Bilancio. L'assessore Petitti: "Nessuna operazione speculativa attraverso derivati" - Risposta al consigliere Galli (Fi): "Non esiste alcun allarme debiti fuori controllo. Si tratta di strumenti adottati dal 2004 per attenuare i rischi da tassi variabili su mutui già contratti, inseriti in ogni documento di bilancio e sottoposti alla valutazione degli organi di controllo, dal Collegio dei revisori alla Corte dei conti"
Bologna – "Un'operazione che non ha rischi e non di natura speculativa", visto "non è stata stipulata per ottenere immediata liquidità, di cui la Regione Emilia-Romagna non ha mai avuto necessità". Un'operazione condotta attraverso strumenti "adottati nel 2004, inseriti e illustrati in tutti i documenti di bilancio, compreso quello del 2019" e "sottoposti alla valutazione degli organi di controllo", dal Collegio dei revisori alla Corte dei Conti. Con quest'ultima, la magistratura contabile, che non ha rilevato alcun pericolo. E un giudizio analogo è arrivato anche dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.
L'assessore regionale al Bilancio, Emma Petitti, interviene dopo l'interrogazione presentata dal consigliere Andrea Galli (Fi) rispetto all'utilizzo di strumenti finanziari derivati da parte della Regione.
"Il presunto allarme sui conti della Regione di cui parla il consigliere è davvero infondato- spiega Petitti-. Intanto non esistono i debiti fuori controllo di cui parla, e non si capisce come sarebbe potuto succedere visto che parliamo di strumenti adottati nel 2004 da parte della Regione, inseriti e illustrati in tutti i documenti di bilancio, compreso quello del 2019, oltre che sottoposti al vaglio degli organi di controllo quali il Collegio dei revisori e la Corte dei conti. L'operazione non ha rischi- prosegue l'assessore- essendo una semplice trasformazione da tassi variabili a tassi fissi dei mutui contratti dalla Regione stessa. Anzi, è stata conclusa per attenuare i rischi del tasso variabile sul lungo periodo, certo di più difficile previsione e, contemporaneamente, per dare certezza finanziaria agli amministratori futuri, non trasferendo eventuali rischi negli anni successivi al 2009". In questo modo, "si è raggiunto un doppio risultato: ottenere tassi variabili quando le condizioni favorevoli del mercato sono caratterizzate da bassi tassi d'interesse e cautelarsi nel lungo periodo trasformandoli in tassi fissi, fornendo certezze sugli oneri finanziari da pagare in futuro".
Fin dall'inizio, ricorda ancora Petitti, l'operazione è stata valutata dalla Corte dei conti, che l'ha così definita: "Prudente affaccio sul mercato è quello dell'Emilia-Romagna che, per la prima volta nel 2004, sovrappone uno swap ad un mutuo di Cassa Depositi e prestiti a copertura dell'evoluzione dell'originario tasso variabile, tramite collar e barriera superiore fissata al 5,25 per cento". Un giudizio analogo a quello espresso dal ministero dell'Economia e delle Finanze.
"Dunque, è chiaro che l'operazione in derivati non è di natura speculativa né è stata stipulata per ottenere immediata liquidità, di cui la Regione Emilia-Romagna non ha mai avuto necessità. Si differenzia pertanto da altre operazioni in derivati, citate in alcuni articoli comparsi online, stipulate in passato da vari Enti locali e territoriali italiani, in quanto risulta semplicemente equiparabile a un'operazione di rinegoziazione del tasso d'interesse, conosciuta dalle stesse famiglie e imprese per attenuare i costi degli oneri finanziari. Infine- chiude Petitti- ricordo che è vietato alle Regioni, tra gli altri, stipulare contratti relativi a strumenti finanziari derivati nonché procedere alla rinegoziazione di contratti derivati in essere".
