(Gmajo) – “Dopo la CittadellA e la SpeziA è la tua terza promozione extra moenia?”. La domanda, via WhastsApp, me la porge, quasi fosse una riedizione dell’Ubi Majo, antica rubrica che teneva su questo sito, uno dei più longevi autori di StadioTardini.it, Luca Savarese, il quale, in questo finale di campionato mi sta un po’ assecondando in una mia vecchia mania radiofonica, ossia quella di seguire anche la principale squadra avversaria del Parma, nel caso specifico il Como.
1V https://youtu.be/vQcHbw8adhg
Avrete, infatti, senza dubbio notato che il nostro Luca era al Sinigaglia a seguire la sfida dei lariani col Cittadella, terminata 2-1, per poi raccontarla su StadioTardini.it con dovizia di particolari con tanto di video riassuntivo finale, stile commento conclusivo alla Tutto il Calcio minuto per minuto. In gioventù, invece, attraverso il circuito radiofonico facente capo a Radio Elle-Lattemiele, proponevamo in diretta – sai il fascino! – i collegamenti dai campi dove giocavano le principali concorrenti del Parma, ad esempio alla zona Uefa, all’interno della nostra radiocronaca della gara dei Crociati. Carlo Vaccari ricorda ancora gli improperi silenziosi che gli lanciavo ogni qualvolta interveniva su di noi con un “Vialli…”, oppure “Ravanelli…”, per segnalare un gol della Juventus…
La risposta alla domanda del nostro Savarese è affermativa: quella di Bari è stata la terza promozione dalla B alla A del Parma che ho potuto vivere “live” dopo quelle già da lui ricordate con Guidolin e D’Aversa sulla panchina Crociata. Nel primo caso ero in servizio come capo ufficio stampa del club – e ricordo ancora nelle orecchie il coro dei giocatori e dei tifosi: “E ce ne andiamo… in Serie A…” – nel secondo, invece, pur sempre dipendente del sodalizio, ero stato passato ad altri incarichi lontani dalla prima squadra (forse perché puzzavo troppo?), ma anche se il mio compito d’istituto era seguire le giovanili e femminili, al Picco proprio non volevo mancare, perché in cuor mio – anche se la ragione portava a tutt’altro tipo di ragionamento – sapevo che il Parma avrebbe conquistato la Serie B direttamente, senza passare dalle forche caudine dei playoff.
2 v https://youtu.be/_HLbySGfVE8
“Tutte le volte che il Parma ha vinto qualcosa, o centrato un obiettivo importante: io ci sono sempre stato: perché dovrei mancare stavolta?”, mi ero detto, invasato, mentre salivo sul Qashqai, direzione Autocamionale della Cisa, per svalicare in Liguria. Quando Floriano del Foggia segnò per noi (a Frosinone) forse fui l’unico a non meravigliarsi, perché ci avevo sempre creduto (a differenza di chi, dall’altra parte dell’Enza, si era preso su per andare allo Stirpe per raccontare, in sfregio a chi sta da questa parte del torrente, il passaggio di categoria dei ciociari che tutti davano già per certo). Al di là della preveggenza iniziale, grazie alla magia della radio (ero sintonizzato su “Tutto il Calcio”), fui anche il primo, come testimonia il video sopra, ad annunciare (ai miei vicini in tribuna stampa e a chi poi avrebbe riascoltato la registrazione) il gol, in anticipo di una decina di secondi rispetto al tabellone (il cui operatore, evidentemente, seguiva la diretta tv, con il classico ritardo satellitare…).
Quando Cristian Colombi, al secolo Soragna, ex capo dei Boys, ed in senilità organizzatore di vivaci trasferte, mi ha offerto l’opportunità di viaggiare con quel manipolo di old Boys ed attuali ultras della Nord verso Bari, non ho esitato un attimo a rispondere di sì, anche se ancora non sapevo, o non avevo previsto, che la tappa al San Nicola sarebbe stata quella decisiva per il ritorno nella massima serie dei nostri eroi, dopo tre stagioni di melma. Al di là del prezzo promozionale applicato a chi si fosse prenotato velocemente, mi aveva affascinato l’idea del viaggio in treno, anche se confesso, non avendo propriamente una estrazione di tifoso da Curva, di essermi posto qualche interrogativo sul tipo di esperienza che mi sarei apprestato a vivere con loro…
Uno dei punti di contatto tra gli ultras ed il Vostro narratore Umarèll, è senza dubbio la passione per la strada ferrata: loro, mi riferisco a quelli più stagionati, nel ricordo degli antichi treni speciali, poi andati aboliti; io, in quello delle tante trasferte sul convoglio, assieme a Gianni Barone per narrare le gesta dei Crociati (memorabili, come ho già avuto modo di citare quelle su e giù per lo Stivale nell’anno della prima promozione in Serie A, stagione 89-90, riassunte in un articolo pubblicato sul libro “Parma in A”, edito dal pubblicitario Nereo Camisa, e, in occasione del trentennale di quell’evento ripubblicato da Tuttosport e ovviamente su StadioTardini.it).
