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di Redazione Parma 27 marzo 2020 - In Italia, così come nel resto del mondo, l'educazione finanziaria ha un posto sempre più centrale. Impossibile pensare di poter gestire le proprie finanze, i propri risparmi e gli investimenti senza sapere cosa fare e senza avere un minimo di conoscenza di quelle che sono le leggi dell'economia. Sì, perché per avere pieno possesso di quelli che sono i mezzi a propria disposizione è importante conoscere anche come farli fruttare nel migliore dei modi possibili. 

Ecco, quindi, che si deve cercare di indirizzare ogni singolo soggetto verso l'apprendimento delle migliori tecniche di gestione e di investimento delle risorse finanziarie a propria disposizione. Il mondo cambia repentinamente e con esso anche le esigenze. Cambiano le condizioni economiche, cambia il tessuto sociale e ognuno di noi deve adeguarsi al cambiamento e reagire di conseguenza. Importante, quindi, imparare a padroneggiare la tecnologia che è diventata sempre più fondamentale nella gestione della propria situazione finanziaria. Competenze tecnologiche e competenze in ambito finanziario viaggiano, quindi, sullo stesso binario.

Ma qual è, al momento, la situazione in Italia? Purtroppo nel corso degli anni si è notato come nel nostro Paese l'apprendimento di queste specifiche competenze va a rilento. Se si fa un paragone con quello che accade in altri Stati dell'Unione Europea, si nota che in alcuni di questi c'è una consapevolezza maggiore. Si dovrebbe partire dalle pubbliche amministrazioni e arrivare fino al singolo cittadino: una rivoluzione digitale e finanziaria che potrebbe portare a dei risultati inaspettati.

Tuttavia, il singolo cittadino interessato ha la possibilità di acquisire un'educazione finanziaria anche da "autodidatta", grazie all'aiuto di risorse editoriali, portali ed esperti del settore in grado di chiarire le idee e indicare nuove strategie per risparmiare e investire

Un vero e proprio punto di riferimento è il portale Affari Miei. Secondo l'anima del sito Davide Marciano, opinioni su quello che sono diventati il mondo finanziario, gli investimenti e tutto quello che gira attorno all'argomento sono necessarie per riuscire a capire come muoversi. Si tratta di consigli che vengono dati alla luce di un obiettivo semplice ma fondamentale: imparare a gestire le proprie finanze, così da non avere problemi economici.

Si potrà e si dovrà imparare come fare a risparmiare, quali sono le spese che è possibile tagliare e in che misura, quali sono gli investimenti migliori da prendere in considerazione e così via. Solo in questo modo si avrà la consapevolezza giusta per far fruttare al meglio le proprie possibilità, costruendone anche di nuove.

Pubblicato in Economia Emilia

di redazione Parma 26 marzo 2020 - La finanza green coinvolge sempre più banche e investitori, così come confermato anche dall’ultima analisi di The Innovation Group, società di servizi di consulenza e di ricerca di mercato, che prende in considerazione i trend relativi ai mercati offrendoci un quadro più chiaro della situazione e delle prospettive future.

Ad oggi, l’interesse per tutto ciò che è green sembra crescere anche nel settore finanziario, anche se i numeri sono ancora ridotti rispetto a quelli degli investimenti tradizionali. Basta prendere in considerazione il comparto dei green bond che, seppur in crescita con un aumento del 45% nel 2019 rispetto all'anno precedente, risulta comunque poca cosa rispetto ai bond tradizionali. Certo, il paragone deve essere preso con le pinze, più che altro perché ci troviamo di fronte a un ambito nuovissimo che ancora non coinvolge appieno la totalità degli investitori, anche se ha dati e potenziale di crescita assai elevato.

In Italia il mercato dei green bond ha un discreto successo. Secondo il Sole 24 Ore, a novembre 2019 risultavano emessi green bond per un valore di 5,4 miliardi di euro, collocando il nostro Paese al sesto posto in Europa per le emissioni di titoli verdi dopo Francia, Germania, Olanda, Svezia e Spagna.

