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Di Chiara Marando – Sabato 14 Marzo 2015

Un viaggio lungo la via Emilia alla scoperta delle sue tradizioni e tipicità culinarie, un patrimonio che fonda le sue radici nella storia contadina, nei suoi cibi poveri divenuti eccellenze gastronomiche da tramandare.

“Ma sei di coccio?”, di Enrico Belgrado (I quaderni del Loggione ed. Damster), un  nome curioso per un libro che racconta il passato di un territorio trasformandosi in una piccola guida per saperne di più sul buon mangiare.

C’è un filo conduttore che lega i vari piatti perché, che siano tigelle, crescentine, spianate o gnocchi fritti, la cosa importante è gustare delle prelibatezze accomunate da materie prime semplici e genuine.

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Tanti nomi per prodotti vicini tra loro e simili nelle caratteristiche, ed altrettante metodologie di preparazione, che nascono dalle peculiarità delle varie zone e dalla necessità di inventare nuovi modi e forme per alimenti basati su pochi ingredienti basilari come farina, acqua, olio e sale.

Cotture come il più antico “arrosto sulle braci”, fino  alla più recente “frittura” nelle varianti con strutto, prediletta dai puristi, olio d’olio d’oliva  oppure di girasole, il prescelto dai ristoratori esperti.

Tra le pagine del libro si viene trasportati in un racconto alla scoperta degli strumenti antichi fatti in coccio e terracotta, degli ingredienti, delle ricette, dei riti e segni propiziatori capaci di favorire l’abbondanza di cibo come la croce sulle pagnotte, che contribuisce ad una migliore lievitazione, oppure le rose celtiche sul fondo delle padelle.

Un affascinante excursus tra squisitezze della cultura contadina, testimoni di una tradizione popolare: dalla Torta Fritta tipica del parmense, al Gnocco Fritto reggiano e modenese, alla Crescentina di Bologna, fino alla  Piadina romagnola ed alla Bortellina piacentina.

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Un tesoro gastronomico che rischia di scomparire a causa delle moderne contaminazioni che trasformano ricette lontane in qualcosa di diverso, e merita di essere di essere preservato e protetto. Proprio questo è lo scopo per il quale sono nate denominazioni come i PAT, ovvero nomi che identificano prodotti agroalimentari tradizionali che ancora vengono realizzati in aree territoriali molto ristrette, oppure i DOP e gli IGP che aiutano a determinare e riconoscere un’eccellenza alimentare in un mondo dove il fare cucina è diventato ormai globale.

A completare degnamente  il libro sono un elenco di specialità con relativi ingredienti, insieme ad un nutrito ricettario per provare a diventare dei veri chef a casa propria.

Per saperne di più: www.damster.it

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Di Chiara Marando – Sabato 07 Marzo 2015

Sempre più spesso si cerca di stare attenti a ciò che si mangia, alla ricerca di alimenti biologici coltivati e prodotti con cura e rispetto per animali e natura. Un modo diverso di nutrirsi, meno favorevole agli eccessi e più attento alla qualità. Una nuova filosofia che non si lega strettamente a regimi alimentari particolari, ma piuttosto al concetto di una salute personale e del pianeta da preservare e proteggere.

Certo, applicare questi principi tutti i giorni non è semplice, richiede pazienza e volontà, soprattutto in cucina dove, complici il continuo correre e gli impegni, spesso ci limitiamo a pasti veloci e poco curati.

E se invece ci concedessimo qualche attimo in più?

Proprio queste sono le basi che hanno ispirato Francesco e Chiara nella loro nuova avventura: “Jaki”, un locale dall’aspetto luminoso e confortevole dove fermarsi per mangiare qualcosa di appetitoso, allegro e genuino, per una colazione o pausa pranzo in totale relax dimenticando l’orologio.

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Le proposte del menù di “Jaki” sono la sintesi golosa della “Cucina Naturale”, idee che seguono la stagionalità e prendono forma da materie prime di grande qualità, accuratamente selezionate e lavorate ogni giorno per garantire il massimo della freschezza.

