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Ricevute le protagoniste del progetto di integrazione e cittadinanza "La Repubblica delle nuove italiane". Le donne immigrate residenti nel Reggiano in visita presso l'Aula e le mostre dell'Assemblea legislativa regionale. 

Bologna -

Alcune sono nate in Italia, frequentano le scuole reggiane oppure lavorano qui da 12 anni. Altre sono in Italia da due mesi, anche se già parlano qualche parola e riescono a farsi capire. Altre ancora hanno figli e dicono che la soddisfazione più grande sia stata portarli in Italia per farli studiare. Una delegazione di donne immigrate (marocchine e nigeriane soprattutto) residenti nel Reggiano e che fanno parte del progetto di integrazione e cittadinanza La Repubblica delle nuove italiane, promosso dal Comune di Reggio in collaborazione con la Fondazione Nilde Iotti, è stata in visita in Assemblea legislativa.

Dopo le mostre e la visita del parlamento regionale, le donne hanno incontrato la presidente della commissione Parità, che ha sottolineato come "la nostra commissione sia l'unica in italia ad avere potere legislativo: se diamo un parere negativo, il bilancio non viene approvato". Per questo ha illustrato e donato alle donne il libretto contenente la legge quadro per la Parità e contro le discriminazioni di genere, tradotta anche in arabo.

"Questa commissione - ha spiegato la presidente - si è costituita nel 2011 e abbiamo introdotto anche la doppia preferenza di genere perché ci fossero più donne nella istituzione: abbiamo raddoppiato le elette in Regione". Inoltre, è stato introdotto il principio, anche nelle aziende sanitarie, di essere attenti al rispetto dell'equilibrio tra uomini e donne. "Dunque a parità di curricula, se ci sono un uomo meritevole e una una donna meritevole, bisogna capire se bisogna riequilibrare la parte femminile o maschile".

Le donne immigrate residenti nel reggiano hanno donato una locandina che raffigura l'intreccio di varie nazioni, che hanno già donato al Core (centro oncologico ed ematologico di Reggio Emilia).

 

Fonte: Regione Emilia Romagna

 

Maltempo di inizio febbraio: il Governo dichiara lo stato di emergenza nazionale per le province di Bologna, di Modena, di Parma, di Piacenza e di Reggio Emilia. L'assessore  regionale alla protezione civile Gazzolo: "La deliberazione del Consiglio dei ministri è una buona notizia. Ora attendiamo che sia pubblicata per conoscere quante risorse sono in arrivo per fronteggiare le criticità aperte e le modalità fissate per gli indennizzi a privati e imprese. La Regione è pronta a fare la sua parte".

Bologna -
 
“La dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per il maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna ad inizio febbraio è una buona notizia. Ora attendiamo che la deliberazione assunta ieri dal Consiglio dei ministri sia pubblicata per avere conferma dello stanziamento iniziale di risorse destinate ad affrontare l’emergenza e conoscere le modalità fissate per il primo rimborso dei danni a cittadini e imprese”. 

Così Paola Gazzolo, assessore regionale alla protezione civile, commenta il provvedimento approvato ieri sera dal Governo che riconosce lo stato di emergenza per le conseguenze degli eventi verificatisi nelle province di Bologna, di Modena, di Parma, di Piacenza e di Reggio Emilia  dall’1 al 3 febbraio scorsi: le piogge abbondanti, con l’alluvione del Reno nel bolognese; i diffusi fenomeni di dissesto ed erosione delle sponde dei corsi d’acqua; e il gelicidio in Appennino, da Piacenza a Modena. Un’ondata di maltempo che ha causato conseguenze per circa 30 milioni di euro nell’intero territorio.

I fondi in arrivo saranno investiti per le opere più urgenti e non rimandabili. - prosegue Gazzolo - Siamo comunque già al lavoro, come previsto dal nuovo Codice di protezione civile, per definire un ulteriore pacchetto di interventi da sottoporre all’attenzione del Governo, perché stanzi i finanziamenti necessari anche per la seconda fase dell’emergenza: in tempi rapidi serve assicurare tutte le risposte attese dalla popolazione, sia in termini di sicurezza del territorio che di indennizzo dei danni. E come sempre- chiude l'assessore- la Regione è pronta a fare la propria parte, alla luce delle decisioni nazionali, garantendo la disponibilità a stanziare apposite risorse con il proprio bilancio”. 

 

Fonte: Regione Emilia Romagna

Sport - Si arricchisce ancora il cartellone dell'Emilia-Romagna: i Campionati italiani di ciclismo in Alta Val Taro, nell'Appennino parmense, dal 28 al 30 giugno. Due le prove in programma: cronometro e in linea. Cinque i Comuni interessati: Albareto, Bedonia, Borgo Val di Taro, Compiano, Tornolo. Il sopralluogo di Davide Cassani e la sfida Moser-Saronni che torneranno in bici a 38 anni dal duello che li vide protagonisti sulle stesse strade. L'appuntamento a poche settimane dalla conclusione del Giro d'Italia, che vedrà anch'esso protagonista l'Emilia-Romagna.

