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Presentato il primo Outlook di wine2wine – L’Osservatorio b2b di Vinitaly. Intervistate le aziende espositrici di Vinitaly sul loro export e sulla loro capacità di strutturarsi e di affrontare nuovi Paesi. 

 

Verona, 8 aprile 2014. Russia, Brasile, Stati Uniti Area Centrale, sono questi i primi tre mercati su cui punteranno gli espositori di Vinitaly per aumentare il loro export. Emerge dal primo Outlook di wine2wine – L’Osservatorio b2b di Vinitaly, presentato oggi a Veronafiere.

Una raccolta di informazioni interessanti, ma soprattutto con un punto di vista originale, che è quello appunto degli oltre 4.000 espositori di Vinitaly, che rappresentano le aziende più importanti ed export oriented italiane.

Questo Outlook, con focus sull’export, è il primo di una serie di ricerche dell’Osservatorio di Vinitaly nell’ambito di w2w, la nuova iniziativa di formazione, informazione e networking in chiave business a supporto dell’attività imprenditoriale di Veronafiere/Vinitaly in programma il 3 e 4 dicembre 2014 a Verona.

«L’Outlook di Vinitaly ora e wine2wine a dicembre – ha affermato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – sono i nuovi tasselli che aggiungiamo a Vinitaly, inteso come piattaforma di servizi alle imprese vitivinicole italiane che prima ascolta i propri clienti e poi li accompagna sui mercati internazionali».

Scorporando i dati raccolti dall’indagine sugli espositori (presentata da Enrico Gallorini di GRS Ricerca e Strategie), divisi in base al fatturato, emergono differenze significative rispetto all’export e ai Paesi target.

Se quelli con fatturato fino a 100.000 euro esportano mediamente in sei Paesi, quelli sopra i 500.000 mila euro sono presenti con i propri in vini mediamente in 20 mercati; i primi prevalentemente nell’Europa comunitaria i secondi in tutte le aree geografiche del mondo. Primo Paese di sbocco è per tutte le classi di fatturato la Germania, mentre al secondo e al terzo posto ci sono la Francia e la Svizzera per i piccoli produttori fino a 100.000 euro di fatturato, la Svizzera e il Belgio per quelli tra 100.000 e 500.000 euro e gli Usa Costa Est e la Svizzera per le cantine di grandi dimensioni. Non mancano comunque piccole realtà capaci di esportare nella East Coast degli Stati Uniti (30%), in Giappone e West Coast Usa (23%), Cina, Hong Kong e Australia (12,5%).

Anche i mercati su cui puntare in futuro, i most favourite target Countries, si diversificano in base al fatturato. Se sul campione totale, infatti, emergono Russia, Brasile e Stati Centrali degli Usa, per i piccoli le tre aree degli Stati Uniti sono ai primi tre posti della lista per oltre il 50% delle aziende intervistate, con la Russia e la Germania che seguono con il 46% delle preferenze. Per le medie aziende ci sono ai primi posti Russia (50%), Brasile (44%), Stati Uniti Centrali (41%), Regno Unito (40%) e West Coast (38%).

Russia in testa tra i mercati su cui investire per il 44% delle grandi aziende, con il Brasile al secondo posto (39%), mentre al terzo posto ci sono gli Emirati Arabi (31%), che precedono di un soffio Singapore (30%) e Messico (29%). La lista prosegue evidenziando una voglia di diversificare non presente nelle cantine di minori dimensioni, che si giustifica sia con la loro presenza già consolidata in un numero di Paesi maggiore, sia con una strutturazione organizzativa e una capacità di investimento maggiori. I Paesi, segnalati da almeno un quarto degli intervistati, sono in parte “esotici” e in parte “tradizionali, così dal sesto al ventesimo posto abbiamo: Area Centrale degli Stati Uniti, Corea del Sud, India, Svezia, Nuova Zelanda, Vietnam, Australia, Tailandia, Cina, Norvegia, Hong Kong, Taiwan, Turchia, Stati Uniti Costa Ovest e Finlandia.

«Le ricerche – ha spiegato Mantovani – rappresentano l’offerta dell’area Outlook b2b della nuova iniziativa wine2inew; ci saranno poi lo spazio ‘evento b2b’ con il vero e proprio forum di approfondimento e lo spazio ‘network b2b’ per l’incontro e il confronto tra aziende a supporto dell’attività imprenditoriale».

