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Francia, Inghilterra, Italia saranno nel mirino del terrorismo internazionale di matrice islamica estremista per un bel po' di tempo. I servizi di intelligence difficilmente riusciranno a intercettare le azioni di queste micro cellule autogestite. Ma non bisogna farsi prendere dalla tentazione di un'altra guerra bensì usare, finalmente, la Forza della Ragione invece della Ragione della Forza.

di Lamberto Colla - Parma 08 gennaio 2015 - -
Sgomento, pena e rabbia sono i sentimenti che a caldo hanno raggiunto tutti coloro che hanno assistito alla diffusione delle immagini dell'attacco terroristico al giornale satirico francese Charlie Hebdo reo di avere "insultato" l'Islam con le sue vignette. Niente di più e niente di meno di quanto fatto per il presidente Hollande o il Vaticano. Come tutti i giornali satirici tutto e tutti sono attaccabili con la crudeltà e il cinismo della vignetta satirica.
Ma l'Islam non ci sta e la sua "fede" la difende con le armi e con la crudeltà.

Già per molti mesi, alcuni anni fa, la sede del giornale e i giornalisti stessi sono stati a lungo scortati giorno e notte per timore di qualche incursione di fanatici.
Ma quello che è accaduto ieri è stata una vera e propria azione di guerriglia urbana. Un assalto studiato per distruggere, registrare e diffondere il terrore, quindi tornare nell'ombra per uscire nuovamente a colpire un nuovo obiettivo.

Non un attacco di kamikaze, non il gesto di un fanatico votato alla morte perché nulla ha più da desiderare dalla vita ma una vera e propria azione militare.
Certo i giornalisti, almeno i sopravvissuti, hanno potuto difendersi solo attraverso la fuga ma la vittoria militare, seppure infame perché l'azione è stata rivolta contro inermi, c'è stata perché gli avversari, i servizi segreti francesi nello specifico, ma avrebbero potuto essere anche quelli inglesi o italiani che il risultato sarebbe stato analogo, non hanno saputo intercettare e disinnescare l'attacco.

Queste micro cellule terroristiche hanno, e uso il plurale nella consapevolezza logica che di molte ve ne siano dormienti in occidente, la capacità di mimetizzarsi all'interno, molto probabilmente, delle organizzazioni criminali locali da dove riescono a ottenere documenti e armi. L'addestramento invece è plausibile che venga svolto non in campi d'addestramento facilmente identificabili bensì nelle campagne di guerra dei neo califfati dove l'evoluzione di Al Qaeda sta portando morte e cruente esecuzioni come ci ha abituati a vedere la Tv dalla Siria al nord africa, ma anche in Somalia e in oriente estremo. Sgozzamenti in diretta, anche collettivi, attacchi a rappresentanti delle forze dell'ordine come in Australia e in Canada e ora anche la Francia con un attacco dall'impatto emotivo notevole anche in forza della rapida viralizzazione dei documenti filmati che hanno testimoniato l'efferatezza dell'attacco e la determinazione di chi l'ha condotto.

Sono terroristi della porta accanto, europei di seconda e terza generazione convertiti all'inumanità, quel sentimento che nessuna religione riconosce ma che la società moderna, con le sue storture, ha alimentato e questi uomini e donne "senza radici" preso a pretesto per assumere una posizione sociale.
E' d'obbligo, e lo sarebbe stato da molti anni sin dall'attacco alle torri gemelle, interrogarsi come arginare il fenomeno che non va confuso in guerra di religione ma il frutto del progressivo e costante divario sociale interno all'occidente e non solo.

La spregiudicatezza della finanza internazionale, che come un tumore si insinua in ogni angolo del globo ove sia possibile una speculazione redditizia e dove non è possibile genera le condizioni di crisi per poter goderne dei frutti della ricostruzione, ha pari responsabilità della politica internazionale.
Senza dover necessariamente cavalcare l'idea di un governo guidato da pochi "illuminati" il sospetto che dietro a molti degli eventi e tumulti qua e là sparsi nel mondo ci possa essere una regia è elevato e che sia in atto una terza guerra mondiale ormai è palese.

Di fronte a questi segnali di instabilità globale occorre fare uno sforzo ragionevole. Usare l'intelligenza e dare libero sfogo alla Forza della Ragione invece di perseguire la Ragione della Forza. Non vuol dire disarmarsi ma armarsi di nuovi strumenti esportando la condivisione di obiettivi sani e morali e non la "democrazia occidentale" come tentarono malamente gli statunitensi. Occorre difendersi con l'intelligence, con uomini preparati e addestrati all'antiterrorismo internazionale. Investire negli uomini e non negli aerei da combattimento. Negoziare la pace o meglio la libera convivenza nel rispetto delle civiltà e delle fedi senza lasciarsi trasportare da idee e convincimenti demagogici da un lato o colonizzatori dall'altro.

