In questi ultimi tempi c’è molta frenesia nei palazzi europei per la digitalizzazione del voto. L’accelerazione sul voto digitale è sostenuta dalla pubblicità che ne esalta le qualità democratiche; il voto online sostengono gli “UEmanoidi”, è più accessibile a tutti i cittadini e incentiverebbe ad esprimere la propria preferenza.
Dissentire pare che adesso sia diventato un reato, marchiando No Vax gli autori della protesta. Nel nostro Paese, proporre una civile protesta critica di fronte a misure governative liberticide, ci si guadagna l’etichetta di delinquente.
Puoi pulire quanto vuoi un vetro, sostituirgli il telaio, colorarlo a nuovo, ma quello che rimane è il suo contenuto che non cambia.
L’emergenza sanitaria è terminata da tempo, ma quello che non termina, sebbene non sussistano più né requisiti di legge “costruiti per l’occasione”, né motivazioni sanitarie, è rimasta l’abitudine di tamponare chi entra in un ospedale per cure sanitarie.
Mentre attendiamo il cambiamento con il governo di Giorgia Meloni, che ci sembrava aprisse all’orizzonte lo spiraglio dell’inversione istituzionale, siamo entrati in una fase che ci sta frastornando.
Iniziano a scaldarsi le piazze delle principali città europee e la protesta per il caro vita è un’enorme pentola a pressione che sta per scoppiare.
Il 14 ottobre si è celebrata la 24 ore di solidarietà al fondatore di Wikileaks, Julian Assange, per sensibilizzare il mondo al blocco della sua estradizione.