A segnalarlo la Cia di Reggio Emilia: in precedenza era prevista la decorrenza dal 1° novembre.
Reggio Emilia, 31 ottobre 2014 --
Il settore Ambiente della CIA di Reggio Emilia segnala che - grazie anche all'intervento attuato presso le autorità regionali - è stata emesse una determina del direttore generale dell'assessorato Ambiente della Regione Emilia-Romagna con la quale viene ufficializzato che il periodo di divieto allo spandimento in ZVN (Zone vulnerabili ai nitrati) inizierà l'11 Novembre e durerà fino all'8 Febbraio 2015, invece che decorrere dal 1° novembre. A maggior ragione la norma vale anche per Zone non vulnerabili.
Se 1.000 è il numero minimo di firme per la segnalazione del "Casino dei Boschi" al progetto FAI "I luoghi del Cuore", 30.000 invece sono quelle necessarie per scalare la testa della classifica.
di Virgilio Parma 31 Gennaio 2014 --
Il Casino dei Boschi di Carrega deve tornare a splendere. Questo è l'obiettivo che si è posto il comitato "Salviamo il Casino dei Boschi di Carrega" attraverso la raccolta di firme affinché l'edificio storico, inserito all'interno del Parco dei Boschi di Carrega - il primo a essere istituito in Emilia Romagna -, possa essere preso a balia dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) all'interno del progetto "I Luoghi del Cuore" promosso in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Un'iniziativa che coinvolge gli stessi cittadini invitati a segnalare i piccoli e grandi tesori che amano e che vorrebbero salvare.
Il FAI e Intesa Sanpaolo hanno già dato voce alle migliaia di segnalazioni raccolte: 45 sono stati finora gli interventi di recupero in 15 regioni che hanno restituito a molti luoghi la bellezza originale.
Gli amanti del Parco dei Boschi di Carrega si sono perciò costituiti in comitato, stanchi di stare ad osservare il deteriorarsi del Casino dei Boschi, "vero cuore del Parco, un gioiello nascosto, un esempio raro di integrazione progettuale tra architettura e paesaggio". Già molte le firme raccolte sufficienti alla segnalazione ma il numero è ancora ben lontano dal vertice della classifica del FAI.
A oggi, infatti, sono ben 29.900 le firme raccolte per gioiello architettonico nazionale che svetta al primo posto, la Certosa di Calci (Pisa) e 23.428 i voti del secondo classificato, il Convento dei frati cappuccini di Monterosso al Mare seguito, a brevissima distanza con 23.141 voti, dal Castello di Calatubo (Alcamo Trapani).
Ovvio quindi che la competizione sia dura e perciò, per scalare la classifica, serve il contributo dei tanti emiliani appassionati della propria terra.
L'unico intervento finanziato in Emilia Romagna è quello relativo alla Pieve Romanica di Santa Maria Ad Nives, Mirandola vittima del terremoto modenese del 2012.
Votare è semplice, basta collegarsi al sito "I luoghi del Cuore", registrarsi e votare.
___________________________________________
Il Casino dei Boschi è un edificio fatto costruire dalla duchessa Maria Amalia di Borbone tra il 1775 e il 1789. Fu progettato dall'architetto francese Petitot su un preesistente chalet di caccia. Nel 1819 fu acquistato da Maria Luisa d'Austria, che incaricò l'architetto Nicola Bettoli di ristrutturare l'edificio secondo lo stile neoclassico. Aggiunse un lunghissimo colonnato con al centro il Casinetto, un edificio con orologio e torre campanaria, che ospitava il teatrino di corte. La duchessa incaricò il giardiniere Carlo Barvitius, proveniente dalla corte degli Asburgo, di impiantare un elegante giardino all'inglese.
