L’8 Marzo #ROSSOVIVO - Un invito alle donne e soprattutto agli uomini, per restare uniti contro la violenza sulle donne.
La legge è uguale per tutti, o almeno così si dice. Dopo l'accusa di violenza sessuale ai danni di una giovane ragazza, a fare scalpore nella città di Parma è la revoca degli arresti domiciliari al noto imprenditore Federico Pesci, accusato di violenza e lesioni aggravate con la complicità del pusher nigeriano Wilson Ndu Aniyem, condannato invece a dover scontare la pena di 5 anni e 8 mesi.
Lettera al Direttore di Gazzettadellemilia.it da AVRI Associazione Vittime Riunite d'Italia.
"Egregio Direttore, ci permettiamo di rubare uno spazio all'interno della Sua rubrica per esprimere le nostre perplessità riguardo le nuove aperture, soprattutto per quel che riguarda il Luna Park che si vocifera avere luogo in Cittadella a partire dal giorno 13 del mese di giugno. Sappiamo che è doverosa una ripartenza dell'economia e della vita della cittadinanza ma crediamo che ci siano dei paletti assolutamente da mettere per la tutela delle fasce deboli. Fino ad oggi abbiamo visto che il rispetto delle norme imposte per la civile convivenza non ha prodotto i risultati attesi.
Il silenzio continua ad essere predominante per la tutela delle Vittime e degli italiani, quando invece si tratta della tutela dei carcerati, si odono fin da lontano urla di rivendicazione per i loro diritti negati. Tutto questo mentre il diritto per la vita delle persone oneste viene negato.
Inserire nel decreto “Cura Italia”, il decreto che dovrebbe servire agli Italiani a rimanere in piedi in questo difficile momento di emergenza nazionale, i regali per Caino sbeffeggiando per l’ennesima volta Abele è una vergogna.
In un paese normale, tutto questo non potrebbe succedere neppure lontanamente, perché è assurdo concedere premi e regali a veri e propri criminali.
Viviamo ormai in un un paese anomalo e bisogna lottare duramente per cambiarlo, riformarlo, riscriverlo totalmente per ridare la certezza al diritto della giustizia e alla dignità per le vittime e per le loro famiglie.
Angelo Bertoglio
Presidente Associazione
Vittime Riunite d’Italia
Coronavirus, rivolta nei carceri: Bertoglio (AVRI) serve un intervento immediato e non indulti e amnistie come chiesto dai Radicali
L’intervento di Angelo Bertoglio, Presidente dell’Associazione Vittime Riunite d’Italia: “Mi auguro che il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, possa intervenire velocemente in questa ennesima assurda vicenda, che si sta creando nelle carceri Italiane con atti di violenza e ribellione al sistema carcerario. Va immediatamente data una tutela per l’incolumità degli agenti di Polizia Penitenziaria che già normalmente lavorano in situazione di grande disagio a causa di un sistema carcerario vecchio e ormai al collasso.
La rivolta nelle carceri, nasce da una protesta dei detenuti che rivendicano garanzie sanitarie per la paura dei contagi del Coronavirus.
I Ministeri della Giustizia e della Salute, spero che possano predisporre una serie di immediate misure specifiche di prevenzione del rischio di diffusione del coronavirus e che possa garantire la salute degli operatori carcerari e degli stessi detenuti.
La sospensione dei colloqui tra i detenuti e i parenti è una restrizione per i contagi e non provvedimento disciplinare.
Proprio nei giorni scorsi, il Partito radicale per voce di Rita Bernardini, chiedeva al governo, per paura dei contagi nelle carceri e con il numero di sovraffollamento carcerario, chiedeva un indulto/amnistia oppure con pene alternative e domiciliari per circa 8mila detenuti che devono scontare meno di 12 mesi di pena e per altri 8mila circa che devono scontare pene tra i 12 e i 24 per un totale di circa 16mila detenuti.
Le rivolte che stanno accadendo nelle carceri con il comportamento violento dei carcerati, sono la chiara ed evidente dimostrazione che le pene vanno scontare dietro le sbarre, senza dare ulteriori aiuti può o meno nascosti”.