Bologna -

Una grande tradizione che si rinnova. Terra di grandi campioni – da Ercole Baldini a Vittorio Adorni, fino a Marco Pantani, per citarne solo alcuni – l’Emilia-Romagna è protagonista della stagione ciclistica 2019.

Dal 28 al 30 giugno prossimi, gli atleti del pedale si daranno appuntamento in Alta Val Taro, appennino parmense, dove si svolgeranno i Campionati italiani di ciclismo su strada. Evento che arriverà a poche settimane dalla chiusura del Giro d’Italia, che quest’anno vede al centro l’Emilia-Romagna con Bologna città della “Grande partenza” l’11 maggio e RiccioneRavennaModena e Carpi, oltre San Marino, tutte località di arrivo o destinazione di una tappa.

Saranno due le gare in programma nella competizione che assegnerà i titoli nazionali: la cronometro individuale del 28 giugno e la prova in linea su strada del 30 giugno. A fare da scenario, la montagna in provincia di Parma e in particolare i comuni di AlbaretoBedoniaBorgo Val di TaroCompianoTornolo.  

“In un cartellone già ricco di appuntamenti suggestivi e di alto livello- sottolinea il presidente della Regione, Stefano Bonaccini- inseriamo un’altra grande festa di sport per l’Emilia-Romagna. Grandi campioni, tifosi, organizzatori, turisti troveranno una terra pronta ad accogliergli con l’entusiasmo e il senso dell’ospitalità che da sempre la contraddistinguono. Un ulteriore valore aggiunto sarà rappresentato dalla bellezza dei territori che ospiteranno la competizione, quell’Appennino parmense in cui ambiente, storia, cultura e tradizioni enogastronomiche convivono ancora oggi in un raro equilibrio. Fra due settimane la fase finale della Coppa Italia di calcio a 5 in sei comuni di cinque province, il Giro d’Italia a maggio, i Campionati europei di under 21 di calcio sempre a giugno. A luglio la Beach Volley World League a Cervia, dove, a fine settembre, verrà ospitata l’Iron Man, la gara di triathlon che attira atleti da appassionati da tutto il mondo. E i campionati nazionali di ciclismo: un altro grande evento- chiude Bonaccini- che come Regione abbiamo sostenuto, convinti che lo sport sia uno straordinario elemento di attrattività turistica e di valorizzazione del territorio”.

 

IL SOPRALLUOGO DI CASSANI, POI SARONNI E MOSER IN SALITA VERSO IL CASTELLO DI COMPIANO

Una grande classica del ciclismo professionista che torna a 38 anni di distanza negli stessi luoghi che nel 1981 videro la vittoria di Francesco Moser, dopo una gara combattutissima con Giuseppe Saronni.  E proprio Moser e Saronni ritorneranno a giugno (la data è in corso di definizione) sul “luogo del delitto” per pedalare di nuovo sulla salita che porta al Castello di Compiano. 

Ma ancora prima, un altro appuntamento da non perdere per gli appassionati della bicicletta: il 1^ aprile sarà Davide Cassani, oggi commissario tecnico della nazionale italiana, nonché presidente di Apt servizi Emilia-Romagna, a visionare il percorso, compiendo un sopralluogo insieme alla Commissione tecnica della Lega.

Organizzati dal Comitato Alta Valtaro, insieme al gruppo sportivo Gs Emilia, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, i Campionati italiani di ciclismo su strada sono stati presentati oggi a Bologna. Alla conferenza stampa hanno partecipato, oltre al presidente BonacciniSabina Delnevo, sindaco di Compiano, Adriano Amici, presidente di Gs Emilia, Daniela Isetti, vicepresidente vicario della Federazione ciclistica italiana, e Beppe Conti, giornalista di ciclismo, opinionista di Rai Sport, membro del Comitato organizzatore.  

 

UN UNICO APPUNTAMENTO PER DUE GARE: LA CRONO INDIVIDUALE E LA PROVA SU STRADA

Due, dunque, gli appuntamenti dei Campionati italiani su strada 2019: 

-la crono individuale del 28 giugno, con arrivo e partenza a Bedonia per un percorso che toccherà tutti i cinque comuni dell’Alta Val Taro. Una distanza di 34 km con un dislivello di 385 metri, che rilascerà il titolo di campione italiano cronometro 2019, attualmente detenuto da Gianni Moscon;

- la prova in linea su strada del 30 giugno, per complessivi 232,90 km e un dislivello di 3.942 metri: un primo circuito (da percorrere due volte) di 49,78 km e un dislivello di 738 metri, con partenza e arrivo a Borgo Val di Taro, passando per AlbaretoCompianoBedoniaTornolo; un secondo (da ripetere dieci volte) di 12,30 km e un dislivello di 235 metri, tutto nel territorio di Compiano. Il vincitore di questa competizione potrà fregiarsi del titolo di campione italiano su strada e indossare la maglia tricolore. Campione uscente: Elia Viviani.

