Aqualena Florida Fitness: il valore dell’immobile si aggira sui 2,8 milioni di euro, quattro le società coinvolte a vario titolo, create ad hoc, anche intestate a prestanome, per sfuggire al pignoramento in seguito a una evasione fiscale dell’IVA di circa 500 mila euro.
PARMA –
Su disposizione del Tribunale di Parma, i finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Parma hanno eseguito il sequestro preventivo dell’Aqualena Florida Fitness, la struttura che include la palestra e la piscina, situata fra via Budellungo e Via Ximenes, il cui valore si aggira su 2,8 milioni di euro.
Il sequestro preventivo è arrivato alla fine di una complessa indagine giudiziaria, che ha visto coinvolte quattro società: la V. V. V. Aqualena srl, società di fitness, la Aqualena sport asd, un’associazione sportiva dilettantistica, la HCP srl, società che svolge l'attività di gestione di alberghi; la House Immobiliare srl, e il coinvolgimento di vari soggetti, alcuni dei quali ritenuti i veri titolari delle società, ed altri che sono parsi dei meri prestanome.
Per quanto riguarda l'immobile, il reato per cui si procede, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, viene ipotizzato a carico di Michele Mari, legale rappresentante della V.V.V. Aqualena srl, nonché di Marcello Vetere, Antonio Vetere e Alessandro Vitale, quali amministratori di fatto sia della V.V.V. Aqualena che della House Immobiliare srl.
L'INDAGINE
La complessa indagine tributaria ha inizio nel 2017, quando l’immobile oggetto di sequestro apparteneva all’Aqualena srl, società operante nel settore del fitness e della gestione di piscine. Nel dicembre di quell’anno le viene notificato da parte dell’Agenzia delle Entrate un atto di accertamento per oltre 500 mila euro per reiterata evasione dell’IVA per due anni consecutivi. Tuttavia, subito dopo l’accertamento, gli amministratori di fatto della società, nonostante l’immobile fosse stato acquistato da meno di tre mesi, avevano costituito ex novo una società, la House Immobiliare srl, che a sua volta aveva acquisito la proprietà del centro sportivo, spogliando la società venditrice, gravata dal debito tributario, dell’unico bene di valore.
Nel corso dell’attività investigativa, tuttavia, è emerso che non solo la House Immobiliare srl era priva di mezzi finanziari e, di conseguenza, non aveva di fatto mai pagato il corrispettivo della compravendita, ma le rate del mutuo che ancora gravava sull’immobile continuavano a essere pagate, anche dopo la vendita, dalla Aqualena srl. Da qui la conclusione che l’acquisto del complesso fosse simulato con lo scopo di sottrarre l’immobile a un’eventuale azione esecutiva da parte del fisco, cambiandone di fatto l’intestazione.
È scattata quindi la contestazione del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, punito con la reclusione sino a 6 anni e che permette il sequestro del bene sottratto alla garanzia. Il sequestro preventivo disposto dal Tribunale di Parma, ha riguardato sia la struttura ma anche risorse finanziarie, beni mobili e immobili derivanti da profitti ottenuti dall’evasione fiscale e realizzati dalle tre società: V. V. Aqualena srl, Aqualena sport asd ed HCP srl.
I REATI CONTESTATI
Per le "imprese" di fitness che gestiscono la piscina e la palestra del centro sportivo oggetto di sequestro (Aqualena srl e Aqualena sport asd), i reati contestati sono l'omessa presentazione della dichiarazione dei redditi e l'indebita compensazione di crediti tributari inesistenti con debiti della stessa natura ma reali, mentre alla società di gestione alberghiera HCP srl vengono contestati la dichiarazione fraudolenta e indebita compensazione di crediti IVA.
Attraverso apposite verifiche fiscali riferite al 2013 e al 2014, la Guardia di Finanze e l’Agenzia delle Entrate di Parma hanno ipotizzato come l’Aqualena spor asd, l’associazione sportiva dilettantistica che gestiva la piscina, svolgesse di fatto un’attività commerciale e dovesse, pertanto, presentare la dichiarazione dei redditi, versando imposte per oltre 500 mila euro, senza poter usufruire dei consistenti benefici fiscali previsti invece per le associazioni sportive senza fini di lucro. In relazione a tale contestazione è stato emesso decreto di sequestro preventivo sino alla concorrenza di oltre 350.000 €, nei confronti della società e, in caso di incapienza, nei confronti di Antonio Caruso, nonché di Antonio Vetere, Marcello Vetere e Alessandro Vitale.