L'assessore all'Ambiente e Protezione civile del Comune di Modena Giulio Guerzoni esprime soddisfazione a seguito di un sopralluogo sugli argini del Naviglio e del Secchia -
Modena, 28 ottobre 2014 -
"Gli argini di Naviglio e Secchia sono puliti e in ordine e le alghe del Naviglio sono state sfalciate". A dirlo è l'assessore all'Ambiente e Protezione civile del Comune di Modena Giulio Guerzoni, che nella giornata di ieri, lunedì 27 ottobre, ha effettuato un sopralluogo sugli argini del Naviglio e del Secchia (nel tratto da Ponte Uccellino a Ponte Alto).
I lavori sono stati effettuati da Aipo (Agenzia Interregionale per il fiume Po) e rientrano nel piano di interventi, ordinari e straordinari, programmati nel 2014 per la messa in sicurezza degli argini di Secchia e Panaro e del reticolo dei canali danneggiati dall'alluvione del 19 gennaio.
"Diversi tratti arginali sono inoltre già stati perlustrati da tecnici e volontari della protezione civile", ha proseguito. "Io stesso – ha aggiunto Guerzoni – anche la settimana scorsa, ho partecipato al sopralluogo presso il Cavo Levata, Martiniana e Archirola trovandoli in buone condizioni. L'azione di monitoraggio e verifica, che sta fornendo risultati soddisfacenti, proseguirà nelle prossime settimane".
(Fonte: Comune di Modena)
La nota stampa di Aldo Caffagnini di Gestione Corretta dei Rifiuti sulla vicenda dell'inceritore: "Mercato distorto e favori, concorrenza violata" -
Parma, 23 ottobre 2014 -
Il Fatto Quotidiano di ieri riporta l'ennesimo colpo di scena sull'inceneritore più odiato d'Italia.
Tutto è partito da una delle molteplici denunce, presentate dagli avvocati parmigiani Arrigo Allegri e Pietro De Angelis, denunce che ogni tanto vanno a bersaglio.
L'Anac ha analizzato la vicenda del sistema rifiuti di Parma a largo raggio, allungando lo sguardo fino alla sua genesi, quando nel dicembre 2004 l'Ato di Parma affidò ad Amnu la raccolta dei rifiuti, escludendo all'articolo 4 che l'accordo comprendesse anche lo smaltimento.
Per l'Autorità Anticorruzione la vicenda si caratterizza per una serie di "favori" gentilmente concessi alla multiutility, che da impresa pubblica (la municipalizzata Amnu), al 100% pubblica, si trasformò in società per azioni quotata in Borsa (Iren), mantenendo curiosamente i privilegi del pubblico senza sottostare ai paletti dei privati.
Così dal vantaggio di ottenere un contratto di gestione dei rifiuti di 10 anni, si passò all'altro vantaggio, quello dell'affidamento diretto per la costruzione del forno, senza che le imprese concorrenti potessero intervenire, impedendo così il risparmio che i cittadini avrebbero ottenuto da una gara pubblica.
Iren di fatto si mise i panni di attuatore di interesse pubblico, pur avendo la carta di identità di una impresa privata.
Si giocò a nascondino, con maschere intercambiabili a seconda dall'utilità del momento.
Il risultato fu una lampante distorsione del mercato, oggi sottolineata dal documento dell'Anti Corruzione.
Vale forse la pena riprodurre alcuni passaggi di questa storia ormai dal sapore quasi epico.
Nel 2005 la Provincia approva il piano provinciale rifiuti: si dimentica di considerare soluzioni alternative all'incenerimento, ma indica la dimensione del forno in 65 mila tonnellate di trattamento annuo. Notare che poi l'impianto verrà realizzato doppio, cioè di 130 mila tonnellate.
Nel 2006 il consiglio comunale di Parma da il via libera al progetto dell'inceneritore, siglando un accordo con Enia (fusione delle municipalizzate di Parma, Reggio e Piacenza), in cui si fa espresso riferimento all'affidamento del 2004, tralasciando che fosse escluso lo smaltimento.
Nessuno eccepì a questa madornale forzatura.
E l'accordo sottoscritto è machiavellismo allo stato puro: Enia è considerata"società a capitale pubblico" a pagina 3, mentre a pagina 6 diventa privata: "Enia Spa è soggetto privato, qualificato".
