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A ospitare la convention della Confederazione dell'artigianato e della piccola e media impresa un capannone della Ptl, ricostruito dopo il sisma del 2012. Presenti i Ministri del Lavoro Giuliano Poletti e dell'Ambiente Gian Luca Galletti. Orlando e Boschi danno forfait per impegni a Roma. Interviene anche il neo governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

di Manuela Fiorini - Mirandola (MO) 29 Novembre 2014 --

La Bassa modenese che si rialza e ce la fa dopo il sisma del 2012 viene ancora presa come esempio dell'Italia che vorremmo. Ieri mattina, infatti, a Mirandola, è stato un capannone della Ptl, uno stabilimento metalmeccanico ricostruito a tempo di record dopo il terremoto a ospitare l'Assemblea Nazionale della CNA, la Confederazione degli artigiani e delle piccole e medie imprese (PMI). Simbolico il luogo, simbolico il titolo dato alla convention, Nel cuore dell'impresa – Capitale Umano, per sottolineare l'importanza dei lavoratori, delle persone nella ripresa di un'Italia che ancora arranca dopo sette anni di crisi, ma che ha voglia di ripartire.

Lo stesso Stefano Bonaccini, neo eletto Presidente della Regione Emilia Romagna, ha voluto essere presente. "Nei prossimi due anni - ha detto nel suo intervento – saranno investiti due miliardi e mezzo di fondi europei per creare occupazione e sostenere le piccole e medie imprese, con il fine di diventare più competitive in Europa e nel mondo anche attraverso forme di aggregazione".
"Se il Governo taglia l'Irap – ha aggiunto- fa una buona cosa. Non bisogna aumentare le tasse e, nello stesso tempo, abolire quella più odiosa: la burocrazia. Nei prossimi anni non dovrò fare nuove leggi, ma dovrò abolirne e accorparne, eliminare gli enti inutili". Ai Comuni della Bassa terremotata promette, poi, di "velocizzare la ricostruzione, richiedendo al Governo vantaggi fiscali come nelle zone franche urbane".

E' poi il turno di Daniele Vaccarino, presidente nazionale di CNA. Contro la crisi, auspica più eticità, meno particolarismi e "uno Stato che funzioni, classi dirigenti competenti e responsabili, cura del territorio, investimenti in scuola e ricerca, soluzioni radicali a problemi endemici: divari territoriali, criminalità organizzata, corruzione e illegalità diffusa".
Secondo Vaccarino,occorre rinnovare anche il rapporto tra politica e forze sociali e superare le criticità dell'attuale assetto dei rapporti tra Stato e Regioni. Nel mirino anche la giustizia lenta, "che compromette la propensione all'investimento, all'allargamento dei mercati, alla crescita dimensionale delle imprese e distorce il mercato del credito".
E' critico anche nei confronti del SISTRI, il Sistema di Controllo della tracciabilità dei rifiuti, che definisce "inutilmente complesso, ingestibile e opaco, nato senza tenere conto le caratteristiche delle imprese che avrebbero dovuto utilizzarlo". Non si risparmia una critica anche nei confronti delle banche che "danno sempre meno credito nonostante i finanziamenti della BCE e l'abbondante liquidità". E' necessario "limitare l'adozione di norme sempre più stringenti per l'esercizio del credito che finiscono per penalizzare l'economia reale. Perché senza credito non c'è né ripresa né impresa".
Non può mancare una stoccata al fisco che soffoca le aziende. "La sua riduzione deve diventare una priorità assoluta dell'azione di Governo"- dice. E sul jobs act, si esprime a favore del contratto unico a tutele crescenti, che " può contribuire a semplificare l'attuale quadro normativo in materia di tipologie contrattuali. Bisogna però scongiurare il rischio che si introducano nelle imprese con meno di 15 dipendenti oneri nuovi e difficilmente sostenibili". Spezza poi una lancia a favore del contratto di apprendistato, "cerniera tra scuola e lavoro", che va mantenuto e incentivato per creare professionalità.

