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I fatti risalgono a ottobre e a novembre dello scorso anno, quando i due, un uomo di 35 anni e una donna di 62, pluripregiudicati, si introdussero nelle abitazioni di due anziane a Soliera. Ma una delle due si è insospettita e ha chiamato i Carabinieri.

Pubblicato in Cronaca Modena

Una vera a propria banda finalizzata a derubare anziani è stata sgominata dai Carabinieri di Sassuolo. Secondo le indagini, iniziate nel luglio scorso, i tre, tutti con precedenti, avrebbero messo a segno nove colpi e raccolto un bottino di 10 mila euro

Pubblicato in Cronaca Modena

Diverse truffe perpetrate ai danni di anziani, alcune riuscite, altre no solo per la scaltrezza della persona offesa.

Pubblicato in Cronaca Parma

Due donne asiatiche di 38 e 38 anni residenti a Modena e a Reggio Emilia sono state tratte in arresto perché ritenute a capo dell’organizzazione criminale. Cinque i matrimoni “sospetti”. Gli italiani erano reclutati alla Caritas di Reggio Emilia e a loro andava un compenso di 12 mila euro più le spese per il viaggio di andata e ritorno in Vietnam.

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia

Un'indagine della Guardia di Finanza di Palermo avrebbe coinvolto una cooperativa bolognese 'l'Operosa', vincitrice in Sicilia dell'appalto Consip 'Scuole Belle'.  Le Fiamme Gialle sostengono che la cooperativa potrebbe avere emesso  fatture false per un milione in modo da usufruire di vantaggi fiscali e perciò è scattato un sequestro di beni per un pari valore.

Ma la cooperativa bolognese si dichiara estranea ai fatti e minaccia azioni legali contro chiunque affianchi il nome della cooperativa alle azioni illecite. 

Il Comunicato stampa dell'OPEROSA 3 luglio 2019

"A seguito dell'indagine coordinata dalla Procura di Palermo e alle notizie recentemente circolate sui media, riguardo il coinvolgimento della Cooperativa nell'ambito dell'appalto CONSIP "Scuole Belle", il Presidente Claudio Pozzi intende immediatamente sottolineare l'assoluta estraneità de L'OPEROSA nei confronti dei fatti oggetto dell'indagine.

"Va subito sgombrato il campo per evitare facili strumentalizzazioni – ha dichiarato Claudio Pozzi Presidente de L'Operosa – i controlli effettuati dalla Guardia di Finanza riguardano fatti e cose completamente estranei al modo di agire della Cooperativa, è, quindi, nostro dovere difendere la serietà etico e morale de L'Operosa nei confronti dei Clienti, delle Istituzioni e della Comunità in generale, e che, anzi, svolge e ha sempre svolto la sua attività nel pieno rispetto della trasparenza e dell'osservanza della legge italiana.

Piuttosto il fenomeno va circoscritto a comportamenti illegittimi di terzi soggetti che hanno agito in maniera fraudolenta ed illegale, servendosi del buon nome de L'Operosa e della sua presenza nel territorio siciliano per l'appalto "scuole belle", le cui finalità erano, fino ad oggi, totalmente sconosciute alla direzione generale della Cooperativa."

Abbiamo fiducia nelle Istituzioni, e siamo certi che il corso dell'indagine darà la certezza sulla totale estraneità de L'OPEROSA ai fatti su cui si indaga, e alle quali abbiamo fornito tutti gli elementi utili per fare chiarezza sull'indagine stessa.

Per difendere la storia, i valori e la reputazione de L'Operosa non esiteremo a intraprendere tutte le opportune azioni giudiziarie – tramite i nostri legali di fiducia - nei confronti di chiunque abbia affiancato, a qualsiasi titolo, il nome de L'Operosa per azioni illecite legate ai reati contestati nell'indagine in corso."

Pubblicato in Cronaca Emilia

Comune di Malalbergo, UniCredit e il Comando Carabinieri uniti contro le truffe agli anziani. In programma un incontro pubblico e gratuito per aiutare la comunità a difendersi dalle diverse tecniche di raggiro più utilizzate dai malviventi

Venerdì 21 Settembre 2018 - presso la Bocciofila "La Fontana" di Via Lavinia Fontana a Malalbergo (Bologna) alle 14 - è in programma "Non ci casco", incontro gratuito rivolto a tutti i cittadini e focalizzato sul tema delle truffe.

Un'iniziativa di formazione e informazione per aiutare la comunità a difendersi dalle diverse tecniche di raggiro più utilizzate dai malviventi. Un esempio di collaborazione tra pubblico e privato, nel rispetto dei reciproci ruoli, per accrescere la sicurezza sul territorio.