La libertà è sacra e va prima conquistata e poi difesa. La difesa è un atto di prevenzione e perciò tipica dei paesi occidentali mentre la conquista è un'azione di ribellione che, seppure raramente sia accaduto, può essere acquisita attraverso azioni di pressione intellettuale invece delle azioni militari.
Auguriamoci quindi che la tragedia francese non sia il nuovo pretesto per una azione di guerra oltre confine che, ormai è documentato, non farebbe che alimentare l'odio e creare reazioni a catena incontrollabili.

Oggi il lutto è in Francia, ma domani sarà in Inghilterra per raggiungere l'apice mediatico quando l'attacco sarà rivolto all'Italia e al Vaticano. Bisogna agire in fretta e con intelligenza. Quel dono che Dio ha destinato agli uomini per differenziarli dagli animali ma di cui si è perduta traccia.

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Il Presidente della Regione Emilia-Romagna, ieri a Reggio Emilia in occasione delle celebrazioni per il 218° anniversario della nascita del Tricolore: "E' la nostra memoria e la nostra storia. Le riforme sono un tassello determinante per ridare funzionalità alle Istituzioni, assieme all'Europa che deve diventare motore di sviluppo" -

Reggio Emilia, 8 gennaio 2015 –

"Le celebrazioni del Tricolore non sono un rituale, ma molto importanti, perché tassello decisivo per non disperdere la memoria, dunque la storia, del nostro Paese. E la memoria è fondamentale, affinché non restino vani o vengano dimenticati i sacrifici di chi ha costruito le fondamenta dell'unità nazionale prima, della scrittura della Costituzione poi, dopo la tragedia del nazifascismo e la lotta di Liberazione."
Lo ha detto Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna, ieri a Reggio Emilia in occasione delle celebrazioni per il 218° anniversario della nascita del Tricolore.
Bonaccini ha anche preannunciato l'intenzione di dare vita ad "un grande progetto di memoria condivisa, chiedendo collaborazione alla Regione Toscana, per mantenere viva l'attenzione sugli eccidi di Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema e su altri luoghi drammaticamente protagonisti di tragedie causate dalla follia nazifascista".

Il Presidente ha espresso il suo apprezzamento per la lectio magistralis affidata a Giorgio Diritti, il regista che col film "L'uomo che verrà" ha contribuito in maniera straordinaria al mantenimento della memoria sull'efferato eccidio di Marzabotto.
Sul tema riforme, Bonaccini ha sostenuto che "non bisogna però avere paura del cambiamento, che non e' un valore in se', ma che se orientato nel senso giusti, può condizionare in positivo il futuro. C'è stata una lacerazione in questi anni, confermata dal recente grande astensionismo delle elezioni regionali, tra gli elettori e la politica, tra gli elettori e le istituzioni. Dobbiamo dunque lavorare intensamente tutti assieme per ridare dignità e maggiore funzionalità alle Istituzioni, quindi non temere una sola Camera legislativa, superando il bicameralismo perfetto, con qualche parlamentare in meno, ma con il Senato trasformato in Senato delle autonomie, così come non temere di abbassare da quattro a tre i livelli di governo. Tutto ciò che va nella direzione di semplificare, modernizzare, rendere più rapide nei tempi delle decisioni, le istituzioni, rafforzerà la loro autorevolezza. Peraltro istituzioni più autorevoli e pienamente legittimate aumentano la qualità della nostra democrazia."

"Per questo – ha continuato il Presidente – bisogna poi puntare con decisione ad un nuovo rapporto tra Stato, Regioni e Comuni, col futuro superamento delle Province attraverso processi di area vasta. E allo stesso tempo mettere la sobrietà tra i caposaldi del nostro agire quotidiano".
Sul tema Europa, Bonaccini ha messo in guardia dalla tentazione di rinchiudersi nei confini territoriali e identificare in chi arriva da fuori come fonte di guai. Al contrario "va rafforzata la cooperazione internazionale e bisogna operare in modo che l'Europa non sia solo un'espressione geografica, ma trasformarla negli Stati Uniti d'Europa in cui la propria identità sia un valore messo al servizio di un progetto più ampio, che preveda non solo una moneta unica, ma politiche economiche, fiscali, sociali e di difesa comuni. L'Europa deve uscire dalla stagione che ha premiato la speculazione e la rendita e deve essere invece fautrice di una nuova crescita in cui vengano premiati lavoro e impresa."
"L'Emilia-Romagna – ha concluso il Presidente – darà il proprio contributo a questo processo, non dimenticando che nel corso della propria storia è riuscita, partendo da un livello di povertà diffusa, a dare vita ad un modello di sviluppo e di crescita, garantendo al contempo una redistribuzione della ricchezza che qui e' stata molto più equa che da altre parti".

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

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Domenica, 04 Gennaio 2015 12:44

Si può fare di più senza essere eroi.