Nel 2007 Enia affida, senza gara, la progettazione a Politecnica, che però indica sul proprio sito che il cliente è Hera, la multiutility bolognese, teoricamente concorrente di Enia.
Nel 2008 la conferenza dei servizi della Provincia di Parma autorizza la costruzione dell'inceneritore, consegnando a Enia l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, con 56 prescrizioni, tra cui: il fascinoso "boschetto mangiapolvere"; l'obbligo di allacciare il teleriscaldamento prima dell'avvio; 20 mila caldaie da collegare all'accensione del camino.
Tutte prescrizioni disattese.
Il cantiere di Ugozzolo viene inaugurato il 28 settembre 2009.
La costruzione del forno è stato un infinito libro giallo con ripetuti colpi di scena.
Nel frattempo, nel 2010, Enia si fonde con Iride e diventa Iren.
Il comune di Parma sospende nel 2011 il cantiere, quando si accorge che manca il titolo edilizio.
Il Tar dà però ragione a Iren.
Il commissario Ciclosi "si scorda" di appellarsi al Consiglio di Stato e la decisione del Tar diventa definitiva.
Nel luglio del 2012 la procura di Parma chiede il sequestro del cantiere per abuso edilizio e abuso d'ufficio, iscrivendo 13 persone nel registro degli indagati.
In settembre vengono sequestrati i beni di un indagato sospettando che fondi di Iren siano arrivati nel portafoglio privato del dirigente per "dare una mano" all'iter.
Il cantiere intanto prosegue ad avanzare mentre si scopre che le tariffe non caleranno come promesso, anche a mezzo stampa, a livello della media di Reggio Emilia e Piacenza, ma si manterranno altissime per pagare questo gioiello che nessuno vuole.
Le prime prove di accensione, aprile 2013, regalano a Iren un esposto di Arpa in Procura per il superamento dei limiti emissivi.
L'esercizio provvisorio inizia a fine agosto 2013.
Ad inizio 2014 l'inceneritore prende definitivamente avvio, ma brucia al 50% delle sue possibilità a causa della raccolta differenziata spinta che il comune di Parma ha adottato in città.
Al 70% di Rd il forno non sta acceso.
La storia dell'inceneritore è stata costellata di denunce ed esposti: alla procura, all'Antitrust, alla Commissione Europea, alla Guardia di Finanza, alla Vigilanza sui Contratti.
Nonostante tutto un filo di fumo irrora generosamente la food valley.
A dispetto anche delle migliaia di parmigiani scesi in piazza a manifestare.
(Fonte: ufficio stampa Gestione Corretta dei Rifiuti)
La soluzione progettuale è pronta, tutte le Istituzioni sono impegnate con l'obiettivo di raggiungere il finanziamento in tempi rapidi. In aprile 2011 Regione, Aipo, Autorità di bacino del fiume Po, Provincia di Parma e i cinque Comuni interessati siglarono un protocollo d'intesa per la sicurezza idraulica della città di Parma e del nodo idraulico di Colorno -
Parma, 16 ottobre 2014 -
Per la cassa di espansione sul torrente Baganza c'è una soluzione progettuale messa a punto da Regione, Aipo e Università di Parma e trasmessa al Ministero dell'Ambiente. Tutte le Istituzioni - Regione, Provincia, Comune di Parma, Ministero dell'Ambiente e Italia Sicura - sono impegnate e stanno lavorando insieme con l'obiettivo del finanziamento in tempi rapidi; nei prossimi giorni su questo tema è previsto un incontro tra Regione ed Enti locali. I lavori potranno partire, infatti, quando saranno trasferiti alla Regione gli 8 milioni di euro già previsti nell'Accordo di programma e reperiti gli ulteriori 20 milioni necessari per la realizzazione dell'opera.
