sull'Irpef. Spiega il Sindaco Alessio Mammi: "Il nuovo regolamento prende atto che da quest'anno per la prima volta a Scandiano si è scelto di introdurre l'Irpef progressiva, che rappresenta a nostro giudizio un importante strumento di maggiore equità, in quanto rispetto alla precedente aliquota unica per tutti i redditi, 0,55%, siamo passati ad una rimodulazione che, ricordo, su un totale di poco più di 15 mila contribuenti ha visto una diminuzione dell'imposta per circa 10.200 contribuenti con un reddito tra 10.000 e 28.000 euro, la stessa aliquota dello scorso anno per circa 4200 contribuenti (esenti fino a 10.000 e ancora allo 0,55% per i redditi tra 28.000 e 55.000 euro), ed aumentata solo per circa 900 contribuenti (passando dallo 0,55% al 0,8% per i redditi sopra i 55.000 euro). Questa rimodulazione dell'imposta è stata confermata con il nuovo regolamento, è una innovazione in cui crediamo fortemente e che ha ricevuto un apprezzamento trasversale".
Prosegue Mammi: "Abbiamo anche adottato alcune modifiche all'aliquota del Tributo sui servizi indivisibili (Tasi), ritoccandola verso il basso di un punto: in questo modo tutte le imprese del territorio pagheranno uguale o meno rispetto all'anno passato, per nessuna impresa è previsto un aumento. Nella variazione di bilancio che è stata ugualmente approvata nell'ultima seduta, viene confermato che il Comune di Scandiano non applica la Cosap sulle distese estive degli esercizi pubblici: una scelta che va nella direzione di mantenere vivo e attrattivo il centro. Infine segnalo che è stato approvato anche il nuovo regolamento per la riscossione coattiva delle entrate comunali. Questo regolamento prevede che per tutte le imposte comunali, verso chi si trova in obiettiva difficoltà nei pagamenti, possa essere applicata la rateizzazione, arrivando fino a 48 rate mensili. L'accesso a questa opportunità è ovviamente legato ad una serie di requisiti che dimostrino la situazione di reale difficoltà economica, ma è sicuramente un modo di andare incontro a queste persone".