Ad occuparsi dei clienti, accoglierli con il sorriso e coccolarli è Francesco, mentre la regina ai fornelli è Chiara. Un lavoro nato quasi per caso, dalla curiosità e passione per il cibo che l’ha portata a studiare e sperimentare sempre nuove combinazioni. Le sue sono ricette appetitose ed equilibrate preparate principalmente con verdura, frutta, legumi, cereali, soia e suoi derivati. In altre parole perfette per i vegani, ma altrettanto stuzzicanti per chi non rinuncia a nulla. Un trionfo di colori e profumi che esplodono nel piatto, tavolozze che danno allegria ed appagano il palato.

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Ogni giorno potrete mangiare qualcosa di diverso, specialità al cucchiaio come la Vellutata di topinambur e finocchi, oppure quella con cavolo cappuccio viola, cipolla rossa e quinoa, ideali per le giornate più fredde. Ed ancora piatti unici come gli Spaghetti integrali con pesto di tofu, basilico e noci, lo squisito Strudel di farro integrale con ripieno di scarola accompagnato da finocchi carote e mele, le Lasagne a colori con verdure miste e lo Sformatino di quinoa e zucca. Ma la creatività in cucina non ha limiti ed anche le ricette più tradizionali possono essere rielaborare in una chiave più curiosa: la classica pasta e fagioli per Chiara si è trasformata in tortelloni ripieni di fagioli.

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Poi ci sono i dolci, tutti senza uova, latte o burro. Delizie come la Torta di carote e cocco, la Panna cotta di miglio con crema di castagne, la Crema alla vaniglia con pan di spagna di carote oppure quella di Zucca con granella.

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Infine, dato che il buongiorno si vede dal mattino, anche la colazione deve avere i suoi dolci, tutti golosi e cucinati con la stessa filosofia: muffin, torte e fette biscottate da assaporare con un ottimo cappuccino preparato con latte di soia, riso o mandorle.

E quando il tempo stringe, e non potete allontanarvi dall’ufficio o da casa, si può sempre ordinare  a domicilio.

 

Jaki – Caffè e Cucina Naturale

Strada Aurelio Saffi 78/B

43121 Parma

Tel. 339 4798020

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Sabato, 28 Febbraio 2015 10:40

Quanto può essere buono il Kamut?

Di Chiara Marando  - Sabato 28 Febbraio 2015

Il suo aspetto ricorda quello del comune grano, ma con chicchi più grandi, e la sua storia risale all’antico Egitto, quando già 6000 anni fa veniva ampiamente coltivato ed utilizzato. Stiamo parlando del Kamut, un cereale millenario che da qualche anno è stato rivalutato e compare sempre più frequentemente in cucina sotto forma di farina, pagnotte e pasta.

Un prodotto alternativo e gustoso che deve il suo successo anche alle particolari proprietà che lo contraddistinguono rendendolo un alimento altamente digeribile. Secondo alcuni studi, condotti soprattutto negli Stati Uniti, il 70% delle persone che soffrono di intolleranze alimentari nei confronti del grano comune può tranquillamente consumare Kamut, fatta eccezione per i celiaci vista la presenza di glutine.

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Ma i suoi benefici sono tanti e tutti da provare. Non a caso, è considerato uno dei cereali più completi dal punto di vista nutrizionale in quanto composto principalmente da carboidrati, ma anche da una buona dose di proteine, circa il 40% in più rispetto al frumento, e da selenio, ottima fonte di antiossidanti, amminoacidi e vitamina E.

Insomma, un concentrato di benessere, coltivato solo secondo metodi di agricoltura biologica, che racchiude in sé bontà, salute e quella sensazione, ormai rara, di mangiare qualcosa di genuino che ancora segue i dettami della natura. E non si tratta solo di suggestione. Infatti, non essendo mai stato coinvolto nei programmi di produzione utilizzati per grano ed altri cerali, il Kamut non ne ha acquisito le caratteristiche in fatto di alte rese e resistenza alle malattie. Ciò gli ha permesso di mantenere alcune proprietà nutrizionali che favoriscono importanti effetti benefici sul nostro organismo. Giusto per fare un esempio, mangiare alimenti a base di Kamut aiuta ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue e di glicemia.

