Il Sindacato Professionale SHC Sanità Human Caring ha indetto uno sciopero di 24 ore del personale OSS (operatore socio sanitario) e OSA-ASA SHC del settore della Sanità Pubblica – Privata e Terzo Settore per la giornata di martedì 15 gennaio 2019 si potrebbero quindi verificare disagi nella consueta attività.
Saranno, comunque, garantiti i servizi sanitari urgenti.
Contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti a Modena: personale della Squadra Mobile e della Polizia Municipale ha tratto in arresto due cittadini nigeriani, un uomo di 30 anni clandestino e censurato per reati specifici e una donna di 23 anni in possesso di regolare permesso di soggiorno.
Modena -
Nella mattinata di ieri, durante un servizio all’interno del Parco XXII Aprile di Modena, gli agenti hanno notato una coppia, con comportamenti sospetti e hanno deciso di procedere ad un controllo.
L’ispezione personale estesa al domicilio, effettuata anche con l’ausilio di una unità cinofila, ha dato esito positivo. Proprio all’interno della loro abitazione, condivisa con un’altra coppia, è stata rinvenuta, nella camera da letto a loro uso esclusivo e nel bagno comune, della sostanza stupefacente pari a 15 grammi di cocaina e 250 grammi di marijuana, in parte suddivisa in involucri già confezionati per lo spaccio, oltre a materiale per il confezionamento della stessa.
Il tutto, unitamente a quattro telefoni cellulari, è stato sottoposto a sequestro. I due nigeriani, dopo gli accertamenti di rito, sono stati associati alla locale Casa Circondariale come disposto dal Magistrato di turno.
L’altra coppia è stata denunciata in stato di libertà per il medesimo reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, in quanto parte della droga si trovava all’interno del bagno utilizzato in comune.
Stufa a gas difettosa: la vittima è Wilma Balboni, 84 anni, residente a Casoni di Ravarino, nella Bassa modenese. Grave la badante che viveva con lei. Lievemente intossicati durante le operazioni di soccorso anche i sanitari del 118.
RAVARINO (MO) –
Questa volta non è la solitudine, ma il monossido di carbonio il responsabile della morte di Wilma Balboni, 84 anni, trovata priva di vita questa notte nella sua villetta di via Argini 2384, a Casoni di Ravarino, nella Bassa Modenese.
La signora, che aveva qualche problema di deambulazione, ma che era conosciuta e benvoluta da tutti i compaesani, condivideva l’appartamento al primo piano con la badante, una donna ucraina di 57 anni, anche lei rimasta intossicata dal gas silenzioso.
È stata proprio la 57enne a dare l’allarme, questa mattina attorno alle 7.30, accusando forti malesseri. Immediato l’intervento di due ambulanze e un’auto medica del 118 e dei Vigili del Fuoco di San Felice, che al loro arrivo hanno trovato l’ambiente saturo di monossido di carbonio.
Purtroppo, nonostante i tentativi di rianimazione, per l’anziana non c’era più nulla da fare. La badante, invece, è stata trasportata d’urgenza al Pronto Soccorso del Policlinico di Modena, dove è stata stabilizzata. Poi è stata trasferita alla Camera Iperbarica di Bologna. La donna non è in pericolo di vita ma, al momento, la prognosi rimane riservata.
Lieve intossicazione anche per il personale sanitario del 118 della Pubblica assistenza di Crevalcore, che è prima stato visitato presso l’ospedale di San Giovanni in Persiceto e poi inviato d’urgenza presso la Camera Iperbarica di Quarto Inferiore.
L’appartamento è invece stato posto sotto sequestro. Dai primi rilievi, pare che all’origine della tragedia ci sia una stufetta a gas difettosa situata nella stanza attigua a quella dove dormivano le due donne.
Si tratta di un albanese di 27 anni, che con due complici aveva messo a punto decine di furti nelle abitazioni di tutta la Bassa modenese. A incastrarlo un’impronta lasciata su un borsone vuoto abbandonato dopo un furto a Villanova a fine agosto.
