Export +5%, tenuta dei consumi interni e produzione e scorte in calo.
Il “barometro” volge al bello per il Parmigiano Reggiano”. Tra i segnali migliori si collocano ancora quelli provenienti dai mercati esteri. Obiettivo del Consorzio, raggiungere quota 50% d’export.
di Lamberto Colla - Bologna, 29 gennaio 2014 -
Se lo scorso anno fu il terremoto a tenere banco alla tradizionale conferenza stampa del Consorzio di Tutela del Formaggio Parmigiano Reggiano, quest’anno lo sono stati i fattori di positività che hanno cominciato a manifestarsi nel corso del 2013. La soddisfazione del presidente Giuseppe Alai, affiancato dai due vicepresidenti Monica Venturini e Adolfo Filippini, traspare evidente soprattutto in relazione ai tempi di crisi vissuti dal Paese. E’ stato il responsabile del Centro Stampa, Gino Belli, a avviare i lavori e a sottolineare come l’elemento rilevante del 2013 sia stato l’istituzione del Piano di Regolazione dell’Offerta. Piani, sottoscritti dai produttori, che vanno nella direzione di consolidamento del rapporto tra il prodotto con il territorio di origine. Una assunzione di responsabilità da parte di ciascuno che ancor più rafforza la filiera produttiva. Un elemento di distintività che andrà a arricchire gli elementi identificativi di un prodotto sempre più orientato all’export.
- Sintesi annata 2013 -
In breve sintesi, l’annata 2013, ha registrato un Calo della produzione dello 0,85% e delle giacenze del 4,3%, buona tenuta dei consumi interni, export ancora in forte crescita (+5%), quotazioni in lieve flessione su base annua e in netta ripresa negli ultimi cinque mesi: è segnato da questi valori il consuntivo 2013 del Parmigiano Reggiano, che nel corso dell’anno ha superato pressoché interamente anche le drammatiche conseguenze del terremoto del maggio 2012.
“Sul versante delle quotazioni – spiega il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai – abbiamo vissuto un 2013 a due velocità. La media annua dei prezzi all’origine, che si è attestata a 8,74 euro/kg, con una flessione del 4,2% rispetto al 2012, nasce infatti da quotazioni che nei primi sette mesi si sono mantenute largamente al di sotto di quelle del 2012 (la media del periodo è stata pari a 8,60 euro/kg), mentre da agosto si è via via consolidata una ripresa che nel mese di dicembre ha fatto segnare il migliore risultato dell’anno (9,05 euro/kg), ulteriormente confortato dalle quotazioni della Borsa comprensoriale (che ha sede a Parma), che in quest’avvio di 2014 hanno segnato punte massime di 9,40 euro/kg e con minimi mai al di sotto dei 9 euro/kg”.
“Siamo dunque su valori – aggiunge il presidente del Consorzio – che non si toccavano dall’ottobre 2012 e che, associati a diversi altri elementi positivi, lasciano intravvedere un futuro più soddisfacente per i produttori, alle prese con rilevanti aumenti di diverse voci che incidono sul costo di produzione complessivo”.
A guardare gli indicatori di produzione molti sono i segnali positivi da registrare e tra questi, Alai indica il calo delle giacenze (-4,3% nel 2013, con una ulteriore accelerazione a partire dall’agosto scorso), la flessione produttiva (3.279.156 forme prodotte nel 2013 contro 3.307.221 del 2012), le difficoltà di prodotti similari d’importazione che cozzano contro un elevato prezzo del latte a livello mondiale, il superamento delle difficoltà legate al terremoto 2012, la forte crescita dell’export e la buona tenuta dei consumi interni. “In un anno di grandissima difficoltà per le vendite alimentari al dettaglio – spiega al proposito Alai – le vendite di Parmigiano Reggiano nella GDO sono scese solo dell’1% e sono state ben compensate dall’incremento di quelle effettuate direttamente dai caseifici e da altri canali, tanto che il nostro risultato è positivo nonostante un calo delle vendite di formaggi duri pari al 2,3%”.
“Oggi – prosegue il presidente del Consorzio – il nostro primo obiettivo è dare stabilità ai redditi dei produttori e da questo punto di vista riteniamo che proprio il 2013 sia stato un anno di svolta per il Parmigiano Reggiano”. “Con decisione assembleare pressoché unanime – sottolinea Alai – a settembre è stato dato il via a quel “Piano di regolazione dell’offerta” che lega il nostro sistema, e individualmente ciascuno dei suoi 3.500 allevatori, ad un governo della produzione che ne sancisce un più diretto legame con il territorio ed il mercato, proprio per esercitare una tutela attiva dei redditi, altrimenti impossibile senza una ordinata crescita che ponga fine ad oscillazioni che anche nel recente passato (il 2011 sul 2010) hanno determinato crescite annue superiori al 7%”. Proprio il piano approvato nel settembre scorso prevede, per il 2014, una produzione di 3.250.000 forme (29.000 in meno rispetto al 2013).