Riforme ancora in alto mare, di spending review non se ne parla più, tasse in crescita e lavoro in diminuzione. Befana pensaci tu.

di Lamberto Colla - Parma, 04 gennaio 2015 -
Apprezzabile l'approccio di Matteo Renzi fortemente orientato alla crono programmazione meno apprezzabili i risultati conseguiti e la previsioni di breve periodo.
Se da un lato il patto del nazzareno avrebbe potuto consentire una più rapida corsa verso le riforme strutturali del nostro "borbonico" paese, l'opposizione interna al partito di stragrande maggioranza blocca ogni nuova e azzardata politica rivoluzionaria.

Già perché di rivoluzione (democratica) bisogna parlare. I problemi accumulati non consentono più di ritardare decisioni impopolari e dolorose, traumatiche per certi versi, ma indispensabili per interrompere l'emorragia arteriosa, comminata ai soliti noti, in atto da almeno 10 anni a questa parte.

Una mini-batosta semestrale ha di fatto marginato se non addirittura quasi annullato lo strato sociale identificato, spesso anche negativamente, come "borghese". Una fascia nutrita di soggetti e famiglie benestanti che con il frutto del loro onesto lavoro si potevano permettere di acquistarsi la casa, di concedersi una vacanza importante all'anno, di accumulare qualche risparmio destinato il più delle volte alla futura generazione. Vuoi l'appartamento da regalare ai figli o quelle provviste economiche utili a "farsi curare" durante la fase acuta di quella malattia che si chiama vecchiaia e che democraticamente colpisce tutti indistintamente.

Uno strato di cittadini che rendeva rapida la circolazione della moneta, che ha contribuito a patrimonializzare l'Italia e ha partecipato attivamente alle poche o tante innovazioni per le quali siamo noti in tutto il mondo.
Un tesoretto che è servito invece al Paese per sostenere manovre finanziarie pesantissime, un patrimonio immobiliare e una quantità di risparmi tali da difendere le nostre banche dalle speculazioni internazionali e infine, anziché destinare alla propria vecchiaia i risparmi di una vita, a sostenere figli e nipoti allo sbando nel marasma di una crisi economica, finanziaria, lavorativa, lunghissima e pesantissima.

A questi "nonni" eroi dovrebbero ispirarsi i nostri politici. Prendere esempio da loro e dalla loro generosità e capacità di sacrificio.

Invece niente. O per una ragione o per l'altra alla fine il risultato delle politiche governative è tassare ma non risparmiare. Colpire i piccoli patrimoni e sottrarre risorse vitali.
Riforme del lavoro che non riformano un bel nulla e generano nuovo caos. Invece di liberalizzare alla fine si regolamenta e si pongono nuovi ostacoli burocratici a qualsiasi nuova intrapresa.

Basti osservare l'ennesima riforma del lavoro il "jobs act" come è meglio conosciuto in epoca renziana. Il cavallo di battaglia dovrebbe essere legato al concetto delle tutele crescenti. Sarà o non sarà un sistema efficace lo vedremo a seguire. Fatto sta che però non viene applicato ai dipendenti del pubblico impiego. La promessa è che si farà! Il mondo delle giovani partite Iva, quel popolo di giovani di buona volontà che pur di sopravvivere, di acquisire una professionalità e di esercitare un lavoro, seppure poco remunerato, ha acceso una posizione IVA, è stato massacrato dall'ultimo provvedimento di programmazione finanziaria varato in prossimità del Natale. Un errore dice il premier a poche ore di distanza e la promessa è che nei prossimi mesi si rimedierà. Come se non bastasse l'incremento della tassazione nel passaggio ICI, Imu e poi Tasi, con il provvedimento del 22 dicembre viene sancito il principio che l'IMU verrà applicata ai macchinari almeno sino alla riforma del catasto (quindi per sempre! - ndr), confermando che chi porta gli impianti all'estero è un "furbo". Anche in questo caso un rappresentante del governo, il sottosegretario Morando, s'indigna e dichiara che è "Assurda l'imu sui macchinari, toglieremo la tassa.".

Ma come è possibile che il Governo vara norme e i suoi più alti rappresentanti, addirittura il Premier, subito dopo fanno il mea culpa e promettendo correzioni? Certo che però gli errori di questa natura non vengono mai fatti verso i componenti, dipendenti delle camere, delle regioni, delle USL, ecc... Sempre e soli a essere tartassati sono i lavoratori e gli imprenditori che esercitano in toto ed esclusivamente la loro attività sul suolo italiano.

Infine, come ogni cittadino ha fatto in tempo di crisi, ovvero ridurre le spese superflue, il Governo avrebbe dovuto dare una sfalciata ai costi improduttivi, all'alienazione degli enti inutili e alla riorganizzazione dei patrimoni e degli organici (delle polizie comprese) sin dal 2014 e invece niente.

Del "si farà" non vi è nemmeno traccia di promessa. L'unica promessa per di più sottoscritta in più documenti ufficiali e depositati in Ue è che se non si ridurranno i costi l'iva passerà al 25,5% entro il 2016.

Della farsa dell'eliminazione delle province non spendiamo altre parole mentre ci sarebbe da scrivere un manuale sulla necessità di alienare almeno 16 delle 20 inutili e mangiasoldi Regioni. Un tocco di genio potrebbe ripristinare le province e accorpare in 4 al massimo 5 macroaree il territorio nazionale.