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                                     I due circuiti della prova in linea su strada

UNA GRANDE CLASSICA DAL 1906: IL RECORD DI GIRARDENGO, 9 VITTORIE

Scorrendo il palmares di questa competizione nata nel 1906, si ritrovano tutti i grandi protagonisti del ciclismo italiano su strada, da Costante Girardengo, che vinse il titolo ben nove volte, passando per Alfredo Binda e Learco Guerra. Né potevano mancare le grandi coppie del ciclismo italiano: Gino Bartali e Fausto Coppi che si misurarono in queste prova diverse volte, portando a casa quattro trofei ciascuno. E, tra anni Settanta e Ottanta, Francesco Moser e Giuseppe Saronni.  In tempi più recenti oltre a Elia Viviani, sono saliti sul podio anche Fabio Aru campione 2017 e naturalmente Vincenzo Nibali che ha conquistato l’oro nel 2014 e nel 2015. Senza dimenticare Giacomo Nizzolovincitore nel 2016./PF

 

Emilia-Romagna ben oltre il 95%, la soglia di copertura vaccinale che garantisce la cosiddetta “immunità di gregge”, a tutela della salute pubblica e dei piccoli più esposti, per i bimbi ai due anni d’età, nati nel 2016


Al 31 dicembre 2018 - cioè alla seconda rilevazione trasmessa al ministero, dopo quella di giugno - l’Emilia-Romagna conferma di aver superato il muro del 95% per tutte le vaccinazioni rese obbligatorie dalla legge regionale (difteritetetanopoliomielite, che si assestano ciascuna al 95,7%, ed epatite B al 95,5%) per la frequenza al nido. Norma entrata in vigore nel novembre 2016, dopo che la Regione, prima nel Paese, aveva approvato la legge sull’obbligo vaccinale per l’iscrizione a nidi e materne, aprendo la strada al successivo obbligo nazionale. Obiettivo raggiunto anche per emofilo B e pertosse, poi aggiunte dalla normativa nazionale, mentre per morbillo-parotite-rosolia (Mpr) si assiste ad unasignificativa accelerazione nell’ultimo triennio, con la copertura passata dall’87,2% del 2016 al 93,5% del 2018. Guardando poi i dati dei bambini di 36 mesi,quindi nati nel 2015, la percentuale di copertura per la Mpr raggiunge addirittura il 95,8%.

Complessivamente, le percentuali crescono in tutte le provinceRomagna compresa, dove le coperture al 24^ mese sono costantemente salite nell’ultimo triennio, avvicinandosi anch’esse alla soglia del 95% (con Ravenna che già la supera). Particolarmente virtuosa la situazione a Parma, dove per le quattro obbligatorie per legge regionale la copertura si attesta intorno al 97% a 24 mesi e raggiunge il 99% a 36 mesi. E, in Emilia-Romagna, tutte le vaccinazioni previste dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale per l’età pediatrica sono assicurate senza tempi di attesa: l’Ausl, infatti, invia a casa la lettera con la data dell’appuntamento, compatibile con le scadenze corrette del calendario vaccinale.

VACCINI IN EMILIA-ROMAGNA 2016-2018: UN TREND IN CRESCITA

dicembre 2018, le coperture dei bambini nati nel 2016 per poliomielitedifterite etetano hanno raggiunto il 95,7% (mentre nel 2016 erano ferme rispettivamente al 93,3%, 93,1% e 93,5%). L’epatite B è passata dal 92,7% del 2016 al 95,5%. Percentuali destinate ad aumentare ancora di più se si considerano, sempre nell’anno appena concluso, le coperture a 36 mesi, e dunque dei nati nel 2015: 97,2% per la poliomielite(era al 94,4% nel 2016), 97,1% per la difterite (rispetto al 94,2% a fine 2016), 97,3% per il tetano (dal 94,8% del 2016). L’epatite B è passata dal 93,8% del 2016 a quota 96,8%.

In aumento anche le percentuali raggiunte dalle altre vaccinazioni rese obbligatorie dalla successiva legge nazionale (senza considerare la varicella, obbligatoria solo per i nati nel 2017): sempre a dicembre 2018, per i bimbi di due anni le coperture per l’emofilo B hanno raggiunto il 95,2% (erano al 92,2% nel 2016); per morbillo-parotite-rosolia il 93,5% (era all’87,2%), per la pertosse il 95,7% (dal 93,1 del 2016).

