In Ungheria domina Verstappen e per la Red Bull arriva la 12esima vittoria consecutiva. Secondo Norris. Male le Ferrari.
di Matteo Landi
Una Red Bull, a volte due, davanti a tutti. Due campionati in uno. A quello del team anglo-austriaco, capace di battere record su record, si contrappone quello delle restanti nove squadre, pronte a darsi battaglia, consapevoli di non avere chance di vittoria ormai stabilmente appannaggio di Verstappen. Quest'anno l'ha lasciata solo in due occasioni all'altalenante team mate. Quello Red Bull è lo Show dei Record, numericamente rappresentanto da una striscia di ben 12 vittorie consecutive (primato assoluto), di cui 11 dall'inizio di questa stagione (come la McLaren del 1988). Considerando che siamo esattamente a metà campionato, Verstappen e Red Bull possono arrivare a distruggere qualsiasi record stagionale. L'olandese, seppur ancora giovanissimo, non pare avere punti deboli. In Ungheria ha lasciato ad Hamilton la pole position. In molti hanno sperato nel ruggito del leone, quel sette volte iridato che ancora soffre al pensiero del mondiale 2021, perso in circostanze particolari. Da allora per l'inglese è cambiato tutto. Poteva essere la gara della svolta, ma alla partenza Verstappen ha subito ristabilito le gerarchie prendendosi immediatamente la leadership. Per Hamilton si è trattata dell'ennesima buona, ma non eccezionale, gara, per Verstappen dell'ennesima cavalcata trionfale.
Hamilton fuori dal podio. McLaren seconda forza
L'inglese della Mercedes non è riuscito in gara a ripetere quanto di eccezionale mostrato nel giro secco. Battuto dal rimontante Perez (ancora in difficoltà in qualifica), buon terzo al traguardo, e da un Lando Norris che adesso si sta abituando alla meravigliosa doccia frizzante del podio. L'inglesino della McLaren ha vinto la gara degli altri, giungendo secondo sotto alla bandiera a scacchi. Il glorioso team britannico sembra tornato davvero al top: di pura prestazione e sostanza adesso è la seconda forza in campo. Oltre a Norris ha rischiato di salire sul podio pure il compagno di colori Piastri: solo un crollo nel finale lo ha costretto al quinto posto.
Ferrari, così non va
E la Ferrari? Qualche volta le telecamere l'hanno inquadrata, quindi possiamo dire che fosse veramente in pista. In qualifica ha fatto peggio dell'Alfa Romeo, alla quale il Cavallino fornisce le power unit. In gara Leclerc ha patito un pit stop disastroso, e si è pure beccato cinque secondi di penalità per aver superato il limite di velocità in pit lane. Sainz partiva undicesimo a causa di una qualifica poco convincente. Il risultato finale del weekend magiaro recita settimo e ottavo posto per i due piloti della squadra di Maranello. Ancora il campionato è lungo, ci sarà tempo per rialzare la testa. Certe prestazioni però devono far riflettere: la vettura di quest'anno non sarà un fulmine di guerra, ma adesso la Rossa è dietro, e di molto, pure ad una McLaren che all'inizio della stagione navigava in bassa classifica.
Mister Sorriso è tornato!
Certe volte ritornano. In certi casi questi rientri portano il sorriso a tutto il paddock ed a tutti gli appassionati. Dispiace per l'olandese De Vries, ennesimo pilota della galassia Red Bull lasciato a piedi, che avrebbe meritato di concludere almeno la stagione considerando che siamo solamente al giro di boa. Ha reso felici tutti però che il suo sedile sia stato assegnato ad un pilota che scritto la storia della F1 con le sue otto vittorie ed i suoi bellissimi ed indimenticabili sorpassi, rimasto fuori dal giro dopo le ultime, poco convincenti, stagioni. Al termine del 2022 la ciambella di salvataggio gliel'aveva lanciata proprio quel team con cui l'australiano ha ottenuto gran parte delle sue vittorie. Daniel ha comunque pazientato in panchina, come pilota di riserva ed al simulatore. Fino a quando è stato chiamato per gareggiare con la faentina AlphaTauri, squadra sempre di proprietà Red Bull. Tredicesimo in qualifica, stesso risultato in gara, e sempre davanti al compagno Tsunoda. Ben fatto Ric! Bentornato Mister Sorriso!