In aprile 2011 Regione, Aipo, Autorità di bacino del fiume Po, Provincia di Parma e i cinque Comuni interessati (Collecchio, Colorno, Felino, Parma e Sala Baganza) siglarono un protocollo d'intesa per la sicurezza idraulica della città di Parma e del nodo idraulico di Colorno. In seguito all'accordo sono state subito avviate le indagini tecniche e gli studi necessari alla definizione delle opere; in particolare, attraverso la convenzione stipulata tra Aipo e Università di Parma, sono stati realizzati gli approfondimenti idraulici per verificare la soluzione più adeguata all'inserimento della cassa di espansione nel nodo idraulico complessivo di Parma-Colorno. Da questi studi è emersa l'opportunità di costruire un'unica cassa di 4,6 milioni di metri cubi di invaso (corrispondente a poco meno della metà di quella già funzionante sul torrente Parma), anziché un sistema articolato di casse, come previsto in una prima ipotesi progettuale.
"Un'unica cassa in linea - spiega il professor Paolo Mignosa, responsabile scientifico della ricerca in materia idraulica per l'Università di Parma, che ha lavorato allo sviluppo della modellistica - rappresenta la soluzione più economica, più flessibile, grazie agli organi mobili analoghi a quelli presenti sulla cassa del Parma, e di minore impatto ambientale. Ma soprattutto, anche alla luce di quanto purtroppo è successo a Parma, la cassa di espansione costituisce la soluzione migliore per garantire la sicurezza del territorio".
L'ipotesi individuata comporta tuttavia la necessità di realizzare l'opera nella sua interezza, per cui è indispensabile, per poter avviare i lavori, avere a disposizione l'importo totale. Dal 2011 la Regione ha lavorato assieme ai vari Governi, Ministri e oggi con Italia sicura - Struttura di missione contro il dissesto, per costruire un'ipotesi di finanziamento. In attesa del trasferimento degli 8 milioni già definiti dall'accordo, nello scorso mese di gennaio la Giunta ha ribadito e trasmesso al Ministero dell'Ambiente la richiesta degli ulteriori 20 milioni necessari a completare il finanziamento dell'opera. Questa richiesta è stata inoltrata anche dall'Autorità di Bacino del Po, che candida la cassa al finanziamento per "infrastrutture verdi", ovvero per quelle opere che svolgono la duplice funzione di difesa del territorio e valorizzazione dell'ambiente. É una delle priorità che in ogni caso la Regione ribadirà nel prossimo Accordo di programma che verrà siglato con il Governo nelle prossime settimane.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)
Piantumazioni disposte dalla Provincia, in collaborazione con il Consorzio fitosanitario, in quattro aree verdi dei Comuni, a compensazione di abbattimenti di piante malate sulla Sp 63 -
Reggio Emilia, 15 ottobre 2014 -
Nuovi alberi e nuove siepi in quattro aree verdi di proprietà dei Comuni di Cadelbosco Sopra e Gualtieri, grazie ai lavori di piantumazione disposti dalla Provincia con la collaborazione tecnica del Consorzio fitosanitario di Reggio Emilia. Gli interventi, iniziati martedì a cura dell'impresa appaltatrice Cofar Srl di Castelnovo Monti, non hanno una valenza solo ambientale, ma sono finalizzati anche a migliorare la sicurezza stradale: i nuovi alberi e le nuove siepi compenseranno infatti quelli tolti lungo la Sp 63, in aree verdi di proprietà dei due Comuni, resosi necessario in quanto le piante avevano raggiunto una condizione di invecchiamento precoce che li rendeva pericolosi, anche in considerazione degli eventi atmosferici estremi che purtroppo sempre più spesso si registrano.
"Quest'importante opera di rinaturazione, che dovrebbe concludersi a novembre, contribuirà a migliorare la qualità della vita e dell'aria per i cittadini", commenta l'assessore uscente alle Infrastrutture e alla Qualità dell'aria Alfredo Gennari, sottolineando come "seppur in un momento di taglio di risorse al nostro ente, la Provincia sia comunque riuscita a garantire l'intervento che comporta benefici non solo per l'ambiente, ma anche per le migliaia di persone che ogni giorno percorrono la Sp 63. E' stata utile la collaborazione con il Comune di Cadelbosco di Sopra, con l'allora assessore Tania Tellini, ora come sindaco, che si era attivata per il buon esito dell'intervento".