La V.V.V Aqualena srl, cioè la società di capitali che gestiva la palestra, aveva omesso nel 2014 di presentare la dichiarazione ai fini IVA per circa 200 mila euro, mentre nel 2015 e 2016 aveva compensato i propri debiti tributari con un credito IVA fittizio, evitando di versati circa 150 mila euro di imposte. In relazione a tali contestazioni è stato emesso decreto di sequestro preventivo sino alla concorrenza di circa € 520.000 € nei confronti della società e, in caso di incapienza, nei confronti di Nicola Ciarliero e Michele Mari (a seconda dei periodi di gestione), nonché di Antonio Vetere, Marcello Vetere e Alessandro Vitale.
Gli accertamenti sono stati poi stati estesi anche ad una società di gestione alberghiera, la HCP sr1 che avrebbe annotato nella propria contabilità un credito fiscale fittizio, fraudolentemente acquistato da altra società con lo scopo di compensare i propri reali debiti tributari, per un importo di circa 50.000 € Peraltro, l'indebito utilizzo in compensazione del fittizio credito IVA, in questo caso, è stato effettuato indicando alcuni particolari codici tributo, all'epoca non rilevabili dal controllo automatizzato eseguito dall'Anagrafe Tributaria, determinando una modalità fraudolenta capace di ostacolare l'accertamento e di indurre in errore l'Amministrazione finanziaria.
Per quest'ultimo delitto, pertanto, l'Autorità Giudiziaria ha ipotizzato anche il diretto coinvolgimento del consulente fiscale della società Alberto Pagliani, quale concorrente nel reato commesso dal contribuente, in quanto egli avrebbe fornito il supporto tecnico necessario alla realizzazione del fraudolento risparmio d'imposta. In relazione a tale contestazione è stato emesso decreto di sequestro preventivo sino alla concorrenza di circa 48.000 €, nei confronti della società e, in caso di incapienza, nei confronti di Mari Michele Mari e Alberto Pagliani, nonché di Antonio Vetere, Marcello Vetere e Alessandro Vitale.
Fiorano, tragico scontro tra due auto. Muore una donna di 37 anni. Per cause in corso di accertamento una Ford Focus su cui viaggiava la vittima ha invaso la corsia opposta e si è scontrata con una Citroen Picasso con a bordo un 64 enne.
FIORANO (MO) –
Tragico incidente, ieri attorno alle 19.30 sulla pedemontana, nel tratto che attraversa l’abitato di Fiorano, all’altezza di via dell’Industria. Per cause ancora in fase di accertamento, una Ford Focus con a bordo due donne di nazionalità ucraina ha invaso la corsia opposta, scontrandosi frontalmente con una Citroen Picasso condotta da un uomo di 64 anni che viaggiava in direzione di Sassuolo.
L’impatto è stato devastante, al punto che delle due auto non è rimasto che un ammasso di lamiere. Sul posto sono intervenuti Carabinieri, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco di Sassuolo e personale del 118. Il tratto di pedemontana è stato chiuso al traffico per facilitare le operazioni di soccorso. Purtroppo, per Oksana Pletenytska, 37 anni, di origine ucraina, che viaggiava sulla Ford insieme a una connazionale di 39, non c’è stato nulla da fare. Al momento dei soccorsi era già deceduta.
Gravissime le condizioni dell’altra occupante della Focus e dell’uomo che guidava la Citroen, che sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale di Baggiovara. La salma di Oksana Pletenytska, dopo il nulla osta del magistrato di turno, è stata recuperata dai necrofori e trasferita all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico.
L’allarme lanciato da un capotreno che lo ha sorpreso disorientato e infreddolito mentre attraversava i binari. Nell’attesa dell’arrivo della famiglia per recuperarlo, è stato rifocillato e trasferito al Pronto Soccorso. Di lui si era occupata anche la trasmissione “Chi l’ha visto?”
REGGIO EMILIA -
Una storia a lieto fine, questa volta, che vede protagonista, ancora una volta, un anziano malato di Alzheimer che si era allontanato da casa facendo perdere le sue tracce e gettando nello sconforto i familiari.
L’uomo, che era scomparso da Reggio Emilia, e del quale si era occupata anche la trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?”, è stato rintracciato ieri pomeriggio alla stazione ferroviaria di Lecce, in seguito alla segnalazione di un capotreno che ha notato una persona anziana in difficoltà, disorientata e infreddolita, che si aggirava per la stazione, attraversando addirittura i binari.