Il mondiale full electric torna nella capitale. Un doppio appuntamento segnato dalle vittorie di Evans e Dennis, e da due botti paurosi
di Matteo Landi
"Roma ha questo di buono, che non giudica, assolve". Le parole che furono di Ennio Flaiano mal si sposano con quanto visto nell'ultima doppia gara del mondiale full electric. Sulla pista ricavata nel quartiere Eur anche quest'anno è andata in scena la Formula E. Un tracciato difficile, un asfalto sconnesso, una temperatura incandescente. Davanti all'Obelisco, ed all'ombra (si fa per dire..) del Colosseo Quadrato, i piloti hanno girato con le monoposto elettriche più veloci mai realizzate. Era il 2018 quando Sam Bird vinse la prima edizione dell'E-Prix di Roma, con la vettura Gen1. Da allora Roma è rimasta, 2020 a parte causa pandemia, tappa fissa del campionato fino al doppio appuntamento di quest'anno, con le veloci Gen3. Sempre monotelaio Spark-Dallara, ma con power train costruite e sviluppate dalle varie case capaci di erogare una potenza di 350 kw, per oltre 300 km/h di velocità di punta (se i tracciati lo permettessero...). Dall'entusiasmo iniziale, con il pieno di spettatori e biglietti a costi calmierati, alla solida e affermata realtà odierna, che fa meno sconti (visto il corposo rincaro dei biglietti..). Ed a differenza delle parole pronunciate dallo sceneggiatore, scrittore e drammaturgo italiano, Roma stavolta non ha perdonato il minimo errore.
In gara 1, disputata ieri, il primo nome dell'albo d'oro romano, Sam Bird, ha perso il controllo della sua Jaguar innescando una terribile carambola che ha coinvolto pure Buemi, Mortara, Da Costa, Frijns e Di Grassi. La casa del giaguaro ha comunque sorriso grazie alla vittoria conquistata dal "Re di Roma" Mitch Evans. Fino a ieri, su sette gare disputate nella Capitale il neozelandese ne aveva vinte ben quattro, di cui tre consecutive. Alle sue spalle hanno concluso un altro pilota Jaguar, anche se del team Envision, Nick Cassidy, e Maximilian Günther, con la stupenda Maserati Tipo Folgore, che ha sancito quest'anno il ritorno del Tridente in una competizione per vetture a ruote scoperte.
Con la spinta dell'ennesima vittoria in Italia, Evans è partito più spavaldo del solito oggi, in gara 2. La Roma che gli ha sempre sorriso stavolta lo ha tradito. A causa di una frenata tardiva su un dosso la sua vettura si è scomposta ed è letteralmente planata sulla Envision di Cassidy. Un botto spettacolare, fortunatamente senza conseguenze per i piloti. Il neozelandese ha però dovuto abbandonare ogni speranza di vittoria, dovendosi ritirare poco dopo. E con il tremendo botto rischia di dover salutare anche le sue ambizioni di vittoria iridata, adesso che dopo 14 gare disputate manca solo il doppio appuntamento di Londra a chiudere la stagione, e considerando che l'ultimo a festeggiare sul tracciato dell'Eur è stato il leader del mondiale.
Si era presentato a Roma con un improbabile casco marmoreo, raffigurante colonne e capitelli. Jake Dennis, britannico classe 1995, ha l'onore di scendere in pista per due marchi di rilevanza planetaria. Se la Porsche produce le power train della sua vettura, è nientemeno che il glorioso team Andretti a metterle in pista. Un team in grado di far meglio della squadra ufficiale, un team che vince ovunque, anche se in Formula 1 continuano a far tutto tranne che a stendergli tappeti rossi all'ipotesi di averlo in griglia. Ma questa è un'altra (dolorosa) storia. Oggi Dennis ha corso da grande professionista della categoria, riuscendo a gestire alla grande l'energia a disposizione, tenendo a distanza di sicurezza il secondo Nato, pilota Nissan che ha fatto da cuscinetto al ritorno del terzo classificato Bird, sulla teoricamente più performante Jaguar. Magari ancora scosso dal botto di 24 ore prima, fatto sta che il primo vincitore di Roma non è riuscito ad affilare gli artigli, accontentandosi del podio. Appena dietro è giunta la Maserati di Mortara, con lo svizzero al miglior risultato stagionale. Niente male comunque nel complesso la prima apparizione a Roma del marchio italiano, già vincente quest'anno, in attesa di vedere cosa riuscirà a fare in meno di un anno, quando tornerà all'Eur con più esperienza sulle spalle, e nel meno torrido aprile (una buona notizia anche per gli spettatori..).