 

AL NIDO E SUI BANCHI VACCINATI: ANCHE QUEST’ANNO IN EMILIA-ROMAGNA C’È LO SCAMBIO DIRETTO SCUOLE-AUSL DEGLI ELENCHI DI TUTTI GLI ISCRITTI

Come previsto dalla legge nazionale sull’obbligo vaccinale (n. 119 del 2017), e come già fatto dalla Regione Emilia-Romagna nei due anni precedenti, anche per l’anno scolastico 2019/2020 le scuole e i servizi educativi dovranno trasmettere alle Aziende sanitarie locali territorialmente competenti, entro il 10 marzo 2019, l’elenco di tutti gli iscritti della fascia 0-16 anni. Entro il 10 giugno, le Ausl restituiranno gli elenchi con le indicazioni dei soggetti che risultano non in regola. Nei dieci giorni successivi all’acquisizione degli elenchi, i dirigenti delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione e i responsabili dei servizi educativi per l’infanzia, dei centri di formazione professionale regionale e delle scuole private non paritarie inviteranno i genitori (o chi esercita la responsabilità genitoriale) dei minori indicati negli elenchi a depositare, entro il 10 luglio 2019, la documentazione che attesta l’effettuazione delle vaccinazioni ovvero l’esonero, l’omissione o il differimento delle stesse.

In Emilia-Romagna, a oggi, nulla è cambiato rispetto agli anni scorsi: i genitori, pertanto, non devono presentare il certificato vaccinale al momento dell’iscrizione ma sarà la scuola/servizio educativo ad acquisire le informazioni necessarie direttamente presso l’Ausl.

Fonte: Regione Emilia Romagna 

Memoria. Il viaggio da Fossoli a Mauthausen di 450 studenti degli istituti superiori modenesi. Il presidente Bonaccini alla partenza: "Un atto di coraggio civile, per non dimenticare e contrastare l'intolleranza". Il progetto della Fondazione Fossoli ottiene per la seconda volta la Targa del Presidente della Repubblica. Gli alunni di 29 scuole in viaggio dal 24 al 28 febbraio con i loro professori e gli storici Elisabetta Ruffini, Carlo Saletti, Costantino di Sante, Antonella Tiburzi e Roberta Mira. I campi di Mauthausen, Gusen, Dachau, Ebensee, oltre al castello di Hartheim tra le tappe. Previsti laboratori di giornalismo, fotografia e produzione multimediale. ll 30 aprile al Teatro Comunale di Carpi il racconto alla comunità dell'esperienza fatta.

Bologna -

Un lungo viaggio dalla provincia modenese fino alla Germania, con tappe in Austria, per ricordare le vittime dell’Olocausto e della guerra450 studenti e i loro professori, che non vogliono dimenticare. E’ il progetto Storia in Viaggio. Da Fossoli a Mauthausen, promosso dalla Fondazione Fossoli, che ripropone ai ragazzi, per il terzo anno consecutivo, il viaggio finale che i prigionieri del campo italiano nei pressi di Carpi, moltissimi ebrei, fecero durante la Seconda guerra mondiale verso i lager nazisti. Per il secondo anno consecutivo, l’iniziativa ha ottenuto la Targa del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che il 25 aprile 2017 visitò l’ex Campo di Fossoli.

“Sono venuto a salutare questi ragazzi e queste ragazze che, fortunatamente, hanno vissuto sempre un tempo di pace e che quindi sono portatori di questo grande valore– ha affermato Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, durante la cerimonia di partenza degli alunni-, studenti che, insieme ai docenti, hanno il coraggio civile di ripercorrere i passi verso l’orrore cui furono costretti circa 5000 deportati. Di ricordare attraverso i luoghi, le immagini e le testimonianze, la guerra e la terribile ideologia nazista. La memoria è importante, un segno di civiltà e un monito per far sì che non si ripetano gli stessi drammatici errori. E la legge sulla Memoria del Novecento che abbiamo voluto e che finanziamo con un milione di euro l’anno, serve anche a sostenere le iniziative e i progetti delle scuole. Utili tanto più oggi, nel momento in cui diventa fondamentale ricordare dove abbiano condotto la follia nazifascista e le stesse leggi razziali varate nel nostro Paese, fino a dove si sono spinte la cultura dell’odio e l’intolleranza verso coloro che venivano considerati diversi. Un baratro inconcepibile e disumano che non deve tornare, mai”.

Alla cerimonia erano presenti anche il presidente della Fondazione Campo Fossoli, Pierluigi Castagnetti, il sindaco di Carpi, Alberto Belelli, e il rabbino capo di Modena, Beniamino Goldstein.

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IL PROGETTO

I cinque giorni del viaggio, che coinvolgono 29 istituti superiori dei territori di Carpi, Castelfranco Emilia, Finale Emilia, Mirandola, Modena, Montombraro, Pavullo, Sassuolo e Vignola, sono il culmine di un percorso di formazione molto più ampio, che ha preceduto per mesi la partenza, con tre specifici momentiuno in classe, in cui ogni scuola ha “adottato” un testimone transitato dal Campo (attraverso la letture della sua biografia o autobiografia), la visita a Fossoli per comprendere il ruolo giocato dall’ex Campo di concentramento nel sistema concentrazionario europeo, e la conferenza del professor Francesco Mario Feltri sulle origini del nazismo nei primi decenni del secolo scorso. La formazione degli alunni proseguirà anche durante il viaggio, con la presenza di cinque storiciElisabetta RuffiniCarlo SalettiCostantino di SanteAntonella Tiburzi e Roberta Mira. Insieme a loro agli operatori della Fondazione Fossoli, con la possibilità per gli studenti di partecipare ai numerosi laboratori, come quelli di giornalismo, curato da Serena Fregni, fotografia, condotto da Elena Canevazzi, e produzione multimediale, curato da Roberto Zampa e Giovanni Vignali.