Nel dettaglio, gli interventi disposti dalla Provincia con la collaborazione del Consorzio fitosanitario prevedono a Cadelbosco Sopra, nei pressi di piazzale Archimede Lusetti, la creazione di filari di Fraxinus excelsior e Prunus pissardii a corredo del parcheggio annesso allo stadio, allo scopo di creare zone di protezione per le auto in sosta. Le due essenze sono caratterizzate da diverse peculiarità estetiche e di portamento: il frassino, in particolare, verrà nel tempo fatto crescere fino a grandi dimensioni in modo che l'ampiezza delle chiome fornisca refrigerio alle auto in sosta e, nel contempo, incrementi il valore paesaggistico di un area ai margini di realizzazioni abitative.
Per la progettazione dell'intervento in via Aldo Moro sono invece stati coinvolti i ragazzi e gli insegnanti della scuola: nel lato Est verrà realizzato un filare di farnie (Quercur robur) che andrà a ricongiungersi con alcuni esemplari di grandi dimensioni attualmente presenti nell'area privata contigua, mentre nel lato Nord verrà realizzato un filare di gelso (Morus alba) che dovrà riproporre l'effetto di una antica "piantata reggiana" ovvero quei filari arborei, un tempo maritati alle viti per costituirne sostegno, che caratterizzano ancora oggi, come superstiti di una cultura antica, i panorami di alcune porzioni della nostra campagna. Nei lati Sud e Ovest, invece, verrà realizzata una siepe polispecifica con l'utilizzo di piantine forestali, quindi di dimensioni ridotte, privilegiando essenze autoctone, mentre all'interno del parco verranno realizzate cinque aree verdi delle dimensioni indicative di 40 metri quadrati con 15 specie di esemplari arborei e 15 specie di esemplari arbustivi.
L'intervento sull'area verde comunale adiacente a via Quarti e a via Gandhi, che ha pure seguito lo stesso percorso condiviso con la scuola, prevede di realizzare una forma riconducibile a quella di un fiore, con esemplari arborei e arbustivi. A completamento dell'area verrà realizzata una ulteriore aiuola all'interno della quale verranno messi a dimora esemplari di grandezze differenti (prima, seconda grandezza e esemplari arbustivi).
Per quanto riguarda infine le aree di proprietà del Comune di Gualtieri, in via Cento Violini a Santa Vittoria - a corredo della zona centrale del parco – è previsto un popolamento di Celtis australis: le piante verranno poste a dimora in maniera circolare, a distanze ravvicinate rispetto alle normali esigenze della specie, in maniera tale da costituire un piccolo "boschetto" che con il tempo vedrà concatenarsi le chiome delle piante. Verranno inoltre creati dei filari a corredo delle originarie vie principali, attualmente identificate in maniera poco chiara, con esemplari di seconda grandezza in grado di allietare la primavera del parco grazie all'elegante fioritura di colori diversi e di proseguire la vegetazione durante il resto dell'anno con la produzione di fogliame dalle pregevoli caratteristiche ornamentali. Accanto all'area attrezzata verrà poi realizzato un "labirinto vegetale" a fini ricreativi, rivolto in particolare ai bambini, attraverso l'utilizzo di Ligustrum ovalifolium (ligustro), un arbusto in grado di assumere dimensioni tali da non costituire un potenziale pericolo: al centro del labirinto verrà posto a dimora un esemplare arboreo dalle caratteristiche di pregio al fine di rappresentare un ideale "centro della realizzazione". Tutte le essenze scelte hanno caratteristiche di spiccata rusticità, buona attitudine all'accrescimento in terreni e climi come quelli di Gualtieri, buona resistenza a patologie e parassitosi e limitata esigenza di manutenzione.
(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)
Uno schema di ordinanza della Regione Emilia Romagna per aiutare i Comuni ad organizzare i piani di contenimento delle nutrie.