La Polizia Ferroviaria è quindi intervenuta, verificando che l’uomo, assai confuso, con abiti non adatti alla stagione, non era in possesso dei documenti e non riusciva a dire il suo nome. Immediatamente soccorso e rifocillato con generi di conforto si è quindi cercato di risalire alla sua identità. Dopo circa un’ora di ricerche, dalla banca dati sono emerse le sue generalità, ma anche una nota che ne rilevava la scomparsa con la richiesta di rintraccio emessa dalla Questura di Reggio Emilia.
La Polfer leccese ha quindi contattato i colleghi reggiani che hanno provveduto ad avvertire la famiglia del ritrovamento del congiunto. In attesa che i parenti arrivassero a Lecce per recuperarlo, l’anziano, che a causa della sua patologia non era in buone condizioni di salute, è stato ricoverato al Pronto Soccorso di Lecce.
Accade sull’Appennino reggiano dove al piccolo, dopo un percorso di inserimento e la costante presenza di un genitore, è stata negata la possibilità di frequentare la scuola d’infanzia dove era stato assegnato. L’alternativa? Un asilo parrocchiale a 7 km di distanza.
Reggio Emilia –
Fa discutere il caso del piccolo Francesco (nome di fantasia), di due anni e mezzo malato di diabete di tipo 1 che, dopo un percorso di inserimento lungo e tortuoso nella scuola di infanzia dove era stato assegnato, si è visto negare la possibilità di frequentarla per le difficoltà organizzative del personale a rispondere alle sue esigenze.
Questi i fatti. Francesco si ammala di diabete di tipo 1, quello insulino-dipendente, all’inizio di febbraio del 2018. Per rendergli la vita un po’ più semplice, data anche la giovanissima età, i genitori, in accordo con la pediatra diabetologa di Reggio che segue il piccolo, lo dotano di un microinfusore di ultima generazione per evitare le iniezioni di insulina con penne e di un sensore per rilevare, anche in remoto, quindi anche dal luogo di lavoro dei genitori, i valori della glicemia in tempo reale.
Nel frattempo, nella scuola d’infanzia che il piccolo dovrebbe frequentare iniziano le difficoltà. Il personale svolge un primo corso sul diabete e sull’utilizzo del microinfusore, ma demanda la decisione definitiva sull’inserimento di Francesco a un mese di prova, durante il quale un familiare avrebbe dovuto essere sempre presente all’asilo insieme al piccolo. Uno dei genitori, grazie al fatto di essere libero professionista e con l’aiuto di un parente, riesce ad accompagnare il figlioletto all’asilo.
“Durante questo mese”, racconta però il genitore di Francesco, “non c’è stata alcuna volontà del personale scolastico di provare a mettere in pratica quanto appreso al corso che, singolarmente, è valso il rilascio di un attestato. Al termine del mese di ‘prova’ ci è stata formalizzata la indisponibilità del personale scolastico a seguire il bambino in classe e, tantomeno, a impostare il microinfusore per la somministrazione dell’insulina al pasto. A questo punto abbiamo continuato ad accompagnare per due mesi, nonostante evidenti disagi, nostro figlio a scuola in attesa di un riscontro tra le diverse autorità competenti”.
Il riscontro, arrivato in dicembre, ha purtroppo confermato l’indisponibilità a inserire il bambino nella scuola pubblica, prevedendo, in alternativa l’iscrizione a una scuola d’infanzia parrocchiale, che dista però 7 km dalla casa dei genitori e dei nonni, una distanza che in montagna, soprattutto in inverno, diventa difficoltosa da percorrere. Francesco, inoltre, si troverebbe lontano dai suoi amichetti e dagli ambienti a lui familiari.
“Si tratta di un fatto discriminatorio gravissimo e inaccettabile, che avviene nella provincia degli asili più belli del mondo, di Reggio Children, del Reggio Approach: in questo caso la scuola dell’infanzia pubblica è incapace di farsi carico della sua situazione di diabetico. Cosa che, invece, farà benissimo la scuola parrocchiale”, ha dichiarato Rita Lidia Stara, presidente della Federazione emiliano-romagnola delle associazioni che si impegnano per le persone con diabete (Fe.D.ER) salita nelle settimane scorse nella montagna reggiana per cercare, d’intesa con pediatria di comunità, Comune coinvolto, dirigente scolastico, insegnanti e genitori una possibile soluzione. “
“È la prima volta che osservo una simile chiusura”, continua Stara “Ora questo caso dovrà servire ad ottenere una normativa nazionale a tutela di tutti i bambini che hanno necessità di farmaci durante l’orario scolastico, ma anche della stessa scuola. Il caso di Francesco non deve passare inosservato ne abbiamo parlato anche in Regione Emilia Romagna e sarà portato all’attenzione del Comitato di Indirizzo per La Malattia Diabetica, ne sarà informato l’ufficio scolastico regionale e i ministeri competenti”.