Segue la tavola rotonda a cui prendono parte, oltre a Vaccarini, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti e il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio Gian Luca Galletti.
Poletti parla della necessità di un cambiamento profondo in un paese che in sette anni ha visto chiudere migliaia di imprese e la perdita di altrettanti posti di lavoro, "che significa anche perdita del tessuto sociale e del rapporto con il territorio che avevano quelle aziende". Afferma che si sta lavorando sulla decontribuzione dei neoassunti per i contratti a tempo indeterminato e sull'introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.
"In questo modo- afferma il Ministro – per le imprese sarà più facile scegliere questo tipo di contratto. Perché finora è valsa la regola della doppia coscienza. Il contratto a tempo indeterminato viene visto come l'ideale, ma poi si ricorre a quelli a tempo determinato, ai co.co.pro".

Parla di semplificazione anche Gian Luca Galletti, "perché la non chiarezza sulle regole ambientali condiziona le imprese" . E spiega come il problema del dissesto idrogeologico, sia stato messo in primo piano dal Governo fin dal primo Consiglio dei Ministri. "Oggi, ci sono 1600 cantieri aperti per arginare il fenomeno. E' stato varato un piano nazionale che prevede l'impiego di 7 miliardi di euro in sette anni. Non sarà più concesso alcun condono e saranno effettuate le demolizioni finora bloccate per mancanza di fondi" . Novità anche per quanto riguarda il SISTRI: sarà emesso un nuovo bando di gara entro il 30 giugno 2015 per la sostituzione del vecchio sistema.
(foto di Claudio Vincenzi)

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Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 48 30 novembre 14

SOMMARIO Anno 13 - n° 48 30 novembre 14

1.1 editoriale L'urlo degli assenti.
3.1 vino Wine2Wine fotografa i trend del vino
4.1 Lattiero caseario Cala di altri 5 cent il prezzo all'origine del "Parmigiano"
5.1 federconsorzi Agrinsieme, i soldi alla Federconsorzi sono uno "scippo" agli Italiani.
5.2 agricoltura clima Fiducia in calo per le aziende agricole
5.3 Nutrizione La dieta mediterranea costa meno del junk food
6.1 Ho.re.Ca. Oliera addio, scattano multe fino 8mila euro
6.2 consumi e mercati Male le mele bene l'olio confezionato
7.1 export Embargo russo, i primi dati elaborati da Ismea

c.a.s.e.a. - Agenzia stampa elettronica  agroalimentare - copertina e sommario

Domenica, 30 Novembre 2014 12:20

L’urlo degli assenti

Non erano certamente al mare o in montagna gli emiliano romagnoli disertori delle urne quel memorabile 23 novembre 2014.

di Lamberto Colla -
 Parma, 30 novembre 2014 -
23 novembre 2014 è una data da tenere in mente. Una data che segna uno spartiacque tra cittadini e politica come non si era mai visto.

Prima fu il voto alla Lega Nord e la raccolta di consensi dell'Umberto Bossi prima maniera, a segnalare il disagio della base oltre 20 anni fa. Poi venne Grillo e il Movimento 5 Stelle che, dalla sera alla mattina, divenne il primo partito nazionale.
Fu un vero e proprio choc per i politici di professione e, molto probabilmente, lo fu ancor più per Piero Fassino - oggi presidente della associazione dei sindaci d'Italia ma all'epoca ai piani alti della corazzata PDS. La sfida lanciata da Fassino nel 2009 fu, per certi versi, profetica: "Se Grillo vuol fare politica fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende".
E così fu, dal web al M5S, la magia si realizzò. Il voto di reazione trovò nuova accoglienza dopo la delusione della Lega e del berlusconismo con una sinistra che, oltre a minacciare la smacchiatura dei leopardi, non era capace di esprime una politica originale, così concentrata a schermare di fioretto con Silvio Berlusconi, in persona, tralasciando di parlare e soprattutto di fare politica.