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Ed ora parliamo del suo straordinario potenziale in cucina. Trovare la farina di Kamut è ormai un gioco da ragazzi, ogni supermercato ne è provvisto, quindi sarà possibile cimentarsi nella panificazione casalinga e preparare infornate di pane e pizza fragranti. Anche cucinare semplicemente i chicchi e condirli con verdure saltate può essere una soluzione perfetta per un primo alternativo, oppure una pietanza fresca ed estiva nei periodi più caldi. Che dire poi di una calda e profumata zuppa nelle stagioni più fredde? Ricordatevi, però, di non avere fretta perché i chicchi vanno lasciati in ammollo per circa 10 ore e successivamente cotti in acqua bollente per 60 minuti.

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Tante sono le ricette sfiziose da preparare con questo alimento estremamente versatile, piccoli trucchi da veri chef  capaci di rendere più variegati i vostri menù dandovi la possibilità di assaggiare nuove stuzzicanti prelibatezze. Biscotti, primi piatti, panini, focacce e torte diventeranno le vostre armi segrete ai fornelli.

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Di Chiara Marando – Sabato 21 Febbraio 2015

La scoperta casuale di posti che sorprendono è sempre una bella esperienza, sono quelle piccole cose capaci di trasformare una giornata e di farti ricordare momenti apparentemente comuni. Proprio sulla scia di questi avvenimenti mi viene in mente una sosta a Roncobilaccio, ovvero il luogo che si sente sempre nominare nei bollettini autostradali sullo stato della viabilità, l’uscita che si incontra percorrendo l’A1 ma che spesso si supera senza nessuna attenzione. Ecco, proprio in una di quelle giornate di lunga percorrenza mi è capitato di imboccare quel casello ed immergermi in qualcosa di inaspettato, in un paesaggio di montagna che si apre magicamente appena fuori dal viavai delle macchine e dei camion.

Una vallata costellata di poche case che si arrampicano seguendo l’andamento del terreno  fino a formare piccole frazioni, una conca immersa nella luce e nel silenzio. Assolutamente inverosimile, ma altrettanto reale. E poi vieni a scoprire che in primavera ed estate la zona si popola di turisti che si fermano per visitare il Santuario della Beata Vergine delle Grazie di Boccadirio, un’oasi di pace immersa nella natura, e per intraprendere passeggiate nei boschi. Il tutto unito al piacere di una tradizione gastronomica che si fonde con le radici di un territorio di confine sull’Appennino Tosco-Emiliano assorbendone le tipicità.

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Proprio a proposito di cucina, ecco che la pausa culinaria improvvisata al “Ristorante Bellavista” ha riservato piacevoli sorprese al palato. Una realtà a conduzione familiare aperta dal ’68, che ancora oggi conserva tutto il sapore di casa e di tradizione di una volta. Dal ’92 a gestire l’attività creata dai genitori, con la stessa passione e costanza, sono Tina, suo fratello Roberto e la cognata Noemi. Un ambiente che riesce a mixare lo stile rustico di un tempo insieme ad una semplice ed elegante accoglienza. La cucina è quella tradizionale, ricette antiche che Tina ha appreso osservando ed aiutando la madre, vere e proprie testimonianze di storia della zona.

Qui la sfoglia fresca si tira ancora a mano, con il mattarello, perché non c’è nulla come il sapore della pasta casalinga. Infatti, sono proprio i primi un cavallo di battaglia del ristorante, piatti della tradizione bolognese come i Tortellini di carne in brodo, Le Tagliatelle con funghi oppure tartufo, ottimi prodotti del luogo, ed i Tortelloni di patate conditi con il ragù alla bolognese, oppure con noci o funghi. E parlando dei Tortelloni, sono riuscita a carpire un segreto che ben spiega la bontà di questo piatto: la preparazione del ripieno prevede che le patate siano condite con un sugo di salsiccia così da esaltarne ulteriormente il gusto.