La strada è sempre la stessa, nonostante il cambiamento dei nomi, legge finanziaria o legge di stabilità che sia, il risultato è sempre uguale. Aumentare le tasse e deprimere i consumi attraverso l'impoverimento della popolazione per sottrazione di risparmi accumulati e per eliminazione dei presupposti per generare lavoro quindi occupazione. Spazi di manovra per fare meglio ci sono.

Sarebbe sufficiente fare il contrario di quello che è stato fatto sino a oggi. Riconsegnare le risorse ai cittadini che sanno amministrarle molto meglio di chi li governa bocconiani compresi. Ci sono così ampi margini di miglioramento che è più facile far bene che sbagliare.

Confidiamo che la befana porti in dono saggezza e non solo meritatissimo carbone!

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Domenica, 28 Dicembre 2014 12:53

Nuovo anno, vecchie promesse

Mancano 72 ore al 2015. Giusto il tempo per smaltire gli eccessi di Natale e di Santo Stefano e approntare ogni scaramantico rituale per seppellire il 2014 e caricarsi di fresche speranze, raccolte chissà dove.

di Lamberto Colla - Parma, 28 dicembre 2014 -

Doveva esserlo il 2009, poi lo sarebbe stato il 2010 e così via sino al prossimo secondo semestre del 2015, ovvero l'alba della ripresa economica.
Ogni anno lo stesso rituale. Lanci di agenzia e TG tutti allineati nell'annunciare la ripresa ormai prossima e puntualmente smentiti dai dati trimestrali di consuntivo.
Speranze continuamente disilluse e donne e uomini ingannati. Già perché, e per fortuna che esistono, molti credono a quello che dicono i politici e gli organi di stampa. Molti sulla speranza cercano di immaginare un futuro migliore per sé e per i propri figli. Tirano la cinghia e resistono ma ogni anno aumenta il numero degli indigenti.

D'altronde come potrebbe essere diversamente? I nostri soldi, il frutto del sudore, li ha in mano lo Stato. Se pensa di ridarne un po' in mano ai cittadini (leggi TFR) è perché può intascare maggiormente dalla tassazione diversa a cui sarà sottoposto il trattamento di fine rapporto così anticipato.
Gli italiani sono alle prese con una contabilità "millesimata" per poter tirare la fine del mese, giocano anche solo per vincere una pizza e lo Stato, al contrario, ritarda all'infinito la Spending Review. Si sa soltanto che nel 2016 l'IVA verrà portata al 25,5% se non si raggiungeranno determinati obiettivi di risparmio e/o di Pil (clausola di salvaguardia voluta dalla UE).

E della lista dei tagli di Cottarelli non si sa più nulla! Il Commissario alla Spending Review dovrebbe avere esaurito il suo compito ma anziché vedere gli effetti di tale difficoltosa elaborazione, che avrebbe dovuto attuarsi tra il 2014 e il 2016, l'unico taglio al quale abbiamo assistito è quello relativo al Carlo Cottarelli stesso rientrato in famiglia a Washington e al suo posto di lavoro al Fondo Monetario Internazionale lo scorso ottobre.
La revisione della spesa pubblica è sempre stata lanciata dai premier come esca, per noi miserabili creduloni, di un nuovo corso che sarebbe stato intrapreso verso la trasparenza e l'eliminazione del fancazzismo e dei privilegi diffusi.

Invece prima Giarda poi Bondi e infine Cottarelli hanno intascato compensi importanti per non lasciare alcun beneficio in eredità, probabilmente non per colpa loro, ma solo per prender tempo, metterci in attesa e in atteggiamento fiducioso verso questo o quell'altro capo di governo. Una tattica sospensiva, una sorta di narcotico per le masse.

Attendiamo quindi il 2015 e crediamo fermamente che porterà ripresa economica e benessere, lavoro e occupazione, pace sociale e un Governo di larghe intese che operi a favore della collettività.

Babbo Natale è già passato quest'anno, e anche se è bello credere che esista, prima o poi bisogna svegliarsi!

Il 2015 sarà duro, probabilmente più pesante del 2014 soprattutto per quanto riguarderà l'occupazione e perciò occorre attrezzarsi per tirare a campare nella speranza che Renzi o chi per esso stavolta decida per noi, semplici e mortali.

E con questo auguro ai nostri lettori un Buon 2015 da affrontare con rinnovata serenità e caparbietà.

Vivere per resistere e resistere per vivere.

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Si sta via via stemperando l'attenzione mediatica sull'inchiesta "Mafia Capitale". La municipalità capitolina non verrà sciolta e i "presunti capi" liberati perché il fatto non sussiste e avranno degna sepoltura (quando il fatidico giorno arriverà) in Sant'Apollinare. E' uno scenario plausibile?

di Lamberto Colla -
 Parma, 21 dicembre 2014 -
Fosse accaduto, quello che è stato raccontato con dovizia di particolari, in un Comune diverso da Roma e a guida diversa dal Pd, la Giunta sarebbe già decaduta per "mafia" e il Commissario Prefettizio insediato.