Quasi inevitabilmente venne il commissariamento da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e i governi tecnodemenziali di Monti e Letta, che diedero il "la", finalmente, per un cambiamento radicale sia in termini di vetustà sia nella comunicazione politica. L'energia emozionale di Matteo Renzi, anch'egli imposto dal "coach della nazionale dei politici" Napolitano,  ha scaldato i cuori di tantissimi e raccolto la fiducia in men che non si dica. Ma alla luce degli ulti avvenimenti e delle opposizioni interne e esterne al suo partito sta rischiando, altrettanto rapidamente, di perdere il consenso se non rivolterà l'Italia come un calzino.

L'italiano ha fretta di cambiamento. Ha bisogno di lavoro, di sicurezza, di dignità, di speranza nel futuro.

E i linguaggi per farsi intendere il popolo li ha usati tutti come abbiamo visto. L'urlo del silenzio, espresso dall'astensionismo soprattutto emiliano, ne è una riprova se ancora ce ne fosse stato bisogno.

Mai, nemmeno nelle corse alla bocciature dei referendum si era assistito a un simile risultato. Solo il 37,7% della laboriosa, democratica e sanguigna Emilia Romagna è andato a votare.

Un urlo di rabbia che ha squarciato i cieli. Gli emiliano romagnoli, fieri di andare a esprimere il loro "voto" coscienti di contribuire a consolidare la democrazia sono invece, questa volta, rimasti a casa. Non c'era la scusa di mari o dei monti, quel 23 novembre 2014 gli italiani hanno deciso per lo sciopero dell'urna. Ma i votanti avrebbero potuto essere ancora meno. Molti si sono quasi fustigati per partecipare all'esercizio democratico del voto e, forse, si sono pentiti di non aver contribuito a ridurre ancor più quella percentuale votante.

E, alla luce di questo risultato, il Premier osa dichiarare che l'"Affluenza è un problema secondario".

Sogno o son desto! Quello che non avrebbe dovuto dire l'ha detto. Si potrebbe anche interpretare che quel 37,7% che è andato, per di più malvolentire, a votare poteva anche starsene a casa. La vittoria e la riconquista delle due regioni da parte del Pd era l'obiettivo da raggiungere, con o senza voti.
Bene, con o senza voti, qualcuno prima o poi conquisterà il Campidoglio, il Quirinale, l'Aventino e tutti i sette Colli e al voto non verrà più chiamato nessuno. Questione di Spending review ovviamente.

Attento Matteo! Non montarti la testa.
Ormai gli italiani le hanno provate tutte per dichiarare "democraticamente" il loro disappunto. Non resta che l'uso della irragionevole "forza".

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Venerdì, 28 Novembre 2014 09:54

Modena - Prima unione civile nel registro del Comune

Prima iscrizione nel Registro delle unioni civili della città. Registrati come coppia Alessio De Gioia e Andrea Alebbi. Il sindaco Muzzarelli: "Ufficializziamo un modo di essere cittadini alla pari nella comunità modenese" -

Modena, 28 novembre 2014 -

"Con l'atto di oggi ufficializziamo un modo di essere cittadini alla pari nella comunità modenese. Questo registro, di cui voi siete i primi iscritti, consentirà a tutti di uscire dall'anonimato e di essere riconosciuti pubblicamente come coppia". Lo ha detto il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli celebrando ieri, giovedì 27 novembre in Municipio la prima iscrizione nel Registro delle unioni civili della città. A registrare per primi, accompagnati dai familiari, la propria dichiarazione di unione sentimentale e coabitazione sono stati Alessio De Gioia, 26 anni, e Andrea Alebbi, 36 anni, giovane coppia omosessuale modenese. Anche la data scelta non è casuale, il 27 novembre ricorre infatti l'anniversario dell'omicidio di Harvey Milk, primo componente delle istituzioni statunitensi apertamente gay e militante del movimento di liberazione omosessuale, ucciso a San Francisco nel 1978.