MODENA –
Un’operazione investigativa “da film”, con tanto di fuga rocambolesca da parte del malvivente, che viene infine bloccato e consegnato alla giustizia. È il risultato di una complessa operazione condotta dalla Polizia di Stato di Modena, che ha consentito di sgominare una banda di professionisti specializzata in furti in appartamento, che aveva messo a punto diversi colpi in tutta la Bassa modenese.
Il “team” del crimine era composta da un albanese di 27 anni e da due connazionali, che si spostavano con una Mercedes Classe A, che puntualmente parcheggiavano a qualche chilometro dai loro “obiettivi”. Si introducevano poi nelle abitazioni forzando gli infissi, nelle ore notturne o nel tardo pomeriggio, quando i proprietari erano ancora al lavoro. Facevano man bassa e poi si allontanavano veloci, correndo lungo le piste ciclabili immerse nella nebbia, portando a spalla borsoni pieni di refurtiva. Proprio uno di questi “borsoni” è stato fatale alla banda.
Lo scorso mese di agosto, l’intervento di una Volante, intervenuta in via Cremaschi, a Villanova, in seguito a una segnalazione, ha “disturbato” la banda, che era stata costretta alla fuga e aveva abbandonato un borsone vuoto. Puntualmente raccolto e analizzato dalla Scientifica, ha “svelato” un’impronta digitale, riconducibile a un 27 enne albanese già noto alle Forze dell’Ordine.
È quindi partita una complessa ricerca, che ha portato a identificare il “covo” della banda in un appartamento di Sorbara di Bomporto, di proprietà di un 40 enne italiano in difficoltà economiche, che senza farsi tanti scrupoli e per necessità, in cambio di qualche aiuto ospitava i tre albanesi. Per raccogliere ulteriori prove a loro carico, gli investigatori sono riusciti a installare un Gps sulla Mercedes Classe A della banda per monitorare i loro spostamenti.
Il blitz scatta lo scorso dicembre, quando l’auto giunge a Nonantola e, in contemporanea, cominciano ad arrivare segnalazioni di furti da parte dei residenti. I poliziotti attendono che la banda torni alla base a Sorbara. Gli agenti riescono a “sorprendere” solo uno dei tre, mentre un altro si è allontanato a piedi dopo i furti e il 27 enne, proprietario dell’impronta lasciata sul borsone e considerato il “capo”, non esita a gettarsi dalla finestra e a darsi alla fuga.
Dodici ore dopo, viene individuato in zona stazione a Modena, dove cercava di dileguarsi salendo su un mezzo pubblico. Viene finalmente arrestato in esecuzione dell’ordine emesso dal sostituto procuratore Giuseppe Amara con l’accusa di furto aggravato in concorso.
Le indagini hanno consentito agli agenti della Squadra Mobile di risalire anche al “ricettatore” professionista, che si occupava di piazzare sul mercato la merce rubata. Si tratta di un altro cittadino albanese, regolarmente residente in provincia di Modena. Presso la sua abitazione sono stati trovati alcuni macchinari rubati poco prima in una vicina azienda. L’uomo è stato denunciato a piede libero.
È Gabriele Delmonte (Ln), con un'interrogazione rivolta al governo regionale, a lanciare l'allarme sulla situazione dei mezzi pubblici a Reggio Emilia.
Il consigliere evidenzia in particolare lo stato dell'autobus numero 5, che presentava parti meccaniche e del motore scoperte nonché attrezzi da lavoro lasciati ai piedi dei sedili.
Una "situazione incresciosa sugli autobus che utilizzano gli studenti, specie sull'autobus numero 5 partito lo scorso 8 gennaio alle 12.58 dal polo scolastico di via Makallè, con capolinea Biasola, che presentava parti meccaniche e del motore scoperte nonché attrezzi da lavoro lasciati alla base dei sedili". "È ovvia" - rimarca quindi il leghista, - "la pericolosità per gli utenti".
Per Delmonte quello dell'autobus 5 non è un caso isolato, in quanto "anche su altri mezzi si registrano problemi di natura meccanica". Il consigliere chiede quindi l'intervento dell'esecutivo regionale, per "ripristinare la sicurezza" su questi mezzi.
(Cristian Casali)
L’uomo, un 36 enne carpigiano residente a Soliera e personal trainer proponeva agli atleti programmi personalizzati per aumentare la massa muscolare spacciando loro farmaci vietati in Italia.