In Austria trionfa ancora Verstappen. Leclerc è secondo e riporta la Ferrari sul podio. Grande anche Sainz, quarto e combattivo.
Verstappen vince ancora ed eguaglia il numero di vittorie di Senna. Per Red Bull è il centesimo trionfo. Ferrari quarta e quinta, ma in ripresa
Al ritorno in top class Ferrari trionfa a Le Mans, nell'edizione del Centenario. Un sogno che si concretizza. Pier Guidi, Giovinazzi e Calado scrivono la storia con la Rossa.
Verstappen trionfa ancora, davanti ad Hamilton e Russell. Quinto Sainz, undicesimo Leclerc, ed è Sprofondo Rosso
di Matteo Landi
Sette gare disputate, più una sprint race, ed è già tempo di verdetti definitivi. La matematica decreterà i campioni del mondo più avanti, eppure la logica ci suggerisce che questa stagione ha già due padroni: Verstappen e Red Bull. Troppo forti, a fronte di una concorrenza che si impegna, con risultati per qualcuno buoni, ma non abbastanza da poter sognare in grande, e per altri assolutamente insufficienti. La Mercedes a Barcellona ha potuto valutare meglio i nuovi aggiornamenti e concretizzare in pista quanto studiato in galleria del vento: adesso è la seconda forza in campo, comunque lontana dalla prima. La Ferrari in Spagna ha parzialmente rivoluzionato la sua vettura, con pance più vicine allo stile Red Bull e meno al concetto della monoposto 2022 ed adottato sulla prima versione 2023. Sulla penisola iberica invece di svoltare, la Rossa ha trovato delle certezze: il brutto anatroccolo SF-23 non si è trasformato in una splendido cigno, mai lo farà, ed i problemi sono comunque sempre gli stessi. La situazione adesso è pure peggiore, perché il raggiungimento del tetto al budget annuale è sempre più vicino, a fronte di risultati demoralizzanti. Tanti sforzi senza risultati tangibili. A gara terminata Vasseur si mostra alle telecamere, dichiarandosi soddisfatto in merito al livello prestazionale raggiunto, meno per quanto concerne il passo gara. Dichiarazioni che lasciano basiti addetti ai lavori ed appassionati. Soprattutto se si pensa al pazzo sabato della Rossa parzialmente da sprofondo Rosso: Sainz secondo, Leclerc penultimo. Ed al termine delle qualifiche se Sainz appariva soddisfatto ma consapevole che in gara non si sarebbe ripetuto, Leclerc era sconcertato. La pessima figura rimediata oggi dal team di Maranello si contrappone alla prova di forza, l'ennesima, del duo Red Bull-Verstappen. Perez ultimamente pasticcia, ma Horner può sicuramente contare sul giovane olandese due volte campione del mondo, implacabile e vincente, anche oggi. Quelle poche volte che incontrerà delle piccole difficoltà state certi che il messicano tornerà a lottare per la vittoria, come già successo quest'anno. Di questo passo Red Bull potrebbe addirittura vincere tutte le gare in calendario.
Ferrari da record, ma in negativo
Quinto Sainz, fuori dai punti ed undicesimo Leclerc. Tralasciando il weekend disastroso del monegasco, stavolta viene da chiedersi chi abbia indossato il suo casco nella tre giorni iberica, la Ferrari dobbiamo valutarla considerando unicamente la prova dello spagnolo. Barcellona era l'ultima spiaggia per la Rossa, non possiamo adesso rimangiarci quanto già scritto e detto. Lo era perché sapevamo che sarebbero arrivate delle grosse evoluzioni, soprattutto a livello aerodinamico. Lo era perché, in caso di ennesimo insuccesso, a Maranello avrebbero dovuto concentrare i prossimi sforzi sulla vettura del 2024. A bocce ferme, guai se Vasseur e soci vorranno comunque mettere troppe energie nello sviluppo della SF-23. Siamo certi ormai, guardando la classifica costruttori, che quella in corso sarà ricordata come una stagione da record, ma in negativo. Nel 1999 la Ferrari di Schumacher (infortunato a campionato in corso), Irvine e Salo riportò l'iride costruttori a Maranello, dopo un digiuno che durava dal 1983. Una traversata nel deserto, un periodo lunghissimo e disgraziato veniva lasciato finalmente alle spalle. L'ultimo titolo costruttori, ad oggi, risale al 2008, artigliato dal duo Massa-Raikkonen. Attualmente la Ferrari, dopo sette weekend di gara, ha circa un terzo dei punti Red Bull, e nessuna chance realistica di vincere il titolo. Fate voi i conti.