«La prima edizione di wine2wine avrà luogo – ha proseguito Mantovani – quando sarà pronto il progetto complessivo per il vino ad Expo 2015, mentre la seconda edizione si avrà nell’inverno 2015 a conclusione della grande esposizione mondiale e diventerà sicuramente un momento di consuntivo sulle attività svolte».

Il report completo, contenente anche un focus sull’export delle aziende che producono vino biologico, è scaricabile dal sito wine2wine.net  

"Forum Brasile – Le opportunità di business per le Pmi" incontro che si svolgerà a Palazzo Soragna il 15 aprile a partire dalle ore 9 -

 

Parma, 8 aprile 2014 -

E’ il quinto Paese più popoloso al mondo, ha un PIL in crescita e un trend di sviluppo che continua a interessare le economie avanzate. E’ il Brasile e può costituire un’opportunità per le imprese del territorio. E’ per questo che UniCredit e l’Unione Parmense degli Industriali hanno organizzato l’incontro “Forum Brasile – Le opportunità di business per le Pmi” che si svolgerà a Palazzo Soragna il 15 aprile a partire dalle ore 9.L’iniziativa si propone di illustrare le opportunità che offre il Paese verde-oro agli imprenditori interessati a sviluppare la propria attività oltre confine, oltre a facilitare l’ingresso delle aziende locali nel mercato brasiliano per lo sviluppo di rapporti commerciali. L’incontro si aprirà con i saluti e l’introduzione di Cesare Azzali, Direttore Unione Parmense Industriali e di Fabrizio Simonini, Responsabile Area Commerciale Parma UniCredit; Luciano Mario Bencivinni, Political Risk & Country Analysis UniCredit, presenterà lo scenario politico e economico del Paese sudamericano. Prenderà poi la parola, per un approfondimento sul tema “Il Mercato Brasile: il contesto operativo per le imprese”, Renzo Regini, Responsabile dell’UniCredit Office San Paolo del Brasile. Giacomo Guarnera, dello Studio legale Guarnera Advogados, presenterà quindi la sua relazione sul tema “L’impatto fiscale sul business e accorgimenti legali nelle strategie di internazionalizzazione. In chiusura Federico Canuti, Partner Pop Consulting, si soffermerà sulle “opportunità in Brasile per l’industria alimentare”.

 In allegato la locandina scaricabile con il programma 

(Fonte: ufficio stampa Unicredit)

 

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia

Aumenta dell’1,8% l’export della provincia di Reggio Emilia nel corso del 2013.

Reggio Emilia, 14 marzo 2014 -

Una variazione inferiore a quella registrata dalla regione nel suo insieme (+2,6%) ma che ha portato il valore esportato della nostra provincia all’importo record di 8,6 miliardi di euro.

Il risultato ottenuto dalle esportazioni delle nostre imprese – sottolinea il Presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi - conferma l’importanza dell’indirizzo assunto dall’Ente che nel 2013 ha investito più di 1,2 milioni di euro per l’internazionalizzazione”.

E proprio con la finalità di incrementare la competitività delle imprese sui mercati esteri – prosegue Landi – la Camera di Commercio ha stanziato 600.000 euro con i quali assegnare, tramite bando, contributi per la partecipazione delle PMI a fiere internazionali”.

Oltre la metà dell’export reggiano continua ad essere rappresentato dai prodotti metalmeccanici con 4,4 miliardi di euro fatturati oltre frontiera, il 2,9% in più rispetto al 2012.

In aumento anche l’export dei prodotti elettrici/elettronici (+5,1%) arrivato a quota 650milioni, il 7,6% del totale e dei prodotti ceramici (+8,4%) che con un valore di 899 milioni di euro rappresentano il 10,4% del nostro export.

Quasi stazionario (con una crescita che si limita ad un +0,3%) l’esportato dei prodotti alimentari e delle bevande: 606 milioni di euro, il 7% del totale, mentre si osserva un calo del 5,1% per il fatturato estero del comparto abbigliamento che pur scendendo a 1,4 miliardi di euro, rappresenta il 16% delle nostre esportazioni.