SOLIERA (MO) -
In casa aveva una vera e propria “farmacia” illegale, composta da oltre 70 mila confezioni di sostanze dopanti, che “consigliava” agli atleti per aumentare la massa muscolare e migliorare le loro prestazioni sportive.
Per questo un 36 enne carpigiano, residente a Soliera, noto body builder e personal trainer in libera professione presso diverse palestre di Modena e provincia è stato arrestato per detenzione e spaccio di sostanze illegali e utilizzo o somministrazione di farmaci o altre sostanze al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti.
Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri del Reparto Operativo di Modena, insieme ai colleghi di Carpi, il 36 enne aveva istituito la sua “base” operativa nella propria abitazione con annesso studio, dove invitava gli atleti e proponeva loro programmi personalizzati, spacciando, di fatto, farmaci dopanti e del tutto illegali.
La perquisizione svolta nella casa del body builder ha permesso ai militari di trovare e sequestrare ben 73.753 farmaci dopanti. Nello specifico: 67.985 compresse di steroidi anabolizzanti, 892 flaconi multidose, 4811 fiale, 35 kit e fiale di ricambio di altri ormoni maschili, femminili, tiroidei e della crescita, 30 cerotti transdemici. Inoltre, sono stati rinvenuti anche 265 farmaci stupefacenti contenenti nandrolone e 62 compresse di farmaci contenenti precursori di stupefacenti a base di efedrina. I farmaci riportavano quasi tutti etichette in lingua straniera ed erano privi di autorizzazione in Italia.
La Direzione dell’Azienda USL di Reggio Emilia informa che è stato diagnosticato un caso di meningite da meningococco in un uomo residente a Guastalla.
Per prevenire la diffusione della malattia il Servizio di Igiene Pubblica e la Direzione Sanitaria dell’Azienda USL sono intervenuti tempestivamente proponendo le misure di profilassi ai familiari e ai contatti stretti ospedalieri del caso. Il paziente, un uomo di 35 anni, è ricoverato all’Ospedale di Parma in condizioni stazionarie gravi e sta effettuando le terapie.
LA MENINGITE MENINGOCOCCICA
La meningite meningococcica, malattia provocata da un batterio (Neisseria meningitidis), può essere contagiosa. La trasmissione della malattia avviene con l’emissione di goccioline di saliva che si trasmettono parlando, starnutendo, tossendo e pertanto sono a rischio di contagio le persone che hanno avuto contatto stretto (a distanza inferiore a 1 metro) e prolungato con l’ammalato nei 7 giorni precedenti la malattia. Il periodo di incubazione varia da 2 a 10 giorni, di solito 3-4 giorni.
Si consiglia comunque nelle 4 settimane successive all’ultimo contatto con il malato di porre attenzione alla comparsa di febbre con intenso malessere, forte mal di testa, rigidità nucale, nausea, vomito, e, spesso, petecchie (piccole macchie rosse della pelle). In caso di comparsa di sintomi dopo un contatto con un ammalato è necessario rivolgersi al proprio medico curante o al Pronto Soccorso, riferendo che si è stati a contatto con un caso di meningite.
Il tradizionale corteo dei Re Magi ha reso omaggio alla Natività, nel cuore di Parma. Ieri, giorno dell'Epifania, il Corteo organizzato dall'Associazione Italiana Amici del Presepio, è partito da Piazza Duomo verso la chiesa della SS. Annunziata richiamando grandi e bambini.
Foto a cura di Francesca Bocchia
Davide Bellimbusto è stato trovato esanime nel bagno di casa dal compagno della madre la mattina del 5 gennaio. Inutili i soccorsi. Il ragazzo si era recato al Pronto Soccorso del Ramazzini di Carpi accusando forti dolori al torace, ma era stato dimesso con il consiglio di assumere antinfiammatori.