Dei viaggi notturni – a quelli professionali debbo sommare pure i tanti di natura personale, per via delle origini sicule di mio padre e di quella che sia pure per un tratto relativamente breve della mia vita è stata mia moglie, Angelida – ricordo volentieri sempre quelli in cuccetta: per cui, quando ad un certo punto della nostra discesa sulla tratta Adriatica, si è palesato (poco prima di Forlimpopoli) Soragna per dirci se ci andava bene – a noi “tranquilli”, ossia sua moglie, i suoi figli, alcune famiglie, ed io, allocati nella carrozza 2 (“dove non deve volare una mosca”), e non nella 1 appannaggio (sono sempre parole sue, eh…) di “uno zoo, fatto di bestie e animali da circo”) – trasferirci in una carrozza cuccette che il capotreno ci avrebbe aperto in via eccezionale, per via dei fenomeni di overbooking che si erano manifestati, ho risposto senza indugio di sì.
Da quando c’è stata la riorganizzazione dei treni (una volta c’erano accelerato, diretto, direttissimo, rapido…) poi diventati via via regionali, intercity, pendolini, frecce e compagnia bella, pensavo che le vecchie cuccette fossero state definitivamente abolite a favore di quelle che, sperimentalmente, erano state denominate “sleeperette”, carrozze ferroviarie per servizio notturno su lunga distanza, esclusivamente con sedili reclinabili, volute negli anni Ottanta falle Ferrovie dello Stato per ammodernare il parco delle carrozze notte, che all’epoca era basato solamente, fino ad allora, su letti e cuccette. Con mio grande gaudio, invece, ho potuto costatare che, sia pure parzialmente ridisegnate le cuccette esistono ancora. E ho potuto persino usufruirne, peraltro gratis…
Eh sì, perché ci avevo preso talmente gusto che anche al ritorno avrei voluto riprovare l’ebbrezza del viaggio in cuccetta, pagando, ovviamente, il relativo supplemento (all’andata, essendo di sfruso, non avevamo ricevuto gli effetti letterecci, ossia lenzuola cartacee e cuscino, arrangiandoci alla bene meglio: io, ad esempio, ho utilizzato in sua vece, ho posto sotto la testa lo zainetto), ma un conduttore cattivo me lo ha negato, invocando il regolamento, secondo cui chi viaggia con biglietto collettivo, non può usufruire del servizio cuccette, che è associato a un titolo personale. Ero certo che tra gli oltre cento della nostra comitiva ce ne fossero alcuni, i ritardatari, in possesso di biglietto personale e magari riuscivo a convincerne uno a cedermelo, ma dinnanzi a questa proposta un po’ all’italiana, l’addetto delle ferrovie è inorridito: “La cuccetta è come una stanza d’albergo: l’occupante deve essere identificato con documento e biglietto. Io controllo voi, ma sopra ho chi controlla me…”. Quindi niente da fare. L’esperienza dell’andata – cuccetta 63 alta del compartimento 6 – sarebbe rimasta unica ed irripetibile.