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I secondi, invece, si rifanno alla toscanità più pura puntando sulla carne con Fiorentine, Grigliate e Tagliate di Manzo che si sciolgono in bocca, accompagnate da un contorno di fagioli cannellini conditi solo con ottimo olio extravergine di oliva.

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Ma prima ancora di pensare a primi e secondi, non perdetevi l’antipasto della casa: Crostoni toscani con cavolo nero e fagioli borlotti e con Lardo e cannellini, assaggini di polenta con funghi e gorgonzola, parmigiana di melanzane, melanzane ripiene con mozzarella, ed ancora voulevant con un cuore di funghi.

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Per finire, chiedete a Tina di servirvi i suoi fragranti Cantucci caserecci da assaporare con un buon bicchiere di Vin Santo… vi sentirete totalmente soddisfatti.

Che ne dite, non male per una pranzo inaspettato?

 

Ristorante Bellavista

Via S. Antonio, 8

40035 Baragazza, Castiglione dei Pepoli (BO)

Tel: 0534 898166

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Michele Milani con il suo libro "Storie di caccia e cucina" rilegge in chiave originale, creativa e con la giusta dose di sperimentazione, la cucina di selvaggina: grandi chef per il nuovo progetto "Franchi Food Academy" -

Piacenza, 14 febbraio 2015 -

Una splendida location, quella dell' Azienda Faunistico Venatoria "Geneprata" posta sulla sommità dei colli piacentini, ha fatto da cornice alla presentazione del libro "Storie di caccia e cucina".
Michele Milani, grande esperto di cucina di selvaggina, grazie ad un mix perfetto fra le sue due passioni - la caccia e la cucina - crea un approccio nuovo, lontano anni luce dalle classiche marinature e salmì.

Un percorso affascinante e gustoso che rilegge in chiave originale, creativa e con la giusta dose di sperimentazione, la cucina di selvaggina. L'elegante volume esalta i sapori che ogni capo può offrire e vi associa una moltitudine di ricette. L'autore, coadiuvato dai cuochi professionisti Isa Mazzocchi, Maria Grazia Soncini, Stefano Fagioli, Mauro Uliassi, Filippo Chiappini Dattilo, Igles Corelli, è riuscito a esplorare le potenzialità culinarie della maggior parte delle specie cacciabili.

Franchi - storica casa armiera - coorganizzatrice della giornata, presente con il Direttore Dr. Bruno Beccaria ed i suoi stretti collaboratori Chiara Spinella e Samuele Brandoni, per l'occasione ha presentato il nuovo progetto "Franchi Food Academy" volto ad allargare gli orizzonti della caccia, ad ambiti ad essa vicini. La cucina rappresenta quindi un interessante aspetto della filosofia del nuovo corso dello storico marchio.
Il progetto sarà presentato oggi per la prima volta al grande pubblico ad Hit Show, presso la Fiera di Vicenza dal 14 al 16 febbraio, allo stand Franchi, dove cucina e caccia si incontreranno per un grande coinvolgimento dei tantissimi presenti.

In fondo alla pagina il video della presentazione.

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Sabato, 14 Febbraio 2015 10:19

Mood Food: quanto i cibi influenzano l’umore

Di Chiara Marando - Sabato 14 Febbraio 2015

Ebbene si, il cibo è uno dei piaceri della vita ed osservare quali alimenti vengono scelti ed assaporati fa capire molto della persona che si ha davanti. La tavola è come una rivelazione, una sorta di pagina bianca su cui ognuno di noi espone il proprio modo di essere. Ed effettivamente, il legame tra cibo e personalità è molto stretto, tanto da influenzare umore ed energia.