La posizione di Galli (FI) che ha determinato la risposta dell'assessora al Bilancio - Bologna 22/1/2019 16,55 - Bilancio Regione. Derivati, Galli (Fi): perdite dai 12 ai 16 milioni di euro all'anno
Il consigliere chiede alla Regione se non si ritenga che "tale operazione finanziaria contravvenga ad una corretta gestione delle risorse pubbliche, visto che non rispetta le indicazioni di contenimento della spesa"
I tre contratti derivati sottoscritti nel 2004 dalla Regione Emilia-Romagna con gli istituti finanziari Dexia Crediop, Unicredit Banca Mobiliare e JP Morgan sono al centro di un'interrogazione di Andrea Galli (Forza Italia).
Si tratta, specifica il consigliere, di strumenti finanziari il cui prezzo si basa sul valore di mercato di un altro strumento finanziario. A causa di questi contratti - di un valore complessivo di circa 473 milioni e 418mila euro - continua Galli, la Regione dall'anno corrente al 2032 potrebbe perdere 210 milioni. "Nel periodo compreso tra il 2004 e il 2009", spiega il consigliere, "il tasso di interesse del debito è variabile, mentre nel periodo successivo è diventato fisso, con un tasso del 5,25% fino al 2032". La trasformazione del tasso, secondo Galli, starebbe procurando perdite tra i 12 e i 16 milioni di euro all'anno a carico del bilancio della Regione. Perdite che, chiarisce il consigliere, "non rispetterebbero quanto più volte la Corte dei Conti ha indicato agli Enti locali in merito alla razionalizzazione e al contenimento della spesa pubblica".
"Quando nel 2009 c'è stata la trasformazione del tasso sul debito da variabile a fisso, perché non si è tenuto in considerazione il fattore delle perdite future?" chiede Galli, aggiungendo che "in caso di risposta affermativa sarebbe necessario acquisire lo studio di valutazione della convenienza economico-finanziario effettuato al momento della sottoscrizione dei contratti derivati nel 2004, mentre in caso di risposta negativa occorrerebbe capire per quale motivo all'epoca non sia stata elaborata l'analisi".
Galli chiede all'esecutivo regionale anche "se non si ritenga che tale operazione finanziaria contravvenga a una corretta gestione delle risorse finanziarie pubbliche, visto che non rispetta le indicazioni di contenimento della spesa e razionalizzazione dei conti più volte richiamate dalla magistratura contabile". Altra richiesta del consigliere è conoscere se la Corte dei Conti, dal 2010 a oggi, abbia effettuato verifiche sui derivati sottoscritti dalla Regione e su come siano state contabilizzate le perdite nel bilancio dell'Ente.
(Francesca Mezzadri)
Paolo Savona, Vincenzo Visco, Davide Monti presentano il volume di Pino Arlacchi. Modera Eugenio Occorsio - Martedì 15 gennaio, ore 13,00 Libreria La Feltrinelli International Via Vittorio Emanuele Orlando, 84/86, 00185 Roma
"Ecco la minaccia più grave che incombe sul pianeta: l'attuale sistema finanziario ultraglobalizzato, che deprime la crescita economica, aumenta la disuguaglianza, impoverisce la gente, diffonde insicurezza e paura del futuro". Ne è convinto Pino Arlacchi, sociologo e politico, considerato una delle massime autorità mondiali in tema di sicurezza umana. Amico e collaboratore dei giudici Chinnici, Falcone e Borsellino è stato presidente onorario della Fondazione Falcone e tra i maggiori architetti della strategia antimafia italiana negli anni Novanta del XX secolo.
Arlacchi ci presenta il suo ultimo libro, "I padroni della finanza mondiale".
Secondo il sociologo, "lo strapotere che ci minaccia è quello di una oligarchia finanziaria che è la principale causa della stagnazione economica, della stagnazione dei redditi individuali e della grande crisi del capitalismo industriale". "Le grandi imprese industriali sono state costrette a trasformarsi in banche, per il fatto che i profitti si fanno solo nel settore finanziario. Una grande impresa - sottolinea - quando ha realizzato il 2% o il 3% dei profitti si ritiene in buona salute. Le imprese che vendono automobili per esempio, non fanno profitti dal vendere automobili ma dal vendere i prestiti con cui la gente acquista l'automobile. Un fatto questo negativo perchè - osserva Arlacchi - ha scoraggiato gli investimenti e la crescita". "La ragione del perchè in Italia i redditi ristagnano da 40 anni è da ricondursi al fatto che non ci sono più investimenti produttivi".