Nel Registro è possibile richiedere su base volontaria l'iscrizione dei matrimoni celebrati all'estero tra persone dello stesso sesso e delle dichiarazioni delle coppie che hanno un progetto di vita comune basato su un vincolo di natura affettiva. L'iscrizione non cambia, di fatto, il sistema di accesso ai servizi che, a Modena, è già fondato sul concetto di famiglia anagrafica, cioè di iscrizione all'Anagrafe nello stesso stato di famiglia, a garanzia della vita comune.

Per l'iscrizione al Registro, che è solo cartaceo e non pubblico, gli interessati residenti a Modena e iscritti allo stesso stato di famiglia anagrafico, devono prendere appuntamento e, in quella data, presentarsi davanti al sindaco, quale rappresentante della città di Modena, che rilascerà una copia della registrazione. Le coppie che dichiareranno il loro matrimonio celebrato all'estero potranno consegnare l'atto di matrimonio, che sarà conservato presso l'Ufficio. In qualsiasi momento le coppie registrate potranno ottenere la cancellazione. Tutte le indicazioni per iscriversi al registro sono disponibili sul sito del Comune di Modena nell'area tematica Anagrafe e documenti, all'indirizzo: www.comune.modena.it/aree-tematiche/anagrafe-e-documenti.

Harvey Bernard Milk venne assassinato, insieme al sindaco di San Francisco George Moscone, il 27 novembre 1978 all'interno del Municipio dall'ex consigliere comunale Dan White, che aveva rassegnato le dimissioni pochi giorni prima a seguito dell'entrata in vigore di una proposta di legge sui diritti dei gay cui si era opposto. Milk si era trasferito a San Francisco nel 1972 con il suo compagno Scott Smith, si era stabilito nel quartiere gay Castro e qui aveva aperto un negozio di fotografia che divenne il luogo di ritrovo del gruppo che lo avrebbe sostenuto nelle elezioni. Divenuto ben presto leader della comunità gay, si candidò senza successo per tre volte a cariche elettive, finché ne 1977 fu eletto "supervisor" (consigliere comunale). Milk è oggi ritenuto un martire della comunità gay e del movimento di liberazione omosessuale. Nel 2009 gli è stata conferita la "Presidential medal of freedom" dal presidente degli Stati Uniti. Nello stesso anno il regista Gus Van Sant gli ha dedicato un film biografico intitolato "Milk" e interpretato da Sean Penn.

(Fonte: Comune di Modena)

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A Modena e provincia ha dominato Stefano Bonaccini. Sette i consiglieri regionali modenesi: Palma Costi, Giuseppe Boschini, Luciana Serri e Luca Sabattini per il Pd. Per la Lega Nord, Stefano Bargi, per Forza Italia Enrico Aimi, per il Movimento 5 Stelle Giulia Gibertoni -

Modena, 25 novembre 2014 -

Queste elezioni, dominate dal partito dall'astensionismo, hanno visto votare in Emilia-Romagna, per l'elezione del Presidente della Regione e dei consiglieri dell'Assemblea Legislativa, il 37,67% degli aventi diritto, un dato in forte flessione rispetto alle precedenti regionali del 2010 quando si erano recati alle urne il 68,07%.

Stefano Bonaccini, candidato del centrosinistra (Partito Democratico, Emilia Romagna Civica, Sinistra e libertà) è il nuovo presidente della Regione, eletto con il 49,05% dei voti. La coalizione che lo ha sostenuto ha raggiunto il 49,69% con 597.185 voti. In regione al primo posto il Partito democratico con il 44,52% dei voti (535.109), al secondo la Lega Nord con il 19,42% (233.439 voti).