Apriranno l'incontro i saluti istituzionali del Sindaco di Malalbergo, Monia Giovannini.
Interverranno come relatori: Valentina Nocciolini, Direttore della filiale di Altedo UniCredit SpA; Claudio Dapporto, Group Physical Security UniCredit SpA; e il Maresciallo dei Carabinieri di Malalbergo Emanuele Milani che, con l'aiuto di video e contenuti multimediali specifici, illustreranno alla platea le tecniche più diffuse e recenti che i truffatori usano per mettere in atto i loro raggiri, offrendo i suggerimenti più idonei su cosa fare per non cadere in trappola e assicurare il malvivente alle forze dell'ordine.

Anche contro le truffe, infatti, un'arma preziosa è la prevenzione: un cittadino informato è un cittadino più sicuro.

 

Malalbergo 21 Settembre 2018, ore 14
"NON CI CASCO"

alla Bocciofila "La Fontana"

Operazione Billions: reati fiscali, bancarotta, riciclaggio e reimpiego, Polizia di Stato e Guardia di Finanza arrestano 4 persone e sequestrano beni per 10 milioni di euro.

Dalle prime ore del mattino personale della Polizia di Stato e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale della città, stanno eseguendo una serie di arresti e perquisizioni nella Provincia reggiana, nei confronti dei presunti appartenenti ad un sodalizio criminale, responsabili - a vario titolo - della commissione di una pluralità di reati di natura fiscale, bancarotta fraudolenta riciclaggio e reimpiego.

Contestualmente all'esecuzione del provvedimento cautelare personale, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Emilia ha disposto il sequestro preventivo per equivalente dei beni e delle disponibilità finanziarie degli indagati e delle società agli stessi riconducibili per un ammontare complessivo di quasi 10 milioni euro; tra i beni sequestrati anche un bar della città di Reggio Emilia ritenuto oggetto di reimpiego dei proventi illeciti conseguiti dagli indagati a seguito di frodi fiscali, così "ripuliti" attraverso il reinvestimento nell'attività commerciale fittiziamente intestata da uno degli indagati alla ex moglie.

Le indagini sono state avviate di iniziativa dalla Squadra Mobile di Reggio Emilia a seguito di analisi delle emergenze di altra attività di indagine convenzionalmente denominata House of Cards. Avendo constatato un rilevante e sistematico ricorso al fenomeno della emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte del sodalizio, si decideva di costituire un pool investigativo, coordinato dalla Procura della Repubblica reggiana, nella persona del Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Giacomo Forte, al fine di coniugare le esperienze e le professionalità degli uffici investigativi della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato.

L'attività investigativa, effettuata anche con tecniche innovative, prendeva avvio da un nucleo familiare reggiano dedito sistematicamente ad attività di frode fiscale e si sviluppava velocemente pervenendo al sequestro, in flagranza di reato di riciclaggio, di 120.000 euro contanti, ritenuti provento dell'attività di falsa fatturazione. Parte della somma è stata rinvenuta occultata negli infissi delle tapparelle di uno degli arrestati.

I successivi sviluppi investigativi consentivano di individuare negli odierni arrestati gli ulteriori responsabili delle emissioni ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, che venivano complessivamente quantificate in oltre 80 milioni di euro.

Le modalità operative delle "cartiere" sono state accertate dagli investigatori che hanno ottenuto decisivi riscontri proprio dalle indagini tecniche, nel corso delle quali i "fatturieri" dispensavano consigli anche a chi vorrebbe "lanciarsi nel business", fornendo altresì indicazioni in ordine ai rilevanti guadagni giornalieri realizzabili.

Lo sviluppo delle indagini finalizzate al contrasto dell'economia illegale ed a far emergere decisivi elementi probatori, tali da pervenire alle misure cautelari personali e reali, rappresenta il secondo step dell'operazione fortemente voluta dalla Procura della Repubblica, dalla Guardia di Finanza e dalla Questura di Reggio Emilia.

Le investigazioni sono ancora in corso e si presentano particolarmente complesse. Quanto sino ad ora accertato rappresenta infatti solo una piccola parte del vorticoso giro di false fatturazioni, che dovrà essere disvelato indagando sulle ingenti movimentazioni bancarie scoperte dagli investigatori, le quali consentono di affermare che il sistema creato sia molto ampio, ben strutturato e radicato sul territorio, come desunto, tra l'altro, anche dalle stesse affermazioni di alcuni dei soggetti indagati, nei confronti dei quali, in più occasioni, sono state captate conversazioni in cui, commentando le loro attività illecite, si complimentavano reciprocamente per la lucrosità degli affari.