Ritrovare allegria, vitalità e prontezza di riflessi grazie agli effetti della cucina non è solo un modo di dire, oppure l’ultimo trend gastronomico del momento, si tratta di una vera e propria scienza: il Mood Food. Stando agli studi internazionali, coordinati dal Food and Mood project, gli alimenti hanno la capacità di determinare cambiamenti negli stati d’animo e nelle emozioni, un filo diretto con la mente costantemente attivo.

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Solo per fare un esempio, quante volte ci siamo sentiti dire che carenza di zinco oppure dei tanto nominati Omega 3 può portare depressione o mancanza di tono vitale? E non è un caso, perché effettivamente è stato dimostrato che una dieta poco equilibrata rende poco equilibrato anche il nostro organismo e, di conseguenza, le nostre sensazioni.

Sostanze quali vitamine, grassi e proteine esercitano un’azione determinante sulla chimica del cervello, quindi scegliere i cibi giusti si rivela la mossa vincente per attivare quei neurotrasmettitori ed ormoni che aiutano l’insorgere del buonumore e della tranquillità. In altre parole, dobbiamo imparare a coccolarci nel modo giusto.

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Il cibo ha il potere di stimolare emozioni positive, benessere e serenità, attivare quel filo conduttore che riaccende i ricordi legati all’infanzia, a quei sapori di una volta che si gustavano da bambini, quelli che aspettavi con impazienza e che riescono a trasmettere un senso di sicurezza.

Pensiamoci, quando fuori c’è freddo e si rientra a casa dopo una giornata di lavoro, non c’è niente di meglio che scaldarsi con una zuppa fumante, un abbraccio confortevole di bontà. E che dire della meravigliosa cioccolata? In questi casi, quando la visione della vita è davvero grigia, anche i legumi ed il peperoncino rosso posso rivelarsi degli alleati importanti da tenere in grande considerazione.

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Insomma, il “Mood Food” è una realtà e conferma che mangiare con gusto aiuta a stimolare le endorfine, ovvero quelle sostanze prodotte dal cervello responsabili del senso di gratificazione ed appagamento. Ma non è solo una questione di palato, il coinvolgimento è molto più ampio perché non bisogna dimenticare il piacere che può regalare il tempo impiegato a preparare i pasti, insieme alla creatività e fantasia messe in campo nel presentare i piatti ed alla piacevolezza di gustarli in compagnia.

Sabato, 07 Febbraio 2015 11:03

San Valentino secondo lo chef Mattia Poggi

Di Chiara Marando – Parma 07 Febbraio 2015

San Valentino è alle porte e, come spesso accade, gli innamorati stanno pensando in quale modo trascorrere la serata più romantica dell’anno. La cenetta a lume di candela è sempre una soluzione molto gettonata ma se al romanticismo dell’atmosfera si aggiunge il fascino di una struttura maestosa come quella di un castello secolare, allora il successo è assicurato. Stiamo parlando del Castello di Cortanze, in provincia di Asti, un maniero medievale magistralmente ristrutturato che conserva tutto il sapore delle epoche passate in una suggestione quasi magica.  Struttura maestosa ed accogliente, nonché location perfetta per eventi ma anche per un momenti di relax lontano dal caos cittadino. Un totale di 9 camere e 3 suite eleganti e raffinate che ben si adattano con l’arredamento circostante, perfette per trascorrere un weekend in totale tranquillità ammirando la vallata circostante e lasciandosi coccolare dalle delizie del ristorante.

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Il suggerimento arriva direttamente da uno chef d’eccezione come Mattia Poggi, volto noto nel mondo dell’alta cucina e conduttore di programmi culinari sul canale Alice TV, che si occuperà di gestire il ristorante del Castello e rendere la serata di San Valentino indimenticabile. Mattia non svela i particolari del menù ma ci anticipa quello che sarà il suo stile ai fornelli: ingredienti di alta qualità preparati con cotture poco elaborate così che i sapori possano “esplodere” in bocca rivelandosi a poco a poco nel palato. Non un semplice pasto, ma una vera e propria esperienza sensoriale che ben si completa con l’offerta della ricca carta dei vini, un mix tra rinomate etichette della zona, specialità italiane e del Nord Europa.