No, su Roma non si può! Il Sindaco Marino, si proprio lui quello che in molti sino a pochi giorni prima dello scandalo avrebbero voluto destituito per non aver pagato le multe, per divieto di sosta, della sua Panda oggi è considerato una garanzia di moralità pur di scongiurare lo scioglimento del Comune per mafia. Per fortuna è scoppiato il caso della "terra di mezzo" e Ignazio Marino da inquisito diventa l'icona e il baluardo della "resistenza".

L'orsacchiotto Marino non sapeva nulla di quanto stesse accadendo nella sua città. Così impegnato nelle scorribande ciclistiche cittadine da non avere avuto il tempo di leggere il corposo dossier, già da diversi mesi protocollato, riguardo a strane e sospette operazioni.

Tutto ben dettagliato in una relazione sulla verifica amministrativo-contabile effettuata a fine 2013 dagli ispettori del ministero dell'Economia e Finanze Vito Tatò ed Enrico Lamanna a Roma Capitale e disposta dalla ragioneria Generale dello Stato.

Ma lui, uomo di sinistra, poteva non sapere di una cospirazione di "destra". E già perché, nonostante l'inchiesta abbia prevalentemente raggiunto uomini assegnabili alla sinistra, è offerta in pasto come di destra per l'appartenenza di Carminati all'ex NAR e l'iscrizione al registro degli indagati dell'ex Sindaco Alemanno.

Peccato che, almeno sino a oggi, non sia stato sfiorato dall'indagine nessun appartenente a Forza Italia. E' effetto di un miracolo o di una dimenticanza. Fatto così irrilevante che non viene ovviamente evidenziato dai media più importanti. Anche perché, siamo alle solite, in questa "ridicola Italietta" ogni fatto illecito viene ridondato su tutta un'area politica e l'operato dei Giudici utilizzati, spesso incolpevolmente, per colpire gli avversari.

Sarebbe anche ora di piantarla con questo ignobile comportamento che non fa onore ai magistrati e demolisce le istituzioni, partiti compresi che, al di là di chi li guidi sono i pezzi fondanti della democrazia.

Basta, un fatto è criminoso se è giudicato tale e la colpa individuale non può infangare tutto il partito di di appartenenza di destra, sinistra o pentastellato che sia.
Ma "Mafia Capitale" è un sistema da tempo i radicato nella nostra società.

Un sistema ben collaudato, "oliato" e diffuso sull'intero territorio nazionale. Un sistema di connessione tra politici (a vari livelli di importanza) e rappresentanti del mondo economico che trovano occasioni comuni per mantenere e aumentare la loro influenza: politica per il rappresentante eletto e di mercato per l'imprenditore o per il "faccendiere" o agevolatore d'interessi che sia. Un meccanismo che è entrato nel vivere comune e che ha prodotto generazioni di "mafie e mafiette locali". Un tessuto economico importante caduto in mano a pseudo imprenditori che tentano la fortuna creando misere lobbies di paese dal nepotismo dilagante e dal tasso di "consanguineità" elevato.

Alle donne e agli uomini di buona volontà e dalla sane capacità non resta che mettersi in stand by o espatriare.

A loro invece, quelli che delinquono, sono riservati gli onori (vedi il caso di "renatino" De Pedis capo storico della Banda della Magliana) e magari sepolto con i Papi in Sant'Apollinare.

Non ci sarebbe da stupirsi se "Mafia Capitale" si risolvesse in una bolla di sapone. Vediamo ora quali nomi "usciranno" dai libri neri della contabilità.

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La nota stampa di Cinzia Rubertelli consigliere comunale di Grande Reggio e Progetto Reggio: «Sui temi della famiglia e dei diritti Lgbt si costruisca un dibattito senza ideologie, senza censurare chi non si uniforma al politicamente corretto» -

Reggio Emilia, 18 dicembre 2014 -

«Anche a Reggio Emilia, purtroppo, sui temi della famiglia e dei diritti Lgbt non si riesce a costruire un dibattito che non sia viziato dalle ideologie». Così Cinzia Rubertelli, consigliere comunale di Grande Reggio e Progetto Reggio, interviene nella polemica nata dopo che nei giorni scorsi il gruppo locale delle Sentinelle in Piedi era stato costretto ad annullare una conferenza sull'educazione dei bambini, programmata in una sala della parrocchia Regina Pacis, a causa delle proteste di numerosi cittadini.
Per Rubertelli, queste proteste sono un segnale per nulla rassicurante: «Anche a Reggio Emilia è andata in scena una forma di censura verso chi non si uniforma al politicamente corretto e al pensiero unico ormai dominante – sostiene – Con la scusa della discriminazione contro gli omosessuali, una discriminazione che nessuno vuole e che anzi condanno fermamente, in realtà qualcuno ha iniziato a censurare l'opinione di chi in materia di famiglia ha opinioni diverse rispetto a quelle delle associazioni Lgbt».