 

Esportazioni per merce in provincia di Reggio Emilia

Anni 2012 e 2013- valori in euro

Merci

2012

2013

Variazione %

Prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca

13.446.356

11.581.572

-13,9

Prodotti delle attività manifatturiere

8.414.646.241

8.573.072.406

1,9

di cui:

     

- Alimentari e bevande

604.537.782

606.082.553

0,3

- Tessile-abbigliamento

1.443.500.673

1.370.215.032

-5,1

- Ceramica

828.780.130

898.630.166

8,4

- Metalmeccanica

4.273.641.487

4.399.325.465

2,9

- Elettrica-elettronica

618.484.636

650.174.958

5,1

- Altre Manifatturiere

645.701.533

648.644.232

0,5

Altri prodotti e attività – Merci varie

22.530.060

15.490.006

-31,2

Totale

8.450.622.657

8.600.143.984

1,8

            Fonte: elaborazioni ufficio Studi Camera di commercio Reggio Emilia su dati Istat

Pur con comportamenti diversificati fra i settori Reggio Emilia continua a confermarsi una provincia in grado di mantenere alti i livelli competitivi sui mercati internazionali continuando ad occupare saldamente il terzo posto per valore esportato fra le province dell’Emilia Romagna preceduta da Bologna e Modena.

Il miglior andamento dei comparti metalmeccanico, elettrico/elettronico e ceramico inducono a presupporre che gli imprenditori reggiani siano stati in grado di intercettare ancora una volta in anticipo i segnali di ripresa in quei Paesi, soprattutto al di fuori dell’Unione Europea, che necessitano in particolare di prodotti strumentali (senza però retrocedere dalle posizioni acquisite nei mercati dell’Unione Europea). A fronte della stazionarietà di vendite nell’UE28 si osserva un incremento del 10,6% verso il mercato russo e del 4,6% verso quello turco. Al di fuori dell’Europa (che nel suo insieme registra un incremento dello 0,9% ed il 71% dell’export complessivo) si osservano andamenti positivi per tutti i continenti: +8,2% per l’Oceania che con 144milioni di acquisti si limita ad acquisire – per la distanza che ci separa – solo l’1,7% del nostro export; +6,9% per l’America che con 979 milioni di acquisto assorbe l’11,4% delle nostre vendite all’estero; +3,4% per l’Africa (395milioni di acquisti pari al 4,6% del totale); +1% per l’Asia (997milioni di euro, l’11,6% del totale).

Se poi si focalizza l’attenzione sui singoli Paesi si registrano aumenti significativi nei mercati statunitense (+16,6%) e brasiliano (+7%) in America, sudafricano (+6,7%), algerino (+52,6%) ed egiziano (+1,6%) in Africa; cinese (+5,2%) in Asia. In Oceania, l’Australia registra un +5,5%

 

Esportazioni della provincia di Reggio Emilia per aree territoriali

Anni 2012 e 2013 (valori in euro)

Aree territoriali

2012

2013

 

EUROPA

6.032.229.078

6.085.226.128

0,9

di cui:

     

- Unione europea 28

5.253.578.536

5.255.502.376

0,0

- Uem17

3.803.237.246

3.793.648.936

-0,3

- Russia

345.224.274

381.869.758

10,6

- Turchia

132.606.186

138.644.599

4,6

AFRICA

381.743.899

394.904.025

3,4

di cui:

     

- Sudafrica

87.574.158

93.465.790

6,7

- Algeria

33.459.526

51.068.380

52,6

- Egitto

43.188.631

43.859.288

1,6

AMERICA

915.568.417

978.587.598

6,9

di cui:

     

- Stati Uniti

465.971.367

543.504.689

16,6

- Canada

107.101.031

100.067.701

-6,6

- Brasile

83.767.316

89.661.531

7,0

ASIA

987.674.223

997.128.812

1,0

di cui:

     

- Cina

186.271.446

195.944.477

5,2

- Giappone

125.847.761

120.210.336

-4,5

- Arabia Saudita

79.155.891

77.974.553

-1,5

- Hong Kong

74.070.727

67.649.971

-8,7

- India

59.298.046

57.546.317

-3,0

OCEANIA

133.407.040

144.297.421

8,2

di cui:

 

 

 

- Australia

114.966.602

121.270.804

5,5

TOTALE

8.450.622.657

8.600.143.984

1,8

                   Fonte: elaborazioni ufficio Studi Camera di commercio Reggio Emilia su dati Istat

 

(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

 

 

 

Olio extra vergine di oliva: Italia secondo esportatore in Russia

 

di Virgilio - Parma 08 gennaio 2014 -- 

L’Italia con i suoi 3.800 Ton. di Olio extra vergine consolida il secondo posto tra gli esportatori in Russia. A renderlo noto l’ICE, l’Agenzia Italiana per il Commercio Estero che però segnala anche la forte ripresa della Grecia in questo grande e importante mercato al punto tale da avere triplicato i volumi nel periodo preso in esame. 