Una sorpresa bellissima e un gesto fatto col cuore quello di Caterina Rappoccio, nota cantautrice di talento e dalla grande versatilità, che in occasione dell’ 8 marzo, ha dedicato all’AVRI la sua canzone “La neve al sole” in un videomessaggio rivolto a tutte le donne e all’associazione:
8 marzo 2020 - “Ciao a tutti, sono Caterina Rappoccio, e volevo ringraziare l’AVRI, l’Associazione Vittime Riunite d’Italia, per l’impegno che ha dimostrato nei confronti delle vittime, e per la solidarietà che dimostra alle donne. Oggi è la festa della donna, e io insieme a tutte le donne e all’AVRI, vorrei dedicare questo mio ultimo singolo, questa canzone, a tutti coloro che hanno, diciamo così, certi pesi, sulla loro coscienza. Questa la dedichiamo a loro tutti insieme, e si chiama La neve al sole.”
Le parole di Angelo Bertoglio, Presidente dell’AVRI (Associazione Vittime Riunite d’Italia), che ha espresso profonda gratitudine nei confronti di Caterina, scrivendo un post dedicato a lei sulla pagina Facebook dell’associazione:
“Ringraziamo e pubblichiamo di vero cuore, il video con la canzone “La neve al sole”, che Caterina Rappoccio (cantante già conosciuta al pubblico Italiano per aver duettato con Max Pezzali nella canzone Aeroplano) oggi canta pubblicamente e dedica a tutti gli amici dell’Associazione Vittime Riunite d’Italia. Grazie. Grazie. Grazie.”
A seguire il video della canzone.
Angelo Bertoglio
L'8 marzo di ogni anno ricorre la Giornata internazionale dei diritti della donna, una data importante, istituita nel 1977 e celebrata in Italia a partire dal 1922, nata per ricordare le discriminazioni e le violenze subite dalle donne in ogni parte del mondo, ma anche per rammentare le loro conquiste economiche, politiche e sociali. Contrariamente a quanto si pensa, l'8 marzo non è un giorno di festa, ma bensì un momento di commemorazione e riflessione, che nel corso degli anni ha assunto l'errata definizione di "Festa della donna".
Agli inizi non era ancora stata stabilita una data precisa, e la prima celebrazione avvenuta negli Stati Uniti d'America è da attribuire al giorno 28 febbraio 1909. Tralasciando dettagli e ulteriori cenni storici, noi dell' Associazione Vittime Riunite d'Italia, esprimiamo la nostra gratitudine e ammirazione a tutte le donne, e siamo pronti a lottare insieme a loro per riuscire ad ottenere un mondo migliore, affinché un giorno non esista più nessun tipo di violenza e discriminazione nei loro confronti. Ogni donna è nostra madre, nostra moglie, nostra nonna, nostra sorella, nostra zia, nostra cugina e nostra amica... Donne: Ogni giorno e per sempre, non solo l'8 marzo.
A.V.R.I. (Associazione Vittime Riunite d'Italia)
Si avvicina il mese di marzo, la natura rinasce, le giornate si allungano, ma non sempre portano ricordi che ci rendono felici. Nel mese di marzo dell’anno 2006, la provincia di Parma ha vissuto tre orribili episodi che ancora fanno male a distanza di anni.
L’omicidio del piccolo Tommaso Onofri, rapito e ucciso il 2 marzo con un colpo di pala sul volto da Mario Alessi, Antonella Conserva e Salvatore Raimondi, e il duplice omicidio commesso da Stefano Rossi il 28 marzo ai danni della giovane e bella Maria Virginia Fereoli, uccisa brutalmente nel parco Natura e Vita a Felino, e del tassista Andrea Salvarani, freddato da un colpo di pistola alla testa in località San Martino Sinzano.
Tre famiglie distrutte, tre persone che non potranno più abbracciare i loro cari e festeggiare il Natale con loro. Un omicidio crudele quello del piccolo Tommy, che vede concessi dei permessi premio ai carnefici, una strage che si poteva evitare quella di Stefano Rossi, ossessionato dalla morte, senza un lavoro fisso, senza controllo, ma in possesso del porto d’armi e morto suicida in carcere a Parma con una bomboletta del gas in dotazione ai detenuti. Come associazione per la tutela delle vittime desideriamo esprimere tutta la nostra solidarietà, appoggio e vicinanza alle famiglie Onofri, Fereoli e Salvarani, anche se tutto questo non servirà a riportare indietro Tommy, Maria Virginia e Andrea.