Secondo l'analisi di The Innovation Group, nello scenario attuale le banche e gli investitori puntano su aziende capaci di dimostrare la sostenibilità del proprio operato, caratterizzate da un social impact investing, ovvero un impatto sociale positivo. In tale frangente, meno interessanti divengono le realtà poco virtuose, mentre vengono escluse del tutto le situazioni catalogate come a zero impatto sociale, come il comparto della produzione di armi e di tabacco.

Nell'ottica di un'economia e una finanza sostenibili, alcune aziende come la banca ING, si sono dirette verso un cambio radicale dei modelli tradizionali. Nello specifico, ING si dimostra come una delle banche più attente all'eco-sostenibilità, promuovendo attivamente iniziative e ricerche di settore.

Sul campo, la banca olandese si è impegnata nel definire specifici obiettivi aziendali volti ad arginare e contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici. Uno di questi è il cosiddetto “Progetto Terra”, che prevede la cessione di finanziamenti solo a quelle aziende che si impegnano a sostenere un impatto sociale positivo, eliminando progressivamente i finanziamenti alle centrali termoelettriche a carbone entro il 2025.

Ancora, ING ha deciso di stanziare ben 100 milioni di euro per le scaleup, ovvero quelle startup ad alto tasso di innovazione che hanno già penetrato il mercato, ma puntano ad un'espansione più ampia ed hanno bisogno di maggiori capitali. Lo ha già fatto con l'olandese Black Bear Carbon, che ricicla pneumatici usati per ottenere il nero di carbone; e con la Milgro, una società di consulenza che aiuta i propri clienti ad avere una maggiore attenzione e cura della gestione delle risorse, a partire dagli sprechi d'acqua

Pubblicato in Ambiente Emilia

Milano, 10 marzo 2020 - UniCredit Private Banking, la struttura del Gruppo UniCredit dedicata alla gestione personalizzata dei patrimoni più importanti e Amundi, il primo asset manager europeo per masse gestite e tra i primi dieci a livello mondiale , sono lieti di annunciare la chiusura della prima finestra di sottoscrizione del fondo Amundi Eltif Leveraged Loans Europe (Amundi ELLE), gestito da Amundi.

Gli ELTIF (fondi di investimento europei a lungo termine) sono veicoli di investimento di nuova generazione, soggetti a una precisa regolamentazione , che consentono agli investitori privati di accedere ad asset class tradizionalmente riservate alla sola clientela istituzionale.
Gli ELTIF sono una nuova categoria di FIA (fondi di investimento alternativi) istituita dall’UE che, al fine di sostenere la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva delle piccole e medie imprese europee, richiedono all’investitore un impegno di lungo termine in cambio di un rendimento potenziale interessante.

Il fondo investe prevalentemente in leveraged loans, ossia prestiti sindacati erogati da un pool di banche o altre istituzioni, a un'unica impresa debitrice. Servono per finanziarie acquisizioni, rifinanziare il debito esistente, supportare l’espansione del business e per altre esigenze aziendali. Sono prestiti senior e si posizionano quindi al primo posto nella struttura del capitale e generalmente sono garantiti da asset reali o azioni di proprietà dell’azienda.

Il gestore di Amundi Elle mira a costruire un portafoglio composto da circa 50-60 titoli, selezionati sia nel mercato primario che secondario, ben diversificati a livello di contraenti, settori e Paesi.
La selezione e la gestione dei titoli punta a riconoscere ai sottoscrittori che manterranno l’investimento per tutta la durata rendimenti interessanti aggiustati per il rischio.

Renato_Miraglia_UniCredit_1.jpgIl Comparto può essere sottoscritto durante periodi predefiniti, il prossimo periodo di sottoscrizione partirà il 17 marzo e si chiuderà il 14 aprile 2020.

“In un contesto come quello attuale caratterizzato da forte volatilità, tassi bassi e da una inflazione contenuta – sottolinea Renato Miraglia (a sinistra), Responsabile UniCredit Private Banking Italy -, è necessario ampliare la propria offerta per poter creare occasioni di rendimento anche per quei clienti che sono meno orientati a investire in modo più continuo. Pensiamo che una quota del patrimonio debba essere investita strutturalmente in strumenti non liquidi e con il contributo di Manuela d’Onofrio, Responsabile Global Investment Strategy UniCredit, e di tutta la direzione Investimenti della Banca, stiamo costruendo una gamma di soluzioni che soddisfino queste caratteristiche e che permettano di investire ad esempio in strumenti come i leverage loans che storicamente risentono meno dell’andamento dei mercati”.

