Mai così tante adesioni per la giornata dedicata al Balsamico in provincia di Modena
La data fissata per l’evento nei luoghi di produzione è il 25 settembre e protagoniste saranno come sempre le degustazioni e le visite guidate. Con qualche sorpresa per coinvolgere anche i più piccoli.
Gli ESG? Anche nel piatto.
Torino, 1 agosto 2022 – La sostenibilità guida sempre più le propensioni dei parmensi in fatto di spesa agroalimentare e, insieme alle attenzioni verso l’ambiente, si arricchisce di importanti componenti sociali.
Prima ancora di fattori come marca, packaging, aspetto del prodotto e persino di un’attenta lettura dei valori nutrizionali e del tempo a disposizione per cucinare, circa un abitante di Parma su cinque (19%)considererebbe molto importante nelle decisioni di acquisto la trasparenza sia sulle origini sia sulle modalità di produzione, allevamento e coltivazione - che generalmente non sono indicate sulle confezioni e le etichette - a cui si aggiungono, per uno su sei (17%), anche valori come la tutela delle condizioni di lavoro delle persone nelle filiere.
Lo rileva l’Osservatorio Reale Mutua sull’agricoltura in collaborazione con Slow Food.
Questo approccio responsabile e consapevole si traduce anche nella propensione all’acquisto di prodotti del territorio (24%), considerati garanzia di cibo sano e sostenibile. Sulla stessa linea, largo ai prodotti di stagione (43%), anche per sostenere l’economia agricola locale e perché ritenuti più buoni di quelli fuori periodo.
Nella settimana tipo, oltre sette parmensi su dieci (74%) preferiscono i cibi freschi a quelli precotti, pronti o surgelati e se il supermercato resta il canale preferito (80%) una fetta consistente guarda anche a mercati di zona (19%) e botteghe di quartiere (13%).
Dai valori al carrello, in che cosa si traducono le scelte di acquisto e consumo dei parmensi? Oltre uno su quattro (28%) dichiara di consumare frutta più volte al giorno, e un altro 37% una volta al giorno. Discorso simile per la verdura, rispettivamente al 37% e 28%. Pasta e riso sono consumati una volta al giorno dal 30%, il 43% mangia i legumi due o tre volte a settimana, sensibilmente meno i cereali (35%). Tra gli altri dati di rilievo, il pesce finisce nel piatto del 43% una volta a settimana, il 31% mangia con la stessa frequenza la carne rossa, mentre la carne bianca è mangiata dal 39% due o tre volte a settimana.
“La sostenibilità è un motore di benessere per il pianeta, la società e le persone ed è positivo rilevare un’importante sensibilità a questo tema anche nelle scelte alimentari – commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand del Gruppo Reale – “Come Reale Mutua siamo storicamente legati al mondo dell’agricoltura e da sempre a fianco delle persone per proteggere la loro salute. Siamo orgogliosi di collaborare con Slow Food in questa nuova edizione dell’Osservatorio con cui intendiamo ribadire la centralità dell’alimentazione e di corretti stili di vita per la salute e il benessere”.
“I dati dell’Osservatorio Reale Mutua suggeriscono che gli italiani hanno acquisito una sempre maggiore consapevolezza rispetto ai valori legati a un cibo buono, pulito e giusto: territorialità, stagionalità e la ricerca di prodotti non processati lo testimoniano.
Ma c'è di più: inizia a diffondersi anche la consapevolezza che un regime alimentare è sano non solo quando è adeguato dal punto di vista nutrizionale, ma se promuove la salute umana e rispetta quella del pianeta - commenta Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia - Questa sensibilità degli italiani può essere una grande chance che, soprattutto in questo frangente storico, non può essere sprecata. Sprecata: la politica deve dare risposte precise e mettere in campo strumenti che consentano scelte alimentari consone e garantiscano la massima trasparenza della filiera produttiva a cominciare dalle etichette, chiare ed esaustive di tutti i valori che gli italiani vogliono ritrovare nel loro cibo”.
*Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, genere ed area geografica.
** ESG è l'acronimo di Environmental, Social and Governance e si riferisce a tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità di un investimento.
A Cibus 2022 il rilancio culturale del prodotto, una eccellenza che rappresenta il territorio toscano, con un fatturato al consumo di oltre 81 milioni di euro e dati sull’export in crescita.
Le retribuzioni annuali medie sono scese dal 1990 al 2020 a causa della mancata crescita
Di Luca Fusaro (*) 23 maggio 2022 - Dal 1990 al 2020, in Italia, le retribuzioni annuali medie hanno registrato una riduzione del 2,9%, unico caso in Europa. Si pensi che questa percentuale non tiene conto degli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina. Il dato è stato calcolato dall’Ocse.
La situazione è diversa da Paese a Paese: in Ungheria e Slovacchia il salario medio annuale è raddoppiato negli ultimi 25 anni, mentre in Estonia, Lettonia e Lituania è più che triplicato. Tutti i paesi dell’Eurozona hanno registrato un andamento positivo: la Grecia, tra il 1990 e il 2020, ha messo a segno un +30,5%, mentre la Spagna è cresciuta del 6,2%.
In Italia, a un periodo di crescita andato dal 1994 al 2010 è seguita una fase di declino, fino agli ultimi dati del 2020. La stagnazione salariale si affianca a quella del PIL come dimostra il grafico in basso. L'Italia, infatti, è il paese europeo con il maggior numero di regioni che tra il 2001 e il 2019 hanno registrato una crescita negativa del prodotto interno lordo.
(*) Autore analisi-
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