L’esperienza maturata nel viaggio sarà condivisa anche al ritorno, sia nelle classi, che in un momento pubblico che si svolgerà martedì 30 aprile al Teatro Comunale di Carpi.


IL VIAGGIO DELLA MEMORIA

Il viaggio toccherà alcune tra le città simbolo di quello che fu il regime nazista quali Monaco di Baviera, LinzSalisburgo e Innsbruck, in un percorso molto esplicativo  dei diversi aspetti della macchina di morte del Terzo Reich, non limitandosi esclusivamente alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei, ma approfondendo temi quali il lavoro coatto e la famigerata Aktion T4, che portò l’uccisione di migliaia di persone affette da malattie genetiche inguaribili e di portatori di handicap,  “vite indegne di essere vissute”, secondo la visione dell’eugenetica nazista, senza dimenticare la sorte riservata agli internati politici. Tra le tappe, i campi di concentramento di Mauthausen, Gusen, DachauEbensee, oltre al castello di Hartheim.

Informazioni sul sito www.fondazionefossoli.org e la pagina Facebook Fondazione Fossoli.
 
 
Fonte: Regione Emilia Romagna

 

Scuola Modena. Ragazzo disabile rifiutato al liceo a Sassuolo, il consigliere del Gruppo Misto chide alla Regione di ripristinare l'iscrizione. Il caso è avvenuto al Formiggini. Il consigliere: "La scuola deve essere inclusiva e accogliere tutti i ragazzi, a prescindere dalle diversità".

Modena -

Il rifiuto di iscrivere un ragazzo con disabilità da parte del liceo scientifico e classico Formiggini di Sassuolo (Modena) al centro di un'interrogazione di Gian Luca Sassi del Gruppo Misto, che chiede alla Regione di intervenire subito con l'Ufficio scolastico regionale per trovare una soluzione immediata.

Dietro al rifiuto dell'Istituto scolastico alla richiesta d'iscrizione, ci sarebbero problemi di spazio e carenze nel numero dei docenti di sostegno, avendo la scuola già altri ragazzi con disabilità. "È difficile, quasi impossibile, riuscire ad accettare un rifiuto all'iscrizione ad un istituto scolastico pubblico per qualsiasi alunno- sottolinea Sassi- ma lo è ancora di più nel caso dei genitori di un ragazzo con disabilità, che per il proprio figlio desiderano solo il meglio". Finora il confronto tra la famiglia, rappresentata da un legale, e il dirigente scolastico sarebbe avvenuto tramite lettere e mail certificate in cui, ciascuna parte ha portato le proprie motivazioni normative e le relative interpretazioni a proprio supporto. "L'applicazione piatta dei regolamenti d'Istituto- rimarca il consigliere regionale- o di altre regolamentazioni e normative, cui si sarebbe attenuto il Dirigente scolastico nel rigettare la domanda, sembra non tenga conto della condizione di disabilità del ragazzo, condizione umana che non può essere associata a un dato puramente quantitativo". Per Sassi l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità costituisce un punto di forza della scuola italiana, "che vuole essere una comunità accogliente e inclusiva nella quale tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali, possano realizzare esperienze di crescita individuale e sociale".

Per questo il consigliere del Gruppo Misto chiede alla Giunta se sia a conoscenza di quanto accaduto a Sassuolo e se sia in grado di fornire un'analisi, anche quantitativa, del fenomeno e della sua evoluzione. Chiede inoltre di "interfacciarsi con l'Ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna per ricercare una soluzione immediata al caso specifico, permettendo all'alunno con disabilità l'iscrizione al liceo A.F. Formiggini di Sassuolo per la prima classe ad indirizzo Scienze umane e se, data l'alta valenza del tema, si sia in grado di prospettare interventi, anche con l'ausilio di altre istituzioni ed altri livelli di governo, che possano contribuire efficacemente alla soluzione del problema".