“Amundi ha una lunga e consolidata esperienza in materia di gestione di asset alternativi - afferma Paolo Proli, Head of Retail Distribution di Amundi SGR -. Grazie alla normativa europea sugli ELTIF abbiamo ora a disposizione un veicolo che ci consente di offrire questa expertise agli investitori privati e di permettere loro di accedere ad un’asset class, i leveraged loans europei, adatta al contesto economico attuale e in precedenza ad esclusivo appannaggio della clientela istituzionale”.

 

 

Sabato, 07 Marzo 2020 13:23

Come investire oggi il proprio denaro?

Capita prima o poi che tutti gli investitori, siano essi principianti o esperti, si domandino quali siano attualmente le migliori forme di investimento.

Esistono diverse modalità d’investimento

Ebbene, secondo le informazioni più recenti, la gamma delle possibilità che si offre ad un potenziale risparmiatore è piuttosto vasta ed eterogenea.

Alcuni consigli tecnici utili a tutti

Con l’intento di fornire spunti  ai trader meno esperti, abbiamo selezionato alcuni suggerimenti pratici a partire da un breve sguardo sugli ETF, ossia fondi negoziati in Borsa il cui funzionamento è molto simile a quello dei fondi comuni di investimento, con la differenza che possono essere negoziati su mercati regolamentati e che hanno una gestione passiva: seguono dunque un indice o un paniere di beni o di titoli, e adottano un approccio all'investimento appunto passivo, replicandone l’andamento.

Tendono inoltre ad avere commissioni più basse rispetto ai fondi comuni d'investimento, e possono essere acquistati a partire da poche centinaia di euro. Il portafoglio di potenziali ETF sottoscrivibili è talmente vasto che non sarà difficile trovare qualcosa che fa per voi, in particolare orientando l’attenzione verso un prodotto che per profilo rischio / rendimento sia congeniale a ciò che desiderate.

Se invece siete alla ricerca di un maggiore dinamismo, il prodotto che potrebbe fare maggiormente al caso vostro sono i contratti per differenza, o CFD, particolari strumenti derivati che replicano l’andamento di un asset a cui si riferiscono (il c.d. sottostante), permettendovi di entrare sul mercato in ogni direzionalità (potete investire e ottenere profitti sia quando il prezzo del titolo cui si riferisce il CFD sale, sia quando scende) e con maggiore potenza d’azione (con un uso accorto della leva finanziaria potrete infatti amplificare i potenziali profitti).

Si può delegare la gestione dei vostri soldi in modo conveniente

Ad esempio come investire 4.000 euro?  Nel caso preferiate delegare parzialmente ad altri  la gestione dei vostri soldi, c'è una buona notizia per voi: potete farlo senza alzarvi dal divano grazie ai robo-advisor, particolari servizi che gestiscono i vostri investimenti per conto vostro utilizzando algoritmi informatici.

Per via delle spese contenute, e di una personalizzazione sempre più affinata, vengono ritenuti sempre più convenienti rispetto ai gestori “umani”: un robo-advisor costa tipicamente dallo 0,25% allo 0,50% del saldo del proprio conto destinato all’investimento, e molti di questi consulenti algoritmici permettono di aprire un conto di investimento a partire da poche centinaia di euro.
 

Si può dire, specialmente per i principianti, che si tratta di un ottimo modo per iniziare a investire, considerato che spesso richiedono pochissimi soldi e fanno la maggior parte del lavoro per voi. Ciò non vi esonera dal tenere gli occhi sempre ben aperti sull’andamento dei propri investimenti (d’altronde, è pur sempre il vostro denaro!), ma che potrete sempre contare su un’assistenza qualificata.


È evidente che le opportunità di investimento disponibili sul mercato  sono ben più numerose dei sintetici spunti appena presentati: provate a dare uno sguardo a quel che fanno i migliori broker online e aprite con loro un conto demo. In questo modo riuscirete ad allenarvi a dovere, senza alcun rischio e pericolo (utilizzerete il plafond di denaro virtuale dell’operatore) prima di iniziare a investire il vostro capitale reale!