Proprio per consentire il proficuo proseguo delle indagini non verranno forniti ulteriori dettagli dell'operazione.

I destinatari della misura degli arresti domiciliari sono:
1) INNOCENTI Salvatore nato a Augsburg (D) classe 1977;
2) ALOI Giuseppe nato in Germania classe 1978;
3) MAZZEI Pasquale nato a Crotone classe 1977;
4) RUGGIERO Salvatore nato a Cutro (KR) classe 1974.

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia

Corsi di formazione fantasma e falsi bilanci: scoperta truffa ai danni dell'unione europea e del fondo regionale per i disabili per oltre 3 milioni e mezzo di euro. denunciati 2 imprenditori piacentini.

Piacenza 9 agosto 2018 - Nell'ambito di una complessa attivita' di polizia giudiziaria svolta in materia di reati fallimentari, i finanzieri del comando provinciale hanno denunciato 2 imprenditori piacentini – rispettivamente legale rappresentante e amministratore di fatto di una cooperativa operante nel settore della formazione professionale – per aver indebitamente percepito fondi comunitari e nazionali per oltre 3 milioni e mezzo di euro.

I militari del nucleo di polizia economico-finanziaria, coordinati dalla procura della repubblica di piacenza, hanno compiuto diversi accertamenti, anche di natura tecnica, tesi a verificare le cause del dissesto finanziario di alcune societa' e cooperative emiliane, collegate tra loro, impegnate nella gestione di corsi di formazione e di aggiornamento professionale finanziati con fondi europei e nazionali.

Nel corso delle indagini e' stato accertato che una cooperativa piacentina, in critiche condizioni economiche:
• - nel corso degli anni iscriveva sistematicamente in bilancio attivita' fittizie riconducibili a corsi di formazione mai svolti;
• - nel 2013, in particolare, aveva ceduto un inesistente ramo d'azienda dal valore complessivo di 5,9 milioni di euro a favore della propria societa' controllante. quest'ultima, tuttavia, dopo una sola settimana, procedeva alla totale svalutazione del ramo d'azienda appena acquistato.
Attraverso tali condotte fraudolente, la cooperativa poteva iscrivere in bilancio ricavi mai conseguiti per coprire le perdite d'esercizio ed evitare cosi' di veder azzerare o ridurre il proprio capitale sociale.

Le normative comunitarie e nazionali prevedono infatti che i finanziamenti erogati nell'ambito della formazione professionale vengano concessi in esito a procedure pubbliche per le quali un soggetto, per poter partecipare a una gara d'appalto, deve dimostrare solidità patrimoniale e affidabilita' economico-finanziaria.

Con l'iscrizione in bilancio di ricavi inesistenti, avvalorati ancor piu' dall'operazione straordinaria sopra descritta, la cooperativa piacentina, sull'orlo del fallimento, non solo conservava la propria operativita', ma documentava una situazione patrimoniale assolutamente falsa, simulando il possesso di requisiti economici e finanziari tali da farle ottenere, da una parte, l'indebito accreditamento presso la Regione Emilia Romagna per accedere ai fondi pubblici relativi alla formazione e, dall'altra, di beneficiare illecitamente di cospicui finanziamenti per la realizzazione dei corsi di formazione e di aggiornamento professionale.

Al termine dell'attivita', l'ammontare complessivo dei finanziamenti erogati dalla regione e incassati illecitamente dalla cooperativa dal 2012 al 2016, è risultato essere di oltre 3,5 milioni di euro, a carico del fondo sociale europeo (fse), del fondo regionale disabili (frd) e degli incentivi messi a disposizione dalla legge n. 236/93 per i lavoratori dipendenti delle imprese.

I due imprenditori sono stati denunciati all'autorita' giudiziaria per i reati di concorso in truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche e, nei loro confronti, e' stata avanzata proposta di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, dei beni per un valore equivalente all'importo delle provvidenze pubbliche indebitamente percepite, ovvero per 3,5 milioni di euro.

Le irregolarità constatate sono state inoltre comunicate alla regione emilia romagna, ente gestore della spesa, al fine di consentire alla stessa – sin dalle prime battute dell'indagine fattivamente collaborativa con i militari delle fiamme gialle – di avviare l'azione di recupero delle somme indebitamente erogate.
dei fatti sopra descritti e' stata notiziata, infine, la procura regionale della Corte dei Conti.