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Per tutti coloro che decideranno di trascorrere il 14 febbraio a casa, lo chef consiglia qualche ricetta facile ma di sicuro effetto, utili per dare prova di grande abilità in cucina. Un menù completo firmato Mattia Poggi: si inizia con un antipasto di Calamari crudi al profumo di timo, si continua con dei Gnocchetti agli scampi per poi passare ad un secondo di carne a base di Agnello in crosta di pistacchi.

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Per l’antipasto è necessario tagliare i calamari a listarelle sottili così che assorbano il condimento che deve essere preparato con olio, sale, timo e succo di limone.

Ed ora il primo: stufare 8/10 scampi con olio, aglio e burro, farli tostare, sfumarli con il cognac e coprirli di acqua facendo cuocere il tutto per 10 minuti. Una volta pronti, mettere da parte gli scampi e filtrare il liquido in una padella di acciaio. Nel frattempo, cuocere i gnocchetti in acqua salata per un minuto terminando la cottura nel brodetto precedentemente filtrato. Quando avranno assorbito il liquido, mantecare con olio ed aggiungere gli scampi.

Il secondo è ancora più semplice: rosolare le costolette di agnello con un filo di olio, spennellarle poi con un velo di senape e passarle nei pistacchi tritati. Infine, infornare per 10 minuti a 190°/200°.

Il dolce poi non può mancare, rigorosamente afrodisiaco e rinvigorente come una soffice Mousse al cioccolato e caffè.

 

Castello di Cortanze

Via Marchesi Roero, 1

14020 Cortanze (AT)

Tel. 0141 901410

www.castellodicortanze.com

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Di Chiara Marando  - Parma 31 Gennaio 2015

Siamo in Franciacorta, territorio noto per la sua produzione spumantistica, ma anche per la bellezza della natura che lo contraddistingue, una distesa affascinante di vigenti che si perdono all’orizzonte seguendo il profilo delle colline.

Proprio qui, dall’alto della suggestiva posizione dalla quale domina i filari della collina Bellavista, sorge la Cantina Solive, una realtà che la famiglia Bariselli porta avanti dal 1898 lavorando con passione nel totale rispetto delle antiche tradizioni. Un amore profondo per il lavoro e la campagna, radici tramandate ormai da cinque generazioni,  insieme alla naturale capacità di condivisione ed accoglienza, sono i veri punti di forza di questa rinomata attività.

Ma non è solo la natura circostante a rendere la Cantina Solive un posto incantevole, anche l’intera struttura lascia piacevolmente stupefatti: una cascina ristrutturata che recupera le tradizionali architetture rurali alternando il mattone con la pietra, ma anche il legno con vecchi coppi in cotto. Per non parlare della zona degustazione ed invecchiamento, un vero e proprio museo del gusto dove perdersi tra gli aromi di un tempo passato dal quale lasciarsi ispirare.

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A seguire l’azienda oggi sono Giambattista e Francesco Bariselli, che portano avanti giorno dopo giorno l’eredità di famiglia con grande dedizione  e cura, perché il buon vino merita amore e pazienza. Qui arrivano i raccolti dai vigneti in proprietà, dislocati per oltre 30 ettari nelle tenute in Torbiato, Adro e Corte Franca. Quello che si viene a creare è una vasta scelta di ottimi prodotti capaci di soddisfare anche i palati dei veri intenditori: ogni bicchiere regala piacevoli sensazioni, sentori e profumi che si rivelano lentamente sorso dopo sorso.