 

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L'Emilia Romagna sorpassa la Lombardia sui pagamenti. In allegato è scaricabile lo Studio pagamenti Q4 - 2019.

I principali risultati della ricerca evidenziano un sorpasso di misura dell'Emilia-Romagna sulla Lombardia per numero di imprese più puntuali. Ancora grandi difficoltà al Sud per rispettare le scadenze.

Sebbene negli ultimi dieci anni le aziende italiane che pagano clienti e fornitori con più di 30 giorni di ritardo siano quasi raddoppiate (+90,9% dal 2010 a oggi), nel 2019 il loro numero è diminuito dell’8,2% rispetto al 2018. È quanto emerge dallo Studio Pagamenti 2019 di CRIBIS, società del gruppo CRIF specializzata nella business information. Le imprese che pagano entro 30 giorni sono aumentate del 3,2%, mentre quelle puntuali sono diminuite del 2,2%.

L’analisi di CRIBIS, aggiornata al quarto trimestre 2019, rileva che in Italia a dicembre 2019 oltre un terzo delle imprese (34,7%) effettua i pagamenti nei termini previsti, un dato leggermente inferiore rispetto al 2018 (35,5%), mentre oltre la metà (54,8%) adempie i propri obblighi di pagamento con un ritardo massimo di 30 giorni (53,1% nel 2018) e il 10,5% con oltre un mese di ritardo (11,4% nel 2018).

Il trend del 2019, rispetto all’anno precedente, è sostanzialmente positivo anche se al Sud e nelle Isole le imprese incontrano maggiori difficoltà, con solo il 21,8% di pagamenti regolari. Il Nord Est, con il 42,4%, si conferma invece l’area geografica più affidabile. La Sicilia, con il 17,3%, occupa l’ultima posizione del ranking regionale dei pagamenti puntuali, preceduta dalla Calabria (18,2%. L’Emilia-Romagna, invece, conquista la prima posizione per numero di imprese puntuali (43,6%), sorpassando di poco la Lombardia (43,5%) e il Veneto (42,3%).

Pubblicato in Economia Emilia

Prosegue la strategia del Gruppo focalizzata nella gestione dei grandi patrimoni. Renato Miraglia è il nuovo Responsabile del Private Banking Italy di UniCredit.

Nel Gruppo dal 2012,  dal 2013 Renato Miraglia è a capo della struttura Investment Products & Advisory Italy del Gruppo. Incarico che continuerà a  mantenere.

Grazie alla sua consolidata esperienza professionale, Renato Miraglia contribuirà  a rafforzare il posizionamento in Italia di UniCredit Private Banking, struttura dedicata alla gestione personalizzata di importanti patrimoni, specializzata nell'offrire un modello evoluto di consulenza, attraverso una rete composta da circa 800 Private Banker che operano nelle 170 Filiali Private Banking di UniCredit, con presenza capillare su tutto il territorio nazionale.

Con l’obiettivo di potenziare le attività della divisione nell’ambito della clientela di fascia alta, nel nuovo ruolo, Renato Miraglia riporterà ai Co-Ceo Commercial Banking Italy, Andrea Casini e Remo Taricani; e a Marco Bizzozero, Ceo Group Wealth Management.

 “Auguriamo a Renato il migliore successo nel suo nuovo ruolo - dichiarano Andrea a Casini e Remo Taricani, Co-CEO Commercial Banking Italy -, certi che la sua competenza e la sua profonda conoscenza del business costituiscano un grande valore per affrontare al meglio le sfide del prossimo piano industriale, Team 23”.

La nomina di Miraglia conferma l’attenzione di UniCredit nella gestione dei grandi patrimoni che si caratterizza per l’alto livello di servizio dedicato, attraverso l’attività del Private Banking Italy e del segmento Wealth Management che, sul perimetro Italia, è affidata a Stefano Vecchi.