"Quanto accaduto in Appennino, - ha aggiunto Barbara Berni, neopresidente della Fand reggiana, l’associazione di riferimento per la diabetologia pediatrica di Reggio, - è un fatto grave. Trovare l'umana accoglienza per un bambino dovrebbe essere un preciso dovere della scuola che lo dovrebbe far muovere ben oltre i protocolli e le formalità. Quanto accaduto ci ha resi consapevoli di alcune carenze del sistema e servirà da sprone per avviare gruppi di auto aiuto tra genitori, di informazione e formazione nelle scuole affinché questo non abbia più ad accadere”.
Scuola Modena. Ragazzo disabile rifiutato al liceo a Sassuolo, il consigliere del Gruppo Misto chide alla Regione di ripristinare l'iscrizione. Il caso è avvenuto al Formiggini. Il consigliere: "La scuola deve essere inclusiva e accogliere tutti i ragazzi, a prescindere dalle diversità".
Modena -
Il rifiuto di iscrivere un ragazzo con disabilità da parte del liceo scientifico e classico Formiggini di Sassuolo (Modena) al centro di un'interrogazione di Gian Luca Sassi del Gruppo Misto, che chiede alla Regione di intervenire subito con l'Ufficio scolastico regionale per trovare una soluzione immediata.
Dietro al rifiuto dell'Istituto scolastico alla richiesta d'iscrizione, ci sarebbero problemi di spazio e carenze nel numero dei docenti di sostegno, avendo la scuola già altri ragazzi con disabilità. "È difficile, quasi impossibile, riuscire ad accettare un rifiuto all'iscrizione ad un istituto scolastico pubblico per qualsiasi alunno- sottolinea Sassi- ma lo è ancora di più nel caso dei genitori di un ragazzo con disabilità, che per il proprio figlio desiderano solo il meglio". Finora il confronto tra la famiglia, rappresentata da un legale, e il dirigente scolastico sarebbe avvenuto tramite lettere e mail certificate in cui, ciascuna parte ha portato le proprie motivazioni normative e le relative interpretazioni a proprio supporto. "L'applicazione piatta dei regolamenti d'Istituto- rimarca il consigliere regionale- o di altre regolamentazioni e normative, cui si sarebbe attenuto il Dirigente scolastico nel rigettare la domanda, sembra non tenga conto della condizione di disabilità del ragazzo, condizione umana che non può essere associata a un dato puramente quantitativo". Per Sassi l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità costituisce un punto di forza della scuola italiana, "che vuole essere una comunità accogliente e inclusiva nella quale tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali, possano realizzare esperienze di crescita individuale e sociale".
Per questo il consigliere del Gruppo Misto chiede alla Giunta se sia a conoscenza di quanto accaduto a Sassuolo e se sia in grado di fornire un'analisi, anche quantitativa, del fenomeno e della sua evoluzione. Chiede inoltre di "interfacciarsi con l'Ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna per ricercare una soluzione immediata al caso specifico, permettendo all'alunno con disabilità l'iscrizione al liceo A.F. Formiggini di Sassuolo per la prima classe ad indirizzo Scienze umane e se, data l'alta valenza del tema, si sia in grado di prospettare interventi, anche con l'ausilio di altre istituzioni ed altri livelli di governo, che possano contribuire efficacemente alla soluzione del problema".
(Giulia Paltrinieri)
Il crollo si è verificato ieri pomeriggio in una palazzina di via Sant’Eufemia, in pieno centro storico a Modena. La ragazza ha riportato ferite non gravi a una gamba. Lo stabile è stato dichiarato inagibile.
MODENA –
Una 21 enne filippina è rimasta ferita a una gamba, per fortuna in modo non grave, in seguito al cedimento di parte del pavimento della camera da letto verificatosi ieri, attorno alle 18.45 in via Sant’Eufemia, nel cuore del centro storico di Modena, a pochi passi dal Duomo.
Il crollo si è verificato al secondo piano di un appartamento al civico 66, adiacente lo storico palazzo Solmi. Tra le cause, ancora al vaglio dei Vigili del Fuoco, intervenuti sul posto insieme alla Polizia Municipale e al personale del 118 e, che hanno trasferito la 21 enne all’ospedale, ci sarebbero alcune infiltrazioni trascurate.