AVRI “Associazione Vittime Riunite d’Italia sezione di Parma” (Nicola Comparato e Domenico Muollo)
L'Italia. Un paese dove in molti ormai hanno perso fiducia nella giustizia. La stima proviene da un sondaggio svolto da SWG per conto dell'Associazione "Fino a prova contraria". Secondo il sondaggio due terzi degli Italiani ormai non crede più alla magistratura e alla certezza della pena.
Storie di ordinaria follia si susseguono ormai quotidianamente nel nostro paese. Pedofilia, stupri e omicidi sono all'ordine del giorno, e seppur si dica che siano diminuiti certi reati, la verità è che il carnefice spesso la passa liscia o con pena ben più leggera di quanto ci si aspetterebbe, fruendo di sconti di pena, misure di detenzione alternativa o di strutture alternative come le Rems (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza) che nel tempo hanno sostituito gli ex ospedali psichiatrici, grazie alla consueta e spesso frequente incapacità d'intendere e volere.
Ogni giorno si susseguono casi brutali come quello avvenuto a Roma sul giovane Luca Sacchi, ucciso con un colpo di pistola alla testa dinanzi ad un Pub, mentre cercava di difendere la sua fidanzata da una rapina. Luca aveva solo 24 anni. Come il caso del commerciante reggiano di 61 anni che per 15 anni ha compiuto abusi sessuali sulle due nipoti con le quali aveva sempre vissuto; una di loro era disabile. Una storia finita addirittura con uno sconto di pena, e quindi solo 6 anni di reclusione anziché 7 anni e 4 mesi. Il tutto con la possibilità di uscire anche prima dal carcere per buona condotta.
Storie terribili e quotidiane come l'omicidio di Filomena Cataldi, avvenuto a San Polo di Torrile (PR), dove un vicino di casa, approfittando della propria superiorità fisica, ha brutalmente assassinato con violenza a seguito di una premeditazione, una donna gracile, che mai avrebbe fatto del male a qualcuno. L'omicidio di Filomena, donna conosciuta, amata ed apprezzata da un'intera comunità, è stato punito con una semplice detenzione in REMS per 10 anni per via dell'incapacità d'intendere e volere del carnefice, salvo successivamente valutare la possibilità di un suo reinserimento in società. Insomma famiglie distrutte e il carnefice graziato.
Tutto questo non può essere accettato dall'AVRI e a tal proposito inviamo le dichiarazioni del presidente, Angelo Bertoglio, e dei coordinatori Emilia e Parma, Domenico Muollo e Nicola Scillitani.
"Sono circa 1100 i delinquenti ergastolani che dopo la sentenza della Corte costituzionale sull'ergastolo ostativo, potranno fare richiesta di permessi premio anche in assenza di collaborazione con i magistrati. Come riportato da diversi organi di stampa nelle scorse ore, tra gli oltre 1100 ci sono anche boss mafiosi siciliani Leoluca Bagarella, Giovanni Riina, figlio di del "Capo dei capi" Totò Rinna, gli stragisti Filippo e Giuseppe Graviano; il boss catanese Salvatore Cannizzaro. Ma anche i camorristi dei casalesi, Francesco «Sandokan» Schiavone, Michele Zagaria, l’ex “Re” di Ottaviano Raffaele Cutolo. Non mancano neppure i capi delle ’ndrine calabresi di Gioia Tauro Domenico e Girolamo Molè. Vi rendete conto? Oltre alla già sopracitata lista di galantuomini, ci sono anche terroristi, trafficanti di droga, contrabbandieri e responsabili di reati gravi, come la pedopornografia. Questa “fenomenale” sentenza della Corte Costituzionale, segue la pronuncia della Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo e modifica la norma sul cosiddetto ergastolo ostativo - carcere duro. Una sentenza che non passerà in sordina, visto che non riguarderà solo quei circa 1100 galantuomini, ma anche chi sta scontando pene minori per Mafia, terrorismo, ViolenzaSessuale aggravata, Corruzione e in generale i reati contro la pubblica amministrazione. Tutti reati che sino ad oggi impedivano la concessione di qualunque beneficio penitenziario nel presupposto della pericolosità sociale del condannato. Questa sentenza che si è limitata ai permessi premio e non ad altri benefici penitenziari, potrebbe creare un precedente per la concessione di altri benefici penitenziari. Ora vedremo chi intenderà dare battaglia politica e parlamentare seria, ferma e dura su questo scempio e chi invece deciderà di applaudire a tutto questo o peggio chi deciderà di rimanere in silenzio. In Italia, purtroppo, aleggia un grande silenzio per le famiglie delle vittime. Un silenzio assordante nei confronti dei nostri uomini in divisa, ormai per nulla tutelati e per tutte le In-giustizie che accadono ogni giorno. Un silenzio verso quegli italiani che chiedono aiuto simile a quello "offerto" a quelle famiglie che muoiono di fame e che vengono sbattute fuori dalle prorie case, pur non avendo un posto dove andare. Ogni giorno uomoni in divisa vengono ammazzati e cosa si decide di fare ad esempio?! Si toglie la scorta al Capitano Ultimo. Il silenzio continua ad essere predominante per le vittime e per gli italiani, quando invece per la tutela dei carcerati, si odono fin da lontano urla di rivendicazione per i loro diritti negati. Tutto questo mentre il diritto per la vita delle persone oneste, viene negato. Viviamo ormai in un un paese anomalo e bisogna lottare duramente per cambiarlo, riformarlo, riscriverlo totalmente per ridare la certezza al diritto della giustizia e alla dignità per le vittime e per le loro famiglie. ". (Angelo Bertoglio - presidente Avri).