Pur riconoscendo la legittimità di qualunque tipo di proteste, «non possiamo non dirci preoccupati quando vediamo che si cerca di impedire a una parte non indifferente della popolazione di esprimere pacificamente la propria idea – sostiene Rubertelli – Voler imporre un pensiero omologato, che non ammette repliche, rischia di far scivolare tutti lungo una china molto, molto pericolosa».

Per il consigliere di Grande Reggio e Progetto Reggio, è importante che Reggio Emilia sappia mantenere intatta la sua capacità di dibattere senza scadere in una sorta di razzismo a rovescio: «Riaffermiamo con forza la nostra posizione contraria a ogni tipo di discriminazione ingiustificata, ma al tempo stesso chiediamo che sia garantito anche nel nostro Comune la pacifica e libera discussione senza discriminare quelle organizzazioni che, senza usare metodi violenti, desiderano solo esprimere le proprie idee».

(Fonte: ufficio stampa Cinzia Rubertelli)

Domenica, 14 Dicembre 2014 12:06

Rating sotto le suole e svendite in corso

Due pesi e due misure. Declassato nuovamente il rating dell'Italia e nessuna protesta si è sollevata da parte di alcuno. Se ci fosse stato il "Berlusca" allora sì che ne avremmo sentito delle belle. Intanto Monti ha capito che la Germania ci ha fregati.

di Lamberto Colla -
 Parma, 14 dicembre 2014 -
Siamo quasi spazatura. BBB- appena prima del giudizio "junk" ovvero spazzatura per i nostri titoli di Stato.
Il declassamento di Standard & Poor's non può, questa volta, sorprendere. Tutti gli indicatori economici del nostro Paese sono in costante caduta libera, le previsioni di lieve crescita sono state puntualmente disattese.

Secondo le stime preliminari dell'Istat, il Pil è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,4% tendenziale, cioè rispetto al terzo trimestre 2013. Ciò significa che per quest'anno il calo del Pil già acquisito è pari allo 0,3% in caso di un quarto trimestre a crescita zero: l'economia era infatti già rimasta ferma sullo zero nel primo trimestre 2014 ed era arretrata dello 0,2% nel secondo. Sono tre anni che i trimestri registrano un segno «meno», dal terzo trimestre 2011. Nel terzo trimestre di quest'anno l'economia italiana è tornata praticamente ai livelli del 2000, ossia di 14 anni fa.

Difficile credere che nel breve lasso di tempo di un anno si potesse far riprendere il cammino a un antico transatlantico esposto alle intemperie senza adeguate protezioni. Anzi volutamente esposto, per anni e anni, a artificiali turbolenze finanziarie il cui unico scopo era "far cadere Berlusconi" e portare al Governo un allineato alla finanza internazionale per creare i presupposti di una rapida conquista dei nostri gioielli industriali a buon mercato.
Tanto per essere chiari, l'Italia, dieci anni fa, aveva un rating di AA- e pure nel bel mezzo della tempesta finanziaria di fine 2011, la valutazione di Standard & Poor's era pari ad A.

Dall'inizio della crisi sono quasi 1.000 le aziende (PMI) passate in mani straniere. Machi storici e di prestigio che vanno dalla meccanica alle ceramiche per passare dalla moda e dal food. Pozzi-Ginori, Ducati, Lamborghini, Indesit e Poltrone Frau, Star e Eridania solo per fare alcuni esempi.
E non si creda che sia un arricchimento di capitai investiti in Italia! Una volta acquisiti i marchi, i brevetti e i know how, ovvero i cuori pulsanti di questi gioielli ex made in Italy, tutto verranno trasferito nei paesi d'origine lasciando sul Bel Paese soltanto i monumenti celebrativi del declino industriale, povertà e disoccupazione.

Quello che gli stranieri hanno lasciato è invece alla mercé delle mafie e mafiette locali. Un tessuto economico residuale caduto in mano a pseudo imprenditori che tentano la fortuna creando misere lobbies di paese dal nepotismo dilagante e dal tasso di "consanguineità" così elevato tanto da proliferare generazioni di faccendieri e imprenditori "deficienti".

Gli onesti intanto si tirano il collo e pagano le tasse per tutti anche per quelli che calpestano la propria e altrui dignità.

Infine il professor Monti Mario si è accorto che la Merkel ci ha fregati.

La politica dell'austerity imposta dalla cancelliera e cavalcata dal bocconiano ha dato il colpo di grazia a una Italia già sufficientemente compromessa ma con ancora residuali energie di ripresa. Il rating era AA e non BBB-.

"In Europa ci piace pensare, ha dichiarato nei giorni scorsi Mario Monti al giornalista Federico Fubini di La Repubblica, che le regole siano nel complesso rispettate, ma non credo si possa parlare di rispetto quando ci sono Paesi che anno dopo anno chiedono rinvii nel rispettare gli obiettivi e li ottengono senza difficoltà. Penso, quanto al Patto di stabilità, alla Francia e alla Germania nel 2003 e, negli ultimi anni, alla Spagna, di nuovo alla Francia, al Belgio. O ancora alla Germania oggi per i limiti agli squilibri macroeconomici eccessivi. E a tanti altri casi".