E sui movimenti populisti che "combattono i padroni della finanza mondiale" "Sono un contro movimento potente di tutta la società, sono di destra, sono di centro, sono di sinistra, ma sono accumunati dal profondo disagio nel non vedere crescere le proprie aspettative e i propri redditi."
Concludendo secondo il sociologo, "all'orizzonte ci sono il declino dell'Occidente dominato dal capitale finanziario, il tramonto incruento della tutela americana e un ordine mondiale multipolare più pacifico e progressivo".
(Pino Arlacchi - Foto-AG Gymnasium Melle)
Bond Italia® 7 – da UniCredit altri 300 milioni di finanziamenti alle imprese italiane del Centro e Nord Italia
Milano, 18 dicembre 2018 - UniCredit ha collocato sul mercato un nuovo portafoglio di finanziamenti dell'importo di 300 milioni di euro, a condizioni agevolate e garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI, denominato Bond Italia® 7.
Il plafond di finanziamenti prevede un pre-ammortamento e un periodo di ammortamento fino a 60 mesi e consentirà alla banca di finanziare: investimenti, crescita e liquidità delle aziende (acquisto scorte, pagamento fornitori, spese per il personale).
Il Fondo di Garanzia per le PMI, al fine di agevolare l'accesso al credito delle imprese sia piccole e medie che small mid cap, interviene concedendo garanzie su portafogli di finanziamenti, a copertura di una quota delle prime perdite sui portafogli medesimi.
Il nuovo Bond Italia® 7, giunto alla settima edizione garantirà credito ad aziende localizzate nel Centro-Nord Italia e si affiancherà al Bond del Mezzogiorno, lanciato lo scorso 15 novembre nell'ambito di Sme Initiative allo scopo di incentivare gli investimenti delle Micro, Piccole e Medie imprese in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Abruzzo, Molise e Sardegna.
"Con la nuova edizione di Bond Italia® 7 – afferma Andrea Casini, Co-Head per l'Italia di UniCredit – completiamo una tranche di finanziamenti al sistema produttivo italiano, confermando il ruolo di UniCredit quale partner strategico sull'intero territorio nazionale per le imprese che vogliono finanziarsi. UniCredit è leader sul mercato, avendo già erogato oltre 2 miliardi di finanziamenti agevolati al sistema produttivo italiano- aggiunge Giovanni Ronca, Co Head per l'Italia di UniCredit – Questa operazione, conferma l'attenzione della Banca alle piccole e medie imprese italiane".
Di Mario Vacca Parma 16 dicembre 2018 - Grazie alla neutralità mantenuta negli anni, la Svizzera è' sempre stata considerata "la cassaforte" del mondo, un prestigio che - benché leggermente scardinato dalle leggi circa l'emersione dei capitali detenuti all'estero – è in ascesa grazie all'instabilità politica internazionale ed in special modo alla situazione italiana.
La banca dei regolamenti internazionali (BRI) di Basilea ha divulgato che, nel primo semestre 2018, erano custoditi presso le banche del Canton Ticino 11 miliardi e mezzo di euro.
Gli italiani temono l'uscita dall'euro oltre ad una nuova "patrimoniale" ricercando una maggior sicurezza e fiducia che invece pensano di trovare oltre confine, ottenendo anche l'ulteriore vantaggio di poter investire in valuta diversa.
Si stima che, grazie alle tensioni tra la politica italiana e l'Unione Europea, l'interesse per i conti - ed i relativi investimenti finanziari - in territorio elvetico aumenterà notevolmente e ben oltre il 5% (valore dell'ultima comparazione) della cifra appena sopra richiamata.