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Tipicità come l’intramontabile Franciacorta DOCG Brut, un aroma intenso e fruttato richiamato dal gusto pieno, sapido e persistente, ideale per accompagnare aperitivi e piatti delicati, oppure il Franciacorta DOCG Satèn, con il suo caratteristico profumo di frutta matura che ne identifica la freschezza rendendolo perfetto con portate dal sapore deciso e corposo. Tra gli altri ci sono anche il Franciacorta DOCG Rosè, con un gradevole sentore di frutti rossi, il Curtefranca DOC Rosso, color rubino con note di amarena e prugna che ben si sposano con la carne e le zuppe, ed il Curtefranca DOC Bianco dal gusto ricco e sostenuto.

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Inutile dire che una visita alla cantina, con relativa degustazione, è d’obbligo per poter scoprire queste delizie nel loro luogo d’origine, respirarne l’essenza ed osservarne il percorso di lavorazione. La vera ciliegina sulla torta è la completa ospitalità che contraddistingue la famiglia Bariselli, un coinvolgimento che vi porterà a fare molti brindisi con altrettanti eccellenti bicchieri di vino, un lungo aperitivo direttamente in Cantina.

 

Cantina Solive

Via Calvarole, 15

25040 Corte Franca BS

Tel. 030 988 4201

www.solive.it

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Sabato, 24 Gennaio 2015 10:37

Il mondo nel piatto: cucinare con le spezie

Di Chiara Marando – Parma 24 Gennaio 2015

Spezie, spezie ed ancora spezie. Portentose fonti di profumi, sapori e proprietà benefiche per il nostro organismo. Un universo  da scoprire la cui storia affonda le radici in un tempo lontano, in culture antiche come quella indiana e cinese che tanto hanno da insegnare in fatto di tradizione.

Conosciute ed utilizzate per conservare ed arricchire i cibi ma anche, e soprattutto, per le riconosciute virtù curative  e digestive. Prendiamo ad esempio la Curcuma, potente antiossidante ed antitumorale, nonché ingrediente principe di tutti i “masala”, ovvero miscele di spezie alleate ai fornelli. Oppure la Noce Moscata, vero e proprio antisettico, ed ancora la dolce Cannella, antibatterica, antiossidante e preziosa per alleviare i disturbi dovuti all’ipertensione. Ma questi sono solo alcuni esempi delle oltre 50 tipologie di spezie più note.

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Nella cultura indiana l’uso delle spezie serve per mantenere alto quello che loro definiscono “il fuoco digestivo”, fondamentale per  l’equilibrio del benessere fisico. Ma anche in medicina cinese vengono considerate  essenziali perché fondamentali per attivare  il processo digestivo, in altre parole hanno il potere di muovere l’energia.

Insomma, un mondo affascinante del quale è un vero piacere apprendere i meccanismi, un mondo che Lena Tritto, insegnante di cucina e consulente di alimentazione energetica secondo la Medicina cinese, ha affrontato nell’ incontro “ Il mondo nel piatto. Cucinare con le spezie”, tenuto in una location ormai nota per i suoi appuntamenti culturali come lo store Barazzoni I Love My House di Parma.

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Un pomeriggio all’insegna della cucina in cui Lena ha illustrato, non solo le numerose peculiarità che contraddistinguono le spezie, ma anche i numerosi utilizzi che se ne possono fare dando alle ricette quel tocco di aromi e gusto in più. Piatti intensi fatti di ingredienti semplici che acquistano carattere e stimolano l’acquolina.  Preparazioni come i Muffin saltati di cavolfiore e mandorle, Curry di Verdure invernali al latte di cocco e Masala, Speedy kebab casalingo ed ancora fichi secchi al cioccolato.

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Ed ora ecco un’altra ricetta cucinata da Lena e perfetta per qualsiasi palato: Farifrittata con farina di ceci, cipolla e zucca al rosmarino

150 gr. di farina di ceci

450 ml. di acqua

2 cipolle dorate

350 gr. di zucca pulita

1 cucchiaio di rosmarino tritato

Pepe e noce moscata q.b.