 

Biografia di  Renato Miraglia

Torinese, classe 1974, è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Torino. Entra in UniCredit nel 2012 come Head of Products, Fund Selection and Strategic Marketing della divisione Private Banking di UniCredit. Dal 2013 ricopre il ruolo di responsabile Investments Products and Advisory per l’Italia, curando lo sviluppo delle soluzioni di investimento, gestendo i servizi di amministrato e coordinando il processo di consulenza sugli investimenti, definendo anche la customer experience, per i diversi target di clientela del Commercial Banking Italy.

Ha maturato una consistente esperienza nell’Asset Management, iniziata come portfolio manager e analista quantitativo in Eurizon Capital e continuata in Pioneer Investments in qualità di responsabile dello sviluppo prodotti.

Da dicembre 2019, è anche il responsabile del Private Banking Italy di UniCredit, focalizzato nella gestione dei grandi patrimoni.

 

 

Gli italiani lavorano, vengono accusati di avere bassa produttività, ma riescono a risparmiare e perciò vengono derubati dai soliti “Splendidi Alleati” e dai propri grandi industriali.
 
Di Lamberto Colla 08 dicembre 2019 - Siamo alle solite! Si stanno profilando due operazioni di assoluta pericolosità per il lavoro e per l’economia nazionale.

Ma si sta preparando anche la strada della comunicazione ”amica” in grado di “vaselinare” gli italiani e correggere le loro opinioni.

Il gruppo industriale della più famosa famiglia torinese è ben rodato nelle operazioni di “raccolta” e “espatrio”. Sin dalla prima operazione i “rottamazione” i proventi dei risparmi italiani, stimolati a cambiare auto e per il quale il Governo italiano aveva elargito 1,5 - 2 milioni di lire per auto (in ragione della cilindrata), vennero immediatamente utilizzati per investire all’estero, nello specifico in Polonia, anziché in Italia dove il malloppo era stato saccheggiato.

Ma tutti in silenzio. Diverso invece il comportamento avuto con Obama che pretese la restituzione del prestito ponte entro in sei mesi a fronte di un piano di investimenti all’interno degli USA.

A questo punto gli interessi statunitensi erano prevalenti rispetto a quelli italiani e perciò orientarono gli Agnelli-Elkann a abbandonare l’editoria nazionale (La Stampa che avevano sin dal 1920) per acquisire il giornale economico statunitense “The Economist” molto più coerente con i nuovi e delicati interessi che la famiglia stava coltivando oltreoceano.

Con la creazione del nuovo gruppo FCA ecco che anche le sedi se ne vanno all’estero, in Olanda e nel Regno Unito, mentre in Italia è rimasta parte della produzione e la spada di Damocle dell’incertezza occupazionale accompagnata da tenui promesse di investimento, peraltro smentite alla prima occasione utile.

Ed eccoci all’ultima fase, quella che prevede di incassare un bel gruzzoletto dai Francesi di PSA per una malcelata fusione che vedrà i membri FCA in minoranza nella nuova composizione del cda (6 voti contro 5) e quindi la governance saldamente in mano all’amministratore delegato Carlos Tavares che avrà in tasca anche tutte le deleghe operative.
Una superiorità che, in caso di “ristrutturazione” industriale, vedrà sicuramente privilegiati gli impianti e le maestranze dei “galletti”.

Ecco allora che bisogna preparare la contraerea oltre all’indispensabile e strategico servizio di contro-informazione. E così, dalla Exor (la cassaforte della famiglia italo statunitense), che ha ricevuto altre e fresche sostanze dalla vendita di un altro gioiello tecnologico chiamato “Magneti Marelli”, usciranno le sostanze per comprarsi da GEDI (De Benedetti) un bel po’ di giornali (Repubblica, Espresso, La Stampa e molte testate locali) e radio che verranno caricate, non a salve, per ammorbidire gli orifizi dell’opinione pubblica.

Questa la notizia di parte industriale, mentre quella di parte economico/finanziaria, vede coinvolta la più grande banca nazionale. Quell’UNICREDIT, che solo in aprile scorso sarebbe stata pronta a intervenire a sostegno delle difficoltà dei due più grandi istituti di credito tedeschi (Deutsche Bank e Commerzbank a rischio fallimento), avrebbe invece annunciato ben 8.000 esuberi di personale (6.000 in Italia) e 500 sportelli in chiusura (450 in Italia). O è in salute o in crisi o è una manovra per disinvestire in Italia e reinvestire in altre aree, magari in Germania.