I libretti al portatore vanno in pensione il 31 dicembre, eppure anche a Modena non sono pochi quelli ancora aperti.
I possessori hanno ormai solo un mese di tempo per estinguerli, pena una sanzione amministrativa compresa da 250 a 500 euro.
Lo ricordano l'Adiconsum (associazione consumatori della Cisl) e il sindacato pensionati Cisl rivolgendosi soprattutto alle persone anziane.
«I libretti al portatore sono stati uno strumento del risparmio, utilizzato da migliaia di famiglie e pensionati modenesi per donare denaro a figli e nipoti - sottolinea Adelmo Lasagni, segretario generale Fnp Cisl Emilia Centrale – Ora, però, devono essere estinti, come prevede il decreto legislativo n. 90/2017, entrato in vigore il 4 luglio 2017. Recependo la IV direttiva europea sul risparmio in tema di prevenzione del riciclaggio internazionale e del finanziamento al terrorismo, la norma cancella la possibilità per gli istituti di credito di emettere nuovi libretti al portatore. Banche e poste possono emettere solo ed esclusivamente libretti nominativi, sui quali sarà d'obbligo la cosiddetta "adeguata verifica della clientela"».
Cosa deve fare, dunque, chi è ancora in possesso dei libretti privi di indicazione chiara del beneficiario e liquidabili direttamente con presentazione allo sportello?
«Entro e non oltre il 31 dicembre 2018 dovrà recarsi in banca o all'ufficio postale e chiederne l'estinzione, prelevando le somme depositate in contanti, trasferendole su conto corrente, libretto nominativo o altro strumento finanziario – spiega Adele Chiara Cangini, presidente Adiconsum Cisl Emilia Centrale - Vale la pena di non attendere l'ultimo momento: presentarsi tardivamente all'appuntamento comporta una sanzione amministrativa. Ricordiamo, inoltre, che la normativa sui libretti al portatore era già stata rimaneggiata in passato; per cui, anche prima dell'entrata in vigore del nuovo decreto era comunque vietato detenere o trasferire libretti al portatore per importi superiori ai mille euro».
Il decreto legislativo n. 90/2017 introduce, peraltro, anche una sorta di "divieto di trasferimento": non sarà, infatti, più possibile per un soggetto diverso dalla persona che ha acceso il libretto di risparmio al portatore presentarsi allo sportello per versare o prelevare dallo stesso, nemmeno in presenza di certificazione di avvenuta consegna. ~
«In realtà banche e poste non potranno opporsi alla richiesta di prelievo o versamento da parte del soggetto diverso dal titolare, ma avranno l'obbligo di comunicare gli estremi di tale soggetto e dell'operazione effettuata al Ministero dell'Economia e delle Finanze, come stabilito dall'art. 51 del nuovo decreto. Anche in questo caso, però, - conclude la presidente Adiconsum Emilia Centrale - seguirà una procedura sanzionatoria a carico dell'esibitore e del titolare del libretto».
UniCredit: sottoscritti 100 milioni di euro in minibond a supporto dell'economia reale italiana.
Questi strumenti consentono alle piccole e medie imprese del nostro Paese di diversificare le fonti di finanziamento. Da agosto 2017, 15 emissioni da parte di altrettante aziende operanti in Italia in diversi settori. Tra queste anche RM Multimedia di Cattolica (Rimini), specializzata nella distribuzione di hi-tech, per 2,5 milioni di euro.
UniCredit si conferma leader di mercato nel Capital Markets anche nel segmento delle piccole e medie imprese attraverso i minibond. Per quanto non esista una definizione normativa di minibond, ciò che UniCredit propone alle PMI italiane sono prestiti obbligazionari di piccolo taglio (generalmente tra 2 e 25 milioni di euro), che possono essere o meno quotati e hanno la caratteristica di essere sottoscritti da UniCredit.
UniCredit supporta l'economia reale e, in particolare, i piani di sviluppo e crescita delle piccole e medie imprese, spina dorsale del sistema economico italiano che, a causa delle ridotte dimensioni, hanno più difficile accesso al mercato dei capitali.