Bologna 6 ottobre 2014 - Dal 21 agosto, infatti, le nutrie rientrano nella stessa categoria di topi, ratti, talpe e altre arvicole. Pertanto ogni cittadino può contrastare la presenza, nel rispetto dei limiti di legge.
Nelle situazioni in cui la diffusione dell'animale sia particolarmente significativa e costituisca una grave minaccia per le arginature di fiumi e canali, nonché per le colture agricole, il Comune può predisporre un'azione di contrasto mirata attraverso una specifica ordinanza. Proprio per questo la Regione ha predisposto uno schema di ordinanza tipo e lo ha inviato a tutte le Amministrazioni comunali dell'Emilia-Romagna.
La nuova classificazione delle nutrie è dovuta alla legge nazionale 216/2014, che ha convertito il DL Competività. Prima questi roditori rientravano nell'elenco delle specie della fauna selvatica come ad esempio i cinghiali e gli altri ungulati.
n questi anni la Regione ha garantito una regolare azione di contenimento (una media di 60 mila animali all'anno), che ora potrà essere continuata dai Comuni utilizzando le opportunità offerte dalla legislazione regionale sulla presenza di specie infestanti quali appunto topi e altri roditori. La nuova classificazione comporta l'interruzione dei risarcimenti che fino ad oggi la Regione ha riconosciuto alle aziende agricole per i danni alle colture provocati da questa specie in quanto non compresa nell'elenco della fauna selvatica.
(Fonte Regione Emilia Romagna)
I tecnici del Consorzio Parmense che operano nei cantieri della provincia tra i protagonisti scelti dall'Unità di Missione del Governo nella campagna contro il dissesto idrogeologico fatta con le immagini dei lavori -
Parma, 9 ottobre 2014 –
Il Consorzio della Bonifica di Parma, da sempre impegnato nella tutela e nella difesa del proprio territorio, sarà tra i protagonisti della campagna di comunicazione voluta dall'Unità di Missione contro il dissesto idrogeologico del Governo, per richiamare l'attenzione del paese sulla grave problematica della prevenzione e dei rischi corsi dalle comunità che vivono in zone fragili a rischio.
#italiasicura è il grande contenitore di dati e immagini geolocalizzate sul territorio volto a rendere trasparente e più evidente il lavoro di difesa del suolo in cui sono impegnati gli enti territoriali e tra questi come vere e proprie sentinelle nelle zone montane i Consorzi di bonifica.
La Bonifica Parmense, attraverso l'attività di relazione di ANBI ed URBER, è stata chiamata dall' Unità di Missione del Governo guidata da Erasmo D'Angelis a fornire testimonianza diretta del proprio operato nel suo comprensorio di azione.
Oltre alla rilevanza assunta da tutti i numerosi cantieri aperti il Consorzio sarà presente nella campagna nazionale attraverso la pubblicazione sui siti del Governo e sui media dei selfie dei propri tecnici specializzati al lavoro. Tutti coloro che in prima linea rappresentano la vera task force che ogni giorno lotta per la messa in sicurezza delle zone appenniniche più fragili.
Il portale web dell'Unità di Missione http://italiasicura.governo.it sarà presto on line. Al momento è possibile vedere le immagini dei cantieri e i selfie dei tecnici dei consorzi a lavoro sulla pagina Flickr di #italiasicura.
"Oltre l'attività del Consorzio viene evidenziato il lavoro e l'impegno quotidiano messo dalle maestranze nella risoluzione di molti problemi del territorio parmense. È un'ottima iniziativa per raggiungere persone che, attraverso questo strumento, ne prendono consapevolezza", hanno commentato il Presidente Luigi Spinazzi e il Direttore Meuccio Berselli.
(Fonte: ufficio stampa Consorzio Bonifica Parmense)
La nota stampa di Aldo Caffagnini sul nuovo sversamento nel Rio Sant'Ilario presso lo stabilimento Citterio di Felino che ha colorato l'acqua di una sostanza biancastra -
Parma, 7 ottobre 2014 -
Ieri mattina nuovo sversamento nel rio Sant'Ilario, presso lo stabilimento Citterio di Felino.