A Modena e provincia ha dominato Stefano Bonaccini della coalizione del centro sinistra con 102.406 voti pari al 51,3%, seguito dal candidato del centro destra Alan Fabbri con 55.158 voti pari al 27,6%. Giulia Gibertoni (Movimento 5 stelle) ha ottenuto 28.784 voti 14,4% , poi, Maria Cristina Quintavalla (L'Altra Emilia Romagna) con 6.444 voti pari al 3,2%, Alessandro Rondoni (NCD - UDC - Emilia Romagna Popolare) con 3.488 pari al 1,7% e Maurizio Mazzanti (Liberi Cittadini) con 3.350 voti pari al 1,7%.

I consiglieri regionali modenesi della nuova assemblea legislativa sono sette: Palma Costi, Giuseppe Boschini, Luciana Serri e Luca Sabattini per il Pd. Per la Lega Nord è stato eletto Stefano Bargi, per Forza Italia Enrico Aimi. Per il Movimento 5 Stelle Giulia Gibertoni.

La provincia dove si è votato di più è Ravenna con il 41,30% (nel 2010, 73.35%). Seguono le province di Bologna con il 40,17 % (nel 2010, 70.80%), Reggio Emilia con il 35,98% (nel 2010, 70.13%), Modena con il 38,92% (nel 2010, 78,80%), Ferrara con il 37,38% (nel 2010, 68,20%), Forlì-Cesena con il 36,93% (nel 2010, il 67.71%), Parma con il 34,03% (nel 2010, il 61%%), Piacenza con il 36,29% (nel 2010, il 62.01%) e Rimini con il 33,45% (nel 2010, il 62,25%) che è la provincia in cui si votato di meno.

(Fonte dati: Regione Emilia Romagna)

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A Reggio e provincia ha dominato Stefano Bonaccini della coalizione del centro sinistra con 76.431 pari al 55,8%. I consiglieri regionali reggiani della nuova assemblea legislativa sono Andrea Rossi, Roberta Mori, Ottavia Soncini e Silvia Prodi del Pd. Poi Yuri Torri di Sel, Gabriele Delmonte (Lega Nord) e Gianluca Sassi (M5S) -

Reggio Emilia, 25 novembre 2014 -

Queste elezioni, dominate dal partito dall'astensionismo, hanno visto votare in Emilia-Romagna, per l'elezione del Presidente della Regione e dei consiglieri dell'Assemblea Legislativa, il 37,67% degli aventi diritto, un dato in forte flessione rispetto alle precedenti regionali del 2010 quando si erano recati alle urne il 68,07%.

Stefano Bonaccini, candidato del centrosinistra (Partito Democratico, Emilia Romagna Civica, Sinistra e libertà) è il nuovo presidente della Regione, eletto con il 49,05% dei voti. La coalizione che lo ha sostenuto ha raggiunto il 49,69% con 597.185 voti. In regione al primo posto il Partito democratico con il 44,52% dei voti (535.109), al secondo la Lega Nord con il 19,42% (233.439 voti).

A Reggio e provincia ha dominato Stefano Bonaccini della coalizione del centro sinistra con 76.431 pari al 55,8%, seguito dal candidato del centro destra Alan Fabbri con 32.097 pari al 23,4%. Giulia Gibertoni (Movimento 5 stelle) ha ottenuto19.135 voti pari al 14,0% seguita da Maria Cristina Quintavalla (L'Altra Emilia Romagna) con 5.641 voti pari al 4,1%. Alessandro Rondoni (NCD - UDC - Emilia Romagna Popolare) ha ottenuto 3.356 pari al 2,4% e Maurizio Mazzanti con 384 pari al 0,3%.

I consiglieri regionali reggiani della nuova assemblea legislativa sono Andrea Rossi, Roberta Mori, Ottavia Soncini e Silvia Prodi del Pd. Poi Yuri Torri di Sel, Gabriele Delmonte (Lega Nord) e Gianluca Sassi (M5S).