La Spagna è largamente al comando della speciale classifica garantendosi il 50% del mercato mentre, come si diceva, l’Italia copre il 25% delle forniture per un valore d’esportazione di 15,6 milioni di dollari. 

 

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 22 Dicembre 2013 09:06

UK, etichettatura Agrinsieme, No! al semaforo rosso

 

 

“Il semaforo rosso non piace”.

 

 

Made in Italy: Agrinsieme, “no” al “semaforo rosso”. A rischio un terzo dell’export agroalimentare in Gran Bretagna

Roma, 12 dicembre 2013 - Il “semaforo” per le etichette agroalimentari predisposto dalla Gran Bretagna rischia di dare un colpo pesante al “made in Italy” agroalimentare. La luce rossa si accenderebbe per circa un terzo dei prodotti esportati oltre Manica, danneggiando un paniere che nello scorso anno ha generato ricavi per quasi 650 milioni di euro. E’, quindi, indispensabile che il nostro governo si adoperi immediatamente per contrastare una misura penalizzante che va contro la stessa filosofia europea. E’ quanto afferma Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane del settore agroalimentare.

Le conseguenze che si profilano per il nostro export agroalimentare in Gran Bretagna (pari attualmente a 2,5 miliardi di euro) -sottolinea Agrinsieme- sono gravi. Il provvedimento va respinto con la massima fermezza. “Schedare” cibi e bevande in tale maniera è pericoloso e fuorviante, perché si offre al consumatore soltanto un’informazione parziale ed erronea che non tiene più conto della dieta complessiva. Lo schema “a semaforo” fornisce, dunque, un giudizio semplicistico e distorto sul singolo alimento, cancellando in un colpo solo l’assunto universalmente riconosciuto dal mondo scientifico che non esistono alimenti “buoni” e “cattivi”, ma piuttosto regimi alimentari corretti o meno a seconda del modo in cui gli alimenti vengono integrati tra loro quotidianamente.

Non è questo -avverte Agrinsieme- il modo di fare trasparenza nell’etichetta. Con la misura inglese non si parlerebbe più di stili di vita salutari, di alimentazione di qualità, ma semplicemente di alimentazione a basso valore nutritivo. Con buona pace dei prodotti d’eccellenza della dieta mediterranea, di recente eletta dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

 

 

 

 Prosegue la crescita del fatturato all'export delle cantine italiane, seppure in presenza di minori quantitativi spediti oltre frontiera.

 

Roma, dicembre 2013 --

 

I dati Istat relativi ai primi 8 mesi dell'anno indicano infatti un incremento degli introiti del 8% a fronte di una flessione in volume del 4%, che lascia presagire una perdita di quote di mercato in alcuni Paesi. Tale dinamica, sottolinea l'Ismea sulla base delle proprie elaborazioni, risulta particolarmente evidente per i vini sfusi, che grazie ai rincari a due cifre dei prezzi all'origine, hanno ottenuto una maggiore remunerazione sui mercati esteri (+21%), nonostante il cedimento dell'8 per cento dei quantitativi esportati.

Più contenuta la flessione in volume dei i vini confezionati (-3%), per i quali la crescita in termini monetari sfiora il 6%, mentre l'export di spumanti avanza sia in valore (+17%) che in quantità (+11%). A trainare la domanda di questi ultimi, sottolinea l'Ismea, è stato soprattutto il Prosecco, mentre l'Asti ha mostrato i primi segnali cedimento.
L'analisi per tipologie di vino in base alla piramide qualitativa evidenzia per le Igp volumi inferiori dell'1% sull'anno scorso, per un controvalore in crescita dell'8%, e per le Dop una flessione del 3% in quantità e un +5% degli incassi.