Le esportazioni
Il barometro sembra dunque volgere al bello per il Parmigiano Reggiano e tra i segnali migliori si collocano ancora quelli provenienti dai mercati esteri.
“Nel 2013 – sottolinea il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Riccardo Deserti – sui mercati esteri sono state collocate 45.800 tonnellate e grazie a questo rilevante incremento è salita al 34% (e raddoppiata in cinque anni) la quota di prodotto destinato all’export”.
E qui si innesta uno dei grandi obiettivi del Consorzio: “per il 2020 – afferma Deserti – puntiamo a portare la quota delle esportazioni al 50% sul totale”.
Ai vertici delle classifiche dell’export restano la Francia (con una quota del 19%), il Regno Unito (17,1%), la Germania (16,9%) e gli USA (16,5%), seguiti da Canada, Giappone e Svizzera.
“È in massima parte a questi Paesi – spiega Deserti – che si lega la nostra crescita, anche se si sta consolidando un flusso sempre più consistente verso altre aree”.
“Pur partendo da quote complessivamente ancora modeste – prosegue Deserti – l’export al di fuori dei Paesi citati registra un +25%, con crescite percentuali molto rilevanti in Brasile (+130%), Indonesia (+140%), Arabia Saudita (+93%), Kuwait (+30%, Messico (+25%), India (+19%), Russia (+16%), Corea del Sud (+16%)”.
Nuovi investimenti
Un’affermazione internazionale, unita al buon andamento dei consumi interni, che sarà sostenuta dai nuovi rilevanti investimenti programmati dal Consorzio, che per il 2014 mette in campo 13,7 milioni di euro equamente suddivisi su Italia ed estero.
“Il nostro obiettivo primario – spiegano Alai e Deserti – è quello di far percepire meglio le caratteristiche e l’unicità del nostro prodotto, grazie ad azioni informative/formative molto articolate che valorizzino al meglio il Parmigiano Reggiano sia laddove vi sono margini di crescita legati ai suoi tratti distintivi, sia laddove è necessario sottrarlo ad una dinamica di consumi globali in recessione”. Specifici progetti – con un ulteriore investimento per quasi 1 milione di euro – sono poi in campo con gli esportatori, la GDO e sul canale horeca.
Buona parte del bilancio del Consorzio (complessivamente 22,9 milioni) sarà poi assorbita dalle attività di controllo e vigilanza. “Nel 2013 – sottolinea il direttore Riccardo Deserti – sono state singolarmente controllate 3.500.000 forme nei caseifici, cui si sono aggiunti i controlli effettuati all’interno degli esercizi commerciali, che complessivamente hanno coinvolto 1.748 punti di vendita”. “Un sistema oneroso – conclude Deserti – ma necessario per assicurare ai consumatori e ai produttori quella tutela che non si può semplicemente rivendicare o delegare ad altri, ma richiede un ruolo attivo da parte di chi rappresenta un sistema così importante per l’agroalimentare italiano, per migliaia di imprese e decine di migliaia di operatori”.
- Bilancio Post Terremoto -
Ottocentomila posti forma ricostruiti, 1 milione di famiglie, 6 catene distributive e 59 caseifici coinvolti in acquisti e vendite solidali, 380 caseifici impegnati con un contributo straordinario, oltre 4.800.000 euro ripartiti tra i caseifici colpiti: sono questi – ad oggi – i grandi numeri che stanno alle spalle della ricostruzione avvenuta nel comprensorio del Parmigiano Reggiano dopo il devastante terremoto del maggio 2012.
Dalle vendite solidali effettuate dai caseifici del comprensorio aderenti all’iniziativa “1 euro per rinascere” sono arrivati 513.950 euro, cui si sono aggiunti quelli legati alle vendite nelle catene
distributive e nel canale horeca per 486.614 euro, i contributi di altri operatori commerciali per 31.064 euro e le donazioni dirette al Comitato caseifici terremotati, pari a 167.664 euro. La cifra complessiva di 1.199.429 euro è stata distribuita ai caseifici in proporzione al numero delle forme danneggiate (complessivamente ne sono cadute quasi 600.000).
L’impiego della prima tranche del contributo straordinario deciso dall’Assemblea dei caseifici del Parmigiano Reggiano nel luglio 2012 ha poi già consentito di assegnare alle strutture danneggiate un’altra rilevante cifra, pari a 3.624.000 euro, consegnati ai caseifici danneggiati tenendo conto non solo del danno subito, ma anche delle diverse misure di tutela alle quali individualmente hanno potuto fare ricorso (contributi pubblici e rimborsi assicurativi, essenzialmente).