La provincia dove si è votato di più è Ravenna con il 41,30% (nel 2010, 73.35%). Seguono le province di Bologna con il 40,17 % (nel 2010, 70.80%), Reggio Emilia con il 35,98% (nel 2010, 70.13%), Modena con il 38,92% (nel 2010, 78,80%), Ferrara con il 37,38% (nel 2010, 68,20%), Forlì-Cesena con il 36,93% (nel 2010, il 67.71%), Parma con il 34,03% (nel 2010, il 61%%), Piacenza con il 36,29% (nel 2010, il 62.01%) e Rimini con il 33,45% (nel 2010, il 62,25%) che è la provincia in cui si votato di meno.

(Fonte dati: Regione Emilia Romagna)

Pubblicato in Politica Reggio Emilia

A Piacenza e provincia domina Alan Fabbri, candidato del centro destra, con 37.340 voti pari al 47,1%. I consiglieri regionali piacentini della nuova assemblea legislativa sono Gazzolo e Molinari (Pd), Matteo Rancan (Lega Nord), Tommaso Foti (Fratelli d'Italia) -

Piacenza, 25 novembre 2014 -

Queste elezioni, dominate dal partito dall'astensionismo, hanno visto votare in Emilia-Romagna, per l'elezione del Presidente della Regione e dei consiglieri dell'Assemblea Legislativa, il 37,67% degli aventi diritto, un dato in forte flessione rispetto alle precedenti regionali del 2010 quando si erano recati alle urne il 68,07%.

Stefano Bonaccini, candidato del centrosinistra (Partito Democratico, Emilia Romagna Civica, Sinistra e libertà) è il nuovo presidente della Regione, eletto con il 49,05% dei voti. La coalizione che lo ha sostenuto ha raggiunto il 49,69% con 597.185 voti. In regione al primo posto il Partito democratico con il 44,52% dei voti (535.109), al secondo la Lega Nord con il 19,42% (233.439 voti).

A Piacenza e provincia ha dominato Alan Fabbri, candidato del centro destra, con 37.340 voti pari al 47,1%, seguito da Stefano Bonaccini candidato del centro sinistra che ha ottenuto 29.795 voti pari al 37,6%. Terza, Giulia Gibertoni (Movimento 5 Stelle) con 8.041 voti al 10,1%. Seguono Maria Cristina Quintavalla (L'Altra Emilia Romagna) con 2.457 voti al 3,1%, Alessandro Rondoni (NCD - UDC - Emilia Romagna Popolare) con 1.458 pari al 1,8% e Maurizio Mazzanti (liberi Cittadini) con 195 pari al 0,2%.

I consiglieri regionali piacentini della nuova assemblea legislativa sono Gazzolo e Molinari (Pd), Matteo Rancan (Lega Nord), Tommaso Foti (Fratelli d'Italia).

La provincia dove si è votato di più è Ravenna con il 41,30% (nel 2010, 73.35%). Seguono le province di Bologna con il 40,17 % (nel 2010, 70.80%), Reggio Emilia con il 35,98% (nel 2010, 70.13%), Modena con il 38,92% (nel 2010, 78,80%), Ferrara con il 37,38% (nel 2010, 68,20%), Forlì-Cesena con il 36,93% (nel 2010, il 67.71%), Parma con il 34,03% (nel 2010, il 61%%), Piacenza con il 36,29% (nel 2010, il 62.01%) e Rimini con il 33,45% (nel 2010, il 62,25%) che è la provincia in cui si votato di meno.