(Giulia Paltrinieri)

Sport e sanità: nasce in Emilia-Romagna, a Villanova sull'Arda (PC), il Centro nazionale paralimpico del Nord Italia, punto di riferimento per il Paese: pratica sportiva, soggiorno prolungato, attività riabilitative e sanitarie nello storico ospedale che fu donato alla comunità dal maestro Giuseppe Verdi. Oggi la firma del Protocollo d'intesa tra Regione, Comitato Italiano Paralimpico, Comune e Azienda Usl di Piacenza. La struttura diventerà punto di riferimento nazionale per gli atleti paralimpici, le persone con disabilità che vogliono fare sport e i pazienti dimessi dalle Unità spinali. Infrastrutture all'avanguardia, con un palazzetto e palestre multidisciplinari, piscine, una pista d'atletica, campi da tennis e da calcetto, ma anche un'area completamente rinnovata per le attività riabilitative e 50 posti letto per l'accoglienza. Un unicum nel panorama sportivo e sanitario del Nord Italia: p er realizzarlo, 10 milioni di euro e il lavoro di squadra delle istituzioni.

Villanova sull’Arda (Pc) -

Da presidio sanitario storico del territorio piacentino, voluto e donato alla comunità dal maestro Giuseppe Verdi, a moderno e innovativo Centro nazionale paralimpico del Nord Italia. Una struttura destinata a diventare, quindi, un punto di riferimento in ambito sportivo e sanitario non solo per l’Emilia-Romagna, ma per il Paese.

La trasformazione dell’ospedale di Villanova sull’Arda, attualmente sede dell’Unità Spinale dell’Azienda Usl di Piacenza, è ufficialmente iniziata con la sigla, oggi, del Protocollo d’intesa da parte dei quattro firmatari: per la Regione il presidente, Stefano Bonaccini, per il Comitato Italiano Paralimpico il presidente, Luca Pancalli, per il Comune di Villanova il sindaco, Romano Freddi, e per l’Azienda Usl di Piacenza il direttore generale, Luca Baldino.
Un accordo formale con cui tutti i soggetti coinvolti riconoscono il proprio ruolo e il proprio impegno nella realizzazione di questo avveniristico progetto, a compimento di quanto ha stabilito il Piano di riorganizzazione e sviluppo della sanità piacentina approvato dalla Conferenza Territoriale sociale e sanitaria. 

Il Centro, il primo a nascere in Italia settentrionale, potrà contare su un palazzetto palestre per la pratica di molti sport, dal basket alla pallavolo, dalla scherma al tiro con l’arco; un campo da tennis e da calcetto, una pista d’atletica all’aperto, una piscina semi-olimpionica coperta da 25 metri, e un’area dedicata alle attività riabilitative e sanitarie.

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Non solo: ci sarà, infatti, anche una struttura di soggiorno con circa 50 posti letto a disposizione di atleti paralimpici e istruttori,che potranno utilizzare infrastrutture sportive e servizi alberghieri per allenarsi in vista di competizioni nazionali e internazionali, e dei pazienti delle Unità Spinali (nel raggio di 200 chilometri ne sorgono 14 di tre diverse regioni: Lombardia, Liguria e Piemonte), che dopo le dimissioni potranno seguire percorsi di riabilitazione attraverso lo sport, assistiti dal personale sanitario presente nella struttura. Anche le persone con disabilità interessate a sperimentare uno o più sport potranno usufruire di istruttori qualificati, dei servizi alberghieri e degli impianti sportivi, questi ultimi disponibili anche per i cittadini del territorio.

Un complesso all’avanguardia, baricentrico rispetto a tutto il Nord Italia (a Roma esiste il Centro Preparazione Paralimpica Tre Fontane), che sorge quindi con un duplice obiettivo: offrire adeguati spazi di allenamento agli atleti paralimpici e rieducare alla vita quotidiana le persone con disabilità attraverso l’avviamento allo sport, garantendo al contempo un’ospitalità prolungata. Traguardo reso possibile grazie al finanziamento di 10 milioni di euro assegnati all’Ausl di Piacenza dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), e allavoro congiunto di tutte le istituzioni e i soggetti coinvolti.

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Da sinistra a destra i firmatari del protocollo: Romano Freddi, Stefano Bonaccini, Luca Pancalli, Luca Baldino.

Fonte: Regione ER

 

E45. A Roma la Conferenza unificata Stato-Regioni, il presidente Bonaccini chiede al Governo l'attivazione immediata degli ammortizzatori sociali per i lavoratori delle aziende danneggiate: "Dare risposte concrete a loro e alle loro famiglie". In Emilia-Romagna necessari di 8 milioni di euro

Prima risposta positiva dell'esecutivo, con l'impegno del viceministro Garavaglia a interessare in tempi rapidi gli altri ministeri competenti di fronte alla richiesta avanzata anche a nome delle Regioni Toscana e Umbria

Bologna – Attivare subito gli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori delle aziende danneggiate dalla chiusura del viadotto Puleto sulla E45. Richiesta avanzata oggi dal presidente della Regione Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni-Enti locali, a Roma, anche a nome delle Regioni Toscana e Umbria, e che ha ricevuto una prima risposta positiva dall'esecutivo. Il viceministro all'Economia, Massimo Garavaglia, si è infatti impegnato a farsi carico della richiesta interessando rapidamente anche gli altri ministeri coinvolti.