Meglio tardi che mai. Ma adesso raddrizziamoci concedendo risorse agli imprenditori piccoli e operosi che sono, da sempre, la spina dorsale di quest'Italia.

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Rubertelli: «Il presepe è cultura, e quello allestito alla galleria Parmeggiani sta dando nuova vita a un quartiere penalizzato dai lavori del parcheggio sotterraneo» -

Reggio Emilia, 9 dicembre 2014 -

«La comunità non rinunci alle proprie tradizioni in nome del politicamente corretto»: è l'appello lanciato da Cinzia Rubertelli, consigliere comunale di Grande Reggio e Progetto Reggio, all'inizio del periodo festivo, in cui spesso il voler portare avanti usanze radicate in secoli di storia si traduce in scontro tra diversi modi di pensare.
«Pochi giorni fa abbiamo letto tutti di quel preside di una scuola di Bergamo che ha chiesto di non allestire il presepe nell'istituto per rispettare i bambini di religione non cattolica. Un atteggiamento che per me è profondamente sbagliato – afferma Rubertelli – Non si capisce perché noi dobbiamo rinunciare alle nostre tradizioni pur di non urtare le sensibilità di qualcuno. Non è agendo in questo modo che si manifesta il rispetto nei confronti degli altri: piuttosto si deve lavorare per favorire l'accoglienza e l'integrazione, rendendo ognuno libero di rispettare il proprio credo senza ignorare le regole».

Fortunatamente simili chiusure non fanno ancora parte delle abitudini di Reggio Emilia: «Pochi giorni fa, per esempio, è stato inaugurato alla galleria Parmeggiani il Presepe multietnico della Napoli del Settecento, una meraviglia di impianto barocco ampia diciotto metri quadri – continua Rubertelli - Quest'opera d'arte attira molti visitatori e di conseguenza porta nuova vita anche al quartiere attorno a piazza della Vittoria, fortemente penalizzato dai lavori del parcheggio sotterraneo; inoltre, l'allestimento permette di sfruttare a dovere la stessa galleria Parmeggiani, un museo di gran valore ma dalle potenzialità inespresse. Il presepe, in altre parole, è cultura, e attraverso la cultura vengono valorizzati i quartieri di una città ancora incapace di mostrarsi al meglio. Speriamo che a nessuno venga in mente che tutto questo vada cancellato in nome di un rispetto di facciata per le altre fedi».

Per Rubertelli non è nascondendo il proprio passato che si raggiunge una vera integrazione: «Tra le diverse religioni ci sono molti più punti di contatto di quanto sembri, ed è compito della politica metterle in luce – conclude - Al contrario, è quando si pensa di nascondere le proprie tradizioni in nome del quieto vivere che si creano motivi di scontro e di rivalsa».

(Fonte: Ufficio stampa Cinzia Rubertelli)

Difficile rimanere impassibili di fronte alle indiscrezioni giornalistiche sul caso Loris. Il Pensiero corre alla Franzoni e alla fragilità di questa nostra società che non rispetta nemmeno i bambini. Figuriamoci l'ambiente e il patrimonio pubblico.

di Lamberto Colla -
 Parma, 7 dicembre 2014 -
Da culla delle civiltà a culla dell'aridità affettiva. Un nuovo periodo decadentista sta scuotendo l'Europa e l'Italia in modo ancor più preoccupante. L'aridità sentimentale si sta diffondendo a altissima velocità in tutti gli strati sociali sospinta dalla forza propulsiva di un giornalismo ipocrita e senza scrupoli alla continua ricerca del dolore e dell'orrore da buttare in prima prima pagina.

Le lacrime inondano lo schermo per emozioni costruite a tavolino, la telecamera indugia negli occhi lucidi di quel calciatore o ex velina che si emoziona per la finta lettera scritta dal figlio. Non quel figlio che non rivedeva da decenni (Carramba che sorpresa!) perché emigrato ma quello stesso pargolo col quale tutti i giorni condivide le mura domestiche e che avrebbe disponibili quotidianamente 24 ore per celebrare il proprio padre o la propria madre. Invece ormai va di moda il format D'Ursiano, quello dello scoop inesistente e dei sentimenti costruiti a tavolino per il compiacimento morboso di qualche milione di telespettatori incapaci, o forse nell'impossibilità, di vivere la propria vita con positività.

Il cinismo mediatico sfonda tutte le barriere del buon senso e del rispetto delle persone e dei defunti. Chiunque sia sfiorato, magari per propria volontà come il "cacciatore" che ha trovato il cadavere del piccolo Loris, viene passato al vaglio della giustizia, buttato in prima pagina con qualche allusione di responsabilità nel delitto e poi, una volta consumato perché riconosciuto estraneo alla vicenda buttato nella spazzatura della Tv Spazzatura senza nemmeno una scusa. "Dovere di cronaca" qualcuno obietterebbe.