(Fonte dati: Regione Emilia Romagna)

Pubblicato in Politica Piacenza

Le Elezioni Regionali in provincia di Parma: Stefano Bonaccini candidato del centrosinistra ha ottenuto 51.537 voti pari al 45,1%. I consiglieri parmigiani eletti sono i tre candidati del Pd Massimo Iotti, Alessandro Cardinali, Barbara Lori, Alessandro Cardinali del Partito Democratico e Fabio Rainieri della Lega Nord -

Parma, 25 novembre 2014 -

Queste elezioni, dominate dal partito dall'astensionismo, hanno visto votare in Emilia-Romagna, per l'elezione del Presidente della Regione e dei consiglieri dell'Assemblea Legislativa, il 37,67% degli aventi diritto, un dato in forte flessione rispetto alle precedenti regionali del 2010 quando si erano recati alle urne il 68,07%.

Stefano Bonaccini, candidato del centrosinistra (Partito Democratico, Emilia Romagna Civica, Sinistra e libertà) è il nuovo presidente della Regione, eletto con il 49,05% dei voti. La coalizione che lo ha sostenuto ha raggiunto il 49,69% con 597.185 voti. In regione al primo posto il Partito democratico con il 44,52% dei voti (535.109), al secondo la Lega Nord con il 19,42% (233.439 voti).

A Parma e provincia Stefano Bonaccini ha ottenuto 51.537 voti pari al 45,1%.
Per la provincia di Parma segue Alan Fabbri, candidato di Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, che ha ottenuto 38.924 voti fermandosi al 34,0%. Terza l'esponente del Movimento 5 stelle, Giulia Gibertoni, con 14.504 voti pari al 12,7%.
A seguire, Maria Cristina Quintavalla (L'altra Emilia-Romagna) con 6.011 pari al 5,3%, poi Alessandro Rondoni (Ncd-Udc) con 2.318 al 2,0%. Maurizio Mazzanti (Liberi cittadini) con 1.061 allo 0,9%.

I consiglieri parmigiani eletti sono i tre candidati del Pd Massimo Iotti, Alessandro Cardinali, Barbara Lori e Fabio Rainieri della Lega Nord.

La provincia dove si è votato di più è Ravenna con il 41,30% (nel 2010, 73.35%). Seguono le province di Bologna con il 40,17 % (nel 2010, 70.80%), Reggio Emilia con il 35,98% (nel 2010, 70.13%), Modena con il 38,92% (nel 2010, 78,80%), Ferrara con il 37,38% (nel 2010, 68,20%), Forlì-Cesena con il 36,93% (nel 2010, il 67.71%), Parma con il 34,03% (nel 2010, il 61%%), Piacenza con il 36,29% (nel 2010, il 62.01%) e Rimini con il 33,45% (nel 2010, il 62,25%) che è la provincia in cui si votato di meno.

(Fonte dati: Regione Emilia Romagna)

Pubblicato in Politica Parma

L'urlo del silenzio scuote l'Emilia Romagna. Il partito degli assenti deve fare riflettere tutti e non poco. Solo il 37,63% degli aventi diritto al voto si è presentato alle urne.

di Lamberto Colla - Parma, 24 novembre 2014
La vera notizia non è la conferma in Emilia Romagna del PD e conseguentemente la vittoria del suo candidato Stefano Bonaccini bensì il crollo verticale dei cittadini votanti.

-30,4% rispetto le precedenti regionali del 2010 (era il 68,13%) e del 32,3% rispetto alle europee di sei mesi fa (era il 70,0%).
Un dato storico, per il suo aspetto negativo, soprattutto se contabilizzato in una regione dove l'affezione al voto è stata sempre altissima.
Il distacco da chi rappresenta la politica, donne e uomini che siano, è diventata una frattura enorme e, seppure fosse stato nell'aria, non era assolutamente prevedibile un risultato di questa portata.

Il partito trasversale dei non votanti ha raccolto consensi da tutti i partiti e movimenti a conferma di un disagio ormai intollerabile soprattutto se, l'urlo del silenzio, proviene da una delle regioni tradizionalmente più attaccate al diritto di voto. Una regione dove la politica è alla tavola di tutti, fa parte del corredo cromosomico dell'emiliano romagnolo.

Meditate signori, meditate e soprattutto fate, prima che il gap con la vita reale sia incolmabile e le conseguenze inimmaginabili.