“In un paese normale tutto questo non succederebbe. E’ assurdo concedere premi e “regali” a veri e propri criminali. Sono le vittime che dovrebbero ricevere tutela, dignità e giustizia. Non è accettabile che un assassino, uno stupratore, un pedofilo, un mafioso o un camorrista, debbano ricevere delle tutele quasi maggiori di famiglie ai quali sono stati strappati i loro cari per esempio. Occorre invero fare tutto il contrario. Garantire certezza della pena e inasprire le pene per i reati peggiori. I criminali non devono passarla liscia. Bisogna cancellare sconti di pena, attenuanti e misure alternative per incapacità d’intendere e volere. Un criminale deve andare in galera lì deve rimanere. Non è possibile che una donna violentata, debba sapere che il suo carnefice possa prendere pochi anni di galera e che possa vederlo nuovamente libero a girare per le sue stesse strade. Faremo opposizione durissima a tutto questo!”. (Domenico Muollo e Nicola Scillitani - coordinamento Emilia e Parma).
Giorno 6 ottobre alle ore 11:00 dinanzi al municipio di Bibbiano, comune interessato dallo scandalo degli affidi irregolari di minori assoggettati a sevizie psicologiche e fisiche, l'Avri (Associazione vittime riuniti d'Italia) insieme a gruppi politici e associazioni, ha atteso l'arrivo sul posto di "Papi Gump", l'uomo che sta girando a piedi l'Italia intera per sensibilizzare tutte le istituzioni sul tema della bigenitorialità e l'affido condiviso dei figli. Una sfida che lo porta vicino a a tantissimi uomini separati che vorrebbero avere la possibilità di crescere i propri figli con la formula dell'affido condiviso.
Bibbiano è un caso emblematico, ma non il solo. E' solo una goccia nel mare di un sistema "mafioso" che mira ad usare i minori per un business personale e senza scrupoli. Con lo striscione "I bambini non si toccano" tutti i presenti si sono ritrovati per ribadire questo concetto, e che molte volte alcuni assistenti sociali non valutano ogni situazione con empatia e scrupolosità. Bambini tolti a famiglie povere ad esempio, e messi in strutture, potrebbero stare tranquillamente in famiglia con i genitori, ove non sussistono particolari criticità, con spese di sostegno decisamente minori. All'incontro erano presenti il presidente dell'Avri, Angelo Bertoglio, i coordinamenti di Avri Emilia e della provincia di Parma guidati da Domenico Muollo, il Coordinamento della Romagna con Donatella Marchetti, il Consigliere Provinciale di Pesaro Urbino Margherita Mencoboni e membri del gruppo parmense Amo - Colorno, da tempo impegnato nel sociale ed in particolare a tutela delle donne vittime di violenza e femminicidio.
Avri e Pupi Gump ribadiscono la necessità di continuare ad indagare su tali situazioni diffuse nell'intero paese, punendo chi compie atti criminosi verso i minori e verso chi non denuncia, punendoli gravemente anche nel "portafogli".
(Foto Sara Annovi Stuart)