Rispetto ai bei tempi andati, le suppellettili e gli strumenti sono indubbiamente rimodernati, ma come funzionamento siamo lì: prendete il riscaldamento. Ad un certo punto del viaggio, eravamo attorno a Pescara, poco prima delle 3, sembrava di essere dentro una sauna, anche perché, con gli altri occupanti, si era deciso di chiudere la porta, nel tentativo di limitare le interferenze acustiche di chi aveva meno sonno di noi e faceva schiamazzi, incurante che quella carrozza avrebbe dovuto essere come la 2, cioè senza il volo di una mosca… Non avevo meco un termometro per misurare la temperatura interna, ma direi potesse aggirarsi attorno ai 40° ovviamente all’ombra, visto che il sole sarebbe sorto solo al mattino, facendomi scoprire che, sì, anche nelle cuccette moderne esiste un finestrino apribile, proprio come una volta. Al buio non l’avevo trovato, ma a dire il vero non l’avevo neppure cercato, dando per scontato che la climatizzazione fosse automatica e centralizzata…
Sarà stata l’atmosfera hot, ma a un certo punto, mi è parso di percepire (sicuramente un miraggio…) la voce di una meccanica che, a beneficio di viaggiatori voyeurs, li avvertiva che in uno scompartimento limitrofo c’era un’altra meccanica, piuttosto avvenente e dal nome di battesimo che ricorda un monastero di suore, che si era via via spogliata a cipolla, sino a lasciar poco spazio alla fantasia col suo vedo non vedo. Incuriosito ed altrettanto voyeur, avrei voluto lasciare il mio giaciglio per andare a verificare la veridicità dell’informazione, ma poi per pigrizia mi sono accontentato del racconto dei vari santommaso passati ad osservare la mirabile visione, finendo per capire, dagli elementi raccolti, che la suddetta predilige la crema di depilazione alla “brasiliana”…
Trascorse, più o meno tranquillamente, le restanti ore (a parte un bestemmione che ha scosso la quiete nel frattempo creatasi verso le 4 del mattino, interrompendo il sonno del giusto) gran parte della comitiva è scesa a Molfetta, e così la Polizia e l’esercito, schierati in gran numero alla stazione di Bari, si sono meravigliati nel vederci arrivare in sì poche unità. Secondo l’organizzatore, infatti, giungere attorno alle 7 del mattino a Bari, sarebbe stato deleterio, per cui meglio fermarsi alla stazione prima, per poi proseguire, in tarda mattinata verso Santo Spirito, laddove un locale convenzionato li avrebbe accolti per il pranzo. Da un lato mi sarebbe piaciuto accodarmi al gruppo, ma l’avvertenza in stazione a Parma sul divieto assoluto di foto e video, ha fatto sì che optassi per la soluzione di proseguire sino a Bari (non termine del treno, che in tarda mattinata avrebbe trovato suo destino in quel di Lecce). Del resto ero anche in parola con Francesca Devincenzi, direttrice di Parma Press 24, di trovarci assieme, una volta che lei, con le sue amiche, avesse preso terra all’aeroporto Palese, dopo il volo in partenza dall’aerostazione Marconi di Bologna.
Se da un lato il treno è un punto di contatto tra il cronista e l’ultrà, le foto, peggio i video, sono, viceversa, un punto di distanza, direi persino di rottura. Me ne sono fatto tranquillamente una ragione, cercando di immortalare il meno possibile gli altri, nonostante l’autorizzazione concessa di poter fare qualche scatto da lontano (perentorio l’ordine si tale Fogola, che ribattezzerei Duracell, perché lui di energia ne mantiene ancora dopo che gli altri si acaricano…). Questa idiosincrasia per chi ruba i volti, immagino derivi – per associazione di idee – dalla simpatica abitudine delle forze dell’ordine di fare scatti o riprese dei vari gruppi organizzati (è successo anche alle navette in uscita dal San Nicola, verso la stazione, dopo la partita, quando, forse, avrebbero potuto liberarci anche un po’ prima delle 21, giacché l’intercity night del ritorno sarebbe partito alle 21.45).
All’aeroporto di Parma, a rovinare la festa, quasi i connotati di un operatore tv della sede Rai di Bologna e la buona fama degli ultras del Parma ci ha pensato un energumeno che lo ha aggredito. Ovviamente condanno l’episodio, così come han fatto le associazioni ed istituzioni di categoria, invitando ad una riflessione serena sulla necessità di una migliore tolleranza, se non rispetto, di chi fa il proprio lavoro. Soprattutto in occasione di festeggiamenti, quando il buon senso dovrebbe prevalere rispetto ad altri momenti più concitati. Le riprese dei festeggiamenti – come in questo caso per la serie A del Parma – dovrebbero essere favorite e non osteggiate perché contribuiscono a far restare impressa nella memoria di ognuno la gioia collettiva vissuta. Ed è con questa finalità che ho registrato, in presa diretta, dalla tribuna stampa del San Nicola l’esplosione di euforia dei protagonisti in campo dopo il triplice fischio.
3 v https://youtu.be/ZTckqVabGj8
La partita, risultato finale a parte che ha sancito la promozione aritmetica, come ben sappiamo non è stata memorabile: se sugli altri campi si è combattuto con colpi di scena fino al recupero, al San Nicola si è fatto solo il minimo indispensabile per il conseguimento dell’attestato di partecipazione alla prossima serie A, nel contempo lasciando qualche speranza all’avversaria di mantenere la serie B dopo l’inaspettata caduta a precipizio.