Quest'ultima operazione conferma il costante impegno del corpo nella lotta agli sprechi e alla tutela degli interessi economico-finanziari dello stato e dell'unione europea, al fine di evitare la sottrazione di risorse pubbliche al sostegno del tessuto produttivo nazionale e contribuire ad assicurare il corretto funzionamento dei comparti economici del paese.

 

Pubblicato in Cronaca Piacenza

Si tratta di una giovane romena di 27 anni che ha messo a segno diversi colpi fingendo di conoscere la persona derubata. Viaggia a bordo di una Fiat Bravo condotta da un complice.

di Manuela Fiorini Carpi (MO) – Non ci si può più fidare...neanche di un abbraccio. È proprio questa la tecnica adottata da una giovane rumena di 27 anni per mettere a segno furti ai danni soprattutto di anziani a Carpi e nella Bassa modenese, ma si indaga su un caso analogo a Sassuolo per capire se l'autrice può essere la stessa.

L'ultimo in ordine di tempo in Corso Fanti, nel centro storico di Carpi dove un anziano ha visto la ragazza corrergli incontro e gettargli le braccia al collo, facendo finta di conoscerlo. Non gli ci è voluto molto, però, per accorgersi di essere stato derubato della catenina. L'uomo ha quindi chiamato i Carabinieri della Compagnia di Carpi, che dalla descrizione della donna hanno riconosciuto la giovane romena, con precedenti specifici e hanno deciso di diramarne la fotografia a fini investigativi, con la raccomandazione, in caso di avvistamento o di incontro, di starle alla larga e chiamare il 112, ma, soprattutto, di sfuggire al suo abbraccio truffaldino. La donna si sposterebbe a bordo di una Fiat Bravo condotta da un uomo, suo complice.

Il consiglio si rivolge soprattutto agli anziani, vittime "preferite" di questi truffatori, che fingono di essere amici o conoscenti. Sono stati segnalati diversi casi di furti messi a segno con la stessa tecnica. In particolare, nella Bassa modenese, due anziani sono stati derubati a Mirandola e a San Felice, domenica mattina, sempre a Carpi, in via Barozzi, un'84 enne è stata "alleggerita" della catenina, mentre nel pomeriggio di lunedì, a Modena, in via Boni, una 85 enne è stata avvicinata da una donna che, fingendosi una sua conoscente, è riuscita a farsi consegnare gioielli e 700 euro in contanti prima di sparire nel nulla.

Ora le Forze dell'Ordine stanno cercando di capire se dietro a questa serie di eventi ci sia un'azione criminale organizzata.

Pubblicato in Cronaca Modena

Nel corso della nottata, a Napoli, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna e della Compagnia di Bologna Centro, supportati dai militari del Comando Provinciale di Napoli, hanno dato esecuzione a un provvedimento di custodia cautelare, ponendo agli arresti domiciliari due cugini ventiquattrenni napoletani, ANTONIO MUSTO E MAURIZIO MUSTO.

Bologna 9 marzo 2018 - L'operazione nasce dai risultati conseguiti durante l'esecuzione dell'indagine "Avvoltoio" che il 30 settembre del 2016 aveva visto l'arresto di otto persone riconosciute quali componenti di un'associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe in danno di anziani. Le perquisizioni effettuate nei domicili degli arrestati avevano permesso di acquisire del materiale (telefoni cellulare, tablet, pc) che, una volta analizzato, ha fatto emergere delle responsabilità a carico di altri soggetti, allora ignoti, facenti parte dello stesso sodalizio criminale.

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Dal febbraio 2016, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bologna e della Compagnia Bologna Centro hanno avviato una complessa indagine finalizzata a disarticolare un sodalizio criminale dedito, appunto, alle truffe con la cosiddetta "tecnica della cauzione".

Le investigazioni, condotte sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Bologna – diretta dal Procuratore Capo, dott. Giuseppe Amato - e svoltesi anche con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e servizi di osservazione e pedinamento, hanno permesso di individuare l'esistenza di un'organizzazione criminale specializzata nelle truffe alle persone anziane, con sede esecutiva a Napoli, composta da una pluralità di "batterie", attive sul territorio nazionale in maniera autonoma. Nello specifico, è stata individuata una "batteria" riconducibile al clan "Marsicano-Esposito" di Casoria, composta da soggetti suddivisi stabilmente in "aliquote specializzate", una "cellula di telefonisti/terminalisti", soggetti stanziali a Napoli incaricati di:
- individuare e contattare come "avvocato" le potenziali vittime, grazie a siti web che abbinano l'indirizzo al numero del telefono fisso;
- provocare il contatto con il finto Carabiniere, spesso presentato come "Maresciallo Primo", per rassicurare la vittima, invitata a comporre un numero di telefono della caserma dei Carabinieri, senza rendersi conto che il truffatore, in realtà, non interrompe mai la comunicazione;
e un "aliquota di emissari", due soggetti, presenti sui luoghi delle truffe, in contatto diretto con i telefonisti, a cui suggeriscono gli indirizzi e che riscuotono le finte cauzioni dalle vittime.