Sul posto Arpa, il sindaco di Felino, il vicesindaco, un autospurgo (chissà perché), maestranze della stessa Citterio.
Nonostante la diffida della Provincia contro la ditta di salumi, le acque del rio sono tornate bianco latte per l'immissione di non si sa quali sostanze.
Ovviamente ci sono stati prelievi e l'organo di controllo ambientale farà le sue analisi.
Rimane inequivocabile l'ennesimo episodio di inquinamento dell'acqua.
Un rio sempre secco senza le piogge, dall'estate è costantemente alimentato dalle acque, proprio in corrispondenza dello stabilimento.
Ad intervalli regolari il rio si è colorato di una sostanza biancastra, poi rilevatasi grasso ed altre sostanze chimiche non precisate.
Le segnalazioni dei cittadini hanno portato all'intervento di Arpa.
Le analisi hanno fatto emergere risultati eclatanti come l'indice di inquinamento di 33 mila volte superiore alla norma ambientale.
Da qui la diffida della Provincia contro Citterio, datata 15 settembre, che dava un tempo di 30 giorni per le spiegazioni e i chiarimento del caso.
Ieri il nuovo sversamento nel rio.
Chi pagherà la bonifica?
Quali sostanze sono state rilasciate e dove sono andate a finire?
Il rio è affluente del Baganza, che poi è affluente della Parma e quindi del Po.
Una lunga scia di inquinamento che è partita da un punto ben preciso.
I cittadini di Felino sono sconcertati da questa situazione e chiedono giustizia.
E' stata chiesta una riunione straordinaria del consiglio comunale e una assemblea pubblica per spiegare ai residenti cosa stia succedendo al Poggio Sant'Ilario.
Il diritto di sapere.
Il diritto di non farsi calpestare.
(Fonte: Aldo Caffagnini, Gestione Corretta dei Rifiuti Parma)
La lettera aperta dei sindaci delle città capoluogo dell'Emilia Romagna al Governo per esprimere forte contrarierà all' art. 35 Sblocca Italia che favorisce la libera circolazione dei rifiuti sul territorio nazionale -
Parma, 6 ottobre 2014 -
Oggi tutti i sindaci delle città capoluogo dell'Emilia Romagna insieme ad altre amministrazioni locali hanno scritto a Presidente del Consiglio, Ministro Ambiente e Sottosegretario Regionale per esprimere forte contrarierà ad art. 35 Sblocca Italia che favorisce libera circolazione dei rifiuti nazionale e incrementa il carico termico degli impianti esistenti.
I sindaci non si fermano a protesta ma propongono anche soluzioni che si basano sull'impegno a raggiungere risultati di raccolta differenziata di eccellenza, pianificazione di impianti di compostaggio e di trattamento a freddo e dismissione degli impianti di incenerimento esistenti.
L'Assessore all'Ambiente del Comune di Parma Gabriele Folli a riguardo commenta "Il Comune e i cittadini di Parma stanno dimostrando, che se esiste la volontà politica e l'impegno dei cittadini, certi traguardi che si pensavano possibili solo nei piccoli comuni, sono raggiungibili anche nelle città di medie dimensioni. Pensare di risolvere la questione rifiuti delegandone la soluzione ai territori che ospitano impianti è miope e poco lungimirante ai fini di una soluzione definitiva del problema. Abbiamo calcolato che se tutti i comuni seguissero il percorso di Parma al 2020 in regione resterebbe 1 solo impianto anziché 8. L'articolo 35 va abrogato".
LETTERA APERTA AL GOVERNO SU FLUSSI EXTRA-REGIONALI INCENERITORI DEGLI AMMINISTRATORI DEGLI ENTI DELL'EMILIA-ROMAGNA -
No a flussi extra-regionali per inceneritori, sì a riduzione rifiuti, raccolta differenziata di qualità e recupero rifiuti negli impianti della Regione.