Esaminando le principali destinazioni dell'export, si evince per i vini sfusi un aumento delle vendite in Germania (+5% in quantità), che rappresenta il principale mercato di sbocco per questo segmento, a fronte del drastico ridimensionamento delle spedizioni nell'Est europeo e in Cina.

Anche per i vini confezionati emergono andamenti disomogenei nei diversi Paesi clienti, con buone performance in Usa e Canada (rispettivamente +4% e +8% i quantitativi inviati) e importanti battute d'arresto in Regno Unito (-7%), Germania (-5%), Svizzera (-4%), Giappone (-10%), Cina (-22%) e Russia (-4%).

Sulla flessione della Cina incide, secondo l'Ismea, la saturazione delle scorte in mano agli importatori, a causa di un momentaneo stallo della domanda, mentre sul fronte russo a frenare la marcia del vino tricolore sarebbe l'incertezza sulle regole imposte alla dogana. Da rilevare al contrario la buona performance degli spumanti e dei vini frizzanti a Mosca: i primi in crescita del 30% in volume e del 50% in valore, i secondi rispettivamente del 62% e 78%.  

(fonte Ismea)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 01 Dicembre 2013 09:42

L'Export dei formaggi vola.



Corre l'export dei formaggi made in Italy nei primi sette mesi del 2013.

di LGC Parma, 01 Dicembre 2013 -

Nonostante la crisi l'export tira, verrebbe da dire. E in effetti i dati sono positivi e incoraggianti secondo quanto rilevato da Ismea su base dati Istat. Infatti, rileva Ismea, ammonta a circa 183 mila tonnellate il quantitativo di formaggi made in Italy che prendono la via dell'estero, per un giro d'affari complessivo superiore al miliardo di euro, un risultato - sottolinea l'Ismea - che preannuncia un altro anno di soddisfazione per il settore lattiero caseario nazionale.

 

AMBROSI GIUSEPPE gde

Ma, pur confermando i dati, il Presidente di Assolatte Giuseppe Ambrosi lancia un allarme proprio in riferimento all'export: "Grazie ad una fortissima attività delle imprese, la domanda estera di formaggi italiani è in continua crescita. Nel 2012 - prosegue Ambrosi durante l'intervista rilasciata all'agenzia dell'organizzazione lattiera - abbiamo superato le 300.000 tonnellate di prodotti esportati, sfiorando i 2 miliardi di euro, con una crescita del 7% in volume. L'aumento dei volumi si è però accompagnato ad una riduzione dei prezzi medi.

Una tendenza confermata anche nel 2013. Fino ad agosto abbiamo registrato vendite all'estero per un totale di 213.000 tonnellate, con un aumento dei volumi del 6,1% a fonte di un calo dei prezzi medi del 4,4%.

È evidente che il "made in Italy" piace, ma non a ogni costo!"

Comunque, verrebbe da dire "Meno male che l'Export c'è".

- I DATI ISMEA -

Le elaborazioni dell'Istituto sui dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2013 indicano, infatti, un incremento di oltre il 5% dei quantitativi esportati sul 2012, accanto ad un aumento degli incassi dell'1,2%. L'estero si conferma essere un importante stimolo per la produzione casearia italiana in un momento di forte stagnazione della domanda domestica, nonostante la remunerazione dei prodotti oltre frontiera appaia nettamente inferiore allo scorso anno. Il prezzo medio all'export dei formaggi italiani risulta infatti ridotto del 4% rispetto ai primi sette mesi del 2012, passando dai 6,58 euro/kg ai 6,32 euro/kg attuali.

Export per segmento

Scendendo nel dettaglio, tra gennaio e luglio risulta particolarmente brillante la performance dei formaggi freschi e dei semiduri. che hanno ottenuto un incremento a due cifre sia in volume (rispettivamente +12% e +11%) che in corrispettivi monetari (+13%, +10%). Un andamento superiore alla media del comparto si evince anche per i molli (+6% in quantità e + 5% in valore), mentre tra i Dop, Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono aumentati del 2,5% perdendo però quasi il 5% degli incassi. In controtendenza il Pecorino che registra una flessione dell'export in valore nettamente inferiore alla riduzione dei quantitativi, grazie ad una maggiore remunerazione finale del prodotto (+9% i prezzi di vendita sul 2012).