CARPI (MO) -
La Procura di Modena ha aperto un’inchiesta sulla morte di Davide Bellimbusto, il ragazzo di 21 anni deceduto la mattina del 5 gennaio. Il giovane carpigiano, che viveva in via Aporti con la mamma, il compagno di questa e il fratellino, è stato trovato esanime dal patrigno nel bagno di casa, dopo che il giorno prima si era recato al Pronto Soccorso dell’Ospedale Ramazzini di Carpi accusando forti dolori al torace. Dolori che, sicuramente, lo preoccupavano, dal momento che Davide aveva deciso di recarsi da solo al Pronto Soccorso, alle 4.29 del mattino, come attesta l’orario di accesso. Come afferma un comunicato dell’Ausl, il ragazzo è stato sottoposto a visite, accertamenti clinici e strumentali e “in assenza di riscontri patologici”; è stato dimesso alle 7.18 con l’invio al medico di base e con il consiglio di assumere una terapia antinfiammatoria.
Secondo il racconto del compagno della madre, Davide si sarebbe poi recato dal medico di base nel pomeriggio, ma alla sera, non sentendosi ancora bene, ha rifiutato un invito da parte degli amici per uscire insieme. L’ultimo messaggio che il 21enne lascia su Instagram è delle 4.30 del mattino del 5 gennaio, quando scrive “Unstoppable”, “Inarrestabile”, probabilmente con riferimento a quel malessere che non passava e che non era convinto si trattasse di una indigestione o di un colpo di freddo. Che cosa sia successo dopo sarà compito degli inquirenti ricostruirlo.
La chiamata al 118 arriva infatti alle 10 del 5 gennaio. Sul posto arrivano un’ambulanza e l’elisoccorso, ma nonostante le manovre di rianimazione, protrattesi per circa un’ora, Davide Bellimbusto era già in arresto cardiocircolatorio e per lui non c’è stato nulla da fare.
Ieri i Carabinieri di Carpi hanno sentito i familiari e gli amici del ragazzo e si sono recati in ospedale per acquisire le cartelle cliniche e la documentazione sanitaria. Dalle indagini compiute finora non sono state accertate condotte penalmente rilevanti da parte dei medici del Ramazzini. La salma del ragazzo è invece stata trasportata all’Istituto di Medicina Legale di Modena, in attesa dell’esame autoptico che dovrà stabilire le cause della morte di un ragazzo che non aveva mai avuto problemi di salute e per accertare la presenza o meno di patologie congenite.
Anche la famiglia si è rivolta a un avvocato per tentare di dare un senso a quello che è successo a un ragazzo di 21 anni che amava la vita e che se ne è andato troppo presto.
Il presidente della Regione Bonaccini alla cerimonia al Teatro Ariosto di Reggio Emilia per il 222° anniversario del Primo Tricolore: "Non un cimelio, ma simbolo vivo di libertà, di democrazia e dignità". Alle celebrazioni anche il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Giammaria Manghi, presente all'Alzabandiera in piazza Prampolini e alla Lectio "Le leggi della Costituzione" nella Sala del Tricolore.
Reggio Emilia -
“Non è un cimelio, il Tricolore, ma un simbolo vivo. Di libertà, di democrazia e dignità, principi che stanno alla base di ogni convivenza civile. Dobbiamo tenerci cari questi principi, dobbiamo difenderli e tramandarli a chi verrà dopo noi. E questo vale per tutti, perché ciò che sta alla base della nostra Carta Costituzionale – e il Tricolore ne è uno dei simboli – riguarda ogni cittadino della Repubblica”.
Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, è intervenuto oggi alla cerimonia, al Teatro Ariosto di Reggio Emilia, per il 222° anniversario del Primo Tricolore. Il saluto di Bonaccini, quello del sindaco Luca Vecchi e del presidente della Provincia Giorgio Zanni hanno concluso l’evento all’Ariosto, aperto con il discorso di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato.
Alle celebrazioni del 7 gennaio ha preso parte anche il sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Giammaria Manghi, presente in mattinata all’Alzabandiera in piazza Prampolini e alla Lectio “Le leggi della Costituzione” nella Sala del Tricolore.
“Le celebrazioni di oggi non sono retoriche- ha ricordato Bonaccini- perché hanno l’obiettivo di ricordare, in primo luogo a noi stessi, la storia di questo Paese, di cui il Tricolore rappresenta un emblema, e il cammino fatto per la conquista della libertà”.