L’appartamento è stato messo in sicurezza, ma è stato dichiarato inagibile. La famiglia filippina che lo aveva in affitto è stata presa in carico dai Servizi Sociali che ha provveduto a sistemare i componenti, circa una decina, in alloggi sicuri.
Il crollo del pavimento ha fatto precipitare i calcinacci nell’androne sottostante, prontamente sgomberati prima dai Vigili del Fuoco e poi da una ditta esterna chiamata dalla proprietà per rendere fruibile di nuovo l’accesso ai residenti degli altri appartamenti. Sono state avviati accertamenti per verificare sia le cause del crollo sia la sicurezza degli altri ambienti dell’edificio.
One Billion Rising Revolution: in Piazza Garibaldi a Parma, in tantissimi hanno preso parte a One Billion Rising, Flash Mob organizzato dal Centro Antiviolenza di Parma con il sostegno del Comune di Parma per dire basta alla violenza sulle donne.
Parma -
Ieri, sabato 16 febbraio, si è svolto il Flash Mob organizzato dal Centro Antiviolenza di Parma con il sostegno del Comune di Parma per sensibilizzare e lottare contro la violenza su donne e bambine.
L’incontro, realizzato a livello internazionale, ha coinvolto un miliardo di persone in tutto il mondo: un’occasione straordinaria per celebrare in modo gioioso, irriverente e libero, la volontà di fermare ogni forma di abuso sulle donne, ma anche ogni violenza commessa sistematicamente in ambito economico, politico, socio-culturale, ambientale e intellettuale.
LA STORIA DI ONE BILLION RISING
Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia
E’ stata dimessa oggi la sedicenne ricoverata presso la S.C. di Oculistica del Policlinico di Modena, diretta dal prof. Gian Maria Cavallini, per il trauma all’occhio destro, colpito, sabato scorso, da un tappo e dai vetri di una bottiglia di spumante.
Durante una festa a Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, infatti un 19enne - denunciato dai carabinieri per lesioni gravi colpose - ha cercato di aprire la bottiglia a colpi di sciabola e il tappo è finito nell'occhio della giovane, ferendola seriamente.
Il Policlinico di Modena informa che il decorso post-operatorio ora prosegue secondo quanto previsto e sono escluse complicanze infettive e retiniche. La paziente ha recuperato quasi tutta la capacità visiva e potrà proseguire la terapia a casa. Si dovrà sottoporre a controlli ravvicinati nelle prossime settimane per valutare i progressi.
La ragazza – operata sabato scorso d’urgenza dalla dottoressa Veronica Volante dell’equipe oculistica del Policlinico di Modena – è stata sottoposta a un delicato intervento di ricostruzione della parte anteriore dell’occhio con sutura della cornea, della congiuntiva e della palpebra inferiore.
Si tratta di Roberta Terzi, originaria di Sorbolo, nel parmense, ma da tempo residente a Brescello. Si è accasciata durante gli esercizi di rilassamento in una palestra a Cogozzo di Viadana e non ha più ripreso conoscenza.
BRESCELLO (RE) –
Si stava allenando come al solito, in una palestra di Cogozzo di Viadana, nel mantovano, quando, lo scorso lunedì, durante l'esecuzione di alcuni esercizi di rilassamento, Roberta Terzi, 55 anni, originaria di Sorbolo, nel parmense, ma da tempo residente a Brescello, si è accasciata priva di sensi, probabilmente per un aneurisma.
Immediato l'intervento del personale della palestra, che ha eseguito le pratiche di primo soccorso, poi continuate dal personale medico del 118. La 55 enne è poi stata trasportata d'urgenza all'ospedale Poma di Mantova. Le sue condizioni sono subito apparse gravissime. Roberta Terzi era infatti in coma irreversibile. Un sopraggiunto arresto cardiaco ne ha purtroppo causato il decesso.
Roberta Terzi lavorava come impiegata in un'agenzia assicurativa di Parma. Dopo il matrimonio con Lorenzo Saccani, si era trasferita a Brescello, dove il marito gestisce un'autofficina. Chi la conosceva la descrive come una persona solare, piena di energie e amante dello sport e del mare.
Lascia il marito Lorenzo, i genitori Elvia e Adelmo e la sorella Paola. I funerali sono stati celebrati questa mattina. La salma di Roberta è stata tumulata nel cimitero di Sorbolo.