A seguito delle recenti emissioni di 10 milioni di euro da parte dell'azienda Nicolaus Tour Srl di Ostuni (Brindisi), operante nel settore dei servizi turistici e della villaggistica; e di 2,5milioni di euro da parte di RM Multimedia, società a responsabilità limitata di Cattolica (Rimini), specializzata nella distribuzione di hi-tech, UniCredit ha raggiunto il traguardo dei 100 milioni di minibond sottoscritti nell'arco di poco più di un anno.
Tale risultato è il frutto di 15 emissioni, a partire da agosto 2017, da parte di altrettante aziende operanti in Italia in diversi settori economici.
Il processo di emissione dei minibond rappresenta una palestra per il mercato dei capitali, in quanto consente alle imprese clienti della banca di familiarizzare con le dinamiche e le regolamentazioni dei Capital Markets, come la certificazione dei bilanci, la definizione di business plan con orizzonte temporale di almeno 3-5 anni, il rispetto di parametri minimi di capitale, l'adeguamento della documentazione societaria idonea all'emissione dei bond.
"In Italia il mercato obbligazionario delle aziende è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni, anche grazie allo sviluppo dei private placement, dei minibond e all'introduzioni dei PIR. Esiste tuttavia un potenziale ancora inespresso, se rapportiamo i dati del nostro Paese a realtà come la Francia, il Regno Unito o gli Stati Uniti. – ha ricordato Giovanni Ronca, Co-Head Italy di UniCredit – I minibond di UniCredit assecondano questa tendenza di maggior interesse per fonti di approvvigionamento complementari al credito bancario, consentendo ai nostri clienti di differenziare le proprie fonti di finanziamento, accedendo alle agevolazioni riservate alle società quotate e permettendo loro di ottenere una maggiore stabilità del credito nel medio-lungo periodo, evitando di saturare i fidi in essere."
I minibond di UniCredit sono stati ritenuti meritevoli del premio speciale per i "business financing services" durante i Milano Finanza Global Awards 2018 lo scorso 13 giugno e integrano una serie di iniziative a supporto del capitale umano e della diffusione di cultura imprenditoriale per le aziende del made in Italy, come gli incontri formativi e di networking degli UniCredit Talk, gli UniCredit Forum e il programma UniCredit 4 Growth.
È possibile reperire maggiori informazioni sul servizio minibond di UniCredit, consultando la pagina web: https://www.unicredit.it/it/corporate/finanziamenti/prodotti-di-finanziamento/minibond.html
Un incontro con gli esperti sulle prospettive dei mercati in Europa e nel mondo. Marco Grazioli, Presidente TEH Ambrosetti; e Simone Puricelli, Senior Sales Manager Amundi, sono gli esperti che UniCredit ha portato nel "Salotto di Economia e Finanza", organizzato dalla banca giovedì scorso al Museo Enzo Ferrari di Modena.
Davanti ad una platea composta da circa 140 persone tra rappresentanti di spicco della società e dell'imprenditoria emiliana, Andrea Moggi, Responsabile Private Banking Modena UniCredit, e Paolo Rossi, Responsabile Corporate Banking Modena UniCredit, hanno avviato i lavori, introducendo l'intervento di Simone Puricelli centrato sul tema "investire nel cambiamento", ovvero l'impatto dei trends di lungo periodo sulle modalità e le opportunità di investimento.
A seguire, l'intervento di Marco Grazioli che ha fornito una panoramica sull'attuale contesto economico europeo e mondiale.
Il Salotto di Economia e Finanza è una delle iniziative realizzate da UniCredit per i propri clienti: un'opportunità per conoscere personalmente le competenze dei migliori specialisti interni ed esterni; per confrontarsi ed individuare nuove possibilità di pianificazione finanziaria e di protezione del patrimonio.