Le due Banche tedesche in questione, che in caso di fallimento farebbero crollare i risparmi di mezza Europa, è vero che hanno una gran necessità di sostegno, però non si comprende come mai non si applichi il Bail In ai tedeschi, come venne applicato in Italia per i correntisti e obbligazionisti italiani, e anzi si cerchino risorse esterne, (vedi ‘Unicredit” o dal MES - detto anche in modo inappropriato Salva-Stati ma di fatto Salva Banche).

Il solito mistero legato ai nostri cari e splendidi alleati.

Tutti con le mani nelle nostre tasche e una lobotomia gratuita per tutti!

 

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(Per leggere i precedenti editoriali clicca qui)


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Pubblicato in Politica Emilia

Negli ultimi decenni abbiamo tutti notato come la tecnologia ha cambiato il nostro modo di socializzare, di interagire, di lavorare ma soprattutto di comprare. Siamo di fronte infatti ad una vera e propria rivoluzione culturale per quanto riguarda il campo dei pagamenti. Non si tratta di un cambiamento limitato ad aziende e ad addetti del settore: i pagamenti oggi in media avvengono per lo più elettronicamente.


Parma 8 novembre 2019 - L’uso dei contanti è decisamente in calo, anche in Paesi come l’Italia dove, nonostante il prelievo al bancomat sia ancora diffuso, si riscontra un calo netto dei pagamenti in contanti in tutti i generi di consumo. Non ai livelli di Regno Unito e Svezia però, che detengono il primato europeo per l’utilizzo di pagamenti elettronici, andando quasi a sostituire l’utilizzo del contante. La causa di questo primato potrebbe essere la scelta di alcuni ipermercati e negozi (soprattutto grandi catene) di non accettare più pagamenti in contanti, una scelta forse troppo radicale e affrettata visto che ancora non tutti hanno accesso ai pagamenti elettronici.


In genere comunque i cittadini oggi preferiscono utilizzare metodi più veloci e diretti per i propri pagamenti, grazie soprattutto alla diffusione dei dispositivi smartphone, alla facilità di connessione internet e alla proliferazione dei negozi online. Ormai infatti è possibile acquistare qualsiasi prodotto online e le nuove generazioni, in particolare, tendono a preferire la comodità dello shopping sul web.


Per far fronte al rapido cambiamento tecnologico dei pagamenti, anche la società' Bancomat ha deciso da quest’anno di dare vita al nuovo servizio Bancomat Pay che permetterà a tutti i possessori della carta Bancomat di effettuare pagamenti online tramite un’apposita app, pur mantenendo i precedenti servizi di prelievo e pagamento nei negozi.


Insomma l’utilizzo della carta virtuale, sembra essere la direzione predominante dei metodi di pagamento del futuro, grazie soprattutto all’esistenza dei grandi e più conosciuti circuiti di pagamento elettronici quali Mastercard, Visa e American Express. Queste società infatti hanno creato un sistema virtuale sicuro e criptato che permette di effettuare tutte le operazioni virtuali oggi conosciute tra esercente ed emittente.

Paypal
A proposito di sicurezza nell’utilizzo delle carte virtuali nei sistemi dei pagamenti elettronici, non si può dimenticare di parlare di Paypal, un portafogli virtuale capace di creare una vera rivoluzione nella sicurezza dell’utilizzo delle carte online. Infatti, con la diffusione dei pagamenti elettronici online, accresceva la paura delle truffe online e della vulnerabilità dei dati della propria carta. Questo legittimo timore ha rallentato la diffusione del mercato digitale poiché i consumatori si sentivano meno sicuri ad utilizzare un sistema nuovo e non sempre affidabile. Con l’avvento di Paypal e del suo nuovo sistema di ‘portafoglio virtuale’, la sicurezza oggi viene garantita grazie alla creazione di un account personale su cui registrare la propria carta una sola volta durante la creazione dell’account. Dopodiché, per ogni acquisto abilitato all'utilizzo con Paypal, non è più necessario inserire i dati sensibili della propria carta ma basta accedere all’'account personale digitando semplicemente la propria username e password, mantenendo in forma privata e non visibile nel web i dati sensibili del numero della carta e del PIN personale.