Export per principali destinazioni

Analizzando le principali destinazioni dell'export caseario nazionale, la Francia si conferma il primo acquirente di formaggi italiani, con oltre 40 mila tonnellate (+5% su base annua). Al secondo posto tra i paesi tradizionalmente clienti, la Germania ha aumentato la sua domanda di quasi l'8% (circa 25 mila tonnellate). A seguire il Regno Unito a cui sono andati oltre 16 mila tonnellate di formaggi made in Italy (+7% ). Tra i paesi extra-Ue, si conferma una situazione non favorevole negli Stati Uniti - quarto mercato nella graduatoria dei Paesi acquirenti - , che nel periodo in esame hanno registrato un calo delle richieste del 2%. Accanto alla crescita delle vendite verso i clienti storici della vecchia Europa, per i formaggi italiani si stanno aprendo nuovi ed importanti mercati di sbocco nell'Est europeo, nel Medioriente e nell'Est asiatico. In quese aree, nonostante i volumi esportati rappresentino quote non molto rilevanti, si evidenziano tassi di crescita molto interessanti che in qualche caso raggiungono anche il 30/40%.

Export Paesi Formaggi gde

Export Volumi Formaggi gde


(FONTI ISMEA E ASSOLATTE)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Domenica, 22 Settembre 2013 11:00

Frutta italiana negli USA



L'Italia, che con Spagna si contende l'appellativo di "orto d'europa" finalmente sbarca in USA..

di Virgilio --

Roma, 22 settembre 2013

Ortofrutta: bene l'accordo, da fine mese pere e mele "made in Italy" sbarcano in Usa.

La Cia commenta la firma del piano operativo finalizzato all'export sul mercato americano di questi due prodotti, dopo aver superato il blocco delle barriere fitosanitarie: per il settore ortofrutticolo "tricolore" si tratta di una grossa opportunità, anche per compensare il calo della domanda interna (-2,5%). Gli Stati Uniti sono uno sbocco fondamentale per il nostro agroalimentare, con vendite in aumento del 7% nel 2013. L'ortofrutta rappresenta circa un terzo dell'intera Plv agricola del Paese.

Dalla fine del mese mele e pere italiane potranno essere esportate anche negli Stati Uniti. Per il settore ortofrutticolo nazionale si apre quindi una nuova grande opportunità, visto che gli Usa rappresentano un mercato di sbocco fondamentale per il "made in Italy" agroalimentare con un aumento delle vendite dell'11 per cento nel 2012 e del 7 per cento nei primi cinque mesi del 2013. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito all'accordo sottoscritto dall'Animal and Plant Health Inspection Service (APHIS) e dal Servizio fitosanitario centrale del Mipaaf e diretto all'export di mele e pere italiane verso il Paese americano.

L'apertura di un nuovo sbocco commerciale è rilevante soprattutto in una fase come quella attuale, in cui la domanda interna è stagnante -sottolinea la Cia- e le esportazioni diventano fondamentali per compensare il crollo dei consumi domestici. Nella prima metà dell'anno, infatti, gli acquisti di ortofrutta fresca sono diminuiti del 2,5 per cento in quantità e del 3,6 per cento in valore.

Ecco perché l'export verso nuovi mercati diventa vitale per un comparto come quello ortofrutticolo, che già oggi realizza un quarto del proprio fatturato oltreconfine. L'ortofrutta -ricorda ancora la Cia- rappresenta circa un terzo dell'intera Plv agricola del Paese e, con una produzione di circa 35 milioni di tonnellate l'anno e un giro d'affari di circa 12 miliardi, l'Italia si contende con la Spagna l'appellativo di "orto d'Europa".
Pubblicato in Agroalimentare Emilia


L'associazione degli industriali apprezza la proposta della Commissione per il Commercio internazionale degli Stati Uniti, che ipotizza di arrivare ad uno standard riconosciuto dalla FDA per verificare le caratteristiche degli oli. Un'idea che Assitol promuove da tempo

Roma, 22 settembre 2013

Bene l'ipotesi di individuare parametri standard per garantire la qualità dell'olio d'oliva negli Stati Uniti. ASSITOL, l'associazione italiana dell'industria olearia, commenta così l'indicazione presentata nel Report sulle condizioni di competitività tra USA e Paesi fornitori di oli d'oliva, voluto dalla Commissione per il Commercio internazionale degli Stati Uniti.