In totale, dunque, sono stati ad oggi erogati 4.823.429 euro, in attesa di completare il percorso delle istruttorie per la quantificazione dei danni e risarcimenti.
La riapertura dei mercati all’insegna di valori negativi. Stazionari i mercati delle due principali DOP mentre flessioni importanti hanno registrato il Latte Spot e il Burro.
di Virgilio -
Parma 15 gennaio 2014 --
Prezzi stazionari e scambi normali secondo l’ultimo bollettino della Borsa Merci di Parma relativamente al Formaggio Parmigiano Reggiano. Quotato tra 9,00 e 9,40€/Kg, il parmigiano Reggiano di 12 mesi e oltre, è l’unico prodotto che ha registrato un segno positivo alla riapertura dell’attività lo scorso 3 dicembre. +0,27% rispetto l’ultima quotazione del 2013. Nessuna variazione invece da rilevare per il Grana Padano che conferma le chiusure dello scorso anno.
Prosegue invece la discesa a grandi falcate del latte Spot. Ai 4 euro perduti nel mese di dicembre si deve aggiungere un altro euro lasciato sul campo lunedi scorso. Un ulteriore -3,09% che porta il prezzo del latte crudo all’interno della forbice 47,43-49,49€/100litri di latte.
Scende anche il burro che perde tra l‘1,30% e l‘1,98% a seconda delle tipologie. Prendendo a riferimento il Burro CEE questo perde 1,30% fissando il prezzo a 3,80/kg. Unica eccezione per il Burro zangolato quotato a Parma che conferma i 2,70€/kg. chiusura d’anno precedente.
(Foto: Alaa El-Din A Bekhit)
Latte e Formaggio di Cerva: migliori proprietà di quello d’asina.
Le analisi condotte dal Dipartimento di scienze alimentari dell'Università di Otago (regione al sud della Nuova Zelanda) hanno identificato nel latte dei cervidi (alci, caprioli, cervi, daini, renne) e quindi nel formaggio, composti bioattivi, in grado di rafforzare il sistema immunitario negli esseri umani che se ne cibino.
L'idea di produrre un formaggio dal latte di cerva, è nata proprio, secondo quanto dichiarato alla stampa dal responsabile di progetto professor Alaa El-Din A Bekhit, «dall'apprendere che in Europa si vende - a prezzi altissimi - il formaggio di latte di asina, che ha solo alcune proprietà bioattive, mentre il latte di cerva ha proprietà ancora più benefiche».
Se la ricerca confermerà i dati, dovranno risolvere alcuni problemi legati alla mungitura automatica degli animali, e poi sarà la volta che troveremo il latte di cerva sulle nostre scaffalature.
Aumentano il volume di latte lavorato e il numero di forme prodotte dai caseifici cooperativi modenesi -
Modena, 30 dicembre 2013 -
Aumentano il volume di latte lavorato e il numero di forme prodotte dai caseifici cooperativi modenesi, cala leggermente il prezzo medio di liquidazione del latte. Lo comunica Confcooperative Modena, che ha analizzato i bilanci al 31 dicembre 2012 delle 43 cooperative casearie aderenti (31 di montagna e dodici di pianura), le quali rappresentano il 59 per cento dei 73 caseifici attivi in provincia di Modena al 30 settembre scorso (363 nell'intero comprensorio del Parmigiano-Reggiano).
«L'anno scorso il latte conferito alle nostre cooperative ha superato 1,7 milioni di quintali, 87 mila quintali in più (+ 5,5 per cento) rispetto al 2011 – afferma il direttore di Confcooperative Modena Cristian Golinelli – Questo è accaduto nonostante sia diminuito il numero dei caseifici; ciò significa che si è rivelata giusta la politica delle aggregazioni tra cooperative che stiamo portando avanti da qualche anno». Nel dettaglio i 31 caseifici di montagna (in media hanno nove soci conferenti) hanno trasformato in Parmigiano Reggiano 844 mila quintali di latte, mentre le dodici cooperative di pianura (media di quindici soci) hanno lavorato 896 mila quintali di latte. Nel 2012 in provincia di Modena sono state prodotte 643.501 forme di Parmigiano Reggiano; il 48,6 per cento delle forme è stato prodotto dai 43 caseifici aderenti a Confcooperative Modena (quasi 150 mila forme i caseifici della montagna, 163 mila quelli di pianura).