Aston Martin in difficoltà, ma una rondine non fa primavera
Stranamente in difficoltà, a Barcellona, è parsa anche l'Aston Martin. Ha comunque collezionato più punti della Ferrari, eppure è parso strano vedere un Fernando Alonso così in affanno, dopo un inizio di campionato da 10 e lode. Battuto oggi anche da Stroll. Settimo l'asturiano, sesto il canadese. Considerando quanto visto fino a Monaco possiamo però considerarlo un weekend sfortunato per il team rivelazione dell'anno. Saldamente terzo in campionato, ad un passo da Mercedes.
Alfa Romeo: bella gara di Zhou!
Bellissima prestazione per mezza Alfa Romeo. Se Bottas versione 2023 non convince, per contro, fortunatamente per il team con sede in Svizzera, il cinese Zhou oggi ha regalato una prestazione esaltante. Ha lottato ed eseguito diversi sorpassi, viaggiando costantemente in zona punti che alla fine ha artigliato con un bel nono posto. Considerando i progressi mostrati dalle vetture con il marchio del Biscione, è lecito sperare il qualche altro exploit. E se vi sembra poca cosa il raggiungimento della top ten, pensate alla gara odierna di Leclerc...
All’esordio stagionale nella International Rally Cup, l’equipaggio conquista con una significativa prova di forza il secondo atto della serie. Alle sue spalle Razzini-Marcomini e Sartor-Rocca (entrambi con Skoda Fabia). Incanta anche il campione italiano Andrea Crugnola. A Veronesi-Ferrari (Fabia) la vittoria in volata del rally Nazionale.
A Monaco domina Verstappen, che vince davanti ad un grandissimo Alonso. Terzi Ocon e Alpine. Male la Ferrari, sesta e ottava. Arriverà mai una svolta per la Rossa?
di Matteo Landi
Per Piquet correre a Monaco era come "andare in bici nel salotto di casa". Una pista difficile, claustrofobica. Sulla quale fare girare queste vetture, così lunghe e larghe, appare ancor più difficile, quasi un'impresa. Verstappen ha reso bene l'idea ieri, in qualifica, quando ha artigliato la pole position appoggiandosi più volte contro guard rail e muretti, con uno stile quasi da videogioco. Anche se l'Aston Martin guidata da Alonso è parsa a tratti superiore alla Red Bull pigliatutto, e lo spagnolo si è reso autore di un fine settimana perfetto, nulla ha potuto contro la superiorità del binomio Verstappen-Red Bull. D'un soffio non ha ottenuto il miglior tempo in prova, mentre in gara, oggi, è rimasto a contatto con l'olandese solo alla partenza. La pioggia, che ha bagnato la pista dal 52esimo giro, avrebbe potuto sparigliare le carte. Così non è avvenuto per i primi della classe. Fra i quali a Montecarlo vi è un grandissimo Esteban Ocon, eccezionale anche in qualifica. Il francese ha corso in modo impeccabile, resistendo prima a Sainz, poi ad Hamilton, e regalando quindi ad Alpine il primo podio stagionale. Adesso la casa francese è quinta in classifica costruttori, subito dietro a Ferrari.