L'armonizzazione tra sviluppo economico e politiche ambientali rappresenta oggi la principale opportunità di crescita economica e di occupazione. La gestione, regolazione e programmazione dei rifiuti è un tema centrale, all'interno delle politiche ambientali, perché incide direttamente sulla vita quotidiana di ciascuno di noi. In particolare, il perimetro delle aree di gestione dei rifiuti è oggetto delle discussioni più rilevanti, ma 'invisibili' riguardo al tema.
In Emilia-Romagna è in corso una radicale trasformazione dal modello dell'auto-sufficienza provinciale al modello regionale. Il modello dell'auto-sufficienza provinciale ha creato una ampia dotazione impiantistica per lo smaltimento dei rifiuti, sia attraverso discariche che inceneritori, molti dei quali sono stati realizzati o aggiornati negli ultimi 8 anni, a causa dei vincoli provinciali, che hanno impedito di realizzare economie di scala e razionalizzazione degli impianti. Gli impianti sono stati programmati e realizzati dalle comunità locali, attraverso scelte di forte impatto sociale ed economico, poiché gli investimenti sono stati finanziati attraverso le tariffe e le società dei servizi, che sono in larga parte di proprietà degli enti, o con capitale a maggioranza pubblica.
In questo quadro, la proposta del governo di programmare flussi di rifiuti sovra-regionali appare improponibile, se non è limitata a situazioni di emergenza o a fasi transitorie che precedano la realizzazione di nuovi e innovativi sistemi di recupero e smaltimento.
I flussi sovra-regionali trovano molti ostacoli, non per protezionismo o mancanza di solidarietà nazionale, ma perché romperebbero il delicato equilibrio tra responsabilità e premialità, che sostiene i risultati e i comportamenti dei cittadini.
Inoltre, art. 35 non appare coerente con gli obiettivi del decreto legge "Sblocca Italia": semplificazione burocratica e la ripresa delle attività produttive, poiché promuove l'aumento della capacità degli impianti di incenerimento, un'azione in contrasto con gli obiettivi ambientali, ma soprattutto con quelli economici. Gli impianti di incerimento sono sistemi rigidi che richiedono una portata fissa di rifiuti, caratteristiche in contraddizione con gli adempimenti delle direttive comunitarie e delle norme nazionali in materia.
È necessario, invece, stabilire adeguate modalità di transizione, che garantiscano il ritorno dell'investimento per gli impianti di incenerimento già realizzati. A livello europeo vi è un evidente sovra-dimensionamento degli impianti, fenomeno accentuato dalla riduzione di rifiuti, e dagli effetti del disaccoppiamento tra produzione e uso di risorse naturali. Gli effetti economici sono la riduzione dei costi di smaltimento, e una elevata competizione per "l'approvvigionamento" di rifiuti. Infatti, i rifiuti sono un combustibile indispensabile per gli impianti di incenerimento utilizzati nel Nord Europa per il teleriscaldamento e la produzione di energia.
In questo quadro, chiediamo al Governo e ai Parlamentari di rimuovere art. 35 dal decreto legge "Sblocca Italia" ed elaborare una legge per l'uso razionale delle risorse, che contenga i seguenti punti:
1) Analisi strategica di un sistema integrato di smaltimento rifiuti a scala europea.
2) Pianificazione degli impianti di smaltimento italiani, prevedendo dismissioni e sostituzioni con impianti di recupero, sostenuti da incentivi diretti e indiretti.
3) Incentivi economici e fiscali per i territori con i migliori risultati in termini di riduzione frazione residua, e raccolta differenziata della frazione organica.
4) Riordino del sistema CONAI, ponendo in capo al Governo la definizione dei contributi ambientali CONAI (CAC), il cui valore dovrà essere inversamente proporzionale alla riciclabilità degli imballaggi immessi a consumo, in accordo alle più recenti certificazioni europee in materia.
Chiediamo alla Regione di impugnare il testo approvato dal Governo nelle sedi opportune, sollevando eccezioni di competenza, e di incompatibilità tra i commi 2 e 4 e i vincoli posti dal Piano Aria Integrato della Regione Emilia-Romagna.
(Fonte: Comune di Parma)
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