4 V https://youtu.be/QpKQtutXiXk
Le opposte tifoserie, del resto, si apprezzano e si annusano: prove generali di un gemellaggio che potrebbe presto nascere, anche lo striscione “No alla multiproprietà” che i 732 presenti nel settore ospiti dell’astronave barese pensata da Renzo Piano han dedicato ai tifosi locali in contrasto con il presidente in compartecipazione col Napoli De Laurentiis, al quale hanno dedicato, ad un certo punto, un sonoro: “Aurelio vaffanculo”, assieme ad altri analoghi improperi.
5 v https://youtu.be/QBYxr2Cc6XU
L’aspetto culinario, però, è parte fondamentale del Diario Crociato, come il lettore ben sa: per cui non posso deluderlo e l’accontento immantinente (sarà che si sta avvicinando l’ora del pranzo…). Mie commensali, nell’occasione, sono state le Ragazze del Padel (Patty Pravo era quella del Piper), ossia Francesca De Vincenzi e le sue amiche Silvia e Lorenza, che, a grande richiesta, mi hanno voluto con loro (bontà loro) per la seconda parte della giornata, una volta che ci siamo ricongiunti nei pressi della chiesa di San Nicola, dopo aver viaggiato con mezzi differenti.
All’interno della basilica pontificia vi è una celebre colonna miracolosa in marmo rossiccio, sotto la quale fedeli fiduciosi ripongono, annotati su foglietti, dei desideri affinché possano esser realizzati. Nessuno di noi, e ciò è deprecabile per chi esercita la nostra professione, aveva però un taccuino, sicché il desiderio è stata espresso solo in forma verbale e non scritta: chissà mai se saremo accontentati…
Se il desiderio espresso fosse stato quello di trovare un buon ristorante, saremmo stati poco dopo, immediatamente, accontentati. Nel cuore di Bari Vecchia, oggi molto vivibile e turistica, con anziane rezdore (come le definiremmo noi emiliani) che nei vicoletti producono e vendono orecchiette, si è materializzato, come per incanto, un home-restaurant. Non sapremmo dire quanto regolare, fatto sta che un signore ci ha aperto le porte di casa (meglio, il plateatico), facendoci assaggiare il menù della medesima, annaffiato da un delizioso vinello locale (senza etichetta) che aveva un qualcosa di magico, a tal punto di trasformare un’astemia almeno in assaggiatrice. Le foto in rapida sequenza sotto documentano il nostro desco, allietato da un suonatore locale…
Per smaltire il pranzo, senza farsi prendere dall’abbiocco, Francesca DeVincenzi avrebbe deciso di raggiungere lo stadio facendo del moto, con un risciò a pedali…
Prima dei saluti finali un doveroso ringraziamento va a chi ha trascorso con me le ore iniziali della mattinata, il dottor Gianpaolo (e i suoi due figli) che mi ha anche assistito nel trovare un farmaco prezioso in tempo di allergia, che avevo disgraziatamente lasciato a casa, e che mi sono potuto procacciare grazie anche alla cortesia della farmacista Giulia di Corso Cavour. Col dottor Gianpaolo, che avrebbe poi raggiunto la comitiva al Santo Spirito, avevamo anche scovato, grazie al prezioso suggerimento di un indigeno, una interessante trattoria, che, al di là del fatto che fosse già piena con prenotazioni da oltre 20 giorni, avrebbe iniziato il servizio un po’ troppo tardi (alle 13.30). I baresi (davvero ospitali e gentili) incrociati pronosticavano tutti una larga vittoria del Parma (si spaziava dallo 0-3 all’ 1-3): alla fine è stato un 1-1 che ha reso tutti quanti felici. Gabriele Majo
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Gabriele Majo
Gabriele Majo, 60 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni. Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l'epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L'Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione "Capital Gol" condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma F.C. quale "coordinatore della comunicazione" e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l'incarico di responsabile dell'ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 a Dicembre 2023 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società. Dal 2010, a conferma di una indiscussa poliedricità, ha iniziato un percorso come attore/figurazione speciale di film e cortometraggi: l'apice l'ha raggiunto con il cammeo (parte parlata) all'interno del pluripremiato film di Giorgio Diritti "Volevo Nascondermi" (con presenza nel trailer ufficiale) e partecipazioni in "Baciato dalla Fortuna", "La Certosa di Parma", "Fai bei sogni" (del regista Marco Bellocchio), "Il Treno dei bambini" di Cristina Comencini, "Postcard from Earth" del regista Darren Aronofsky, "Ferrari" del regista Michael Mann. Apparizioni anche nei cortometraggi nazionali "Tracce", "Variazioni", "L'Assassinio di Davide Menguzzi", "Pausa pranzo di lavoro"; tra i protagonisti (Ispettore Majo) della produzione locale della Mezzani Film "La Spétnèda", e poi nei successivi lavori "ColPo di Genio" e "Franciao".