Bitcoins
Il Bitcoin (BTC) è un’altra grande rivoluzione nella sfera dei pagamenti virtuali. Lanciato su internet da un anonimo inventore nel 2009, il bitcoin è definito come una cripto valuta, ovvero una moneta virtuale. Il Bitcoin è un sistema di pagamento virtuale che consente di investire e conservare i propri bitcoin su un portafoglio digitale, comodamente salvati sul proprio computer o smartphone. Pur rimanendo una moneta digitale e non tangibile, con i bitcoin è possibile acquistare oggetti reali rendendo il bitcoin una moneta a tutti gli effetti. Inoltre, nonostante non vi siano ancora specifiche legislazioni approvate al riguardo, diverse compagnie hanno deciso di ricevere pagamenti tramite bitcoins, affidandosi ad un sistema che seppur relativamente nuovo si presenta sicuro.

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Il termine Forex indica, in inglese, scambio di valuta estera Foreign exchange market.

Si tratta del mercato valutario, dal momento che ogni valuta è un asset finanziario che si può scambiare con altre valute o con altri beni a tassi variabili e non fissi.

A differenza di molti altri asset finanziari, le valute del Forex sono scambiate sempre a coppie. Se si compra una valuta bisogna dare necessariamente in cambio un’altra valuta. Per questo motivo si parla di coppie di valute o di cross valutari.

Per fare un esempio più specifico prendiamo il cambio euro dollaro, espresso con EUR/USD. Esso sta ad indicare la negoziazione fra euro e dollari, in questo caso quanti dollari ci vogliono per acquistare 1 euro. Il risultato è una vera e propria divisione.

Il forex trading dà semplicemente la possibilità di fare operazioni speculative o di copertura del rischio sul mercato delle valute ed è uno strumento finanziario simile ai molti a disposizione di chi pratica il trading: azioni, indici, obbligazioni, CFD, materie prime. Se vuoi approfondire questa materia puoi consultare www.tradingonlineforex.com 

Sul Forex si possono fare compravendite nello stesso identico modo senza differenze sostanziali ma con alcune particolarità che vedremo di seguito.
Nel mondo del trading il Forex è stato come una rivoluzione e molti si sono cimentati, a volte rischiando somme ingenti. Infatti come in ogni nuova cosa che cresce in modo veloce possono esserci delle truffe: bastano un po’ di buon senso e un minimo di impegno nella selezione del broker a cui affidarsi per la fruizione del servizio per evitare fregature che sono sì dietro l’angolo ma che possono essere certamente evitate.


Noi consigliamo sempre di aprire un conto demo, cioè di prova, per non rischiare di perdere soldi reale. Questo consente di provare concretamente i servizi di ogni broker e di conoscere personalmente il team (per esempio l’assistenza clienti) per valutare a fondo un broker prima di aprire un conto reale.


Ormai in rete si trovano piattaforme sicure che forniscono chiare informazioni e, specialmente nel nostro Paese, vi sono degli organi di vigilanza che tutelano e danno chiare informazioni gli utenti inesperti.
Ogni aspirante trader deve cercare di valutare più broker e di affidarsi infine a quello che offre le migliori condizioni in relazione al proprio stile di trading rispetto a quelli che offrono bonus particolarmente generosi.


Bisogna infine ricordare che il trading, specie nel mercato Forex e CFD che offrono alti incentivi finanziari, i rischi fino all’azzeramento del capitale investito sono concreti: è bene fare quindi molto pratica in demo prima di passare a un conto reale.
Il Forex, per rispondere in maniera inequivocabile non è una truffa in se e per se, è un settore in cui vi è un alto rischio di perdite così come alti guadagni. Starà a noi muoversi con le dovute tutele per non incorrere in broker che ci promettono facili guadagni.