Il presidente Bonaccini ha portato sul tavolo di confronto col Governo una richiesta che è stata immediata e che tuttora viene sollecitata dalle istituzioni locali, dai sindacati e dalle organizzazioni d'impresa, sia artigiane che industriali. L'attivazione da parte dell'esecutivo fa seguito a un primo intervento della Regione che il 28 gennaio scorso ha stanziato una prima tranche da 250 mila euro per garantire un primo aiuto alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie delle Province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini colpite dalla chiusura della viabilità, fondi in corso di erogazione d'intesa con i gli enti locali. In precedenza, il 16 gennaio, il presidente della Giunta aveva dichiarato lo stato di crisi regionale, atto a cui aveva ha fatto seguito, il 25, la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza nazionale.

"Prosegue l'azione che stiamo facendo insieme ai sindaci, i territori, i lavoratori e le imprese per ridurre davvero al minimo le conseguenze che la chiusura della E45 ha causato nelle scorse settimane e causa tuttora- afferma Bonaccini-. L'impegno garantito oggi dal viceministro Garavaglia è senza dubbio positivo, e lo ringrazio per questo, certo è che dal Governo noi e le comunità locali ci aspettiamo al più presto risposte concrete su un tema che abbiamo posto da subito, consapevoli che i lavoratori e le loro famiglie non possono essere lasciati soli su questo".

In merito all'attivazione degli ammortizzatori sociali, per i soli territori dell'Emilia-Romagna la Regione chiede al Governo l'assegnazione di risorse per 8 milioni di euro, necessari all'integrazione del reddito dei lavoratori di tutte le imprese direttamente colpite, per un periodo di 180 giorni, da rivalutare poi sulla base dell'evolversi della situazione.

Dal Comune di Reggio Emilia la cittadinanza onoraria all'ex Prefetto Antonella De Miro. Il plauso del sottosegretario alla Presidenza della Regione, Giammaria Manghi: "Un segnale importante che viene da una città, e da una Regione, che dicono no alle mafie. Grazie alla dottoressa De Miro per l'instancabile impegno dimostrato nel contrasto alla criminalità organizzata e a favore della legalità".

Bologna -

“Un importante riconoscimento a una donna delle Istituzioni che tanto ha fatto per contrastare le mafie e l’infiltrazione della criminalità organizzata nel nostro territorio”.

Così il sottosegretario alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna, Giammaria Manghi, plaude al conferimento, da parte del Comune di Reggio Emilia, della cittadinanza onoraria ad Antonella De Miro, per cinque anni Prefetto della città - da settembre 2009 a settembre 2014 - e ora alla guida della Prefettura di Palermo.

“È un segnale importante - afferma il sottosegretario, presente sabato alla cerimonia - anche dal punto di vista simbolico, che viene dalla nostra città e dalla nostra Regione, che dicono no a tutte le mafie. Una città e una Regione che hanno fortemente voluto e si sono impegnate, anche economicamente, affinché non altrove, ma sul proprio territorio si svolgesse il processo ‘Aemilia’ contro la 'ndrangheta. A nome di tutta la comunità emiliano-romagnola- aggiunge Manghi- ringraziamo il Prefetto per il suo instancabile impegno a favore della legalità, e il Consiglio comunale di Reggio Emilia, che ha deciso all’unanimità questo riconoscimento. Siamo veramente orgogliosi di avere il Prefetto De Miro tra i cittadini onorari della nostra città”. /EC

 

Bilancio. L'assessore Petitti: "Nessuna operazione speculativa attraverso derivati" - Risposta al consigliere Galli (Fi): "Non esiste alcun allarme debiti fuori controllo. Si tratta di strumenti adottati dal 2004 per attenuare i rischi da tassi variabili su mutui già contratti, inseriti in ogni documento di bilancio e sottoposti alla valutazione degli organi di controllo, dal Collegio dei revisori alla Corte dei conti"

 

Bologna – "Un'operazione che non ha rischi e non di natura speculativa", visto "non è stata stipulata per ottenere immediata liquidità, di cui la Regione Emilia-Romagna non ha mai avuto necessità". Un'operazione condotta attraverso strumenti "adottati nel 2004, inseriti e illustrati in tutti i documenti di bilancio, compreso quello del 2019" e "sottoposti alla valutazione degli organi di controllo", dal Collegio dei revisori alla Corte dei Conti. Con quest'ultima, la magistratura contabile, che non ha rilevato alcun pericolo. E un giudizio analogo è arrivato anche dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.

L'assessore regionale al Bilancio, Emma Petitti, interviene dopo l'interrogazione presentata dal consigliere Andrea Galli (Fi) rispetto all'utilizzo di strumenti finanziari derivati da parte della Regione.