Sale marino integrale

Olio extravergine di oliva

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Preparazione:

Mescolare la farina di ceci con acqua, 1 cucchiaio di olio, sale, pepe abbondante ed una grattata di noce moscata e lasciare riposare la pastella. Affettare la cipolla, tagliare a tocchetti la zucca e far rosolare il tutto in una padella con olio, sale e rosmarino per circa 10 minuti. Unire poi la verdura cotta alla pastella, ungere una padella antiaderente e versarvi il composto. Cuocere con il coperchio 15 minuti per parte, fino a quando non si sarà formata una crosticina croccante.

Et voilà, pronta da servire, magari con delle verdure alla griglia.

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Sabato, 17 Gennaio 2015 10:47

“A casa di Camilla” si mangia romano

Di Chiara Marando – Sabato 17 Gennaio 2015

Tutto il sapore della tradizione gastronomica romana in pieno territorio emiliano. Difficile da immaginare? Eppure è proprio così.

La location è quella del piccolo centro storico di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, territorio che della cultura culinaria ha tanto da raccontare. La storia, invece, è quello di una famiglia di origini romane che ha deciso di cambiare vita e trasferirsi in questa terra che li ha così affascinati, trasportati dalla passione per le atmosfere che più volte sono riusciti ad immaginare ascoltando le canzoni del  “Liga”. Il resto è un insieme fortunato di incontri e casualità dovuti al fato, l’essere nel posto giusto al momento giusto, il credere nei sogni.

Loro sono Raffaella e suo marito Claudio, lei nel mondo della ristorazione praticamente da sempre, lui cuoco esperto  con una carriera ventennale alle spalle. La cucina li ha uniti ed ancora oggi li unisce in quella che è diventata una seconda casa, il ristorante “A casa di Camilla”, una dedica alla loro bimba di 7 anni che già si diletta a prendere le ordinazioni e parlare con la clientela. L’ambiente delle sale è vestito con uno stile provenzale ricercato ma nello stesso tempo familiare, un clima confortevole ulteriormente esaltato dalla giovialità e simpatia di Raffaella, che segue tutti gli avventori e si occupa di gestire il servizio. La semplicità fa da padrona, un elemento vincente che contribuisce a far gustare al meglio le tante portate proposte dal menù.

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E poi ammettiamolo, non si può resistere alle bontà della cucina romana, quella genuina e fatta secondo tradizione. Claudio è un vero esperto nel preparare delle vere leccornie capaci di farti ricordare i sapori tipici della Capitale.

Specialità come i Carciofi alla Giudea, i Bucatini all'amatriciana, i Rigatoni alla Carbonara ed i Tonnarelli cacio e pepe, ma anche secondi appetitosi  quali l’Abbacchio allo Scottadito, un vero e proprio cavallo di battaglia dello chef, oppure come la Coda alla Vaccinara e la Trippa alla Romana, due intramontabili prelibatezze. Il tutto accompagnato con contorni sfiziosi, che già da soli valgono il pasto: le ottime Puntarelle, i Carciofi alla Romana e la Cicoria ripassata in padella. Poi c’è l’ormai famoso piatto di fritti con carciofi e  fiori di zucca ripieni con mozzarella ed alici, un must per gli affezionati golosi.

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Infine i dolci, delicati e goderecci peccati di gola: Tiramisù, Fagottino alle mele profumato alla cannella servito con gelato alla vaniglia e Sfogliatina con crema allo zabaione  e lamponi.

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Oltre al menù alla carta, per chi desidera fare un pranzo veloce la formula è molto semplice e conveniente: si mangia scegliendo da un ricco buffet che spazia tra primi, carne, pesce, verdure e zuppa, si beve acqua e per finire caffè, il tutto a 10 euro. Quasi impossibile da credere vista la qualità e la varietà del cibo preparati, ma molto piacevole da provare e riprovare.

 

Ristorante A Casa di Camilla

Via Bernieri 3 - 42015 - Correggio (RE)
Tel: 0522 643084  Cell: 348 6012104

www.ristoranteacasadicamilla.com

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