Una Ferrari che profuma di Sauber
A Maranello la stagione non sta svoltando. Si è consumato ormai il sesto weekend stagionale, abbiamo assistito a sette gare, se consideriamo anche la sprint race di Baku, ma Leclerc e Sainz ancora non conoscono il potenziale della vettura che stanno guidando (nella migliore delle ipotesi). La SF-23 appare molto sensibile ad ogni minimo cambiamento di temperatura dell'asfalto, consuma in modo anomalo qualsiasi tipo di gomma. Oggi, quando sulle due Rosse hanno montato pneumatici intermedi, abbiamo assistito ad un crollo prestazionale difficile da spiegare. Leclerc avrebbe potuto sfruttare la penalità affibbiata a Russell (cinque secondi da aggiungere al tempo di gara), ma negli ultimi giri ha perso terreno nei confronti della Mercedes dell'inglese, non riuscendo quindi ad andare oltre alla sesta piazza finale. Risultato frutto anche di un terribile errore commesso in qualifica dal box del monegasco, lento nel suggerirgli di farsi da parte dato l'arrivo di Norris, nel pieno del suo giro veloce. Gli sforzi di Charles per ottenere un giro quasi da pole position sono stati quindi vanificati dall'ennesimo grave errore "strategico". Lo mettiamo fra virgolette perché avvisare un pilota in certe fasi di qualifica, fra l'altro a risultato ormai consolidato, dovrebbe essere un gioco da ragazzi per un team che continua a definirsi top (ancora per quanto?). Peggio ancora è andata a Sainz, solo ottavo al traguardo. Partito dalla quarta posizione in griglia lo spagnolo ha compiuto i classici errori del pilota che corre nella bagarre di centro classifica. Un tamponamento, con tanto di ala scheggiata, un lungo nella convulsa fase di gara bagnata, in una di quelle situazioni in cui si chiede ai migliori di fare la differenza. Il bottino di Monaco è quindi piuttosto magro per la squadra di Maranello. Nel giorno del suo compleanno, Fred Vasseur, avrebbe gioito, se ancora fosse nelle vesti Alfa Romeo-Sauber...
Perez: weekend disastroso
Non ha gioito pure Sergio Perez. Secondo in classifica mondiale, riuscirà a tenere il passo di Max Verstappen nell'arco di un intero campionato? Sono weekend come quello monegasco che tolgono ogni dubbio: la risposta è negativa. Verstappen se non vince va a podio, Perez, invece, nonostante guidi la miglior vettura del lotto, a volte incappa in giornate veramente storte, frutto di errori non da top driver. In qualifica ha distrutto la sua Red Bull contro le protezioni. Scattato dall'ultimo posto della griglia di partenza sapeva che a Monaco la rimonta sarebbe stata ostica. La sua frenesia, alternata a momenti veramente soporiferi, l'ha resa impossibile. Il messicano ha compiuto una serie interminabile di errori che lo hanno relegato fuori dalla zona punti, ed adesso in classifica di campionato è più vicino al terzo posto di Alonso piuttosto che al primo del compagno Verstappen.
McLaren a punti. Williams ancora nel baratro
A Montecarlo hanno battuto un colpo le due McLaren, condotte da Norris e Piastri. Nono l'inglese, decimo l'australiano, un bottino amaro se si pensa al blasone McLaren, buono se si considera il livello fin qui espresso dal team inglese nel campionato in corso. Una situazione complessivamente drammatica che relega una delle squadre più vincenti della storia della F1 alla sesta posizione in classifica costruttori. Comunque ben più avanti dell'altra nobile inglese decaduta, la Williams. A Monaco Albon ha brillato in qualifica, ed il tredicesimo tempo finale gli è andato stretto. In gara invece tutto è andato storto a lui ed al compagno Sargeant. L'americano deve crescere ma il suo team non gli sta certo rendendo la vita facile, con strategie piuttosto "fantasiose".
Prossima tappa: Spagna
Neanche il tempo di rifiatare che il Circus sarà in pista già il prossimo weekend, in Spagna. A Barcellona le squadre porteranno aggiornamenti tecnici importanti. Mercedes ne ha già antipato una buona parte a Monaco, Ferrari dovrà invece mostrarci le prossime carte che intende giocare. Red Bull domina già, con un altro step evolutivo potrebbe definitivamente prendere il largo. Aston Martin vuole rimanere in zona podio. Potrebbe essere quindi la gara della svolta, soprattutto per la squadra condotta da Vasseur: non dovessero funzionare gli upgrade resteranno pochissime "ultime spiagge", diversamente sperare in qualche lampo potrebbe avere un senso.
Ancora numeri di grande spessore per la manifestazione organizzata dalla Scuderia San Michele: al via del 29° Rally Internazionale, valido quale secondo atto dell’International Rally Cup, sono attese 106 vetture, mentre 39 concorrenti si sfideranno nel più breve rally Nazionale.