 

 

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Un tema molto importante nella scelta di una banca, riguarda, indubbiamente, l'affidabilità della stessa. Se fino a poco tempo fa, infatti, preferire un istituto di credito ad un altro aveva un'importanza relativa, oggi lo scenario è mutato significativamente. In tutto ciò, ha avuto un peso fondamentale l'entrata in vigore del "bail in", normativa europea che ha modificato le risoluzioni dell'eventuale crisi di una banca del Vecchio Continente. Un obbligo riguardante tutti i paesi dell'Unione Europea, anche se spesso, come si è potuto notare in Italia nel salvataggio di alcune banche in grandi difficoltà, gli stati membri hanno adottato qualche escamotage per cercare di rendere meno doloroso l'impatto sugli utenti bancari.

Il "bail-in": meno garanzie per i risparmiatori

Il "bail-in", di fatto, garantisce i soli depositi presenti su conti correnti, libretti di risparmio e conti deposito sino alla soglia massima di €.100.000,00. E null'altro. Le obbligazioni senior, quelle emesse dagli istituti di credito che incorporano un grado di rischio più basso, non sono più garantite da alcun fondo statale, com'era invece in Italia sino a pochi anni fa. Allocare i propri risparmi presso un istituto piuttosto che un altro, di conseguenza, è divenuto di fondamentale importanza per qualsiasi cittadino, onde evitare di mandare in fumo parte, o addirittura la totalità, dei propri risparmi. Per informazioni in tal senso, chiedere ai tanti risparmiatori veneti restati col cerino in mano dopo il default di due note banche di respiro nazionale con sede legale in quella regione.

Capire se una banca sia realmente affidabile, non è certo facile per i comuni cittadini. Un indicatore fondamentale per comprendere la solidità di una banca è il CET1 che trovi su https://contocorrente.net/cet1-banche-italiane-2019-lelenco-completo/649, dov'è possibile farsi un'idea su quali istituti italiani rispettino i parametri previsti dall'Unione Europea per considerarsi al riparo da possibili, ed imprevedibili, shock finanziari. E che in molti, non a torto, vorrebbero che le banche pubblicassero, in modo chiaro e facilmente reperibile, nei propri siti internet. Un indicatore, il CET1, atto a comprendere se un istituto abbia un elevato grado di liquidità: una banca liquida, infatti, è considerata sicura.


Solidità di una banca: attenzione ai crediti in sofferenza

Un altro indicatore molto importante per comprendere quanto sia sicura una banca, è il "solvency ratio", ovvero quanto impattano, in termini percentuali, gli investimenti effettuati da una banca sul proprio patrimonio netto. Un solvency ratio particolarmente positivo sarà a doppia cifra: la Banca centrale americana, ad esempio, dispone di un solvency ratio del 20%, dato che testimonia l'elevata solidità della più importante istituzione economico-finanziaria del mondo. Alcune banche, però, raggiungono a malapena il 5%: ciò significa che se gli investimenti della banca perdono più del 5% del loro valore, il gruppo soffrirà. Un dato da monitorare attentamente, inoltre, riguarda i crediti in sofferenza: se sono superiori al 15%, la banca potrebbe avere grossi problemi in divenire. Un altro aspetto strettamente correlato a quest'ultimo, riguarda gli accantonamenti, che devono coprire almeno il 50% dei crediti in sofferenza.


Inoltre, alcuni strumenti finanziari possono dare un'idea sul grado di solidità di un istituto, pur, in questo caso, non essendo così risolutivi come quelli fin qui citati. L'andamento del titolo in Borsa, ad esempio, può essere un utile indicatore, specie se il titolo viene sospeso per eccesso di ribasso. Anche i CDS, Credit Default Swap, possono essere d'aiuto. Questi strumenti appartengono alla famiglia dei derivati, divenuta tristemente celebre durante la crisi dei mutui subprime, ed offrono la possibilità di coprirsi dall'eventuale insolvenza di un debitore contro il pagamento di un premio periodico. Più è alto il prezzo, inferiore sarà la percezione di solidità di un istituto di credito. Al di là dei dati tecnici, che sono prioritari ed indispensabili nella scelta di un istituto, resta di fondamentale importanza scegliere un consulente preparato e corretto, in grado di fornire in modo chiaro, semplice ed esaustivo tutte le informazioni necessarie al cliente per effettuare consapevolmente qualsiasi decisione.

 

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