Pubblicato in Politica Emilia

Un sindacato in crisi di consensi lancia la sfida al Governo con il temutissimo "Sciopero generale" dal sapore retrò infarcito di slogan ma privo di contenuti, che non è diventato appetibile per le nuove categorie di lavoratori, a tutto vantaggio delle aziende in crisi di ordinativi.

di Lamberto Colla -
 Parma, 23 novembre 2014 - 


Prima di tutto è da segnalare che al comando "avanti con lo sciopero generale" lanciato dalla coppia terribile del sindacato italiano Camusso-Landini, ha quasi da subito aderito la UIL ma si è bellamente defilata la CISL.

I tre maggiori sindacati si separano proprio nel momento più delicato della trattativa sul lavoro a testimonianza che la mobilitazione "di pensionati e studenti svogliati" che si daranno appuntamento a Roma il prossimo 12 dicembre è esclusivamente una manovra politica e peraltro priva di contenuti.

Alla solita stima di numeri che segneranno il successo della manifestazione da un lato e l'insuccesso dichiarato da numeri stimati dalla controparte politica noi vogliamo aggiungerne altri: il risparmio delle imprese manifatturiere in crisi di ordinativi.
Già perché a giovarne saranno solo i conti economici di quelle aziende (tante) in crisi di ordinativi che potranno contare di un risparmio stimabile tra 40 e 60 euro per lavoratore che si asterrà dal timbrare il cartellino. Considerando una partecipazione allo sciopero del 50%, una impresa di 150 lavoratori, potrà disporre di una migliore liquidità compresa tra 3.000 e i 4.000 euro.
Il sacrificio del lavoratore invece si può equiparare a due "pizze". Una cenetta si può sacrificare a favore della Camusso. La leader CGIL dal polso di ferro che, nel tentativo di recuperare consenso e tesserati, sta percorrendo la strada dello scontro a oltranza su ogni cosa senza nulla proporre per accompagnare l'Italia intera fuori da questo pantano.

Come una casalinga frustrata in preda a una crisi di nervi, la Merkel italiana, ha ottenuto di far fare bella figura a Annamaria Furlan, da poco nominata alla guida della CISL a seguito del "pensionamento" di Raffaele Bonanni. Un distacco netto dalla "politica" di Camusso riprendendo addirittura Renzi, quando parla di sindacati, chiedendogli di non essere generico ma di specificare a chi assegnare meriti o demeriti. " Smetta di dire sindacati, sia più preciso" è la replica della Furlan indirizzata nelle scorse ore al premier Renzi.

"La Cisl, ha dichiarato la neo segretaria in un'intervista a Repubblica, non farà lo sciopero generale con Cgil e Uil perché non ci sono motivazioni valide per fermare il paese". Una posizione condivisibile che un effetto ha già generato: dare visibilità a Annamaria Furlan e al secondo sindacato nazionale , la CISL appunto.
Una posizione che sottrae la CISL dal cono d'ombra disegnato dal tandem Landini - Camusso all'interno del quale è invece rimasto invischiato il segretario UIL, Corrado Barbagallo, anch'egli di recente investitura, chiamato a sostituire Luigi Angeletti.

In Conclusione
Lo sciopero generale fa bene quasi a tutti tranne che ai lavoratori. Fa bene alle imprese che risparmiano, fa bene alla CGIL che intende accreditarsi come componente politica e non solo sindacale, fa bene alla Furlan che defilandosi si fa notare a tutto vantaggio personale e della CISL, fa bene al Governo che può scaricarsi di responsabilità, potendo anche confrontarsi con una "opposizione" non avendone una in parlamento.
Delle nuove figure di lavoratori, dei disoccupati in crescita numerica, degli artigiani, dei commercianti e dei microimprenditori in preda a crisi di nervi, invece, chi ci pensa?

Pubblicato in Politica Emilia
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