Spread alle stelle ed incertezze. Per alcuni analisti riprende la fuga di capitali italiani all'estero. Canton Ticino e Svizzera le mete più "comode". A detta delle banche svizzere: cresce la richiesta d'informazioni degli italiani per aprire conti e depositi al di là delle Alpi
La Svizzera è stata da sempre ritenuta un "porto" sicuro per coloro che volessero custodire capitali o beni di valore anche dall'estero. Lo sanno gli italiani che non hanno mai smesso di spostare liquidità o quanto ritenessero prezioso al di là della Alpi. Ciò specialmente in tempi di crisi o d'incertezza.
Gli scudi fiscali e la fine del segreto bancario avevano notevolmente ridotto questo flusso di "frontalieri" del deposito bancario. Almeno fino solo a poco fa. Perché, da quanto è riportato dalla stampa del Canton Ticino, la storia sembra che stia iniziando a ripetersi. E non sarebbero pochi gli italiani tornati a bussare alle porte delle filiali delle banche luganesi. Anche se cambiano i motivi che spingono i nostri concittadini a spostarsi: mentre prima lo si faceva per nascondere al fisco il denaro o si occultavano capitali di provenienza illecita, oggi la ragione principale sarebbe dovuta al tentativo di salvare i propri risparmi.
Lo spread in salita ed il conseguente vento d'incertezza che molti analisti soffiano sull'opinione pubblica, costituirebbero lo spettro che aleggia minaccioso sulla solidità dei risparmi degli italiani che, spaventati per le possibili ripercussioni a medio e lungo termine, preferiscono traslocare i propri risparmi in luoghi più sicuri. E dove se non in Svizzera, Paese da sempre riconosciuto per la solidità bancaria?
D'altra parte, come spiega Marco Silvani l'amministratore dell'Istituto finanziario luganese Lemanik: «Il menù degli strumenti offerti dai gestori svizzeri è più aperto verso l'esterno e meno concentrato sui prodotti "captive" rispetto a quelli italiani». La gestione delle attività finanziare, inoltre, in Svizzera avviene in maniera più veloce rispetto all'Italia. Da qui la crescente richiesta di informazioni per l'apertura di conti: «Richiedono lumi sui costi e sulle opzioni di investimento disponibili, sugli asset, ma nessuno lo fa domandando di aprire conti riservati. Probabilmente perché già sa che riceverebbe un diniego», affermano dalla Banca del Sempione.
Più scettico Marco Boldrin, amministratore delegato di Copernicus, società nata dal ricompattamento di gestori e operatori già Bsi, che a IlSole24Ore dichiara di non aver avvertito un afflusso di capitali particolare dall'Italia. «Quello che possiamo registrare semmai è un maggiore interesse e la tendenza a informarsi di più. Ma di file agli sportelli ancora non ne vediamo». Di diverso parere Alessandro Falconi, fondatore di Af Consulting: «La tendenza è oramai assodata e le domande di espatrio sono sempre di più».
Chi sta pensando di aprire un conto in franchi, invece, viene indirizzato diversamente, come suggerisce un consulente di PostFinance: «Per i non residenti non conviene. Si può versare il denaro, ma non si può operare online». In ogni caso, per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", già il fatto che molti si stiano informando, non può che destare preoccupazione, perché il deflusso di capitali verso l'estero è sempre indice di scarsa credibilità per l'intero Paese ed in qualche modo vanno prese urgenti misure per evitare che diventi un fenomeno di massa.
( 25 ottobre 2018 )
Dall'esperienza come relatore alla premiazione dello Spinup Award tenuto a Scilla e dopo il giro in barca con tutti gli imprenditori partecipanti ascoltando la guida turistica che ci ha accompagnato durante l'escursione ho pensato che ogni lavoro può essere paragonato per analogia a qualcos'altro e cosi ho voluto dedicare qualche minuto a creare l'analogia della mia professione.
Le acque del mar Tirreno incontrano le acque del mar Ionio nei pressi dello stretto di Messina, dove, per cause del tutto naturali, si crea un vero e proprio scalino d'acqua, dovuto all'incontro tra le due forti maree, con conseguente formazione di molti mulinelli d'acqua, la cui potenza può addirittura far cambiare direzione a una nave che transita nello stretto.