E allora giù alla ricerca degli scheletri nascosti di Elena Ceste e il moltiplicarsi di presunti "amanti" alimenta la cronaca quotidiana anzi oraria. Loris è stato abusato poi probabilmente abusato e dopo tre giorni dal ritrovamento della salma esce l'indiscrezione che era stato oggetto di abusi da diverso tempo o forse no.
Si parla di abusi come di cioccolatini. Si indaga, peraltro malamente, nella vita e nel passato delle persone con una disinvoltura inquietante. Una spregiudicatezza intollerabile che alimenta morbosità collettive asfaltando, in breve, ogni insegnamento catechistico così duramente appreso durante le elementari e le medie (dei mie tempi ovviamente).

Il rispetto nella donna e nell'uomo come soggetto singolo, libero e riservato, è svanito del tutto perché immolato al "dio catodico".
Il venir meno del rispetto dell'individuo è l'apertura al male globale.
L'ambiente stesso è stato devastato dal genere umano inseguendo un progresso troppo poco collaudato e oggi ci si accorge di quanto forte sia la natura, capace di riprendersi in brevissimo quanto illegalmente sottratto. Una riconquista barbarica, a scapito di donne e uomini incolpevoli, che altro non è che il primo segnale del caos incombente.

Il prossimo scenario probabile sarà un conflitto sociale devastante i cui segnali d'allarme sono già stati lanciati da Tor Vergata in primis.
Una tensione sociale che si alimenta e prospera con la registrazione continua che chi è al potere se ne frega di tutto tranne che dei suoi interessi privati rendendosi complice delle nefandezze finalmente affiorate nella Capitale ("Terra di Mezzo") o nelle ricche regioni del Nord (MOSE e EXPO2015). Tutta l'Italia è attraversata dalla corruzione che sta minando le fondamenta socio economiche di quello Stato che fu anche al 4° posto tra le potenze industriali.
Una società anaffettiva e arida sta prendendo il posto della nostra civiltà romana, laboriosa, colta, e invidiata per il senso civico.

Così come a cavallo tra l'800 e il '900 il decadentismo letterario affiorò prepotentemente in un'Europa in piena crisi, che stava volgendo alla Grande Guerra, altrettanto oggi, le tensioni di fine secolo e di inizio millennio stanno, guarda caso, replicando quel periodo. Corsi e ricorsi storici: 1915-2015?
Non c'è proprio modo di imparare qualcosa dalla storia?

Pubblicato in Politica Emilia

Qualità di vita: Parma fanalino di coda per la sicurezza urbana -

Parma, 3 dicembre 2014 -

Cecilia Zanacca, Prima Parma e Giampaolo Lavagetto, Territorio e Autonomia, alla luce dei preoccupanti dati sulla qualità di vita a Parma, lamentano il grave ritardo del Consiglio Comunale per il voto della petizione popolare Città Sicura; adesso l'Amministrazione non può più temporeggiare!

"I dati dell'indagine nazionale sulla qualità della vita nelle città italiana - dice Cecilia Zanacca - ci danno ragione di quanto urgente sia intervenire sul tema della sicurezza urbana nella nostra città. A luglio abbiamo consegnato all'amministrazione Comunale la petizione "Città Sicura", sostenuta da oltre duemila parmigiani che prevede una serie di interventi, alcuni dei quali già attivati in altre città, capaci di migliorare la qualità della sicurezza urbana. Dopo una preliminare discussione in consiglio Comunale a metà settembre, della mozione che avrebbe dovuto portare i consiglieri comunali ad un voto palese e di grande responsabilità per l'approvazione o meno della petizione voluta dai Cittadini di Parma, non ci è stato dato di sapere più nulla. Forse che gli stessi pensano di avere assolto con quella breve presentazione / discussione consigliare i loro doveri nei confronti della città ? No, non è accettabile. Chiediamo al Consiglio Comunale la massima celerità della calendarizzazione della petizione popolare che, alla luce dei dati sopra riportati ci sembra debba avere assoluta priorità.

giampaolo lavagetto rid by lamby

"Sul tema della sicurezza urbana ed in generale sulle tematiche importanti per Parma, - sostiene Giampaolo Lavagetto - abbiamo tenuto in questi mesi un dialogo non strumentale ne prevenuto con l'attuale amministrazione comunale. Più volte abbiamo incontrato su diverse tematiche i diretti responsabili dei vari assessorati. Alla loro cordialità, però, fino ad ora non è seguita una concreta apertura in termini progettuali sulle nostre proposte. Sul tema della sicurezza urbana, ricordiamo all'amministrazione locale che gli oltre duemila parmigiani sottoscrittori della proposta Città Sicura meritano da parte del Consiglio comunale una celere risposta. Se non si da ascolto ai cittadini poi non ci si deve meravigliare del fenomeno preoccupante dell'astensionismo."

Cecilia Zanacca Giampaolo Lavagetto

(Fonte: ufficio stampa Prima Parma, Territorio e Autonomia)

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