Si conferma buona la resa del formaggio, che oscilla tra i 7,19 e 7,18 kg di Parmigiano Reggiano ogni cento litri di latte lavorato. L'unico dato non positivo è il calo del prezzo medio di liquidazione del latte, che l'anno scorso si è fermato a 55 centesimi al litro (era di 70 centesimi nel 2010). «Si tratta di valori ancora accettabili, anche se in montagna i costi di produzione sono più alti rispetto alla pianura e gli allevatori hanno margini inferiori», commenta Giordano Toni, presidente del settore lattiero-caseario di Confcooperative Modena. In compenso vanno bene le vendite dirette effettuate dagli spacci aziendali: l'anno scorso i 19 caseifici di montagna che hanno il negozio hanno venduto 13 mila forme (prezzo medio 12,39/kg), mentre i dodici caseifici di pianura con spaccio hanno ricavato un prezzo medio di 12,23 euro/kg dalle 45 mila forme vendute (ma il dato è "inquinato" dalla solidarietà post terremoto).
(Fonte: ufficio stampa Confcooperative Modena)
Cifra equamente divisa tra mercato interno ed estero. Produzione prevista in calo dell’1%
Reggio Emilia, 11 dicembre - Dopo aver definito il “quanto” produrre (3.250.000 forme per l’anno prossimo, come stabilito dall’Assemblea del settembre scorso con l’adozione dei piani produttivi), le azioni del Consorzio del Parmigiano Reggiano si spostano ora sul “come” e sul “per chi” (quali mercati e quali consumatori), mettendo in moto una serie di investimenti che, per il 2014, ammontano a quasi 13 milioni di euro.
“Oggi – ha detto il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai, nel corso dell’assemblea dei caseifici che ha approvato il bilancio preventivo dell’Ente – il nostro primario obiettivo è quello di coinvolgere e far giocare un ruolo nuovo, integrato e importante a tutti i soggetti della filiera: dai produttori (protagonisti di piani produttivi), ai caseifici (destinatari delle azioni a sostegno del prodotto), ai commercianti-stagionatori (partecipi di nuove azioni per la diffusione dei consumi sia in Italia che all’estero), alla GDO (più coinvolta nell’informazione e in testing store, in particolare all’estero)”.
“Nei prossimi mesi – ha aggiunto Alai – approfondiremo nuove modifiche al disciplinare di produzione, con l’esclusivo obiettivo di tutelare ed innalzare gli elementi di distintività del prodotto: quelli, in sostanza, che oggi consentono al Parmigiano Reggiano di viaggiare con incrementi superiori al 3% sulle esportazioni e di tenere molto bene sui consumi interni”.
“A fronte di una lieve flessione delle vendite nella GDO, largamente inferiore al calo medio del 2,6% che ha interessato in questi mesi i formaggi duri – ha proseguito il presidente del Consorzio di tutela – i consumi di Parmigiano Reggiano si sono alzati nella ristorazione e sono fortemente salite le vendite dirette da parte dei caseifici, con risultati più che soddisfacenti in presenza di una crisi economica del Paese che ha intaccato anche i consumi alimentari”. Ed è proprio a sostegno delle esportazioni e dei consumi interni che il Consorzio investirà la gran parte delle risorse del bilancio 2014, con 11,5 milioni di investimenti equamente divisi su Italia ed estero.
“Al mercato interno – ha detto al proposito Alai – si lega ancora quasi il 70% delle vendite, e oggi dobbiamo investire per fidelizzare ulteriormente i consumatori e avvicinarne altri ad un prodotto di cui puntiamo a far percepire meglio le caratteristiche e l’unicità, non solo per sbloccare l’attuale stabilità dei consumi di Parmigiano Reggiano, ma anche per evitare che i consumi globali in recessione interessino questa eccellenza”.
Piede sull’acceleratore, poi, sui mercati internazionali (“dove in questi anni – ha detto Alai – abbiamo avuto eccellenti riscontri e sui quali puntiamo, in un quinquennio, a collocare il 50% del prodotto”) e su nuovi progetti con la GDO e sul canale horeca (hotel, restaurant e cafè-catering), con circa 600.000 euro di specifici investimenti.
Occorrerà vigilare sul fronte produttivo (il sistema – ha ricordato Alai – negli ultimi tre anni ha registrato un incremento del 19,7% del prodotto immesso sul mercato, oltretutto in presenza di una grave crisi economica), ma le condizioni per nuove affermazioni sembrano esserci tutte: la produzione 2013 dovrebbe registrare una flessione dell’1% rispetto al 2012 (3.307.221 forme), le giacenze, ad ottobre, erano in calo del 7,4% in totale e del 3,7% sul prodotto di 12 mesi), mentre le quotazioni alla produzione – dopo il minimo 2013 segnato a luglio con 8,53 euro/kg – al 30 novembre si sono portate a 9 euro/kg.
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