Per ovviare a questo pericolo è stato imposto alle navi l'affiancamento di un comandante italiano con consolidate esperienze maturate sul posto. Il comandante è accompagnato a bordo da una pilotina o da un piccolo rimorchiatore, e al termine del servizio viene ripreso dallo stesso mezzo.
Amo riprendere questo esempio per definire il nostro ruolo nella gestione della crisi d'impresa. La nave in difficoltà in balia delle maree simboleggia l'impresa in crisi, il rimorchiatore che tira la nave fuori dal guado rappresenta il nostro studio con "a bordo" professionisti pronti a lavorare insieme per la buona riuscita della navigazione, e il comandante – esperto di mare in generale e del posto in particolare - che sale a bordo per affiancare il capitano è il Temporary Manager che affianca l'imprenditore.
Così, come il comandante esperto conduce la nave in mare aperto per poi, una volta passato il pericolo, ridare il comando al legittimo capitano, allo stesso modo il Temporary Manager, passata la crisi e riportata l'azienda in bonus, restituisce il "timone" all'imprenditore.
Reggio Emilia 8 ottobre 2018 - Ifin Holding srl, che fa capo all'industriale reggiano Fernando Spallanzani, alla guida del gruppo industriale di famiglia, attivo nei settori siderurgico, agroalimentare, immobiliare e finanziario, con ricavi consolidati superiori a 400mln, ha rilevato il 60% delle quote di 24Investment srl, holding di partecipazioni guidata dall'imprenditore Rino Moscariello focalizzata nella gestione e nello sviluppo di reti distributrici di prodotti finanziari ed assicurativi.
La 24investment detiene: il 98% di 24Finance Mediazione Creditizia spa, primaria società di mediazione creditizia con un intermediato complessivo di circa 200mln, che conta oltre 160 professionisti, operanti in tutta Italia, con sedi principali a Milano, Roma e Napoli; il 90% di BlueBroker srl, società di brokeraggio assicurativo specializzata nell'intermediazione di soluzioni legate al mondo del credito; il 49% di 24max spa, nata a luglio, dall'unione di due big player del Real Estate e dell'intermediazione finanziaria come il gruppo immobiliare RE/MAX Italia e 24 Finance Mediazione Creditizia, con l'obiettivo di diventare leader di mercato intermediando a regime, attraverso una rete altamente specializzata, mutui per oltre 550mln l'anno.
Contribuire alla costruzione di un polo aggregato di distribuzione di prodotti creditizi è l'obiettivo dell'operazione curata, per conto dei due gruppi, dallo studio legale Avvocatidiimpresa, rappresentato da Alberto Calvi di Coenzo e Rosanna Frischetto; lo studio RTZ, rappresentato dal senior partner Mirco Zucca e il partner Jessica Teggi per Ifin holding; l'investment manager Gerardo Consalvo; l'avvocato Francesco Montemurro; lo studio One Partner, rappresentato da Mauro Ferrara e Francesco Trimboli per 24Investment.
"Il progetto sul quale stiamo lavorando mira alla creazione di una rete di mediatori finanziari estesa su tutto il territorio nazionale con l'obiettivo di diventare punto di riferimento del mercato. L'ingresso in 24Investment è un ottimo punto di partenza per il raggiungimento dell'obiettivo prefissato, considerando già l'alto livello di organizzazione che ha permesso alla società in poco tempo di raggiungere dimensioni significative, grazie all'ottimo lavoro di gestione e coordinamento di Rino Moscariello", dichiara Fernando Spallanzani.
"Sono certo che l'esperienza di un imprenditore di successo come Fernando Spallanzani darà una notevole spinta all'ulteriore crescita del progetto societario di 24Investment", aggiunge Rino Moscariello, leader del Gruppo che nasce dall'incontro fra realtà imprenditoriali di successo in specifici settori legati al mondo finanziario e immobiliare.