In particolare, lo studio riconosce l'importanza di definire uno standard approvato dalla FDA (Food and Drug Administration), in grado di verificare l'autenticità e le caratteristiche qualitative dell'olio, la cui domanda in America è in continuo aumento. "Proprio ASSITOL – osserva Claudio Ranzani, direttore generale di ASSITOL - ha più volte rilanciato l'ipotesi che anche gli USA adottino le regole messe a punto dal Consiglio Oleicolo Internazionale nell'ambito della NAOOA, l'associazione nord-americana dell'olio d'oliva. In tal senso, fa piacere che il Report apprezzi l'attività di controllo effettuata proprio dall'organizzazione statunitense, in collaborazione con il COI".

L'indagine della Commissione governativa mette anche in evidenza la necessità di investire a favore di una migliore informazione dei consumatori sulle proprietà degli oli d'oliva. "Un'idea che ci trova perfettamente d'accordo – afferma il Presidente Colavita – e che vede le nostre aziende attive già da tempo. In questo modo, gli spazi di mercato per l'olio extravergine ne uscirebbero rafforzati".

Benché il Report sottovaluti fortemente il numero di controlli operati in Italia sull'olio extravergine destinato all'esportazione, esso presenta accurate informazioni sul settore, come la situazione dei singoli Paesi produttori e, dato non facilmente reperibile, una stima dei costi di produzione dei principali paesi fornitori.

Infine, in merito al comparto italiano, l'indagine sottolinea positivamente la storica capacità delle nostre imprese, obbligate a trovare all'estero i quantitativi di materie prime che l'Italia non produce, nel selezionare e creare "blend" di oli extravergini, definendolo un "vantaggio competitivo"..
Domenica, 22 Settembre 2013 08:34

Grandi Marchi al 60° compleanno dei Masters of Wine



"La nostra presenza a Londra è un riconoscimento per tutto il vino italiano " dichiara Piero Antinori, presidente dell'Istituto Grandi Marchi.

Londra,  settembre 2013. Gran finale con il vino tricolore alle celebrazioni dei 60 anni dell'Institute of Masters of Wine (IMW), che si aprono oggi (16 settembre ndr) a Londra. Sarà, infatti, l'Istituto Grandi Marchi a chiudere, il 19 settembre, la quattro giorni di eventi - tra seminari e degustazioni - per la ricorrenza della nascita dell'accademia mondiale che forma i più influenti e preparati esperti del vino dei cinque Continenti. Per l'occasione le 19 cantine icona dell'enologia italiana, divenute simbolo della varietà e della qualità del vino made in Italy con ben 12 regioni rappresentate, saranno protagoniste di un seminario-degustazione di vini da vitigni autoctoni dei rispettivi territori. Un tasting strategico, questo, esclusivamente riservato ai Masters of Wine. Obiettivo: dimostrare la ricchezza varietale del vigneto Italia.

La partecipazione dei Grandi Marchi al 60° compleanno dei Masters of Wine, che conta attualmente 312 membri in tutto il mondo (erano solo 6 al debutto dell'Istituto), consolida ulteriormente la partnership siglata nel 2009 quando, per la prima volta, una compagine italiana venne ammessa come major supporter della prestigiosa istituzione londinese.

"La nostra presenza a Londra è un riconoscimento per tutto il vino italiano – dichiara Piero Antinori, presidente dell'Istituto Grandi Marchi -. Dal 2009 abbiamo promosso e sostenuto un programma di collaborazione e formazione volto ad accreditare l'Italia del vino presso l'IMW. Questa è una case history importante per tutto il settore – conclude Antinori – che documenta che solo superando i personalismi si può far crescere il brand Italia nel mondo, dal vino fino agli altri settori di eccellenza del nostro Paese".

Tra i principali risultati della cooperazione tra i due istituti, quelli dell'organizzazione dei primi corsi per aspiranti MW italiani e l'accettazione della candidatura italiana, avanzata sempre dai Grandi Marchi, ad ospitare l'8° Simposio mondiale dell'IMW che si terrà a Firenze dal 15 al 18 maggio 2014. L'organizzazione degli eventi firmati IGM-IMW è affidata alla IEM, International Exhibition Management.

Istituto del Vino Grandi Marchi: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca' del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D'Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.