"Il presunto allarme sui conti della Regione di cui parla il consigliere è davvero infondato- spiega Petitti-. Intanto non esistono i debiti fuori controllo di cui parla, e non si capisce come sarebbe potuto succedere visto che parliamo di strumenti adottati nel 2004 da parte della Regione, inseriti e illustrati in tutti i documenti di bilancio, compreso quello del 2019, oltre che sottoposti al vaglio degli organi di controllo quali il Collegio dei revisori e la Corte dei conti. L'operazione non ha rischi- prosegue l'assessore- essendo una semplice trasformazione da tassi variabili a tassi fissi dei mutui contratti dalla Regione stessa. Anzi, è stata conclusa per attenuare i rischi del tasso variabile sul lungo periodo, certo di più difficile previsione e, contemporaneamente, per dare certezza finanziaria agli amministratori futuri, non trasferendo eventuali rischi negli anni successivi al 2009". In questo modo, "si è raggiunto un doppio risultato: ottenere tassi variabili quando le condizioni favorevoli del mercato sono caratterizzate da bassi tassi d'interesse e cautelarsi nel lungo periodo trasformandoli in tassi fissi, fornendo certezze sugli oneri finanziari da pagare in futuro".

Fin dall'inizio, ricorda ancora Petitti, l'operazione è stata valutata dalla Corte dei conti, che l'ha così definita: "Prudente affaccio sul mercato è quello dell'Emilia-Romagna che, per la prima volta nel 2004, sovrappone uno swap ad un mutuo di Cassa Depositi e prestiti a copertura dell'evoluzione dell'originario tasso variabile, tramite collar e barriera superiore fissata al 5,25 per cento". Un giudizio analogo a quello espresso dal ministero dell'Economia e delle Finanze.

"Dunque, è chiaro che l'operazione in derivati non è di natura speculativa né è stata stipulata per ottenere immediata liquidità, di cui la Regione Emilia-Romagna non ha mai avuto necessità. Si differenzia pertanto da altre operazioni in derivati, citate in alcuni articoli comparsi online, stipulate in passato da vari Enti locali e territoriali italiani, in quanto risulta semplicemente equiparabile a un'operazione di rinegoziazione del tasso d'interesse, conosciuta dalle stesse famiglie e imprese per attenuare i costi degli oneri finanziari. Infine- chiude Petitti- ricordo che è vietato alle Regioni, tra gli altri, stipulare contratti relativi a strumenti finanziari derivati nonché procedere alla rinegoziazione di contratti derivati in essere".

 

La posizione di Galli (FI) che ha determinato la risposta dell'assessora al Bilancio - Bologna 22/1/2019 16,55 - Bilancio Regione. Derivati, Galli (Fi): perdite dai 12 ai 16 milioni di euro all'anno

Il consigliere chiede alla Regione se non si ritenga che "tale operazione finanziaria contravvenga ad una corretta gestione delle risorse pubbliche, visto che non rispetta le indicazioni di contenimento della spesa"

I tre contratti derivati sottoscritti nel 2004 dalla Regione Emilia-Romagna con gli istituti finanziari Dexia Crediop, Unicredit Banca Mobiliare e JP Morgan sono al centro di un'interrogazione di Andrea Galli (Forza Italia).

Si tratta, specifica il consigliere, di strumenti finanziari il cui prezzo si basa sul valore di mercato di un altro strumento finanziario. A causa di questi contratti - di un valore complessivo di circa 473 milioni e 418mila euro - continua Galli, la Regione dall'anno corrente al 2032 potrebbe perdere 210 milioni. "Nel periodo compreso tra il 2004 e il 2009", spiega il consigliere, "il tasso di interesse del debito è variabile, mentre nel periodo successivo è diventato fisso, con un tasso del 5,25% fino al 2032". La trasformazione del tasso, secondo Galli, starebbe procurando perdite tra i 12 e i 16 milioni di euro all'anno a carico del bilancio della Regione. Perdite che, chiarisce il consigliere, "non rispetterebbero quanto più volte la Corte dei Conti ha indicato agli Enti locali in merito alla razionalizzazione e al contenimento della spesa pubblica".

"Quando nel 2009 c'è stata la trasformazione del tasso sul debito da variabile a fisso, perché non si è tenuto in considerazione il fattore delle perdite future?" chiede Galli, aggiungendo che "in caso di risposta affermativa sarebbe necessario acquisire lo studio di valutazione della convenienza economico-finanziario effettuato al momento della sottoscrizione dei contratti derivati nel 2004, mentre in caso di risposta negativa occorrerebbe capire per quale motivo all'epoca non sia stata elaborata l'analisi".

Galli chiede all'esecutivo regionale anche "se non si ritenga che tale operazione finanziaria contravvenga a una corretta gestione delle risorse finanziarie pubbliche, visto che non rispetta le indicazioni di contenimento della spesa e razionalizzazione dei conti più volte richiamate dalla magistratura contabile". Altra richiesta del consigliere è conoscere se la Corte dei Conti, dal 2010 a oggi, abbia effettuato verifiche sui derivati sottoscritti dalla Regione e su come siano state contabilizzate le perdite nel bilancio dell'Ente.

(Francesca Mezzadri)

Pubblicato in Economia Emilia
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