Le indagini hanno permesso di accertare che l'organizzazione criminale in questione è collegata al clan "Contini" di Napoli, a cui viene corrisposta una tangente, che nel corso delle conversazioni è invocata in maniera convenzionale con i termini di "pesone" o "carosiello", ed il cui pagamento, a titolo di protezione, è ritenuto indispensabile per poter operare in tutta "tranquillità" e "sicurezza".

In particolare, il "canovaccio" abituale prevedeva l'entrata in scena del sedicente "avvocato Molinari", che componeva numeri di telefono di abitazioni di una medesima via/quartiere, reperendoli da siti internet, fino a quando non s'imbatteva in una persona anziana in casa da sola. L'avvocato cercava di convincere l'anziano che per evitare l'arresto del proprio parente, coinvolto in un fittizio incidente stradale e per questo motivo trattenuto in una caserma dei Carabinieri, era necessario pagare una determinata somma, generalmente qualche migliaio di euro, da consegnare a un suo collaboratore che si sarebbe presentato quanto prima presso l'abitazione. Per rendere il tutto ancora più credibile, la conversazione proseguiva con l'intervento telefonico del "finto" maresciallo dei carabinieri, che si presentava come "Maresciallo Primo", con il compito di carpire definitivamente la fiducia della vittima "rassicurandola" sulle buone intenzioni dell'avvocato.

La truffa si consumava quando la vittima consegnava al "collaboratore dell'avvocato", che nel frattempo stazionava nei pressi della via/quartiere preso di mira, il denaro richiesto. In molte circostanze, poiché le persone anziane non detenevano in casa grandi somme di contante, i truffatori si facevano consegnare gioielli o preziosi. Le indagini hanno acclarato che alle truffe partecipavano, direttamente o indirettamente, componenti d'intere famiglie, uomini, mogli, madri e figli, non solo con compiti operativi ma anche di collegamento con gli emissari (intervenendo all'occorrenza anche in prima persona) nonché logistici, reperendo numeri di telefoni di cellulari ma anche autovetture con cui spostarsi, trasformando così l'attività illecita in un vero e proprio "affare di famiglia" dal quale tutti traevano sostentamento. Il GIP del Tribunale di Bologna – Dott.ssa Francesca Zavaglia, recependo le risultanze investigative, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 2 soggetti, incensurati, posti agli arresti domiciliari, ravvisando nelle condotte dei correi il reato di cui all'art.416 C.P.

Il provvedimento di oggi si colloca su quella stessa linea giuridica tracciata dalla Procura della Repubblica e concordata dall'ufficio G.I.P. del Tribunale di Bologna che nel settembre 2016 inaugurò un impianto accusatorio assolutamente originale, innovativo ed efficace rispetto alla fattispecie delittuosa: aver fatto emergere la matrice ideativa comune ed aver individuato gli elementi fattuali costitutivi di un'associazione finalizzata a commettere una serie elevatissima ed indeterminata di truffe pluriaggravate in danno di anziani, con condotta protratta nel tempo ed ancora in essere, agendo mediante ripartizione dei compiti, con carattere di continuità e stabilità. Tale contestazione ha permesso di aggredire in modo incisivo fenomeni delittuosi nei cui confronti, se presi singolarmente, la normativa vigente non offre strumenti di contrasto efficaci e adeguati.

Gli odierni arrestati sono accusati di aver commesso almeno quattordici truffe consumate e svariati altri tentativi a danno di persone anziane, con un metodo che può ormai dirsi, purtroppo, consolidato e comune a diversi gruppi criminali dediti a questa tipologia di reato, che hanno eletto la nostra provincia a territorio di "caccia" privilegiato in ambito nazionale.


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1. Foto Copertina - conferenza stampa – Comando Provinciale Carabinieri Bologna.
Nella foto, da sinistra, Maggiore Diego Polio, Comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bologna e Luogotenente Salvatore D'Elia, Comandante della Stazione Carabinieri Bologna Indipendenza;
2. Foto Maurizio Musto e Antonio Musto - interno al testo;
3. in allegato il Comunicato stampa Indagine Avvoltoio del 30 settembre 2016.

Pubblicato in Cronaca Emilia
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